Home Blog Pagina 769

La conferma della regola

OLYMPUS DIGITAL CAMERAdi Cristiano Pinotti

Nella cava Italvest di Trecate, in provincia di Novara, abbiamo visto all’opera l’escavatore Volvo EC380D che, sebbene utilizzato sempre in modalità economy, assicura un’elevata produzione e consumi ridotti

Nel movimento terra ci sono tante specificità e poche certezze. A fronte di mille interpretazioni della forza di una macchina, che cambiano per ogni operatore che abbia mai tenuto in mano un joystick, esistono però alcuni punti fermi, inamovibili a prescindere dalla latitudine e dalla persona con cui si parla. Una di queste «regole» è senza dubbio quella legata al service che, riassumendo le sue abituali varianti, recita: «la prima macchina la vende il commerciale, la seconda la vende l’assistenza tecnica». Il tutto a sottolineare come la capacità e la disponibilità dei tecnici sia fondamentale e debba andare a braccetto con la qualità intrinseca delle macchine. Abbiamo avuto la conferma di questa regola a Trecate (No), nella cava di proprietà Italvest, dove la movimentazione e la produzione è affidata alle macchine Volvo.

Italvest e la cava

OLYMPUS DIGITAL CAMERALa cava di Trecate è di proprietà di due famiglie (gli Ongari e i Lavatelli) cavatori da tre generazioni e già impegnate in questa attività in vari siti di Milano. Italvest, in particolare, è nata nel 1986-87, anni in cui sono stati acquistati terreni per circa 400.000 m2. «Dopo oltre 20 anni di ritardi per questioni meramente burocratiche – spiega Fabio Ongari, socio Italvest – la cava è partita nel 2009 ed è stata pensata con un progetto industriale che tenesse conto delle nostre precedenti esperienze. Abbiamo così creato un impianto che assicurasse grande produttività e flessibilità. Del resto, vuoi anche per l’evoluzione normativa, gli aggregati non sono più produzioni standard, quasi immobili. Oggi è necessario un impianto flessibile che garantisca produzione e qualità e dia la possibilità di adeguarsi alle normative in termini di prodotti. Per questo ci siamo dotati di un laboratorio interno che ci serve per controllare la produzione, mentre il nostro responsabile tecnico, Francesco Tirelli, ha capito esattamente come far lavorare l’impianto. Perché il prodotto finale dipende da molteplici fattori: quanti giri far fare ai martelli, quanto alimentare i mulini, quando lavare, quanto selezionare». Una visione di cava moderna che permette alla società di investire nella ricerca e di realizzare prodotti innovativi. «Quest’anno – continua Ongari – abbiamo studiato un prodotto particolare per fare asfalti la cui granulometria non esiste in commercio: un pietrisco 20-30 per utilizzo stradale».

Questa capacità di investire è anche figlia anche di un anno, il 2013, record dal punto di vista delle vendite e scaturito dall’acquisizione di tre lotti della Bre-Be-Mi da parte di un’impresa stradale sempre della famiglia Ongari e che ha richiesto circa 900.000 t di inerte, in gran parte derivato dalla cava di Trecate.

Oggi il sito in provincia di Novara produce una media di 2.000 t/giorno, ma nel 2013 ha toccato punte di 3.500 t. Sei le persone impiegate stabilmente in cava il cui misto-naturale è frazionato in 16 prodotti con granulometrie da 0 a 350 mm. La produzione comprende due linee: naturale e frantumati. I primi sono dedicati al calcestruzzo (preconfezionatori e prefabbricatori), mentre i frantumati sono destinati al settore degli asfalti.

«In cava – precisa Ongari – lavorano due macchine Volvo: un escavatore cingolato e una pala gommata; ma abbiamo in programma di ampliare l’attività con una piattaforma ecologica. Se dovesse partire questo progetto gireremo l’attuale pala alla piattaforma e la sostituiremo con una nuova macchina, magari un po’ più grossa, per la cava. Inoltre, man mano che lavoriamo ci allontaniamo dal punto di scarico e prima o poi servirà un dumper per trasportare il materiale nella zona di carico dei camion».

Dalla pala all’escavatore

A destra Fabio Ongari, socio Italvest, con Tiziano Ornaghi, funzionario commerciale Volvo CE Italia, filiale di Milano
A destra Fabio Ongari, socio Italvest, con Tiziano Ornaghi, funzionario commerciale Volvo CE Italia, filiale di Milano

Prima macchina Volvo a entrare in Italvest è stata una pala gommata L150F che, in pochi anni, ha accumulato oltre 11.000 ore di lavoro. «Al momento di scegliere la pala gommata – afferma il responsabile Italvest – eravamo in piena legge Tremonti e avevamo investito molto sull’impianto, di conseguenza c’era la necessità di ottimizzare sui macchinari mobili. Ai fornitori di macchine movimento terra abbiamo fatto il medesimo ragionamento che presupponeva, da parte loro, un sacrificio in termini economici, che sarebbe poi stato ricompensato in futuro. E Volvo CE Italia – che nel frattempo, fortunatamente, era subentrata al vecchio dealer – è stata molto brava, ha capito le nostre necessità e ha creduto in noi». Questa la genesi dell’ingresso di Volvo nella cava novarese, una scelta pagante sotto tutti i punti di vista. Continua Ongari: «Sulla qualità del prodotto non avevo dubbi, ma la gestione Volvo CE Italia mi ha completamente rassicurato anche sotto l’aspetto assistenza: da anni siamo seguiti da un tecnico che è un vero professionista, sempre disponibile e attento a tutte le nostre necessità. La qualità della macchina, unita all’ineccepibile assistenza tecnica hanno fatto da traino all’acquisto, perfezionato nei primi mesi di quest’anno, dell’escavatore EC380D, una macchina che abbiamo preso a occhi chiusi, da catalogo, in totale fiducia in Volvo CE Italia».

La macchina al lavoro

OLYMPUS DIGITAL CAMERAUna fiducia ampiamente ricompensata dalle qualità tecniche della macchina che, in ogni caso, è messa nelle migliori condizioni di lavoro. Posto su un terrapieno, l’escavatore carica autocarri e autoarticolati dall’alto, a 90° di inclinazione (sempre in modalità Economy). Molto stabile, carica i camion in totale disinvoltura e certo senza «uccidere» l’operatore protetto da caldo, freddo e polvere dalla cabina a tutto comfort predisposta da Volvo per questo modello. Con l’ultima versione della cabina Volvo Care con protezione ROPS, gli operatori siedono infatti in una postazione di lavoro spaziosa, antistress, con climatizzatore, che assicura ottima visibilità e comandi a portata di mano. Un largo monitor a colori fornisce tutte le informazioni importanti sulla macchina con una modalità di assistenza che consente ai tecnici di eseguire i controlli diagnostici. Il monitor, inoltre, permette anche di visualizzare la telecamera posteriore. La cabina è montata su supporti in gomma viscosi, un sistema che consente di assorbire i colpi, assicurando ottimo comfort, riducendo notevolmente le vibrazioni del corpo e limitando al massimo anche il rumore. Consolle e comandi, costruiti per una lunga vita operativa, sono posizionati dove occorre, con il massimo comfort ergonomico. A livello di utilizzo l’operatore può selezionare la modalità di lavoro, le impostazioni e le attrezzature direttamente dalla cabina. È possibile gestire fino a 18 attrezzature diverse, adattando pressione e portata idraulica (come optional) in base alle specifiche esigenze dell’attrezzo da usare.

Fuel efficiency (engine + hydraulics system) is improved by 7-9%Sotto i cofani si trova un motore diesel Volvo V-Act a iniezione diretta, turboalimentato ad alta pressione in grado di garantire una massima potenza di 208 kW. La macchina monta anche un sistema di ritorno al minimo automatico che riduce la velocità del motore quando leve e pedali non risultano attivati, contribuendo all’efficienza dei consumi e a ridurre il rumore esterno. Allo stesso tempo, quando viene utilizzata una sola funzione idraulica, l’impianto a due pompe abbina la portata di entrambe per cicli di lavoro rapidi e una maggiore produttività. Inoltre l’impianto idraulico è in grado di dare la priorità alla portata per adattarsi al tipo di lavoro da eseguire.

La struttura inferiore prevede un telaio Heavy Duty; ruota motrice e rulli superiori sono in acciaio forgiato e temprato per una maggiore durata. I rulli inferiori sono ingrassati a vita a elevata pressione (EP) al fine di ridurre la temperatura dell’olio e assicurare una costante viscosità anche con carichi pesanti. Anche il braccio è in stile Heavy Duty, così come l’avambraccio è realizzato in acciaio tensile ad alta resistenza. Le barre antiusura, saldate all’interno dell’avambraccio, garantiscono ulteriore protezione e la forcella del cinematismo monta una barra di supporto per maggiore robustezza. La funzione optional di Braccio Flottante lascia scendere il braccio con la sola forza di gravità, lasciando libero il flusso idraulico per altri compiti.

Manutenzione e CareTrack

OLYMPUS DIGITAL CAMERAAccessibili grazie a sportelloni di facile apertura, i filtri e i punti di assistenza sono raggruppati e posti al livello del suolo, mentre una ventola di raffreddamento reversibile, attivata dalla cabina, evita l’intasamento del radiatore e il surriscaldamento. Ovviamente anche l’EC380D monta di serie il sistema telematico CareTrack che, accessibile a distanza, fornisce preziose informazioni sulla macchina. Il CareTrack – sviluppato per operare congiuntamente con il sistema diagnostico interno delle macchine Volvo – abbina due sistemi indipendenti: il GPS e la rete telefonica cellulare, oppure quella satellitare. In un sito Internet protetto da password si può controllare in tempo reale la posizione della macchina, le ore d’esercizio, il consumo di carburante e la pianificazione dei tagliandi. CareTrack è in grado di produrre report sulle prestazioni, sulla produttività e sui consumi. Inoltre, con le funzioni geofence e timefence, è possibile stabilire i limiti geografici e temporali di utilizzazione. Tra le prerogative del CareTrack, non va dimenticata la funzione Matris che consente all’assistenza tecnica di ottenere a distanza le informazioni sul mezzo, scoprire eventuali problemi e ottimizzando così ogni intervento. CareTrack è disponibile in due versioni: la Basic fornisce in tempo reale la posizione geografica, i report sull’utilizzo della macchina, le scadenze dei tagliandi e gli allarmi geofence e timefence; la Advanced controlla inoltre lo stato del motore, il consumo di carburante e gli avvisi del quadro strumentazioni.

La parola all’operatore

OLYMPUS DIGITAL CAMERAGianfranco Lo Greco è l’operatore che, da quando è arrivato in cava, utilizza il Volvo EC380D. Queste le sue parole raccolte nell’intervallo tra due carichi. «È una macchina perfetta che non dà nessun problema sia a livello di movimenti che di velocità. Anche i consumi sono ridotti: circa il 10% in meno rispetto alla macchina che avevamo prima. In genere la uso 10 ore al giorno per una produttività che si aggira sui 2.500 m3 e di serie monta una benna semi-roccia da 1,8 m3 (al colmo 2,2 m3). Bisogna sottolineare anche la notevole stabilità, io lavoro sempre in economy e scaviamo materiale mosso. Niente da dire sul comfort che è davvero elevato, anche a livello di climatizzatore. Infine c’è anche la telecamera posteriore le cui immagini sono trasmesse direttamente sul monitor di controllo semplicemente abilitandole con un pulsante».  

Top Safety

DCIM100GOPRO

di Costantino Radis

Il CFRM di Merlo e Volvo CE Italia hanno siglato un accordo quadro per la formazione degli operatori di macchine movimento terra.

Una partnership di alto profilo in cui i valori di ricerca della sicurezza che accomunano i due marchi trovano la migliore valorizzazione. Un punto di incontro in cui la sicurezza è sempre al top

La formazione professionale sta lentamente assumendo un ruolo fondamentale anche in Italia.

Un riconoscimento che – nel nostro settore – ha visto nell’accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2012 la definitiva formalizzazione di un protocollo procedurale che prevede la formazione obbligatoria per gli operatori delle macchine da costruzione.

Una formazione da erogarsi, ovviamente, da parte di soggetti accreditati dalle Regioni secondo precisi requisiti.

Merlo si è sempre distinta nel tempo per la filosofia che ha messo la ricerca e lo sviluppo del prodotto fra i principali asset aziendali con una visione della formazione che l’ha portata, nel 2005, all’inaugurazione del Centro Formazione e Ricerca Macchine attiguo al quartier generale di San Defendente di Cervasca (CN).

Una struttura inizialmente concepita sia per testare tutte le nuove macchine Merlo che per fornire una adeguata formazione agli operatori dei sollevatori telescopici e, in generale, di tutte le apparecchiature per il sollevamento.

Un settore di attività che, per i rischi connessi, ha visto da sempre una maggiore attenzione verso un approccio sicuro con normative ante litteram che ne hanno regolato il controllo e l’esecuzione in sicurezza.

Dal sollevamento verso gli altri settori di formazione il passo è stato breve. L’esperienza acquisita in questi anni ha portato il CFRM a diventare un punto di eccellenza per la formazione nell’uso delle macchine. Non solo sollevatori telescopi e, soprattutto, non solo macchine Merlo.

Nel 2013 sono stati abilitati 2.148 allievi provenienti da 29 paesi diversi con presenze di eccellenza fra cui il personale della Protezione Civile, dell’Esercito Italiano e della NATO.

Un matrimonio naturale

La Dott.sa Elena Pallicelli – marketing manager di Volvo CE Italia – e il Dott. Paolo Peretti – direttore del CFRM – mentre spiegano l'accordo fra i due costruttori finalizzato alla formazione degli operatori di macchine movimento terra
La Dott.sa Elena Pallicelli – marketing manager di Volvo CE Italia – e il Dott. Paolo Peretti – direttore del CFRM – mentre spiegano l’accordo fra i due costruttori finalizzato alla formazione degli operatori di macchine movimento terra

Con un curriculum vitae di questo spessore il CFRM non poteva non attirare l’attenzione di un costruttore come Volvo che, da sempre, ha come riferimento la sicurezza dell’operatore.

Un valore declinato al massimo in ogni paese in cui il marchio è presente e che in Italia vede Volvo CE come diretto promotore dei corsi di formazione per gli operatori di escavatori idraulici, pale caricatrici frontali e terne.

«Si tratta di una filosofia aziendale» ci racconta Elena Pallicelli, marketing manager di Volvo CE Italia «che parte dalla casa madre e ci vede impegnati in prima linea per la diffusione di una cultura della sicurezza che vada al di là della semplice vendita e noleggio di macchine all’avanguardia nel settore».

Le fa eco il dott. Paolo Peretti, direttore del CFRM di Merlo «I valori fondamentali di Merlo e Volvo sono la sicurezza. Su questo fondamentale punto di incontro abbiamo costruito questa collaborazione che ci vede legati con un progetto formativo di ampio respiro in cui il CFRM promuove insieme a Volvo la formazione degli operatori».

L’accordo fra i due costruttori è un vero e proprio matrimonio naturale che si basa su valori condivisi e vede le regioni di Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Lombardia e Toscana come principali palcoscenici formativi.

«Volvo CE Italia ha cercato dei partner affidabili, preparati e con lunga esperienza nella formazione per l’uso delle macchine» ci spiega Elena Pallicelli «e la collaborazione con il CFRM è per noi un vero e proprio fiore all’occhiello».

FOTO_006L’accordo prevede la messa a disposizione da parte di Volvo CE Italia di un midi escavatore ECR88 Plus e di una pala gommata compatta L25F che saranno usate presso la sede centrale di San Defendente di Cervasca per lo svolgimento del modulo pratico previsto dall’accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2012.

«I corsi nelle altre regioni che fanno parte dell’accordo» spiega il dott. Peretti «saranno svolti presso i centri satellite del CFRM accreditati in collaborazione con la rete locale Volvo CE».

«Laddove nascano specifiche esigenze» sottolinea Elena Pallicelli «i formatori del CFRM sono disponibili a muoversi ovunque sul territorio italiano come già normalmente fanno con alcuni grandi enti. La rete Volvo CE, da parte sua, promuove i corsi per operatori presso i propri clienti e mette a disposizione le macchine necessarie».

Anno zero…corso zero

Il CFRM e Volvo CE Italia, per rendere nota l’iniziativa, hanno organizzato un corso zero destinato ai giornalisti della stampa tecnica di settore in cui sono stati illustrati tutti i contenuti così come previsti dall’accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2012 con le relative verifiche finali.

Il modulo base per gli escavatori idraulici prevede una durata di 10 ore complessive suddivise in un modulo giuridico-normativo di 1 ora, un modulo tecnico di 3 ore e un modulo pratico di 6 ore.

I contenuti spaziano dalle normative in materia di igiene e sicurezza del lavoro, con particolari cenni alle responsabilità dell’operatore, fino alla classificazione dei vari tipi di macchine movimento terra, la descrizione delle loro caratteristiche generali, i dispositivi di sicurezza, i controlli da effettuare e il corretto impiego in ogni contesto con l’analisi dei rischi connessi.

Da un punto di vista pratico, invece, si passa dall’individuazione dei componenti strutturali e di sicurezza, i dispositivi di comando, i controlli pre-utilizzo, la pianificazione delle operazioni da svolgere, l’organizzazione del lavoro e – ovviamente – l’uso concreto dell’escavatore.

Questo aspetto deve prevedere operazioni di scavo e riempimento, l’accoppiamento di attrezzature, manovre di livellamento, movimentazione precisa dei carichi, aggancio di attrezzature speciali e il loro impiego. Infine si devono effettuare le operazioni di sicurezza passiva come il corretto e sicuro parcheggio del mezzo a fine lavoro, gli accorgimenti per evitare un impiego non autorizzato, il suo corretto posizionamento e blocco sui mezzi di trasporto dopo averlo fatto salire.

Non è ovviamente mancato il test scritto di verifica – previsto dalla normativa – con un totale di 32 domande che vertevano su tutte le tematiche affrontate in aula nei moduli giuridico-normativo e in quello tecnico.

Operatori per caso…operatori per professione

FOTO_004_AHo apprezzato molto l’iniziativa congiunta di Merlo e Volvo in quanto, operando in prima persona nel settore della formazione, si è potuto dare l’occasione a molti profani di cosa significhi condurre una macchina movimento terra in modo sicuro e corretto.

La difficoltà nello svolgere anche solo manovre basilari ha messo l’accento sul fatto che non è assolutamente possibile improvvisarsi operatori…anche solo per un giorno.

Il ruolo della formazione diventa quindi fondamentale per la sicurezza non solo nei cantieri edili ma in generale in tutto il mondo professionale legato all’utilizzo delle macchine.

FOTO_004_BSe nel settore industriale è la prassi che vi sia un percorso formativo adeguato alla complessità della nuova macchina appena installata nelle linee produttive, nel movimento terra si danno invece troppe cose per scontate.

La formazione obbligatoria, insieme al quadro normativo di riferimento, portano verso una professionalizzazione degli operatori come non era mai accaduto prima nel nostro paese.

Rispetto a quanto accade nel resto dell’Europa siamo ancora indietro ma se l’esempio del CFRM e di Volvo CE Italia verrà copiato anche da altri significa che si è imboccata la strada giusta.

LA FORMAZIONE PER GLI OPERATORI: UN OBBLIGO E NON UN’OPZIONE

FOTO_014Ancora oggi molti mi chiedono se la formazione per gli operatori sia un obbligo. C’è molta confusione in merito e occorre che si faccia chiarezza in modo univoco. La formazione per gli operatori di macchine movimento terra è obbligatoria per legge e l’accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2012 regola la sua attuazione. Le attrezzature oggetto di formazione sono state catalogate come risulta evidente dalla seguente tabella. Per le definizioni corrette si rimanda all’accordo stato-regioni che è visionabile in PDF come allegato online alla rivista. L’abilitazione si ottiene dopo il superamento delle verifiche intermedie e finali inerenti sia i contenuti strettamente teorici (normativa di riferimento, conoscenza tecnica delle macchine) che quelli pratici (condotta corretta del mezzo in base a una serie di prove stabilite). L’attestato ha una validità quinquennale e si rinnova dopo la partecipazione a un corso di aggiornamento che deve avere una durata minima di 4 ore di cui almeno 3 dedicate ai contenuti pratici dei rispettivi moduli. L’abilitazione va registrata sul Libretto Formativo del Cittadino di cui il datore di lavoro deve tenere conto per la programmazione della formazione del personale e come riscontro dell’avvenuta formazione nei confronti degli organi di vigilanza per rispetto degli obblighi previsti dal D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico della Sicurezza). Un altro aspetto su cui occorre fare chiarezza è che occorre ottenere l’abilitazione entro 24 mesi dall’entrata in vigore dell’accordo Stato-Regioni, ossia entro il 12 marzo 2015. Questo perché l’accordo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data 12 marzo 2012 e la sua entrata in vigore era prevista 12 mesi dopo quella data. Stiamo quindi vivendo un momento transitorio in cui le aziende hanno il tempo per programmarsi e pianificare la formazione del personale per mettersi in regola. Teniamo però presente che le esigenze in tema di formazione si stanno evolvendo in modo molto dinamico con clausole assicurative limitanti che comporteranno, visto il generico obbligo di formazione, l’introduzione de facto di nuove macchine e attrezzature. Rimangono infatti escluse dall’accordo le macchine per i lavori stradali come finitrici, rulli e frese e molte altre attrezzature decisamente pericolose su cui la normativa latita ma che, nella pratica, occorre usare con una adeguata preparazione.

IL CFRM DI MERLO: UN’ALTRA ECCELLENZA ITALIANA CHE VA FORTE ANCHE FUORI

Foto Box 2 bisNon si può parlare di Merlo senza pensare al Centro Formazione e Ricerca Macchine che è attiguo allo storico stabilimento di San Defendente di Cervasca. Nato da una chiara visione legata alla sicurezza a 360° di cui Merlo si è chiaramente fatta portatrice come azienda costruttrice di attrezzature per l’edilizia e l’agricoltura, il CFRM è diventato un punto di riferimento per la formazione nell’uso delle macchine per il sollevamento e, da oggi, anche per il movimento terra. L’accreditamento come centro di formazione per la NATO è il coronamento che fa seguito a una lunga serie di successi che si traducono nei 2.148 allievi – provenienti da 29 paesi – che sono stati abilitati nel corso del 2013. Esercito Italiano, Protezione Civile, grandi enti e aziende come Ferrovie dello Stato ed ENEL oltre alla miriade di artigiani, piccole e medie aziende che fanno capire come l’attenzione del Centro sia mirata alle esigenze di tutti. «Anche i privati» ci spiega il Dott. Paolo Peretti, direttore del Centro «sono fra nel nostro target con i corsi per i carrelli elevatori industriali. Molti investono in un corso di questo tipo con una buona percentuale di probabilità di trovare un impiego dopo averlo perso in precedenza». Anche e soprattutto nel CFRM si respira la chiara filosofia del Gruppo Merlo in cui la dimensione organizzativa, il bacino di utenza allargato e la professionalità vanno di pari passo con l’attenzione per il singolo individuo che si trova a essere considerato come persona e non come un numero. Esattamente lo spirito che dovrebbe spingere chi fa formazione.

Premiato il design delle nuove gamme Renault Trucks

Per webIl design unico delle nuove gamme Renault Trucks contraddistingue la Casa della Losanga dagli altri costruttori. E’ il risultato del team del Centro Design di Renault Trucks (HDD) guidato da Hervé Bertrand. E proprio Bertrand, Direttore dell’HDD, dopo esser stato eletto “Personaggio dell’Anno 2014” dalla rivista  italiana Il Mondo dei Trasporti, si è aggiudicato uno “Slice” durante la prestigiosa cerimonia dei D&AD Awards.

GammaI professionisti del design del prestigioso British Design & Art Direction (D&AD) hanno premiato il lavoro svolto sulla gamma Renault Trucks T. Istituito nel 1963, il D&AD è stato creato per premiare e promuovere lavori di eccellenza di progettazione originale con una portata globale. Hervé Bertrand, Direttore del Centro Design di Renault Trucks, ha partecipato alla 52esima cerimonia di premiazione a Londra, in rappresentanza di Renault Trucks, nominata nella categoria Industrial Design. Bertrand ha ritirato il prezioso “Slice” che gli ha permesso di essere inserito nell’annuario D&AD, che cataloga i migliori professionisti del design dell’anno. La pubblicazione è prevista per Settembre 2014.

Hervé Bertrand, da 10 anni Direttore (nonché fondatore) del Centro Design di Renault Trucks, insieme al suo team, ha orchestrato la progettazione delle nuove gamme Renault Trucks attraverso una serie di scelte assertive finalizzate principalmente a soddisfare i nuovi bisogni e le esigenze dei clienti in termini di robustezza del veicolo e risparmio di carburante.

Due novità per Komatsu

Per webKomatsu Europe International ha annunciato l’introduzione  nel mercato europeo del nuovo escavatore idraulico ibrido HB215LC-2 . Si tratta della terza generazione dei modelli ibridi, che vede un peso operativo aumentato a 22.550 Kg e una capacità benna di 1,68 m cubi.

Il nuovo HB215LC-2 è il risultato di anni di ricerca e sviluppo nell’ottica della qualità, dell’affidabilità e della sostenibilità ambientale.

Dal 2008, quando Komatsu per prima iniziò a commerciale i modelli ibridi, ne sono stati venduti 2500.

20131214HB215LC 017“La nostra regola è la soddisfazione del cliente”, ha affermato Jim Venerus, General Manager per il marketing a Komatsu Europe. “L’esclusiva tecnologia ibrida di Komatsu  è universalmente conosciuta come affidabile ed efficiente ovunque nel mondo. Il sistema di monitoraggio Komtrax, standard sui modelli Komatsu,  dimostra che i nostri clienti risparmiano in media il 25% di carburante con il nostro ibrido e le emissioni di CO2 sono notevolmente ridotte”.

La nuova macchina monta un motore EU Stage 3B, come tutti gli escavatori Komatsu l’HB215LC-2 ha un’elevata capacità di sollevamento e notevole stabilità. Secondo Yoshihiro Kobayashi, responsabile di prodotto per gli escavatori ibridi di Komatsu, gli investimenti che una macchina di questo tipo comporta per il cliente vengono ammortizzati in meno di due anni.

L’HB215LC-2 monta il rivoluzionario sistema ibrido Komatsu che si basa sul principio della rigenerazione e dell’accumulo di energia. Tutti i componenti ibridi della macchina sono coperti da una garanzia di 5 anni/10.000 ore di lavoro.

DozerNovità anche sul fronte dei dozer con l’introduzione del nuovo D37EXi/PXi-23, equipaggiato con il nuovissimo sistema intelligente Machine Control, ideale sia per lavori di livellamento che per quelli più impegnativi , con controllo automatizzato della lama. E’ la seconda macchina di questo tipo disponibile in Europa.

All’interno della cabina le varie modalità di lavoro selezionabili consentono al sistema di rispondere in maniera mirata alle varie esigenze applicative , in modo da ottimizzare le performance.

DestraLe macchine sono equipaggiate con  il Komatsu Diesel Oxidation Catalyst (KDOC), con design integrata che non interferisce con le operazioni quotidiane: in pratica la rigenerazione passiva utilizzata al 100% elimina la necessità di un filtro antiparticolato (DPF).

I pesi operativi variano da 8,640 Kg a 8,940 kg secondo i modelli e la configurazione. A 220 giri/minuto il D37EXi/PXi-23 eroga una potenza di 66,1 kW e prevede due modalità di lavoro che possono essere selezionate, Economy (E) e Power (P) in modo da adattare la macchina alle condizioni operative. Rispetto ai precedenti modelli, in modalità P i consumi della macchina sono ridotti del 10% e fino al 20% in modalità E grazie all’innovativo sistema di trasmissione idrostatica.

Tecnologia e comunicazione Made in Italy

Mosa_Montaggiodi Cristiano Pinotti

Per affrontare le nuove sfide del mercato Mosa ha messo a punto una strategia fatta di innovazione, di ricerca tecnologica, di una gamma articolata in 80 modelli e centinaia di versioni (tra motosaldatrici, gruppi elettrogeni e torri faro), e di un nuovo approccio comunicativo per far conoscere, in Italia e nel mondo, le potenzialità del marchio che fa capo al Gruppo BCS.

Mosa ha aperto le porte della sua unità produttiva di Cusago, in provincia di Milano, il modo migliore per toccare con mano la qualità di una costruzione realmente made in Italy in cui tutto, fatta eccezione per i motori e pochi altri componenti, viene realizzato in casa, attraverso l’ufficio Ricerca&Sviluppo e maestranze preparate, motivate e responsabilizzate tramite un lay-out di fabbrica a isole in cui ogni singolo addetto risponde del proprio lavoro. Un complesso industriale in cui le capacità delle risorse umane fanno il paio con gli impianti industriali, tra i quali spiccano i sistemi di verniciatura a polveri e le macchine robotizzate per la piegatura, il taglio laser e la punzonatura della lamiera.

Il lay-out produttivo

AperturaL’unità di Cusago, in cui operano circa 150 persone, oltre alle direzioni commerciali, al servizio assistenza per il mercato italiano e internazionale, comprende l’ufficio Ricerca, Progettazione e Sviluppo per motosaldatrici, gruppi elettrogeni e torri faro; laboratori di elettronica ed elettrotecnica; magazzino e vari reparti d’officina.

In Mosa, diciamolo subito, si fa quasi tutto in casa. Dall’esterno viene acquistata la lamiera (fino a 8 mm di spessore), i motori 4 tempi (mentre i due tempi sono costruiti internamente) e gli alternatori del generatori di corrente e delle torri faro, mentre quelli per le motosaldatrici vengono realizzati in maniera autonoma. Ovviamente sono di produzione esterna anche ruote, maniglie, silent block e cuscinetti a sfera. Tutti elementi che vengono sottoposti a un controllo di qualità a campione prima di essere immessi nel ciclo produttivo.

Mosa_Finn PowerLe lamiere a profondo stampaggio sono inserite nella produzione attraverso il passaggio dal Finn Power, un sistema composto da una macchina per il taglio laser, una punzonatrice e una pannellatrice che consente di realizzare le carrozzerie di tutte le macchine. In particolare la pannellatrice realizza pieghe di ogni tipo e anche superfici tonde pressoché perfette tali da sembrare a stampo. L’intero impianto si avvale di un doppio magazzino con un treno che va avanti e indietro, preleva la lamiera grezza e alimenta le tre macchine.

Le carpenterie – debitamente verniciate attraverso il passaggio dai due impianti automatici a polveri – e tutti gli altri elementi delle attrezzature a marchio Mosa sono disposti in magazzini a L che avvolgono le oltre 40 isole di montaggio in cui ogni addetto assembla totalmente la macchina. Ogni isola è dedicata a una famiglia di macchine molto simili, per cui il materiale di magazzino che circonda l’area produttiva è quello che serve per creare quella tipologia di macchine. Un prodotto di medie dimensioni richiede generalmente 7-8 ore di lavoro per il montaggio completo.

OLYMPUS DIGITAL CAMERATerminato l’assemblaggio, nel reparto collaudo vengono controllate e rodate tutte le macchine prodotte, anche quelle di minori dimensioni. In questo comparto è facile vedere anche macchine con livree particolari, infatti Mosa realizza motosaldatrici anche conto terzi (durante la nostra visita abbiamo scorto al collaudo macchine a marchio Esab).

A sovrastare l’intera produzione c’è ovviamente il comparto Ricerca & Sviluppo, presente nella sede Mosa e in tutti gli stabilimenti del gruppo BCS. A Cusago è composto da una decina di tecnici che si occupano della progettazione elettrica, elettronica e meccanica. Anche le schede elettroniche sono fatte internamente, ottimizzate e poi date all’esterno per la produzione di serie. La Finn Power, a livello di taglio laser e punzonatura, viene gestita da questi uffici: partendo dal disegno meccanico, il computer lo sviluppa e un addetto si occupa del nesting, cioè della disposizione delle viarie parti sul foglio di lamiera al fine di sprecarne il meno possibile. Consequenziali al comparto Ricerca & Sviluppo sono le sale prototipi che possono realizzare le prove più diverse, comprese quelle termiche (da -40°C +180°C) per le schede elettroniche e i ponti diodi.

La gamma prodotti

OLYMPUS DIGITAL CAMERACome accennato la gamma Mosa comprende motosaldatrici, gruppi elettrogeni e torri faro. Per quanto concerne il settore professionale per il pipeline è in avanzata fase di studio (l’abbiamo vista tra i prototipi) la nuova CT 2×250 a doppia postazione di saldatura. Con motore Perkins della serie 400 a 3.000 giri/min., dovrebbe essere un modello ideale per il mercato russo e cinese. Già in fase produttiva è invece la motosaldatrice supercompatta Magic Weld 200 Diesel equipaggiata con un motore Yanmar L70 N. Le dimensioni molto compatte delle Magic Weld (disponibili con alimentazione a benzina o diesel) sono il risultato dell’utilizzo di alternatori a magneti permanenti che assicurano altissimi rendimenti a fronte di un minimo ingombro.

Sul versante gruppi elettrogeni, Mosa sta completando la gamma da 2 a 400 kVA con il GE 7000/7500 HBSL che garantisce un’autonomia superiore alle 12 ore. La gamma beneficia inoltre di versioni monofase accessoriate con scheda AVR (regolatore automatico di tensione); mentre la serie super silenziata equipaggiata con i motori Yanmar pluricilindrici a 1.500 giri/min. da 8 a 45 kVA è entrata in produzione lo scorso giugno.

Mosa_TFII9YLe novità si sprecano nel settore delle torri faro, famiglia di prodotti nata nel luglio del 2013. Questa linea si suddivide in tre categorie: Light and Energy, Lighting kit e Magic Light. Light and Energy comprende prodotti che integrano la torre con il generatore. Il primo modello ha un motore da 10 kW, raggiunge un’altezza di 9 m con sollevamento idraulico e è dotata di lampade a ioduri metallici o Led. Il Lighting kit comprende due modelli con pali da 9 o 5 m a sollevamento idraulico o manuale (disponibile solo per la versione da 5 m) e lampade a ioduri metallici o alogene. Il modello da 9 m può ospitare gruppi elettrogeni da 8 a 30 kVA, mentre il modello da 5 m può essere abbinato a gruppi da 4,5 a 7,5 kVA.

Per il segmento Magic Light, Mosa sta pensando di produrre esclusivamente torri a Led. Il primo modello (un 9 m di altezza) dovrebbe prevedere l’alimentazione ibrida con motore monocilindrico diesel da 350 cc, generatore a magneti permanenti e batterie finalizzate a permettere un utilizzo di 6-8 ore a motore spento, quindi senza emissioni e inquinamento acustico. Per questo settore è stato creato e depositato il marchio Mosa Light.

Il Gruppo BCS

Mosa_Stabilimento CusagoMosa è parte integrante del Gruppo BCS al cui interno si trovano i marchi commerciali BCS, Ferrari, Pasquali, Matra, BCS Group Energia e, appunto, Mosa. Fondato nel 1943, il Gruppo oggi può contare su tre centri produttivi ad Abbiategrasso e Cusago, in provincia di Milano, e a Luzzara, in provincia di Reggio Emilia. Numerose le filiali all’estero: Spagna, Portogallo, Francia, Germania, India, Cina e Brasile che, unitamente agli stabilimenti italiani, hanno permesso di ottenere un fatturato di oltre 103 milioni di euro nel 2013. Nel complesso, nel Gruppo BCS operano circa 800 dipendenti (circa 700 in Italia) e la superficie totale degli stabilimenti è di 360.000 m2. I prodotti, fatta esclusione per quelli a marchio Mosa, contemplano soprattutto macchinari agricoli: dalle motofalciatrici ai motocoltivatori, dai trinciaerba ai trattori speciali.  

Dare visibilità al marchio
Benso Marelli
Benso Marelli

Questa, in sostanza, la ratio della visita organizzata da Mosa che, per i prossimi anni, intende rilanciare il proprio marchio sul mercato domestico e su quello internazionale. Raggiunto un fatturato massimo di 45 milioni di euro nel 2007-2008, oggi il volume d’affari della società si attesta sui 23 milioni distribuito per il 35% in Italia e per il 65% all’estero. «Se l’Italia è in particolare sofferenza, così come lo sono ancora paesi come Spagna, Portogallo e Grecia – spiega l’ing. Benso Marelli CEO BCS – stanno tornando interessanti aree come l’Inghilterra, l’Irlanda, la Russia, l’Australia e anche la Germania che negli ultimi 10 anni, pur a piccoli passi, è sempre cresciuta. Buoni mercati sono il Medio Oriente, l’Africa mediterranea e il Sudafrica. Per quanto concerne il mercato specifico delle motosaldatrici, si tratta di una nicchia particolare che si vende dove si costruiscono le pipeline, o in Olanda dove si realizzano le condutture per sottrarre la terra al mare». In ogni caso, ogni singolo mercato ha le proprie peculiarità e Mosa ha intenzione di affrontare il futuro non solo attraverso un rinnovato impegno progettuale e costruttivo, ma anche con una nuova spinta di comunicazione, «oggi – continua Marelli – fondamentale per farsi riconoscere dal mercato, in Italia come all’estero».  

Nuovi spazi per Nacanco

Aperturadi Marco Giussani

Dall’affitto del ramo di impresa di Eurosol Sacet, è nata Eurosol Nacanco, la sedicesima sede del gruppo Nacanco, finalizzata a incrementare ulteriormente la presenza della società sul territorio italiano.

A distanza di 13 anni dalla fondazione della prima sede, Nacanco prosegue nel suo progetto di espansione sul territorio, incrementando la propria capillarità e mirando ad acquisire nuove quote di mercato. Dopo le due sedi di Bologna e quella di Parma, la società rafforza il proprio presidio in Emilia Romagna, fornendo ai propri clienti un nuovo punto di appoggio e mirando a diffondere la conoscenza del proprio brand nelle province di Ferrara, Ravenna, Forlì Cesena e Rimini.

Una strategia per il territorio

Foto Box aEssere vicini ai clienti è da sempre un fondamento imprescindibile per un’azienda di noleggio garantendo in ogni sede gli stessi servizi e la medesima attenzione a tutti i clienti. In tale contesto, ci spiega Rhona Lombardo, Responsabile Marketing Nacanco: «la scelta del posizionamento della sedicesima sede nasce da un’indagine di geo-marketing condotta sul territorio italiano e finalizzata a identificare le province ad alto potenziale in termini di appalti, costruzioni, presenza di uno specifico target di clientela e tessuto economico.

Il peso del settore industriale nella provincia di Ravenna sull’economia regionale è superiore al dato nazionale: nella zona sono presenti grandi realtà impegnate nei montaggi industriali, nei lavori di carpenteria metallica, nelle coperture industriali e nel settore chimico. Tutti settori in cui trovano grande impiego i mezzi di sollevamento aereo. Il porto di Ravenna, considerato il più grande della riviera adriatica, offre molteplici opportunità per tutta la regione nel settore delle piattaforme petrolifere e all’interno di grandi realtà industriali impegnate nella costruzione di navi. La posizione della nuova sede conferisce a Ravenna una funzione nevralgica rispetto alle altre province della regione emiliana e consente di creare un ponte tra le sedi Nacanco di Padova e Arezzo. Grazie a Ravenna l’azienda può raggiungere più facilmente anche la regione Marche dove, per il momento, il gruppo non è ancora presente».

Negli ultimi anni il settore delle costruzioni in Italia ha perso il 30% del proprio valore e anche il comparto del noleggio ha fatto registrare un segno negativo, dovuto principalmente alla scarsità di lavori. Di conseguenza diversificare è ormai diventato un imperativo. E Nacanco, grazie all’ampiezza e alla varietà del parco macchine, è in grado di essere presente su più fronti e di poter offrire il servizio di noleggio anche a una provincia, come quella di Ravenna, che può contare sulla presenza di circa 50.000 aziende, tra piccole e medie imprese.

Foto Civetta«Accanto alle infrastrutture il settore della riqualificazione urbana è quello destinato al maggiore sviluppo nei prossimi anni; considerando la natura delle applicazioni, prevalentemente inerenti le ristrutturazioni, le piccole e medie imprese saranno quindi quelle maggiormente interessate dalla Nuova Strategia Energetica Nazionale, implementata dal Governo lo scorso 2013. Il forte sviluppo del settore terziario nella regione emiliana, consente inoltre al gruppo Nacanco di ampliare ulteriormente il proprio target di riferimento, mirando a nuove tipologie di clienti impegnate anche su settori non propriamente correlati al mondo dell’edilizia».

Rhona Lombardo, Responsabile Marketing Nacanco

 

 

 

 

 

 

La sede di Ravenna

Foto Box bLa nuova sede Nacanco prevede gli uffici e l’officina in via Galileo Ferrari, mentre in Via d’Alaggio, è situato un deposito mezzi, per una superficie complessiva di circa 4.700 mq. Eurosol Nacanco dispone di un parco nolo omogeneo rispetto alle altre sedi del gruppo ed eterogeneo per quanto concerne la diversificazione dei mezzi che comprendono piattaforme elettriche e diesel, pantografi, piattaforme a braccio articolato e telescopico, autocarrate, ragni, trabattelli e mezzi per il trasporto di materiale, per un totale di circa 100 macchine. La sede ravennate può contare su un commerciale dedicato al monitoraggio del territorio e alla consulenza nella scelta del mezzo più idoneo ai lavori; un venditore interno di sede, responsabile del nuovo servizio Noleggio Express, per mettere a disposizione mezzi in pronta consegna per il sollevamento e il trasporto; un tecnico di officina, impiegato nella preparazione dei mezzi e nell’assistenza in cantiere con officina mobile; un addetto ai trasporti, per la movimentazione dei mezzi. «La scelta di impiegare anche a Ravenna un venditore interno di sede – continua Lombardo – è dettata da una sempre maggiore attenzione ai clienti e alle loro esigenze che, di anno in anno, si sono diversificate in funzione di un mercato caratterizzato da una domanda sempre più personalizzata, da tempi di utilizzo sempre più brevi e da tipologie di intervento sempre più diverse».

Nacanco_SalaCorsiOltre al servizio di noleggio, la nuova sede emiliana offre la possibilità di frequentare corsi di formazione per l’utilizzo in sicurezza dei mezzi di sollevamento. Grazie a una sala formazione attrezzata e a uno spazioso piazzale, è possibile svolgere corsi per l’utilizzo di piattaforme di lavoro mobili elevabili, carrelli industriali semoventi, carrelli semoventi a braccio telescopico e dispositivi di protezione individuale.

Un target differenziato

Nacanco_InOpera1Presupposto per crescere in un mercato difficile come quello italiano è la capacità di differenziare la clientela. Continua Rhona Lombardo: «la diversificazione del proprio target di riferimento ha significato per Nacanco l’implementazione di un processo di segmentazione del mercato, finalizzato all’individuazione di nuove opportunità di business e all’aumento della penetrazione del territorio. Sono stati studiati approcci commerciali personalizzati sulle esigenze dei diversi interlocutori e sviluppati nuovi strumenti interattivi a supporto dell’attività quotidiana della rete commerciale e per facilitare il flusso d’informazioni direzionate all’azienda. La strategia di marketing ha consentito di avere un monitoraggio costante e completo dei comportamenti del mercato e della concorrenza presente sul territorio, di ottimizzare le relazioni con i clienti fidelizzati e di avvicinare a Nacanco nuovi potenziali clienti. Con Eurosol Nacanco il gruppo si è posto quindi l’obiettivo di continuare a soddisfare i criteri di presenza sul territorio, aiutare le aziende a realizzare i propri progetti, addentrarsi in nuovi potenziali mercati e confermare la leadership in Italia di un’azienda che ha saputo guadagnarsi la fiducia dei clienti, il rispetto dei fornitori e la stima dei collaboratori».

BKT: uno stabilimento modello


Apertura
Pista da jogging e zona verde, struttura per attività sportive sia all’interno che all’aperto, area dedicata ai bambini, golf, medical center, un centro commerciale …..non siamo in un megagalattico shopping center americano per miliardari, ma a Bhuj, in India, dove la BKT sta costruendo un Campus residenziale dedicato ai propri dipendenti, in grado di accogliere 500 famiglia,  accanto ad uno dei suoi stabilimenti più prestigiosi.

Il colore verde, che caratterizza il logo di BKT è anche il suo leit motiv produttivo, come ha sottolineato  Raijv Poddar, Joint Managing Director di Balkrishna Industries Ltd ” Nei prossimi decenni la sopravvivenza dell’umanità dipenderà dalla nostra coscienza ecologica, dalla nostra capacità di capire le necessità ambientali e di uniformare ad esse le nostre abitudini di vita”.

Le tre parole magiche che ispirano la filosofia ecologista di BKT sono Riutilizzo, Rinnovamento, Riciclo, da “spendere” in tre aree fondamentali quali la gestione delle acque e dei rifiuti, dell’energia e del verde: un progetto decisamente ambizioso ma, secondo i responsabili di BKT, perfettamente realizzabile.

E non è un caso se oltre il  60%  dell’energia utilizzata dagli stabilimenti BKT nel nord dell’India provenga da fonti “verdi”.

La costruzione dello stabilimento di Bhuj (che si concentra sulla produzione di pneumatici radiali)  è iniziata nel 2011, mentre la produzione ha preso avvio del 2012: il primo pneumatico Agrimax è uscito da questa fabbrica il 26 aprile scorso. L’attuale livello di produzione si attesta sulle 75 MT al giorno, ma la capacità produttiva è di 400 MT al giorno.

Automazione e Qualità sono le parole chiave di questo stabilimento modello che ha un suo proprio centro interno di Ricerca e Sviluppo che comprende anche una pista di prova per testare i nuovi prodotti.

Nella foto Gallery altri rendering del nuovo Campus residenziale in fase di completamento.

 

Bauer: oltre la fiera

OLYMPUS DIGITAL CAMERAdi Cristiano Pinotti

Siamo stati ospiti dell’In-House Bauer, l’occasione migliore per toccare con mano tutte le novità tecnologiche proposte dal costruttore e –incredibile ma è così – per comprendere anche il mercato domestico, in cui Bauer Macchine Italia si sta ritagliando un ruolo da assoluta protagonista.

L’open day è riduttivo. La fiera è bella ma dispersiva. L’In-House Bauer è invece un mondo a se stante, una vera e propria full immersion tecnologica dedicata a tutti gli aspetti delle fondazioni speciali. Un’occasione unica per capire lo studio, la progettazione, l’attenzione per i più minuti particolari, in una sola parola l’impegno che Bauer riversa su un settore difficile quanto affascinante. Nostre guide alcuni esponenti di spicco dello staff di Bauer Macchine Italia, una realtà che, in pochi anni, ha saputo entrare nel mercato italiano, comprenderlo e proporsi, nel pieno della crisi, con una forza unica, figlia di un’enorme competenza e, incredibile a dirsi per uno dei maggiori marchi a livello planetario, di tanta umiltà. Una dote, perché di questo si tratta, che permette di avvicinare le imprese, di comprendere i problemi di cantiere e di proporre soluzioni spesso innovative sotto il profilo tecnologico. La chiave necessaria per aggiudicarsi anche gli appalti più «complicati».

Il senso delle cose

OLYMPUS DIGITAL CAMERAIl sorriso dell’ing. Alberto Delle Coste, Amministratore Delegato di Bauer Italia, è il benvenuto all’edizione 2014 dell’In-House. Trasmettendoci il suo entusiasmo contagioso, prova a spiegarci il senso della manifestazione svoltasi dal 10 al 13 maggio. «Durante questi quattro giorni – esordisce – sono venute a trovarci oltre 2.500 persone provenienti da tutto il mondo. Come Bauer Macchine Italia abbiamo ricevuto la visita di una settantina di persone di 20 imprese differenti, molte delle quali assolutamente nuove per quanto concerne il mondo Bauer. Una presenza numerosa, molto qualificata e assolutamente eterogenea per dimensione e tipologia di imprese, che si è unita all’ormai tradizionale partecipazione di docenti universitari e studi di ingegneria e progettazione. Tanti professionisti del settore che non solo hanno goduto della caratteristica atmosfera bavarese, ma hanno potuto osservare da vicino tutte le novità esposte e, ad Aresing, nel nostro campo prove, vedere all’opera alcune macchine».

OLYMPUS DIGITAL CAMERANegli occhi dell’Ing. Dalle Coste c’è però qualcosa di più: si percepisce la soddisfazione di chi ha visto crescere la propria realtà, Bauer Macchine Italia, a una velocità quasi inaspettata; c’è l’amore per il proprio lavoro; c’è il giusto compiacimento per la qualità del proprio team. Continua Dalle Coste: «in un’ottica italiana, a mio avviso è stata la migliore edizione dal punto di vista della clientela intervenuta e ci dà un messaggio importante. La Bauer sta iniziando a farsi capire, riusciamo a essere un po’ più attraenti, facciamo meno paura, le imprese cominciano davvero a essere interessate a questo mondo. E non sto parlando solo dei grandi clienti storici. La presenza della filiale italiana ha aiutato e aiuta moltissimo, le imprese ci avvicinano con maggiore facilità, i clienti sanno che possono dialogare con noi in tutte le fasi, dalla progettazione del cantiere all’assistenza, settore che per Bauer Italia è divenuto di assoluta eccellenza. E poi c’è tutta la nostra tecnologia. Certo siamo un po’ più cari rispetto alla concorrenza, ma nella vita di una macchina il prezzo si ammortizza benissimo proprio attraverso tecnologie molto avanzate che permettono di aggiudicarsi appalti di qualsiasi tipo».

 

Un piazzale di novità

OLYMPUS DIGITAL CAMERAL’area sulla quale si affacciano gli edifici aziendali è una sequela di piccole e grandi novità, tutte con un unico comune denominatore: trovare una soluzione per incrementare prestazioni ed efficienza. Cicerone di turno è l’Ing. Matteo Canepa, Direttore Commerciale Bauer Macchine Italia che ci accompagna tra e novità esposte. Il nostro tour inizia da un vero colosso, una MC96 presentata con una morsa giracolonna da 3 m che, dopo l’In-House, prenderà la volta del sud est asiatico per realizzare pali di fondazione a 105 m di profondità interamente rivestiti del 3.000.

Continuiamo con due RTG. Si tratta di macchine che nascono all’interno del gruppo Bauer come attrezzature specifiche per palancole, ma data la loro versatilità e potenza – i motori sviluppano potenze di almeno 570 kW – nel tempo sono risultate estremamente versatili da essere applicate a moltissime lavorazioni. La prima, giusto per dimostrare quanto appena asserito, è una nuova RM20 dedicata ai pali battuti tramite un nuovo martello ad alta frequenza che riesce a produrre fino a 120 colpi/min. Il martello battipalo ha un nuovo sistema di accoppiamento idraulico rapido, mentre la macchina è attrezzata con una side rotary. Queste perforatrici, infatti, hanno la possibilità di ruotare il mast e sono attrezzate con una piccola rotary con elica continua ideale in caso di preforo per alleggerire il terreno affinché il palo possa essere battuto in maniera più agevole. La seconda RTG è invece un modello a colonna telescopica con nuovo vibratore per palancole che può essere regolato in ampiezza e frequenza di vibrazione per assicurare maggiori performance e versatilità.

Decisamente interessante la BG18H con mast ribassato che sfrutta un nuovo concetto di modularità del mast. «Un tempo – interviene Canepa – per fare una macchina ribassata era necessario smontare il mast originale e montarne uno di dimensioni più contenute. Oggi abbiamo costruito dei mast modulari che possono lavorare a tutta corsa e, nel caso non fosse possibile, per ribassarli è sufficiente smontare il falchetto, togliere la sezione superiore, rimontare il falchetto e, grazie a un sistema di rinvii creato anche all’interno della parte inferiore del mast, far passare le funi e lavorare con un mast più contenuto, senza perdere nulla in termini di potenza». Un’applicazione interessante per il mercato italiano, con un futuro soprattutto per il settore dell’adeguamento normativo delle strutture industriali. «Il lavoro sottocapannone – riprende il Direttore Commerciale – ha un grosso futuro nel nostro paese. In genere non sono lavori pesanti da un punto di vista geologico, ma è opportuno avere una macchina che ingombri meno del capannone per non smontare le coperture. Che è sempre un costo e, soprattutto, un’incognita. Questo concetto di mast modulare con le giuste proporzioni si può applicare su qualsiasi macchina. Abbiamo ingegnerizzato una BG 39 per stare nei 17-18 m di altezza, un risultato notevole per una macchina che di norma raggiunge i 30 m. E recentemente abbiamo realizzato un upgrade di una BG25 inserendo un mast ribassato che ha permesso all’impresa di prendere un lavoro specifico: pali sotto una linea dell’alta tensione. Inoltre la modifica del mast è un semplice montaggio meccanico che non comporta molti problemi e può essere eseguito in meno di una giornata da parte del personale di cantiere».

Pochi passi ed eccoci al cospetto di una nuova tecnologia: un’enorme idrofresa montata su una BG46, uno dei colossi di casa Bauer. «In questo caso – commenta la nostra guida – la macchina è allestita con il sistema di tensionamento delle manichette HDS100 che consente di arrivare a una profondità di scavo di 100 m e monta la nuova idrofresa BC35. A livello tecnico è stato allungato il corpo fresa per consentire una più elevata capacità di guida all’interno dello scavo; è stata aumentata la superficie di contatto dei flap idraulici (gli scudi per il controllo della verticalità della fresa); ed è stato riprogettato il posizionamento della pompa di aspirazione fanghi: portata un po’ più in alto permette manutenzioni più agevoli. Anche le ruote sono particolari. Si tratta di ruote ibride utilizzate per la prima volta in Tennessee per affrontare un terreno con strati considerevoli di argilla e roccia dura. Anziché affrontare i vari strati con ruote differenti, che presuppongono un aggravio in termini di tempo, sono state messe a punto queste ruote con lama pulitrice e denti diversificati per il duro e per l’argilla. Ha dato ottimi risultati e la trovo una soluzione molto intelligente anche per l’Italia, dove spesso abbiamo a che fare con terreni eterogenei».

Per quanto concerne la Value Line spicca la nuova BG11, macchina con 11 t/m di coppia su un carro base sviluppato in collaborazione con Caterpillar. Tra le sue peculiari caratteristiche la capacità di essere automontante: anche il contrappeso può essere montato utilizzando il mast tramite il rinvio delle funi. Senza l’asta kelly e il contrappeso la macchina si situa al di sotto delle 30 t. «Per quanto concerne questa linea – precisa Canepa – come Italia stiamo spingendo molto sul CFA. Vorremmo realizzare un CFA passivo, cioè che possa sfruttare la lavorazione a elica continua senza la necessità di un argano o di un cilindro di spinta, così come fanno molti dei nostri concorrenti». Ricordiamo, infatti, come il CFA Bauer sulle Premium Line preveda sempre l’argano e il cilindro di spinta che rende molto più efficienti e produttivi, ma forse è poco adatto, anche a livello di industrializzazione, alla linea Value. Siamo certi che sarà uno sviluppo prossimo.

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA«In un’ottica italiana, è stata la migliore edizione dal punto di vista della clientela intervenuta e ci dà un messaggio importante. La Bauer sta iniziando a farsi capire, riusciamo a essere un po’ più attraenti, facciamo meno paura, le imprese cominciano davvero a essere interessate a questo mondo. La presenza della filiale italiana ha aiutato e aiuta moltissimo, le imprese ci avvicinano con maggiore facilità, i clienti sanno che possono dialogare con noi in tutte le fasi, dalla progettazione del cantiere all’assistenza, settore che per Bauer Macchine Italia è divenuto di assoluta eccellenza».

Ing. Alberto Delle Coste, Amministratore Delegato di Bauer Macchine Italia

 

 

 

 

E non si scherza neppure al campo prove

OLYMPUS DIGITAL CAMERALa musica non cambia trasferendosi ad Aresing dov’è situato il campo prove. Qui, ancora una volta, possiamo toccare con mano quanto conti la voce dell’Italia e come i messaggi del mercato nostrano vengano recepiti dal marchio tedesco. Il primo macchinario messo in funzione dai tecnici Bauer è una BG30H (dotata di pantografo) con un sistema BTM400. «In questo caso – prosegue Canepa – è stato messo a punto un sistema CCFA (cioè un CFA rivestito) con la possibilità di andare più a fondo della colonna intera. In sostanza funziona come una doppia testa tradizionale fino a che non si raggiunge la quota con la colonna di rivestimento. A questo punto viene data la possibilità di sganciare il sistema dai rivestimenti, risalire con la rotary, fare una ripresa con una prolunga kelly e perforare. È un’applicazione tipica da pali secanti e dà la possibilità di rivestire fino alla quota dei tubi secando da manuale. In sostanza  si crea un palo secante, totalmente rivestito e, appena sotto, un palo leggermente più piccolo con l’elica che va più in profondità, fino a 6 m».

Ad Aresing abbiamo visto all’opera anche una RG18S, della linea RTG, con mast fisso per tecnologie di miglioramenti di terreni, doppia testa o pali tradizionali. In allestimento per il miglioramento di terreni con colonne di soil mixing, prevede una doppia testa Eurodrill 100/200 cui viene applicato un sistema di cinque palette con un utensile con denti a scarpetta, dove la parte interna ruota in un senso e l’utensile gira in senso inverso, creando un moto relativo di quasi 100 giri/min. Rendendo più omogenee le colonne di soil mixing, si possono lavorare diametri molto interessanti.

La dimostrazione si è infine conclusa con una MC96 dotata di sistema di sicurezza per il camminamento sul traliccio in fase di montaggio, smontaggio e manutenzione.

 

Il Sistema EEP: Energy Efficenty Package

L'ing. Matteo Canepa, Direttore Commerciale Bauer Macchine Italia
L’ing. Matteo Canepa, Direttore Commerciale Bauer Macchine Italia

«Da quest’anno – afferma con orgoglio Canepa – tutte le macchine della linea Premium sono disponibili con un’opzione molto conveniente (siamo nell’ordine dei 30.000 euro, che sul costo di macchine di questo tipo è davvero poco). L’EEP è un sistema di risparmio carburante che consente un cospicuo recupero dell’energia tramite il controllo delle prestazioni del motore quando la macchina non è in fase di scavo e il controllo dell’argano principale». In sostanza, per semplificare le cose, Bauer converte, in stile Formula 1, parte dell’energia dissipata in energia da riutilizzare. Questo sistema è stato testato in cantiere per circa un anno e ha portato risparmi quantificabili tra il 15 e 20%. Utilizza manichette dell’olio maggiorate e un dispositivo elettronico di gestione di tutti i sistemi ausiliari che percepisce il bisogno di potenza effettiva e va a regolare il regime di rotazione a seconda della velocità. In pratica una sorta di load sensing per il consumo del gasolio. «Tra l’altro – ci confida Alberto Dalle Coste – la BG30 che ha eseguito il test è sul mercato come usato e noi di Bauer Macchine  Italia siamo molto tentati di acquistarla e inserirla nel nostro parco noleggio».

 

Il resto del mondo

OLYMPUS DIGITAL CAMERAOvviamente l’In-House ha dato spazio all’intera gamma dei marchi Bauer. Se abbiamo già detto di RTG, Klemm ha esposto il best seller 806-5G e le applicazioni KA, bracci che possono essere montati sugli escavatori idraulici e consentono di trasformare un escavatore in una perforatrice per piccola perforazione. ABS, che si occupa di perforazione orizzontale, ha presentato la sua nuova trenchless 1200; mentre la new entry AGBO (acquisita da Bauer nei primi giorni di maggio) rappresenta un marchio tedesco che va a completare il range Prakla per quanto concerne le macchine per pozzi idrici. Infine non vanno dimenticati gli utensili da scavo con un nuovo ibrido tra elica e bucket che, opportunamente sfruttato, offre il beneficio della disgregazione dell’elica unito alla raccolta del materiale del bucket con la possibilità di lavorare con un singolo utensile in terreni diversi. Senza dimenticare un bucket conico internamente e cilindrico esternamente e un nuovo carotiere che convoglia meglio il materiale in risalita.    

JCB benefica: due terne per i Balcani

Per webNei territorio di Serbia e Bosnia più di 50 persone sono rimaste uccise, e decine di migliaia sono state costrette ad abbandonare le loro case dopo una serie di massicce precipitazioni concentratesi in pochi giorni.

JCB ha annunciato la donazione di due terne 3CX per supportare le imponenti operazioni di soccorso. La prima macchina è stata consegnata dal concessionario JCB bosniaco TERRA BIH con il supporto dell’Ambasciata britannica presso la sede del concessionario a Sarajevo. TERRA BIH ha garantito anche la formazione degli operatori delle terne 3CX, nonché i servizi di assistenza per le macchine in campo.

Il Presidente JCB Lord Bamford ha dichiarato: “JCB ha una lunga tradizione negli aiuti ai paesi colpiti da catastrofi naturali. Le inondazioni nei Balcani hanno lasciato una terribile scia di distruzione, e mi auguro che le macchine inviate in Serbia e Bosnia contribuiranno al ritorno alla normalità il più rapidamente possibile.”

Col. Rob Tomlinson, dell’Ambasciata Britannica; Generale Sakib Foric, dell’Esercito Boniaco; Sinisa Tomasic, Regional Direttore di TERRA South e Tarik Kamenjasevic, Managing Director di Terra BiH durante la consegna delle terne JCB 3CX.
Col. Rob Tomlinson, dell’Ambasciata Britannica; Generale Sakib Foric, dell’Esercito Boniaco; Sinisa Tomasic, Regional Direttore di TERRA South e Tarik Kamenjasevic, Managing Director di Terra BiH durante la consegna delle terne JCB 3CX.

Più di 3.000 frane hanno colpito la Serbia e la Bosnia, seppellendo case e strade. In Serbia, una seconda macchina JCB sarà messa a disposizione dal dealer TERRA Serbia e utilizzata immediatamente dal Serbian Emergency Relief Committee per rimuovere le vaste distese di fango e detriti che hanno travolto una parte del paese.

JCB vanta una lunga tradizione di aiuti ai paesi colpiti da gravi calamità naturali. All’inizio di quest’anno l’azienda ha risposto alle vaste inondazioni che hanno colpito il Regno Unito schierando una flotta di trattori Fastrac e per coadiuvare le operazioni di sgombero. Lo scorso anno JCB ha fornito macchine e generatori alle Filippine colpite dal tifone Haiyan.

Specialista per vocazione e talento

Aperturadi Costantino Radis

La Case 721F Waste Handler ha una architettura che la porta a essere protagonista del recycling in modo del tutto naturale. Cooling-cube in posizione rialzata e protetta, motore a sbalzo rispetto all’asse posteriore, elevati carichi di ribaltamento in rapporto al peso operativo, motore con SCR che limita le temperature di esercizio e i consumi, cambio 5 marce ProShift con lock-up automatico…e un allestimento specifico pensato e progettato per andare incontro a chi lavora in mezzo ai rifiuti

Le macchine movimento terra hanno da sempre un impiego che non è limitato al solo cantiere classicamente inteso.

Il loro uso negli stabilimenti è gravoso da sempre, soprattutto nelle fonderie e negli impianti in cui si muovono grandi masse sfuse, ma con l’evoluzione del trattamento dei rifiuti il loro impiego si è evoluto in modo sempre più specializzato.

Ogni costruttore ha cercato di individuare le migliori caratteristiche funzionali per consentire alle proprie macchine di rispondere alle necessità degli utilizzatori del settore.

Anche Case CE ha messo a punto una specifica gamma di pale gommate waste-handler che, partendo dalla piattaforma di base, va incontro a chi lavora in quel mercato così severo.

«La struttura di base delle nostre pale gommate» ci ha spiegato Alain De Nanteuil, wheel loader product manager CNH CE EMEA»si presta in modo del tutto naturale ad applicazioni di questo tipo».

E continua «Il modulo di raffreddamento cooling-box, collocato in alto dietro la cabina, ha un’ efficienza molto elevata negli ambienti severi delle applicazioni industriali. Non solo: consente di spostare il motore molto indietro bilanciando meglio la pala e aumentando il carico di ribaltamento complessivo a parità di peso operativo rispetto alla concorrenza».

Ci dice tutto questo mentre ci spiega da vicino la Case 721F Waste Handler che ha molti altri appeal per interessare il mercato del recycling più duro e selettivo.

«Oltre all’architettura di base che consente a questa macchina di essere molto competitiva» ci spiega Alain De Nanteuil «abbiamo anche il motore FPT con SCR che ha temperature di esercizio molto contenute grazie all’assenza sia di filtri antiparticolato che della valvola EGR. questo è un grande vantaggio per chi lavora con materiali molto infiammabili come i rifiuti».

Ma tutto questo non basta se non ci sono ulteriori accorgimenti.

«La Case 721F» ci spiega il product-manager «ricade nella classe di pale gommate più richieste nel settore del recycling ma la gamma con allestimenti specifici waste-handler spazia su tutti i modelli a listino che sono specificamente allestiti e modificati per questo utilizzo con accorgimenti mirati a un impiego produttivo e sicuro».

Non è un caso che queste macchine abbiano superato una durissima prova selettiva messa in atto dal colosso francese Veolia Environnement, leader nella gestione dei rifiuti, ricadendo fra i tre marchi scelti per la sostituzione delle diverse centinaia di pale gommate che operano negli oltre 48 paesi in cui è presente.

Un traguardo prestigioso che solo una pala specializzata per vocazione e per talento poteva raggiungere.

CABINA: VISIBILITÀ, COMFORT E ARIA PULITA SONO DEI MUST IRRINUNCIABILI

BOX_01_002La cabina della Case 721F Waste Handler parte dalla base standard delle pale gommate CNH e presenta tutti gli accorgimenti necessari per il lavoro con materiali pericolosi e benne a scarico alto. Forte di una visibilità molto elevata e frutto di una superficie vetrata fra le più estese del mercato, presenta protezioni FGPS in acciaio composte inferiormente da un grigliato metallico e superiormente da sbarre verticali a sezione tonda. L’omologazione FOPS di serie (in aggiunta alla ROPS obbligatoria) aggiunge ulteriore sicurezza contro le cadute di oggetti dall’alto…eventualità non così remota operando con elementi eterogenei come i rifiuti. La certificazione P2 secondo la norma EU EN143 è di serie: ciò equivale a una filtrazione del 94% delle particelle presenti nell’aria aspirata per la climatizzazione interna. Nel caso in cui sia necessario avere una protezione superiore, la Case 721F WH può montare l’impianto di pressurizzazione BM AIR in classe P3 che filtra ulteriormente l’aria (98% di particelle trattenute) e protegge l’operatore in modo quasi assoluto. Oltre questo livello ci sono soltanto i respiratori assistiti con maschera, casco o cappuccio. BOX_01_003Gli interni sono fra i più ergonomici del mercato con un’impostazione che vede tutti gli interruttori e i comandi principali collocati a destra in una ordinata consolle derivata dai moderni trattori agricoli che facilita l’utilizzo della pala. Il cruscotto analogico/digitale è collocato sul piantone di sterzo – regolabile – e fornisce tutti i parametri vitali senza essere di ostacolo alla visuale. Inversione di marcia e kick-down sono invece collocati direttamente sul manipolatore multifunzione (o in prossimità delle leve di braccio e benna se si opta per questa soluzione).

MOTORE. FPT CON SCR PER RISPARMIARE E SCALDARE POCO

BOX_02_003_AIl motore della Case 721F Waste-Handler è il modello N67 di FPT (Fiat Powertrain Technologies) da 6.700 cm3 di cilindrata che eroga 145 kW (195 CV) @ 1.800 giri/min per una coppia massima di 950 Nm @ 1.300 giri/min. Conforme allo Stage EU IIIb (Tier IV interim) con l’uso della SCR (Riduzione Catalitica Selettiva), presenta il vantaggio di avere temperature di esercizio molto contenute rispetto ad analoghi motori con EGR e DPF. Un vantaggio competitivo enorme nel momento in cui si opera in luoghi chiusi e in presenza di materiali altamente infiammabili che possono – per loro natura – venire in contatto con le parte calde. Ovviamente, per evitare che questo avvenga, i progettisti Case hanno previsto adeguati ripari e protezioni per isolare il motore. Isolamento più semplice ed efficace proprio grazie alla disposizione del cooling–cube (cubo formato da tutti i radiatori) in posizione elevata e dietro la cabina di guida, grazie alla generosa massa radiante che lavora con efficienza elevata e grazie alla bassa temperatura di esercizio. Per sua natura, poi, i motori con SCR ottimizzano il processo di combustione con una resa che porta i consumi di combustibile a un livello mediamente più basso del 10% rispetto ad analoghi motori con altri sistemi antinquinamento.

TRASMISSIONE: IL CAMBIO PROSHIFT OTTIMIZZA IL COMPORTAMENTO IN SPINTA

BOX_03_002La catena cinematica della Case 721F Waste-Handler impiega di serie il cambio ZF ProShift a cinque marce a gestione automatica con lock-up automatico. Oltre a questo, sono disponibili i differenziali a centro aperto con quello anteriore autobloccante al 100%. In pratica è stato fatto tutto quello che si poteva fare per incrementare la spinta, ridurre le usure degli organi meccanici e degli pneumatici, aumentare la reattività e la velocità di lavoro diminuendo i consumi. Il cambio ProShift a cinque marce ha una elevata coppia disponibile in seconda marcia evitando quindi di fare slittare le ruote in prima marcia sui materiali cedevoli – come sui cumuli di rifiuti, nelle biomasse o nei fanghi industriali – e sfruttando le potenzialità del motore. I cambi di marcia sono ottimizzati elettronicamente sulla base del carico del motore e della resistenza opposta alla trasmissione. Unitamente alla funzione Power-Inch (inching) – con cui si dosa l’avanzamento della macchina quando si usano braccio e benna – la Case 721F Wastee-Handler assume la modulabilità di una pala idrostatica. Gli assali sono heavy-duty con differenziale a centro aperto – che consente una durata degli pneumatici su superfici dure superiore del 30% rispetto a uno con centro chiuso – con quello anteriore autobloccante al 100% o bloccabile in modo manuale a seconda delle necessità. Questi assali sono anche in grado di sopportare le maggiori sollecitazioni indotte dagli pneumatici in gomma piena che spesso si usano negli impianti di riciclaggio dei metalli. Il lock-up automatico a velocità superiore agli 8 km/h permette di contenere sia il calore del convertitore di coppia che i consumi di carburante. Una scelta che pone la Case 721F Waste-Handler fra le macchine più performanti del mercato. Non è un caso se è stata scelta da uno specialista come Veolia Environnement dopo una dura selezione.

STRUTTURA: UNA BASE CHE HA LA VOCAZIONE PER IL RECYCLING

BOX_04_003La base di partenza della Case 721F Waste-Handler parte dal collaudato telaio di serie – caratterizzato dalla posizione arretrata del motore – per finire con la possibilità di avere bracci con geometria a «Z» o in linea (il parallel loader è identificato dalla sigla XT). Passando per una serie di soluzioni specifiche mirate all’impiego nel recycling. Il valore aggiunto consiste proprio nella posizione arretrata del motore che equilibra la 721F Waste Handler in modo tale da conferire un carico di ribaltamento molto elevato in rapporto al peso operativo. Equilibrio che permette alla media Case di staccare nettamente la diretta concorrenza della stessa classe e attaccare dal basso molti modelli della classe superiore. La possibilità di avere bracci sia con geometria a «Z» che parallel-loader XT, permette di soddisfare tutte le esigenze del settore: far fronte a cicli impegnativi in modo intenso, sia che si debba movimentare eco balle, pallet o materiale da impilare con ordine. Questa base standard è sottoposta a una cura ricostituente che prevede una lunga serie di accorgimenti mirati a evitare classici inconvenienti tipici di chi opera nel recycling. BOX_04_006_BI fari di lavoro sono tutti protetti all’interno di elementi scatolari di protezione in acciaio. Il telaio risulta completamente chiuso inferiormente con lamierati in acciaio imbullonati per impedire il contatto fra organi meccanici ed elementi estranei. L’articolazione di sterzo è protetta con robusti carter in acciaio. Stessa cosa avviene per la zona inferiore ai cilindri di sollevamento. In questo caso ci sono due carter articolati fra loro con elementi in gomma dura che permettono il movimento ma sono resistenti a usura e strappi. Tutti gli elementi di chiusura già presenti nelle serie standard sono stati sostituiti con altri rinforzati per resistere alle maggiori eventuali sollecitazioni. Le griglie del cooling-box sono state sviluppate con delle maglie specifiche e adatte a neutralizzare gli effetti negativi degli ambienti dedicati al recycling. Una lunga serie di elementi espressamente mirati e che portano la Case 721F Waste.Handler in una posizione privilegiata del panorama delle pale gommate per il recycling.