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Manitou MHT: ad alta capacità

Aperturadi Daniela Grancini

La nuova gamma completa (made in Italy) di sollevatori telescopici MHT ad elevata capacità. Adatti a qualsiasi tipo di movimentazione pesante, in qualsiasi settore d’attività. La parola d’ordine? Versatilità.

Un costruttore che pianifichi l’introduzione nel mercato di nuove macchine, oltre ad avere motivazioni di tipo tecnico (nel caso dei nuovi MHT l’aggiornamento dei motori, il miglioramento della sicurezza, la semplificazione dell’ergonomia, l’armonizzazione di gamma) deve aver ben presente quali siano le reali necessità dell’utilizzatore finale.

Per quanto riguarda il mondo delle costruzioni (ma la stessa cosa è stata fatta per il settore della logistica e del mining) gli utilizzatori richiedevano Capacità, Precisione, Robustezza, Capacità fuoristradistiche, Sicurezza, Versatilità.

Detto fatto: Manitou per rispondere a queste esigenze ha sfornato i tre nuovi modelli della gamma MHT, da 9 a 35 ton per altezze da 7 a 14 metri, che con le loro caratteristiche vengono incontro ai desiderata di tutti gli utilizzatori di questo tipo di macchina che è in grado di essere utilizzata nelle più svariate applicazioni: nei cantieri, nell’aeroportuale, nella movimentazione rifiuti e di elementi prefabbricati, nell’industria siderurgica ed estrattiva, in ambito forestale, nel settore energetico….Mission? Movimentare carichi pesanti, voluminosi, su terreni difficili…grazie anche a una gamma pressoché infinita (oltre 500 pezzi) di accessori, che vanno dalle forche al jib, alle pinze, ai braccetti…. Insomma niente pare sia impossibile per i nuovi modelli della gamma MHT di Manitou. Ma vediamo i dettagli.

I magnifici Tre

nel testo 2Lanciati nel 2014, con rispettivamente 7 e 14 metri di alzata per 9 tonnellate di capacità di carico, gli MHT 790 e 1490 sono stati i primi modelli a usufruire di rilevante innovazioni tecnologiche

Ora i nuovi MHT 10130, 10180 e 10230 sono il loro ideale proseguimento e introducono  alcune importanti novità. A cominciare dalla trasmissione idrostatica, per una maggiore flessibilità e precisione nei movimenti. Semplice da usare, facilita carico e scarico, offre una grande precisione nel posizionamento del materiale e nelle manovre sui siti, rivelandosi preziosa nella movimentazione di elementi prefabbricati per esempio.  Vengono utilizzati assali Dana sulle macchine da 13 ton e OMCI su quelle da 18 e 23 ton.

Sul fronte motorizzazioni per l’Europa (regione 1: zona dei paesi regolamentati), gli MHT montano un motore Final Tier IV Mercedes. Questo motore 4 cilindri, 5,13 l – 176 cv – 750 Nm è dotato di una valvola EGR (Exhaust Gas Recycling) e di un SCR (Selective Catalytic Reduction) che richiede l’aggiunta di un liquido DEF (Diesel Exhaust Fluide) di tipo AdBlue o identico. Tale tecnologia contribuisce a ridurre i consumi di carburante per prestazioni più elevate di un motore 3A. La coppia è anch’essa migliore.

Foto 2Il comparto motore è stato studiato per dare un’ottima accessibilità ai componenti e facilitarne la manutenzione. L’accesso ai diversi serbatoi è semplice e sicuro.

Sul fronte idraulica, la pompa LS (Load Sensing) consente di ottimizzare in permanenza flusso/pressione in funzione del carico.

La struttura del telaio è stata studiata per rispondere alle sollecitazioni estreme della macchina. Il braccio è una trave duplex di forma rettangolare che assicura affidabilità e robustezza all’insieme, mentre il posizionamento dei cilindri e dei flessibili permette di usufruire di una protezione ottimale.

Per assicurare la stabilità della macchina e la sicurezza dell’operatore, gli MHT sono dotati di un correttore di livellamento: su terreni accidentati o pendenti, quando la macchina è su pneumatici, l’utilizzatore può mantenere il suo carico orizzontalmente, in modo ottimale, azionando il correttore di livello (+/-10°).

Foto 3La cabina è stata completamente riprogettata per offrire più spazio e confort all’operatore. Rafforzata (ROPS FOPS), aumenta la sicurezza del conducente che gode di una migliore visibilità grazie all’assenza di canopy. La climatizzazione è proposta in opzione.

All’interno, il JSM® (Joystick Switch and Move) di serie centralizza tutti i movimenti del braccio oltre alla marcia avanti e indietro.  Tutti i comandi situati sul bracciolo facilitano il lavoro di manipolazione dell’operatore. Sul bracciolo si trovano il freno di stazionamento, i comandi di direzione, di carico, le marce, le opzioni, la correzione del livellamento.

Lo schermo 7’’ (9’’ per gli MHT 10180 e 10230), di facile utilizzo, comprende le stesse funzioni per tutta la gamma. Per una maggiore sicurezza integra anche una funzione di limitazione della velocità dei movimenti.

Grazie a tutti questi miglioramenti, queste nuove MHT offrono una grande polivalenza ai settori che richiedono una movimentazione pesante. Rafforzate in tutti i punti, la robustezza associata all’agilità fuoristrada ne fanno delle preziose alleate sul campo.

sinistraIl cambio di accessori è facilitato da un sistema di attacco rapido che consente l’uso di piastre per forche regolabili, piastre per spostamento laterale, posizionatori di forche, argano, braccetto, pinze per pneumatici, per cilindri, per tubi, piattaforme solleva persone…

Per quanto riguarda gli pneumatici, Manitou ha scelto gli AEOLUS AL37 / 17.5R25 di serie per la loro eccellente trazione e la loro tenuta di strada, oltre che alla grande resistenza all’usura e agli urti. Questi pneumatici sono comunemente utilizzati da grandi marche dei lavori pubblici per applicazioni in condizioni difficili.

Dotate di 4 ruote motrici e direttrici, gli MHT possono lavorare in ambienti ristretti, effettuare manovre delicate grazie allo spostamento laterale e andare su strada con due ruote direttrici. Inoltre con uno sforzo di trazione compreso tra 10500 daN e 33000 daN e un’altezza minima dal suolo da 38 a 69 cm, gli MHT ammortizzano facilmente le irregolarità del terreno e sono ovviamente conformi alla norma EN 1459 B, una garanzia essenziale per l’utente della prestazione fuoristrada. La stabilità è garantita da un correttore di livellamento che compensa le variazioni del terreno di +/- 10°.

 

L’eccellenza si fa in due

Foto BOX 1Manitou Italia può contare su due poli produttivi: il nuovo impianto di Cavazzona (84.000 metri quadrati di cui 36.000 dedicati alla produzione e 18.600 coperti) in cui si producono sollevatori telescopici ed è ubicato il Centro Attachments e lo storico impianto di Castelfranco  (6500 metri quadrati di cui 3300 coperti) che ospita il Centro ricambi e il centro Mining, una struttura dedicata per  un settore su cui Manitou punta e per il quale offre prodotti  (8 telescopici e 18 attachment specifici per roccia dura e applicazioni minerarie) che operano sia in superficie che underground. I due poli produttivi occupano complessivamente 260 addetti. Per quanto riguarda la gamma dei Telescopici, a Cavazzona viene prodotta la Serie MRT Privilege+ 4 modelli tra cui  l’ MRT 3255 Privilege +, il rotativo più potente al mondo (32 metri , 7,2 ton), ma anche gli MRT Easy, i prodotti MLT per l’agricoltura (tra cui l’MLT 960 da 6 ton), i 3 modelli della Serie MT e infine la gamma MHT, tra cui l’MHT 14350S (14 metri, 35 ton) che oggi si arricchisce dei tre nuovi modelli cui è dedicato questo articolo.

Manitou Italia. Le tappe

BOX 21972 – Viene fondata Fargh, Fabbrica Autogru per gru idrauliche

1985 – Manitou B.F. acquista il 51% di Fargh

1986 – Viene fondata Manitou Costruzioni Industriali (MCI)

1993 – MCI lancia l’MRT 1540 (14,89 metri/4 ton), il primo telescopico rotativo al mondo

2012 – Nasce Manitou Italia

Specializzati in miniera

BOX 3Nel 2014, il Gruppo Manitou  crea il Mining Competence Center. Questo centro riunisce una squadra di competenze internazionali (Italia, Sudafrica, Australia), in grado di sintetizzare i bisogni della professione, elaborare modelli e rendere concrete le trasformazioni sotto forma di modifiche o opzioni, al momento della progettazione o retroattivamente, per adattare la macchina alle applicazioni minerarie. Quest’identificazione dei bisogni permette di standardizzare le trasformazioni, le apparecchiature e le opzioni raccomandate in funzione dell’uso delle macchine, sotto terra o in superficie. Il capitolato d’oneri comprende elementi raccomandati ed elementi facoltativi basandosi sulle norme di riferimento. Queste modifiche sono infatti realizzate per soddisfare i bisogni di applicazioni e migliorare la produttività, ma soprattutto per garantire la massima sicurezza all’operatore.

MHT 14350, il più grande del mondo

Foto per Box 4Con una capacità di alzata nominale di 35 tonnellate e un braccio telescopico di 14 m, l’MHT-X 14350 è la risposta ai bisogni di movimentazione di grande tonnellaggio dell’industria. Come il resto della gamma MHT, è fuoristrada, robusto e polivalente. Manitou ha dato priorità alla sicurezza e al confort dell’operatore con apparecchiature di serie come la cabina FOPS-ROPS,  il dispositivo elettronico di controllo dello stato del carico, il correttore di livellamento +-8°, l’aria condizionata, l’apertura telecomandata della cabina e delle finestre e l’apertura elettrica del cofano motore. Questo modello dispone di un potente motore Mercedes (350 cv e 326 cv per la versione X) con una trasmissione automatica adatta per il cambio di pneumatici, cilindri, motori delle ruote e manipolazione di cavi, tubi, nastri trasportatori.

Guardate cosa sanno fare!

CF6 Plus: pensata per gli operatori

Aperturadi Cristiano Pinotti

Con la nuova CF6 Plus un ulteriore passo avanti nell’ascolto del mercato. Non solo l’opinione delle imprese – che da sempre dettano i ritmi progettuali di TES CAR – ma il recepimento degli input degli operatori: quelli che tutti i giorni utilizzano le macchine.

Presente da decenni sul mercato nazionale e internazionale, TES CAR  è stata soprannominata il “sarto delle trivelle”, un nickname che inquadra perfettamente la volontà dell’azienda di creare macchine “su misura”. Certo, come conviene a qualsiasi realtà industriale moderna, anche la società di Osimo (An) è strutturata attraverso un lay-out produttivo e una gamma definibile standard, ma la vera forza della famiglia Tonti e dei suoi collaboratori risiede nella capacità di comprendere il mercato e di realizzare macchine che danno risposte concrete.

Il progetto CF6 Plus

testoTutte le perforatrici marchigiane si caratterizzano per una cura pressoché artigianale volta a risolvere i piccoli e tanti problemi che ogni giorno si riscontrano in cantiere. L’ambiente lavorativo è infatti l’humus dal quale nascono le idee che i progettisti TES CAR  traducono in realtà, cioè in macchine. Ovviamente anche la nuova CF6 Plus nasce da questo preciso input.

Con legittimo orgoglio, Mirco Tonti, il vulcanico Marketing Manager TES CAR, ci parla della sua nuova “creatura” con la consapevolezza di aver centrato una macchina che farà parlare di sé. “Il progetto della CF6 Plus – esordisce – è nato perché oggi, come mai prima, stiamo costruendo nuovi modelli e modificando vecchi progetti parlando con il proprietario della macchina e con l’operatore. È nostra intenzione non solo costruire macchine affidabili e di estrema qualità, ma esemplari di elevata semplicità di utilizzo, andando a migliorare tutti gli aspetti di praticità che solo un operatore può consigliarci”.

sinistraIn sostanza, a livello pratico, la nuova macchina nasce dall’integrazione, dalla fusione di due best seller dell’azienda: la CF4 e il cavallo di battaglia CF6, perforatrici che non andranno certo in pensione in virtù di qualità riconosciute a livello internazionale. Infatti se la CF4 è la trivella snella per eccellenza, la CF6 rappresenta un modello mitico, da anni il biglietto da visita TES CAR nel mondo.

Ma qual è il vero “plus” della nuova macchina? La risposta, ancora una volta, è un chiaro esempio di lucidità strategica e di concretezza progettuale. Continua Tonti: “con il tiro spinta a catena siamo andati a coprire l’unico limite della classica CF6: ovvero la possibilità di lavorare con tubi forma superiori ai 2 metri. Nonostante tutto il mondo adori la nostra CF6, da ormai diversi anni ci viene consigliato di risolvere il problema di lavorare con le camicie, perché a nessuno piace installare 2 soli metri di camicia per volta. Oggi questo inconveniente è stato risolto con la versione Plus che permette di infilare pezzi di camicia unici da 6 metri. Inoltre la macchina ha davvero una grande forza: 7 tonnellate di coppia su una perforatrice idraulica da 16 tonnellate di peso operativo, che puoi trasportare con facilità con un solo autoarticolato, oggi fanno la differenza”.

 

La macchina nel dettaglio

testoLa perforatrice idraulica CF6 Plus è equipaggiata con un motore Caterpillar ACERT C4.4 in grado di sviluppare 145 cavalli e una coppia di rotazione pari a 7 tonnellate. Con un regime di rotazione di 2.200 giri/min, i consumi si assestano sui 29 litri per ora. La nuova perforatrice  TES CAR  beneficia di un pull-down tramite motoriduttore a catena che consente una corsa rotary di oltre  8.300 mm, adatta all’inserimento di tubi rivestimento e per il passaggio rapido dalla classica modalità kelly bar alla configurazione CFA, Soil Mixing e Micropali. Il tutto per una macchina estremamente versatile, in grado di assicurare ottime prestazioni con tecnologie differenti. La CF6 Plus è inoltre dotata di parallelogramma e mast composto da due sezioni finalizzate a lavorare con kelly bar da 32 m di profondità. La possibilità di rimuovere la prolunga superiore del mast consente di lavorare sotto i 7.500 mm di altezza con un kelly bar “corto” da 18 m. Per la più elevata flessibilità operativa il sottocarro è allargabile da 2.300 a 3.200 mm.

A livello idraulico le due pompe si caratterizzano per una capacità di 209 l/min (la principale) e di 74,8 l/min per quanto concerne l’elemento secondario. Allo stesso tempo l’argano principale sviluppa 7.000 daN, mentre quello di servizio si assesta su valori pari a 2.500 daN.

A livello prestazionale con aste kelly la macchina è in grado di affrontare diametri compresi tra i 400 e i 1.200 mm, che divengono 600 mm in caso di allestimento con elica continua.

Il mercato

MercatoPer definire gli ambiti di mercato della nuova macchina, ancora una volta viene in nostro aiuto il manager  TES CAR. “A livello di applicazioni – riprende Tonti – la nostra macchina si rivolge soprattutto alla nuova costruzione di opere civili, quali case o palazzine. Mentre sul piano geografico si tratta indubbiamente di una macchina pensata, visto l’attuale andamento del mercato, per il Nord America e il Middle East, paesi in cui almeno il 70% dei lavori viene effettuato con i tubi rivestiti. Le prime vendite stanno confermando questa nostra previsione con macchine piazzate nel continente americano e in Arabia Saudita. Purtroppo, almeno per il momento, l’Italia sembra tagliata fuori. Del resto i lavori legati al mercato della ristrutturazione delle abitazioni non necessitano di questi diametri e di queste profondità. Ovviamente se il mercato del nuovo dovesse riprendersi noi siamo pronti. In ogni caso, per l’Italia abbiamo già approntato la nuova CF2”.

Traccess 230E di CTE, ragno a batteria

AperturaNovità in famiglia Traccess: un nuovo modello elettrico si aggiunge alla gamma di piattaforme aeree cingolate di CTE. È la versione a batteria del modello più alto della famiglia, raggiunge infatti 23 m di altezza di lavoro, e si affianca all’altro modello elettrico della gamma, Traccess 170E che raggiunge 17 m di altezza di lavoro.

Le caratteristiche prestazionali e tecniche del modello elettrico sono le medesime del modello a motore a scoppio: 23 m di altezza di lavoro, 12 m di sbraccio, 200 kg di portata, stabilizzazione automatica con 4 aree di stabilizzazione a posizionamento idraulico, cella di carico per controllo carico in cestello, presa elettrica 230 V AC CE in cestello, pendenza massima superabile 31%, jib da 2,1 m con angolo di lavoro di +10°, e dimensioni compatte tali da permettere la traslazione anche attraverso porte di dimensioni standard.

Differente è appunto la tipologia del motore: elettrico a 48v con batteria al litio da 300 Ah che offre un’autonomia di lavoro fino a 5 ore. Ideale per lavorare in cantieri indoor o in luoghi dove l’inquinamento acustico è vietato. La velocità di traslazione è di 0,6 km/h.

Traccess 230 E possiede inoltre una postazione di radiocomando wireless alloggiabile in cesta, molto funzionale per l’operatore che prima fa traslare e stabilizzare il mezzo in piena libertà di movimento e poi sale in cesta, inserendo la console in un apposito alloggiamento.

Testo 2Le dimensioni molto ridotte (2,10 m di altezza da chiuso e 5,3 m di lunghezza) fanno del Traccess 230 la piattaforma aerea cingolata più compatta costruita fino ad oggi nella fascia dei 23 m. L’ultimo ragno di casa CTE mantiene la classica conformazione a “Z” tipica delle gamme Traccess ed è in grado di assicurare una perfetta “verticalità” lungo la parete in fase di lavoro, conosciuta come “filo a piombo”. Con un solo comando si sale o si scende lungo la parete, senza necessità di altri movimenti. La stabilizzazione è automatica e presenta 4 possibili aree di lavoro: con gli stabilizzatori aperti a 24° si lavora nell’area posteriore; con gli stabilizzatori aperti a 24° da una parte e 50° dall’altra si lavora da un solo lato con uno sbraccio di 12 m (la terza stabilizzazione è dalla parte opposta); infine è possibile lavorare con tutti e quattro gli stabilizzatori aperti. Con queste 4 tipologie di stabilizzazione nessun ‘terreno’ può ostacolare il lavoro dell’operatore. La macchina è completa di jib e permette di  raggiungere 10° in positivo. Il lavoro degli operatori è facilitato grazie a una rotazione della cesta di 90°+90°. Di serie anche il carro allargabile per garantire stabilità su terreni sconnessi. Facile da trasportare, Traccess 230 può essere caricato su autocarro. Di grande utilità la possibilità di superare aree di lavoro e dislivelli pari a  1 m.

SinistraTraccess di CTE è una gamma di piattaforme semoventi cingolate compatte e versatili pensate per il lavoro aereo in aree interne, esterne, applicazioni nel verde, fuoristrada e accessi stretti dove altre macchine convenzionali non possono essere utilizzate a causa di peso o dimensioni eccessivi, e di elevate pendenze. Attualmente sono disponibili tre modelli: da 13m (Traccess 135), 17m (Traccess 170 e Traccess 170E) e 23m (Traccess 230 e Traccess 230E) di altezza massima di lavoro, fino a 12m sbraccio. CTE ha standardizzato il carico massimo di lavoro sicuro nel cestello a 200 kg in tutta l’area operativa e senza restrizioni di portate e di sbracci. Nessun cavo e tubazione esterni al braccio garantiscono un design pulito e moderno: grazie a questo si possono evitare collisioni durante le fasi di lavoro e spese di riparazione.

Compattezza è la parola d’ordine: “solo” 800 mm di larghezza per 1999 mm di altezza caratterizzano tutti i modelli e permettono quindi il transito e l’utilizzo dei mezzi anche attraverso le porte e in luoghi angusti e stretti.

I ragni Traccess sono macchine di facile impiego, compatte e flessibili, ideali per i professionisti del verde che lavorano all’aperto e su terreni irregolari oppure in spazi interni o dove l’inquinamento acustico non è permesso.

Obiettivo Edilizia

OLYMPUS DIGITAL CAMERAdi Marta Carloni

La festa del 25° anniversario di Böcker in Italia ha visto la partecipazione di 83 imprese per un totale di circa 150 persone: professionisti del settore edile, del mondo industriale e di quello dei traslochi. Durante l’evento abbiamo avuto la possibilità di incontrare i vertici aziendali e fare il punto sugli obiettivi futuri.

La sede di Nogarole Rocca, in provincia di Verona, è stata il palcoscenico di un evento nato per celebrare i 25 anni in Italia, ma che si è trasformato in una piccola fiera, un’occasione di incontro con le imprese del settore – specialmente quello edile – cui mostrare le molteplici macchine e tecnologie prodotte da una società che crede nelle potenzialità italiane e sta investendo molto in un mercato che sta rispondendo appieno.

 

Macchine per mercati maturi

Alexander Bocker (a destra) e Andreas Sparrer
Alexander Bocker (a destra) e Andreas Sparrer

“L’Italia è un mercato maturo, in grado di valutare le qualità tecnologiche delle nostre macchine”. Le parole di Alexander Böcker, Chairman della società di Werne, qualificano immediatamente l’impegno di Böcker in Italia e fanno comprendere la dedizione della filiale italiana guidata da Andreas Sparrer. Azienda familiare, Böcker Maschinenwerke gestisce la produzione dell’intero portafoglio prodotti e la direzione di tutte le filiali tedesche, mentre dalla holding Böcker AG dipendono le consociate in Belgio, Olanda, Svizzera, Francia (paese in cui sono presenti due filiali), Italia e l’ufficio commerciale in Turchia. Se la presenza Böcker è cospicua nel cuore dell’Europa, i prossimi anni mireranno a consolidare il fatturato tedesco ampliando al contempo i mercati esteri. “Puntiamo soprattutto su mercati evoluti – afferma Alexander Böcker – che possano apprezzare la qualità delle nostre macchine e dove il costo della manodopera sia paragonabile a quello tedesco. Mercati da affrontare su soluzioni tecniche d’avanguardia che, per quanto concerne le gru, intendono incrementare le altezze e le portate mantenendo inalterate le masse in gioco”. Del resto autentico cavallo di battaglia della società è rappresentato dalle macchine ultraleggere con elevato utilizzo dell’alluminio e di acciai ultraleggeri a grana fine, realizzati attraverso un particolare processo di lavorazione, frutto di un brevetto Böcker, che assicura uno spessore molto contenuto a fronte di un’elevata resistenza. Senza dimenticare i notevoli investimenti in Ricerca e Sviluppo, nelle linee produttive e nel comparto informatico che si occupa della realizzazione di tutti i software. In totale l’ufficio tecnico conta 29 persone e beneficia di continui investimenti che, ogni anno, sfociano in almeno un nuovo prodotto e in continui miglioramenti alla gamma consolidata. Da questo impegno, negli anni sono scaturite importanti innovazioni, su tutte la stabilizzazione variabile sul oltre 200 posizioni che da parecchie stagioni fa parte del bagaglio tecnico delle autogrù  Böcker. La società è anche in grado di realizzare progetti personalizzati per specifiche necessità.

Una gamma articolata

AperturaLa progettualità Böcker si sviluppa su cinque tipologie di prodotto: le gru autocarrate e trainate; gli elevatori inclinati utilizzati in ambito traslochi ed edilizia; gli ascensori a cremagliera suddivisi in installazioni da cantiere e industriali; le minigrù, un prodotto pensato soprattutto per il mercato tedesco, utilizzate per la movimentazione di mattoni di grande formato; e i sollevatori verticali a colonna per persone o materiali rivolti all’impiantistica. “Per il mercato italiano – interviene Andreas Sparrer, Country Manager Italia – assumono particolare importanza gli elevatori inclinati (le scale) che rappresentano una vera e propria alternativa di sollevamento. Le gru Easy Line sono invece presentate come modello di ingresso nel comparto edile grazie a ottime prestazioni, e a un vantaggioso rapporto qualità/prezzo”.

L’intera gamma è stata messa a disposizione di tutti gli ospiti dell’Open Day che hanno potuto ammirare ben 20 macchine tra Easy Line, scale per traslochi e per l’edilizia, montacarichi a cremagliera, gru in alluminio, senza dimenticare lo speciale elevatore HL 34 nella livrea “Anniversary Edition” e il nuovo Junior HD 24/0-7 Cingolato.

Nata per l’Italia

OLYMPUS DIGITAL CAMERACome accennato, durante la festa è stata presentata in anteprima assoluta una macchina espressamente realizzata per le necessità del mercato italiano. Si tratta del Junior HD 24/0-7 Cingolato, un elevatore in grado di raggiungere i 24 metri di altezza massima con uno sbraccio di circa 18 metri e 35° di inclinazione del pacco scala. Perfetto per l’utilizzo edile, si distingue per la sua rapidità, con una velocità massima di sollevamento di 48 m/minuto. I cingoli, a due velocità, beneficiano della gestione tramite radiocomando e sono in grado di superare pendenze fino a 25°. Per la più elevata efficienza e versatilità il pacco scala è montato su ralla e consente di lavorare su 180°. La gabbia è realizzata in alluminio con supporto a mandrino manuale per la regolazione micrometrica della gabbia stessa. I comandi per la salita e la discesa sono presenti anche sulla testata.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA“L’elevatore cingolato – riprende Sparrer – è un tipico esempio di recepimento degli input del mercato. Abbiamo capito come in Italia la cultura del traino non sia presente, cosa che accade in Germania, e ci siamo spostati su un concetto di macchina già apprezzato nel paese e i primi riscontri sono molto positivi. Per quanto concerne l’HL 34, che in occasione dell’open day abbiamo presentato in una versione speciale, ci vantiamo di essere gli unici con un elevatore da 34 m allestito su un 35 q (Nissan Cabstar) con funzionamento ibrido con motore elettrico 230 V e presa di forza, a riprova di una continua innovazione che lavora su strutture particolarmente leggere, ma molto robuste che permettono notevoli altezze di lavoro a fronte di macchine compatte”.

Una filiale attiva e pronta per il mercato

La nuova macchina e l’intera gamma Böcker trovano sbocco attraverso l’attività della filiale veronese, decisamente operativa anche grazie alla partnership con Levo, società ben conosciuta nel settore del sollevamento e deputata alla gestione dell’assistenza tecnica e dei ricambi. “La clientela italiana – conclude Alexander Böcker – è sempre stata una delle più fedeli al marchio e in grado di sollecitare molteplici innovazioni. Oggi sotto la gestione di Sparrer l’azienda è tornata in una posizione consona alla sua storia. Nel 2014 sono state vendute circa 40 nuove macchine, con un incremento di fatturato di circa il 30%”. Risultati ottenuti attraverso l’impegno dello staff interno, quattro concessionari (a Roma, Torino, Napoli e Palermo) e vari agenti mono e plurimandatari.

IPAF: quanto sono sicure le PLE?

Apertura

Le prime elaborazioni relative al tasso di incidenti mortali, confermano le piattaforme di lavoro elevabili (PLE) quali mezzi tra i più sicuri per l’esecuzione di lavori temporanei in quota.

Queste nuove analisi integrano i dati già pubblicati da IPAF nel 2014 sugli incidenti correlati all’uso di PLE indicando che, sebbene il numero complessivo di PLE disponibili per il noleggio sia aumentato, la percentuale di incidenti mortali è diminuita.

I calcoli di IPAF per il tasso degli incidenti mortali legati all’uso di PLE, tengono conto dei seguenti fattori:

  • Numero stimato di macchine a noleggio, in base ai rapporti IPAF sul mercato del noleggio dei mezzi di accesso aereo.
  • Tassi di utilizzo medi stimati per ogni Paese e per tutto il mondo (come tasso di utilizzo si intende la quota percentuale del parco macchine effettivamente noleggiata nel corso di un intero anno).
  • Media annuale dei giorni lavorativi (5 giorni alla settimana per 50 settimane).
  • Numero di incidenti mortali correlati all’uso di PLE in un determinato anno, sulla base delle segnalazioni ottenute attraverso il progetto mondiale “Accident Database IPAF”.

 

testoNella presentazione della ricerca, Chris Wraith, responsabile tecnico e per la sicurezza di IPAF, ha sottolineato come il calcolo del tasso di incidenti mortali effettuato da IPAF – basato sul rapporto, a livello mondiale, tra numero di incidenti fatali correlati alle PLE, numero di macchine disponibili e tasso di utilizzo stimato – impieghi solamente i dati relativi alle macchine a noleggio, in quanto non sono, al momento, disponibili informazioni precise sul numero totale di macchine di proprietà di utenti finali e sul loro tasso di utilizzo.

A partire dal numero stimato di macchine nei parchi noleggio, dal tasso di utilizzo medio e dalla media annuale dei giorni lavorativi, per il 2013 è stato calcolato un numero di giorni di utilizzo, in tutto il mondo, pari a 168,4 milioni.

Con 68 decessi correlati all’uso di PLE registrati a livello mondiale nel 2013, il tasso di incidenti mortali (ovvero il numero di decessi per ogni 100mila giorni di impiego di una macchina a noleggio) risulta così lo 0,040.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAPer il 2014, il numero totale di giorni di esercizio delle macchine a noleggio, su tutto l’anno, è stato di 182,4 milioni, mentre i decessi segnalati sono stati 64, dal cui calcolo risulta un tasso di incidenti mortali dello 0,035.

Per ottenere una più corretta prospettiva, il tasso di incidenti fatali legati all’uso di PLE è stato raffrontato con altri dati disponibili a livello mondiale relativi a incidenti e morti sul lavoro. A tale scopo sono stati reperiti dati ufficiali relativi alla proporzione tra incidenti e totale della forza lavoro per Francia, Regno Unito, Singapore e Stati Uniti. In particolare si è confrontato il numero di decessi in seguito a cadute dall’alto con il numero totale di morti sul lavoro per ogni 100 mila lavoratori.

Questa analisi ha dimostrato come le PLE rappresentino il mezzo comparativamente più sicuro per i lavori in quota. Ad esempio: negli Stati Uniti, il tasso di incidenti mortali legati all’uso di PLE su 100mila lavoratori nel 2013 (l’anno più recente di cui si  dispongono dei dati) è stato dello 0,03, a fronte di un tasso di incidenti mortali dovuti a cadute dall’alto su 100mila lavoratori dello 0,4 (in questa cifra non sono stati conteggiati i decessi in seguito a caduta dall’alto connessi all’impiego di PLE) e di un tasso di incidenti mortali dovuti a qualsiasi causa, su 100mila lavoratori, del 3,27 (anche in questo caso non sono stati conteggiati i decessi connessi all’impiego di PLE).

Il tasso di incidenti mortali correlati all’uso di PLE è stato quindi ulteriormente analizzato stabilendo dei confronti con altri importanti settori dell’industria. Tuttavia, nel corso della ricerca si sono riscontrate scarse analogie tra le varie modalità di segnalazione e tracciamento degli incidenti mortali impiegate nei diversi settori.

Tutti i calcoli e i confronti sono stati controllati e convalidati dalla Ducker Worldwide, una rinomata società di consulenza e marketing industriale orientata alla ricerca e specializzata in attrezzature e materiali da costruzione.

Il grafico allegato  mostra il tasso di incidenti mortali legati all'uso di PLE per milioni di giorni di noleggio di PLE a livello mondiale.
Il grafico allegato  mostra il tasso di incidenti mortali legati all’uso di PLE per milioni di giorni di noleggio di PLE a livello mondiale.

Il direttore generale di IPAF Tim Whiteman aggiunge un’importante informazione: “Stiamo valutando la praticabilità di una distinzione tra incidenti in cui sono coinvolte attrezzature a noleggio e incidenti legati a macchine di proprietà degli utenti finali. Questo innovativo progetto ci aiuta a sviluppare delle campagne ancora più mirate per la sicurezza e a migliorare i nostri programmi di formazione. Ogni commento e ogni suggerimento in questo senso è benvenuto.”

“Grazie al progetto di segnalazione degli incidenti, lanciato nel 2012, IPAF sta creando progressivamente una banca dati esaustiva degli incidenti noti. Alcuni dati pubblicati di recente informano che nel 2014 si sono registrati 64 casi di decessi correlati all’impiego di PLE. I rapporti IPAF sul mercato del noleggio ci portano a stimare il numero di PLE da noleggio disponibili nel mondo a più di 1,1 milione (www.ipaf.org/reports)”.

I dati relativi a incidenti correlati all’uso di PLE per il 2014, indicano una leggera diminuzione degli stessi rispetto al 2013. I dati 2013 sono stati corretti verso l’alto sulla base di nuove informazioni segnalate, che definiscono in 68 il numero dei decessi.

Ne risulta un tasso di incidenti mortali dello 0,040, a fronte dello 0,035 dell’anno successivo. Inoltre, l’analisi dei dati per il 2014 mostra come cadute dall’alto e ribaltamento rimangano le due principali cause di incidenti mortali.

 

 

 

Liebherr: potenza, equilibrio e precisione

Aperetura

di Giuseppe La Franca

Un’innovativa mobile crane a 5 assi e una potente crawler crane da 500 tonnellate: due nuovi modelli concepiti per il mercato mondiale incrementano la già grande famiglia di macchine per il sollevamento marchiate Liebherr

La spettacolare cornice delle Giornate del Cliente Liebherr 2015, ha tenuto a battesimo le principali novità della casa tedesca per l’anno in corso. L’evento ha richiamato migliaia di operatori del settore provenienti da tutto il mondo e, ovviamente, una nutrita delegazione italiana – oltre ottanta persone – guidata da Efisio Moi e Fabio Fenzi.

Come da tradizione, l’enorme complesso produttivo di Ehingen (Germania) è stato il palcoscenico di due straordinarie esibizioni che, davanti a un pubblico attento e stupito, hanno messo in mostra le potenzialità più entusiasmanti di questi colossi del sollevamento.

Accompagnati dal personale tecnico e commerciale, gli ospiti hanno anche potuto visitare gli stabilimenti nei quali si assemblano sia le gru telescopiche, sia le gru tralicciate su gomma e su carro cingolato, cogliendo l’occasione per approfondire gli aspetti più interessanti dei processi produttivi e delle tecnologie presenti sui diversi modelli.

Lo show dei record

Foto BOX 1La presentazione della nuova autogrù LTM 1250-5.1 – la 5 assi più potente oggi sul mercato, dotata dell’innovativa sistema VarioBallast – ha costituito il focus della prima dimostrazione, apertasi con un esercizio di precisione nei movimenti da parte di una LTM 1300-6.2 tralicciata, i cui comandi erano azionati per l’occasione da un ragazzino di 10 anni.

Subito dopo è iniziata un’avvincente “danza dei giganti”, una vera e propria coreografia magistralmente interpretata dai piloti Liebherr, alla guida di alcuni dei modelli di maggiore successo: dalle più compatte due assi (LTM 1030-2.1) ai tre (LTM 1050-3.1; LTM 1060 3.1), quattro (LTM 1070-4.2; LTM 1100-4.2), cinque (LTM 1130-5.1; LTM 1160-5.2; LTM 1220-5.2) e sei assi (LTM 1300-6.2), fino alle poderose LG 1750 tralicciata da 8 assi ed LTM 1750-9.1 “all-terrain” da 9 assi.

KamazLa performance è stata poi animata da un’esibizione di potenza e agilità del Kamaz Maestro, il camion di produzione russa ma motorizzato con un V8 diesel prodotto da Liebherr che, all’ultimo Rally Dakar, ha occupato l’intero podio. Notevole, in questo caso, il contributo offerto alla splendida tripletta dai propulsori tedeschi, messi a dura prova dal caldo torrido e dalle altitudini raggiunte attraversando la cordigliera delle Ande fra Argentina, Bolivia e Cile.

Nella versione da gara non sono state apportate modifiche alla struttura del motore né all’impianto di lubrificazione, ma si è lavorato solo sulla regolazione della pressione dell’aria per ottimizzare le prestazioni (potenza 770 kW, pari a 1.047 CV; coppia massima 4.500 Nm).

Altre interessanti dimostrazioni di manovrabilità, efficienza e precisione hanno concluso la presentazione della LTM 1250-5.1: vediamo di cosa si tratta.

La prima con VarioBallast

testoErede della LTM 1220-5.2, la nuova LTM 1250-5.1 è stata sviluppata per aumentare la portata massima (oltre il 15% in più) dal peso disponibile per una mobile crane a 5 assi, mantenendo invariata la lunghezza del braccio telescopico (60 m) ma incrementando (9 m in più) l’altezza di gancio massima (110 m complessivi).

La gamma di falconi è particolarmente ampia. Oltre al falcone ribaltabile multifunzionale, è disponibile anche un falcone fisso con lunghezza fino a 50 metri, che consente di raggiungere sbracci enormi sorpassando gli edifici. In generale falconi, tralicci e prolunghe sono stati concepiti per essere utilizzati anche sui precedenti modelli, compresa la LTM 1200-5.1.

La nuova LTM 1250-5.1 è il terzo modello Liebherr nel quale viene applicato l’innovativo concetto di motore singolo. La forza motrice del motore diesel Liebherr a 6 cilindri (400 kW – 544 PS; coppia massima 2.516 Nm) viene trasmessa agli assi della gru attraverso un cambio a 12 marce, con riduttore-ripartitore per minimizzare le velocità di traslazione in manovra.

Con lo stesso motore singolo, grazie a un albero di trasmissione dedicato, si aziona anche la torretta: il trasferimento del moto verso il riduttore delle pompe in torretta avviene con l’impiego di una coppia conica collegata al riduttore nel carro, attraverso la ralla. Un collegamento ad albero cardanico permette di mantenere bassi regimi sul motore di guida, senza pregiudizio per la potenza richiesta in torretta. In sintesi: alto rendimento e riduzione dei consumi.

La novità tecnica principale della LTM 1250-5.2 è però rappresentata dal sistema VarioBallast, che permette una più semplice e rapida regolazione del raggio della zavorra mediante cilindri di zavorramento di serie orientabili meccanicamente, che riducono in raggio della zavorra di 800 mm. La nuova autogru da 250 tonnellate può essere utilizzata con due diversi raggi di zavorra (5,58 m standard e 4,78 m ridotto), di cui quello minore idoneo all’uso in spazi ristretti.

A fronte di una larghezza massima di 6,3 m, la zavorra massima è di 88 t. La piastra base da 1 t e una piastra zavorra da 10 t presentano larghezza uguale a quella del veicolo, mentre per zavorre fino a 68 t la larghezza della zavorra è sempre di 4,1 metri.

Gli assi posteriori sono sterzati attivamente e in modo elettroidraulico, a seconda della velocità, a vantaggio della manovrabilità e riducendo notevolmente l’usura degli pneumatici. Oltre ai classici freni a disco ad aria compressa sono presenti l’intarder – un freno idrodinamico non soggetto a usura integrato nel cambio – e, su richiesta, un freno elettromagnetico.

Lo spettacolo continua

testoGli ospiti hanno potuto ammirare la nuova LR 1500 esposta, in condizioni statiche, al centro del semicerchio formato dalle macchine in attesa di consegna in ogni parte del mondo e già vestite con i colori aziendali dei clienti.

La seconda presentazione è stata una vera e propria dimostrazione di forza ed equilibrio condotta da due LR 1600. Dopo aver eseguito un passaggio in equilibrio su un solo cingolo, le due gru hanno sollevato in combinata:

– una mastodontica LR 11350 da 764 t complessivi, portata a oltre tre metri d’altezza, che a sua volta manteneva sospesa da terra una gru cingolata LTR 1060;

– due gru cingolate LTR 1220, disposte ai lati delle LR 1600 e utilizzate come zavorra, anch’esse sospese a circa un metro da terra.

La spettacolare composizione acrobatica – poiché di questo si è trattato – è stata completata in poco meno di quindici minuti ed è rimasta nella posizione finale fino alla conclusione dell’evento.

 

LR 1500: semplicità e prestazioni

testoPur mantenendo le dimensioni e i pesi dei componenti che hanno finora caratterizzato la classe da 400 tonnellate, la nuova gru cingolata LR 1500 offre una portata di 500 t e può essere trasportata in tutto il mondo senza limiti, grazie a un peso di trasporto contenuto in sole 45 t.

Il nuovo modello è stato infatti concepito secondo criteri costruttivi di estrema semplicità, che abbinano compattezza dei componenti a soluzioni specifiche e particolarmente vantaggiose dal punto di vista economico per la logistica di trasporto, che interessano principalmente la parte centrale del carro cingolato.

La piattaforma girevole presenta un peso di 55 t ma, rimuovendo una parte del telaio, vede ridursi il peso di 10 t senza la necessità della Quick Connection. Anche la larghezza in assetto da trasporto, di soli 3 metri, corrisponde allo standard mondiale.

Con i suoi 7,6 metri di larghezza complessiva il carro risulta estremamente compatto, mentre i cingoli standard hanno una larghezza di 1,5 metri – superiore a quella delle gru cingolate da 400 t – a favore di un notevole contenimento dei carichi sul terreno.

Oltre alla praticità del trasporto, la LR 1500 garantisce prestazioni notevoli. I motori sono gli stessi della LR 1600/2, con una potenza di 350 kW comparabile a quella dei motori delle gru da 600 t: si tratta di un propulsore a 6 cilindri in linea, conforme alle direttive sulle emissioni dei gas di scarico Livello IV / Tier 4f.

Anche le altezze di sollevamento sono di assoluto rispetto. Il falcone a volata variabile di 84 m può essere montato su un braccio principale lungo fino a 84 m. La testa braccio da 250 t del falcone viene utilizzata anche per il braccio principale SL, mentre per impieghi con carichi pesanti è disponibile di serie una testa da 400 t per il braccio principale S, che offre anche il vantaggio di un peso ridotto rispetto alla testa da 500 t opzionale.

Compattezza delle dimensioni e performance notevoli interessano anche il sistema derrick, con zavorra che raggiunge 260 t e braccio lungo 30 metri, il cui raggio è regolabile da 9 metri – valore d’eccellenza per una gru cingolata classe 500 tonnellate – a 16 metri.

Allestimento ed esercizio

testoIn questo caso le parole d’ordine sono semplicità (nuovamente) ed economia. L’argano principale della LR 1500 permette un tiro fune di 180 kN, che consente l’effettuazione di tutti i sollevamenti fino alla portata massima, senza bisogno del secondo verricello per il funzionamento a doppio gancio in caso di sollevamenti di carichi pesanti. Solo se si lavora con un runner è richiesto un ulteriore verricello con trazione di 125 kN.

L’utilizzo della gru risulta perciò semplificato ed economico anche considerando l’intero sistema del braccio tralicciato, per il quale sono stati ridotti il numero e la varietà dei pezzi rinunciando anche alle sezioni standard degli elementi a traliccio. Gli elementi del braccio sono infatti lunghi 6 e 12 metri e sono completamente sprovvisti del telaio guida per la zavorra derrick: la regolazione del raggio è infatti demandata al braccio derrick.

Quanto alla zavorra, chi dispone già delle gru LR 1400/2 o LR 1600/2 può utilizzare le medesime piastre da 10 t in dotazione, impiegate anche nella LR 1500. La zavorra centrale è invece composta da pochi elementi in calcestruzzo, che si montano rapidamente e che, nella parte superiore, costituiscono una passerella sicura per il carro.

Continuare sulla strada della qualità
Efisio Moi (a destra) e Fabio Fenzi
Efisio Moi (a destra) e Fabio Fenzi

Abbiamo chiesto a Efisio Moi, che lascerà Liebherr Italia il prossimo dicembre, un bilancio della sua lunga attività in azienda: «Si è trattato di un’esperienza bellissima, estremamente gratificante sia dal punto di vista professionale, sia da quello personale. Ho sempre cercato di dare il meglio, lavorando con passione. Con spirito di squadra ed in stretta sinergia con la leadership del gruppo, in questi anni abbiamo raggiunto traguardi importanti. Forse per questa ragione il tempo è volato ma oggi, posso ritenermi soddisfatto dei traguardi raggiunti». Qual è stato il momento peggiore e quale quello migliore? «Non sempre tutto fila liscio come si vorrebbe… Ovviamente abbiamo fronteggiato numerose difficoltà – cosa che fa parte della nostra professione – ma l’essere riuscito a superare queste prove è la cosa più importante. Quanto al momento migliore, confido che debba ancora arrivare». Quale consiglio si sente di dare ai clienti italiani? «Non mi sento di dare consigli, non ne hanno bisogno! Però l’occasione è propizia per informarli sulla visione che condivido con Fabio Fenzi. Siamo convinti che abbiamo tutti un grande bisogno di lavorare al meglio, in qualità. In questo non siamo soli: molte aziende italiane lavorano già così, ma non sono aiutate né dalla burocrazia, né dal quadro normativo vigente. Crediamo che si debba cominciare dal rispetto delle regole. Se queste non sono chiare, bisogna trovare il modo per chiarirle nell’interesse di tutti. Perciò diciamo che dobbiamo continuare a tenere duro e a puntare sulla qualità, perché la situazione generale dell’Italia e del settore del sollevamento sicuramente miglioreranno. Con queste premesse, siamo certi che i nostri partner italiani abbiano tutte le carte in regola per primeggiare, non solo nel nostro paese ma anche in Europa».

Innovazione e servizi a misura dei clienti

testoDa pochi mesi Fabio Fenzi è al vertice di Liebherr Italia: quali motivazioni l’hanno spinto a rimettersi in gioco in un periodo così complesso? «Chi mi conosce sa che mi piacciono le sfide, soprattutto quelle più difficili. La mia prima ambizione è riuscire a sostituire degnamente il mio predecessore, sia continuando a sviluppare quelle caratteristiche che ci distinguono dagli altri competitor, sia lavorando sull’esaltazione dei valori umani all’interno di un gruppo che, nonostante la sua dimensione globale, è e vuole restare innanzitutto una grande famiglia». Quali prove attendono Liebherr Italia nel prossimo futuro? «Il mercato nazionale sta soffrendo ancora molto, ma vedo numerosi segnali positivi e sono fiducioso, perché ritengo che l’azienda abbia le potenzialità giuste per continuare a essere leader del mercato. Vogliamo mantenere e se possibile migliorare le già ottime relazioni con i nostri partner, investendo sulla qualità e sui servizi che, oggi, fanno realmente la differenza. Credo che questo sia l’atteggiamento giusto per affrontare il futuro». Qual è il primo obiettivo che vi prefiggete? «Essere il principale riferimento nel mondo del sollevamento italiano ed un partner affidabile per i nostri clienti. In che modo? In primo luogo procedendo di pari passo con i nostri partner, sia per accompagnarli nel raggiungere i loro traguardi, sia nelle scelte più difficili e rischiose dettate dal persistente clima di incertezza. Per fare tutto questo c’è sicuramente bisogno di prodotti nuovi, ma anche di innovazione a 360 gradi, di maggiore qualità e di servizi a misura delle esigenze del mercato e dei singoli clienti».

Riwal e JLG partner per il noleggio

JLG 1Il noleggiatore olandese Riwal è uno dei partner storici di JLG, da cui acquista piattaforme aeree sin dal 1995. Una realtà dinamica, con una sempre maggiore presenza in ambito europeo, anche grazie ad una flotta di macchine all’avanguardia: recentissimo l’acquisto, tra le altre, di ben 10 Ultra Boom 1850SJ. E che il costruttore americano riponga grande fiducia nell’azienda di Dordrecht, lo dimostra la decisione di affidarle la distribuzione in Polonia.

SinistraRiwal ha una forte presenza anche in Spagna, dove dispone di una flotta di 600 macchine, di cui ben l’80% a marchio JLG e della cui assistenza, formazione e ricambistica si occupa JLG Iberica. Un elevato numero di piattaforme, 50, di cui ben 7 Ultraboom, sono attualmente impegnate in uno dei cantieri di maggior rilievo nella penisola Iberica: la nuova sede del Banco Popular a Madrid.

TestoSi tratta di un’opera faraonica che si sviluppa su una superficie di 123.000 metri quadrati (45.000 in superficie e 78.000 sotto terra). Le dimensioni sono giustificate, non solo dalla necessità di ospitare 3000 dipendenti della banca, ma dalla funzione di vero polo di attrazione “sociale” che si è inteso dare alla struttura. 6.500 metri quadri saranno dedicati a un centro commerciale con servizi di ristorazione, palestra, asilo, piccoli negozi e un parcheggio con 1.500 posti. La data di consegna è prevista per il 2017.

Il marketing non è fuffa

marketingNei giorni scorsi ho partecipato a uno scambio di opinioni sui social network in cui si è parlato di marketing.

Ovviamente il pomo della discordia è stato il solito grande marchio “made in USA” che, alla luce di accordi, acquisizioni, legame e parentele, avrebbe snaturato il proprio spirito originario cedendo alla logica del mercato e della massimizzazione del profitto.

Chi non è avvezzo a confrontarsi in modo serio con il marketing tende, di solito, a massimizzare (e banalizzare) questa parola associandola a una semplice visione pubblicitaria che tenda “a far risplendere anche quello che oro non è”.

Questo deriva da una visione consumer che si ha del marketing vivendolo sulla propria pelle con i prodotti che tutti i giorni costituiscono la base della nostra vita quotidiana. E anche le definizioni date dai dizionari o dalle enciclopedie non aiutano a far luce su questa complessa branca dell’economia che viaggia sul filo della finanza, della tecnologia e della psicologia del cliente.

Tutto questo è quanto più vero nel settore industriale dove l’utilizzatore finale è chiaramente individuato e dove trovare nuovi sbocchi di mercato non è così scontato come sembri.

Leggevo dalle parole di un appassionato del movimento terra che le acquisizioni, l’acquisto di tecnologie, l’assorbimento di altre aziende (anche fino a poco tempo prima ritenute concorrenti) non è visto come un qualcosa di positivo.

In realtà non è così. Acquisire altre imprese consente alle aziende che hanno lo slancio e la capacità di crescere di costituire quella necessaria massa critica per rimanere sul mercato, per allargare la propria visione, per essere al centro di un processo di cambiamento in cui innovazione e tecnologia siano al primo posto.

marketingIl compito del marketing è infatti anche quello di individuare nuove opportunità legate al proprio core-business, di avere una visione che permetta di andare oltre al consueto e capire quali eventuali prodotti possono integrare la propria offerta sulla scorta di nuove tendenze di lavorazione che emergono dall’osservazione del mercato grazie all’ascolto degli utilizzatori.

L’ascolto degli utilizzatori. E la vicinanza sia alle loro esigenze primarie (fondamentale è il post-vendita) che a quelle più nascoste e remote. Non ultimo l’attenta percezione di quali sono le loro esigenze fin nelle sfumature più nascoste. Con una attenta filtrazione dei dati in modo da riportare in azienda non qualsivoglia richiesta ma suggerimenti che siano effettivamente fonte di grande crescita.

Tutto questo si ribalta sulla progettazione delle nuove macchine con la nascita di soluzioni uniche, di brevetti, di elementi che caratterizzano fortemente un marchio rispetto ad un altro e ne costituiscono parte fondamentale della propria immagine verso gli utilizzatori.

Non è un lavoro semplice se condotto senza essere superficiali. Non è un lavoro che possa richiedere improvvisazione. E’ un lavoro che vuole una forte capacità relazionale, la volontà di saper ascoltare gli altri, una elevata conoscenza tecnica dei prodotti, una visione del mercato che sia allargata e senza tabù. Ed è un lavoro che, se fatto bene, richiede grande dispendio di tempo ed energie.

Ridurre il marketing alla semplice massimizzazione del profitto (che poi senza profitto le aziende non possono investire e crescere…!) significa aver capito poco di questa fondamentale attività che, nelle aziende più strutturate, è quella trainante sia il settore tecnico-produttivo che quello commerciale.

E sappiamo tutti molto bene che errate strategie di marketing hanno portato dei colossi del nostro settore dal dominio assoluto del mercato a una quota marginale e insufficiente.

Ignorare cosa succede nel mondo pensando che, come avveniva un tempo, il mercato possa digerire qualsiasi cosa io produca, è un errore strategico che molti, ancora oggi, continuano a fare. E sono proprio quelli che pensano che il marketing sia solo fuffa.marketing (2)

Pensati ad hoc per il noleggio

Aperturadi Marzia Rubinetti

La “rivoluzione verde” di casa Merlo continua in modo serrato e programmato. Non solo nuovi modelli ma aggiornamenti importanti in tema di sicurezza e con un occhio agli utilizzatori meno professionali. Come coloro che si affidano al noleggio. Per farli lavorare tranquilli e protetti

La “rivoluzione verde”, che sta vedendo la Merlo costantemente sugli scudi con il rinnovamento della sua gamma di sollevatori telescopici, investe anche i modelli esistenti con un aggiornamento in termini di motorizzazioni e sistemi di sicurezza.

Se Intermat 2015 si farà ricordare per la medaglia d’oro conferita al Merlo Transversal Stability System nella categoria Engineering & Systems dell’”Intermat Innovation Awards 2015” le novità presentate dal costruttore italiano sono state numerose qualificanti.

Con un occhio attento alle esigenze di tutti gli utilizzatori. Soprattutto a quelli meno professionali che si rivolgono al noleggio per le proprie esigenze e che ora potranno usufruire degli stessi sistemi di sicurezza dei nuovi modelli.

In primis il Merlo CDC (Controllo Dinamico del Carico) che assicura la stabilità longitudinale del sollevatore telescopico.

Non stupisce quindi che, vicino ai nuovi modelli compatti (TF33.7 e TF30.9) e medi (TF34.7, TF35.7 e TF33.9) della rinnovata gamma modulare, si siano visti gli aggiornamenti dei modelli Panoramic con stabilizzatori. Con una particolare attenzione verso il mercato del noleggio in cui semplicità, robustezza, economia di gestione e sicurezza devono essere i presupposti fondamentali per posizionarsi correttamente.

Motori e sicurezza: punti obbligati

FOTO_002I modelli interessati dal lifting tecnologico sono il P38.12, il P38.13, il P38.14 e il P40.17.

Sollevatori caratterizzati da elevate altezze di lavoro che trovano il loro principale palcoscenico nelle costruzioni edili, nella manutenzione industriale, negli impianti di lavorazione inerti, nei lavori pubblici e, più genericamente, nel parco macchine dei noleggiatori.

Le nuove motorizzazioni si attestano su due livelli di potenza.

Entrambi marchiati Deutz, si tratta di un 4 cilindri da 3.300 cm3 da 55 kW (75 CV) conforme allo Stage IIIa e di un 4 cilindri da  da 3.600 cm3 da 74,5 kW (101 CV) conforme allo Stage IIIb.

La scelta va nella direzione di una massima semplificazione e riduzione dei costi di gestione grazie all’assenza sia di DPF (nessuna rigenerazione e nessun costo di manutenzione nel tempo) che di SCR (nessuna gestione di AdBlue). L’ottemperanza alle norme avviene infatti tramite l’impiego della rigenerazione dei gas di scarico con valvola EGR accoppiata a un DOC (Diesel Oxydation Catalyst) che non richiede manutenzione e garantisce costanza di funzionamento nel tempo.

La gamma Plus adotta la motorizzazione con maggiore potenza e la gamma Rental quella meno potente. Una distinzione che ha l’evidente obiettivo di contenere i costi di esercizio.

La catena cinematica prevede l’impiego di una trasmissione idrostatica Merlo con cambio a due velocità e motore di traslazione a cilindrata variabile. Nella versione con potenza da 75 CV offre una coppia superiore del 35% rispetto ai modelli precedenti con una velocità massima che passa da 25 km/h a 35 km/h. Con la motorizzazione superiore si arriva invece a 40 km/h.

sinistraLa scelta di configurare la gamma Rental con la motorizzazione di potenza inferiore va nella direzione del contenimento dei costi di gestione e la semplicità delle macchine è un elemento che gioca a favore di un uso più generico rendendo più intuitivo l’utilizzo agli operatori.

Semplicità non significa, però, minore sicurezza. Anzi.

La scelta del costruttore di dotare tutti i propri sollevatori, anche i modelli più piccoli, meno potenti o meno accessoriati, del sistema Merlo CDC (Controllo Dinamico del Carico) va nella direzione di garantire il massimo livello di sicurezza a prescindere dal valore commerciale della macchina scelta.

Si tratta di una chiara filosofia aziendale, assolutamente condivisibile, che è il primo ed evidente risultato a cascata che deriva dal graduale rinnovamento in chiave modulare di tutta la gamma.

Sia la gamma Plus che la Rental, quindi, sono equipaggiate con il Controllo Dinamico del Carico. Le macchine dedicate ai noleggiatori adottano, per contenere i costi e assicurare un funzionamento semplificato, la versione “light” che ha le stesse funzionalità ma non presenta il display digitale che riporta in tempo reale alcuni dati aggiuntivi che possono essere utili in un impiego professionale specifico come, ad esempio, il valore del carico sollevato in quello specifico istante.

Una combinazione di elementi ideali per il noleggio

FOTO_003L’altro elemento qualificante è il sistema di stabilizzazione brevettato da Merlo.

Fondamentale per la sicurezza attiva dei sollevatori, è composto da un telaio che, tramite cilindri idraulici, permette all’operatore di regolare trasversalmente la propria inclinazione (Tilting) di +/- 10% che diventano +/- 24% in combinazione con gli stabilizzatori.

Ma non solo. L’azione dei cilindri idraulici permette di traslare lateralmente il braccio (Boom Side Shift) con una angolazione di +/- 5° che, nel modello da 17 metri al massimo sbraccio, corrispondono a una escursione di 870 mm delle forche. Si tratta di un sistema che, oltre ad evitare di doversi riposizionare nel caso in cui non si sia valutata correttamente la posizione di sbarco del carico (risparmiando quindi del tempo), comporta l’utilizzo di procedure corrette di lavoro aumentando il livello di sicurezza.

L’azione congiunta del Merlo CDC e della stabilizzazione brevettata portano i livelli di sicurezza dei sollevatori del costruttore italiano al massimo oggi possibile per questo tipo di macchine.

Una combinazione ideale per le macchine da destinare al noleggio e usate da personale sicuramente formato ma, spesso, con una minore confidenza dovuta a un uso estemporaneo.

IL MERLO CDC: UNO STANDARD UNICO
Merlo
Merlo

Il Merlo CDC – Controllo Dinamico del Carico, è il sistema di controllo della stabilità longitudinale che viene oggi installato su tutti i sollevatori telescopici del costruttore di Cuneo. Disponibile in versione Light e Plus, il Merlo CDC controlla in tempo reale il carico sollevato e la sua posizione, la lunghezza di sfilo, la posizione del sollevatore e calcola in modo istantaneo l’indice di stabilità della macchina. Nel momento in cui la posizione del carico si avvicina alla zona limite di sicurezza entra in funzione un allarme acustico che avvisa l’operatore. Se si ignora il segnale di avvertimento e si raggiunge il limite il Merlo CDC impedisce tutti i movimenti che porterebbero il sollevatore a perdere la stabilità. Per contro sono consentiti solo i movimenti che riportano il carico in zona di sicurezza e migliorano l’indice di stabilità. Il sistema, brevettato e premiato all’EIMA 2012 e inserito dalla prestigiosa rivista britannica Farmers Guardian fra le “hot 50”, ossia fra le 50 innovazioni tecniche più importanti della storia dell’agricoltura. La versione Plus è caratterizzata dalla presenza del display digitale che mostra in tempo reale la posizione del carico sul diagramma di sicurezza, fornisce la registrazione delle ultime 20 pesate e indica l’attrezzatura installata grazie al suo riconoscimento automatico. La versione Light opera nello stesso identico modo ma, al posto del display, presenta un indicatore luminoso a led in cui l’avvicinarsi del limite di ribaltamento è indicato con la progressiva accensione di luci verdi/gialle/rosse.

IL MERLO TSS: PROTEGGE L'OPERATORE A 360°

BOX_02_001Premiato all’”Intermat Innovation Awards 2015” con la medaglia d’oro nella categoria Engineering & Systems, il Merlo Transversal Stability System, completamente integrato nel Merlo CDC, rappresenta oggi l’ultimo traguardo nella sicurezza dei sollevatori telescopici sia fissi che rotativi. Coperto da brevetto, il Merlo TSS garantisce la stabilità laterale della macchina andando a verificare in tempo reale se la posizione del baricentro, sulla base di tutti i parametri di posizione del mezzo (inclinazione longitudinale e trasversale, posizione del braccio, valore del carico), è all’interno del triangolo di stabilità. Nel caso in cui ci si avvicini al limite l’operatore viene avvisato con un allarme sonoro e, quando si raggiunge la zona di pericolo la macchina non permette di effettuare ulteriori movimenti se non quelli mirati a raggiungere la condizione di sicurezza. L’operatore è quindi protetto a 360°, condizione del tutto unica nel panorama mondiale dei sollevatori telescopici.

Haulotte  HA20 RTJ: piccola dal cuore grande

Aperturadi Giuditta Asnaghi

La HA20 RTJ di Haulotte Group è ideale per le più diverse applicazioni lavorative fino a 20 m di altezza. Robusta, affidabile, facile e maneggevole da utilizzare, comoda e sicura.

Haulotte Group, leader europeo nella produzione di mezzi per il sollevamento di persone e carichi, lancia la nuova piattaforma articolata da 20 m, modello HA20 RTJ. In linea con il modello HA16 RTJ presentato lo scorso anno, anche la nuova 20 m di casa Haulotte presenta il design rinnovato e gli accorgimenti costruttivi che riflettono l’impegno di Haulotte a fornire macchine semplici, robuste, affidabili e ad alte prestazioni.

La nuova HA20 RTJ è una macchina versatile ideale per diverse applicazioni: dalla classica cantieristica edile agli interventi di recupero, dalla manutenzione all’impiantistica, dal verde professionale alla potatura di alberi, dallo sport all’organizzazione di eventi.

Questo nuovo modello racchiude in sé i 30 anni di esperienza e l’approccio da sempre orientato al cliente di Haulotte Group, che si concretizzano in ottimizzazione della produttività, benefici operativi per il cliente e massima sicurezza per l’operatore.

Peso e prestazioni: un equilibrio perfetto

Foto 1Con un’altezza di lavoro di 20,6 m e sbraccio orizzontale di 12,2 m, la nuova piattaforma articolata Haulotte HA20 RTJ si caratterizza per le eccellenti condizioni di lavoro.

Elevato il livello di produttività: la nuova HA20 RTJ infatti offre la migliore velocità di sollevamento disponibile sul mercato, 48 secondi, caratteristica che si traduce in evidenti benefici in termini di risparmio di tempo e incremento della produttività; come la “sorella minore ” da 16 m, inoltre, anche questo nuovo modello si distingue per l’eccezionale simultaneità dei movimenti.

Altra caratteristica vantaggiosa è la facilità di trasporto: sotto questo punto di vista  le dimensioni compatte e il peso contenuto (meno di 9,5 tonnellate) della nuova piattaforma Haulotte HA20 RTJ sono dei vari vantaggi operativi; l’estrema compattezza in fase di trasporto – la macchina chiusa è alta 1,8 m e lunghezza 6,5 m – permette di razionalizzare i costi di trasporto, e consente di caricare ben 2 macchine su un rimorchio convenzionale.

 

Comfort e facilità di utilizzo

Foto 4Flessibile in fase di sollevamento così come nelle operazioni di guida, la nuova piattaforma articolata Haulotte HA20 RTJ permette uno sfilo “morbido” e movimenti estremamente precisi nella zona di lavoro.

L’ergonomia del quadro di comando in piattaforma facilita la comprensione intuitiva da parte dell’operatore dei principali movimenti della macchina; il joystick è gestibile con una sola mano, permettendo così di appoggiarsi con l’altra alla ringhiera del cestello porta-persone.

Il nuovo vassoio porta oggetti, la cui ergonomia è stata attentamente studiata, permette anche maggiore facilità e flessibilità di impiego: un accessorio ideale per avere gli strumenti giusti sempre a portata di mano.

 

Robustezza, durabilità e facilità di manutenzione

Foto 5Progettata per durare nel tempo, la nuova piattaforma articolata Haulotte HA20 RTJ ha una serie di caratteristiche costruttive che incrementano affidabilità e durabilità: la protezione della scatola di controllo superiore e il vassoio portautensili utilizzano un nuovo materiale di robustezza senza paragoni; il trattamento anticorrosione è applicato su tutti i perni di rotazione e le parti non verniciate, aumentando notevolmente la durata; sistema di gestione del carico completamente protetto; i danni da impatto potenziale sono ora evitati; le cappe rinforzate conferiscono eccellente rigidità.

 

Sicurezza incrementata

Foto 8Per avvisare e proteggere l’operatore dal potenziale rischio di schiacciamento, la piattaforma articolata HA20 RTJ, come possibile per tutte le macchine Haulotte, è equipaggiata con l’esclusivo dispositivo di guardia secondario Haulotte ACTIV’Shield Bar (installato di serie sulla versione PRO, opzionale sui modelli base e O).

Inoltre, la HA20 RTJ è molto sicura da guidare in quanto le macchine possono essere azionate alla massima velocità con il jib alzato, in modo da avere una visibilità ottimale dell’area di lavoro.

 

Manutenzione facile e veloce

Box ManutenzioneLa manutenzione della nuova Haulotte HA20 RTJ è facile e veloce grazie ad una combinazione di caratteristiche. Innanzitutto, la piattaforma è completamente modulare: si tratta di 8 elementi sostituibili in modo indipendente, con una dimensione standard di molti elementi di cofanatura che facilitano le operazioni di riparazione. Importante è anche l’accesso diretto ai componenti chiave della macchina, così come il controllo costante dei livelli di funzionamento (motore, idraulica e componenti elettrici). Altra caratteristica costruttiva che facilita le operazioni di manutenzione è il telaio che sorregge il blocco motore ruotabile all’esterno della sagoma. Infine, lo schermo integrato per la pre-diagnostica e i connettori predisposti per il collegamento con il sistema di monitoraggio Haulotte Diag

Haulotte Diag: diagnostica unica per tutte le macchine

Foto Box 1Haulotte Diag è il nuovo strumento diagnostico unico per tutte le macchine Haulotte, da quelle già in servizio a quelle attualmente in commercio fino a quelle che saranno commercializzate in futuro. Il software di diagnostica Haulotte Diag lavora attraverso una scatola VCI (Vehicle Console Interface) wireless che consente l’accesso remoto alle macchine Haulotte per effettuare interventi tecnici: intervenire su guasti e malfunzionamenti, regolare il funzionamento e in generale effettuare attività di diagnosi per tutte le macchine Haulotte. Haulotte Diag può essere installato su personal computer, laptop o tablet (è compatibile con sistemi operativi  a partire da Windows XP Service Pack 3 e versioni successiva, Windows 7 e Windows 8), oppure in versione app per smartphone e tablet con sistemi operativi iOS e Android. Caratteristiche comuni del software per tutte le macchine Haulotte, comprese quelle già in servizio, sono il fatto di essere un software unico per tutte le macchine, la connessione wireless per tutti i modelli (a esclusione delle piattaforme HA12IP, HA15IP e Star 6) fino a un’altezza di 40 metri, infine la possibilità di interscambiare la scatola VCI wireless su più modelli di macchine. Prerogative di Haulotte Diag per le sole macchine nuove (quelle rilasciate dal costruttore dal 2014 in avanti), oltre quelle già menzionate, sono: disponibilità del software in 6 lingue (e altre sono già in preparazione); i guasti della macchina vengono visualizzati con un testo descrittivo per una migliore comprensione (descrizione completa a video + codice numerico al posto del testo troncato o solo il codice numerico di errore); funzioni avanzate di gestione del guasto: nuove informazioni sulla probabile causa del guasto, le componenti da controllare e la loro posizione, le azioni da intraprendere per risolvere il problema, ecc. funzioni avanzate di manutenzione: dispositivi di servizio sono configurati nella macchina per avvisare sul tipo di manutenzione necessaria. È disponibile inoltre la tracciabilità dei dati dell’ultima manutenzione eseguita sulla macchina; funzioni diagnostiche avanzate: intervento di riparazione assistito per un rapido ritorno in servizio della macchina in caso di malfunzionamento (nessun movimento o movimenti molto lenti); recupero dei parametri operativi degli utenti: numero di ore di lavoro effettuate dalla macchina al giorno; possibilità di salvare/ripristinare i parametri operativi principali; compatibilità con i display touch screen (Windows OS).

ACTIV’Shield Bar: Haulotte innova ancora nella sicurezza

Foto Box 2Con il lancio del sistema “ACTIV’Shield Bar”, per la prevenzione degli infortuni causati da intrappolamento e schiacciamento, Haulotte Group conferma e rilancia il suo impegno sul fronte della sicurezza nei lavori in quota. “ACTIV’Shield Bar” è un innovativo accessorio di prevenzione degli infortuni causati da intrappolamento e schiacciamento delle persone durante l’utilizzo di piattaforme aeree. La letteratura sulla sicurezza sul lavoro definisce due casi in cui si configura il rischio di  intrappolamento: quando l’operatore rimane intrappolato sopra il parapetto mentre sta azionando i comandi della piattaforma; quando l’operatore rimane intrappolato sopra il quadro comandi della piattaforma. In entrambi questi casi, può essere complicato il recupero. Il sistema “ACTIV’Shield Bar” di Haulotte avverte e protegge l’operatore in caso di potenziali situazioni di rischio da intrappolamento ed è dotato di un “safety gap” in grado consentirgli di mettersi in salvo. Con l’allarme attivato, infatti, sono consentiti solo i movimenti di discesa, in modo da permettere all’operatore anche in caso di panico di mettersi in salvo senza peggiorare la situazione. Dopo l’attivazione il sistema può essere facilmente resettato e riattivato dalla cesta, evitando qualsiasi fermo macchina. Il sistema è stato progettato in modo da evitare qualsiasi modifica alla macchina e preservare un facile accesso ai comandi, senza costringere l’operatore a cambiare le proprie abitudini di lavoro. Le piattaforme Haulotte sono conformi alle più recenti normative in tema di sicurezza, sia a quelle Europee (marcatura CE, EN 280) che ai principali standard internazionali (ANSI, CSA, AS ecc.).

30 anni di successi

BOX 3Haulotte Group festeggia quest’anno i 30 anni di attività nel settore del sollevamento. Specialista dei mezzi per l’elevazione di persone e carichi, Haulotte produce e commercializza una gamma di macchine di oltre 60 modelli in grado di soddisfare ogni esigenza operativa. L’offerta Haulotte Group può contare su 6 stabilimenti e una rete di 23 filiali di vendita e assistenza che servono oltre 100 paesi nel mondo. La gamma di piattaforme per il sollevamento di persone comprende 7 famiglie di prodotti: pantografi (elettrici o diesel); articolate (elettriche o diesel); telescopiche; trainabili; autocarrate; verticali; “push around”. La gamma di macchine per il sollevamento di carichi e la cantieristica comprende la speciale terna e la serie di sollevatori telescopici HTL.