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Piccoli compattatori crescono

Atlas Copco LG400 forward and reversible plate application picturedi Monica Noseda

Cresce la cultura della compattazione in Italia e con essa la proposta mirata Atlas Copco in cui spicca la nuova piastra frontemarcia LF60 con serbatoio dell’acqua

Non ci stancheremo mai di dirlo: se vogliamo avere strade decenti è inevitabile trattare le buche con intelligenza, quindi utilizzare asfalto alle corrette temperature e compattare in modo efficace. Due semplici accorgimenti che permetterebbero rattoppi duraturi a tutto vantaggio degli utenti della strada e, a conti fatti, anche degli enti appaltanti: comuni, province e regioni. Tra i principali player della compattazione leggera spicca Atlas Copco, costruttore sempre attento alle esigenze dei mercati in cui opera, in grado di tradurre in prodotti e soluzioni le richieste del cantiere.

Un mercato in crescita

Christian Maggioni
Christian Maggioni

Atlas Copco ritiene che la compattazione leggera sia un mercato su cui puntare. Lo conferma anche Christian Maggioni, Business Line Manager Atlas Copco Construction Tools: “in questi anni i risultati legati al mondo della piccola compattazione sono cresciuti di un buon margine percentuale con una copertura del mercato sempre più ampia. I principali mercati in cui stiamo cercando di espanderci, oltre al classico stradale, sono l’edilizia e la cantieristica. Del resto la macchina da compattazione ha due impieghi: la compattazione di asfalto, il nero, e quella dei terreni, il bianco. Per il primo settore il nostro target è rappresentato dai costruttori di strade, mentre per quanto concerne il bianco stiamo entrando nell’edilizia, un mercato che per Atlas Copco è quasi inedito. In quest’ottica, quest’anno abbiamo firmato accordi commerciali particolarmente interessanti con nuovi partner che ci permettono di farci apprezzare in questo specifico comparto e oggi Atlas Copco può contare su oltre cento distributori in tutta Italia”.

Come sempre una nazione, l’Italia, con due o più velocità in cui l’attenzione alla finitura superficiale e alla corretta compattazione, che va poi a determinare la durata nel tempo dei lavori pubblici, è più presente al centro-nord e sale man mano che si raggiungono le Alpi.

“Quando vai a fare rattoppi o piccoli rifacimenti di porzioni di asfalto – continua Maggioni – eseguire una corretta compattazione dà la possibilità di procrastinare la durata della toppa. Per ovvi motivi la nostra proposta commerciale si declina verso le imprese che eseguono i lavori, ma allo stesso tempo siamo impegnati in una precisa attività formativa rivolta alle società che sovrintendono i bandi di gara, perché il grosso del lavoro da fare è di tipo culturale e si tratta di un lavoro molto più capillare, più lungo, volto a far comprendere determinati messaggi. A lungo termine sono certo che otterremo i risultati sperati, di certo si tratta di un’operazione con tempi piuttosto dilatati”.

Il marchio fa la differenza

Atlas Copco LT6005 rammerAnche nella compattazione leggera Atlas Copco mira a differenziarsi per vari fattori. Continua il manager della divisione Construction Tools: “al primo posto c’è la prestazione che è intrinseca all’idea di sviluppo e innovazione della società. A livello di compattazione, Atlas Copco beneficia dell’esperienza e della qualità che derivano dall’acquisizione di Dynapac e, in sostanza, non ha fatto altro che migliorare qualcosa che era già di eccellente livello. Andando a compattare con una delle nostre piastre ci si rende conto immediatamente di avere una capacità di compattazione ai massimi livelli, con soluzioni ergonomiche, e brevettate, che permettono di abbattere le vibrazioni subite passivamente dall’operatore, la cosiddetta mano bianca”. Da non scordare, inoltre, come sui rulli con operatore a terra Atlas Copco sia tra i pochi costruttori a offrire la possibilità di far vibrare entrambi i rulli, attraverso la medesima tecnologia utilizzata sulle macchine di grandi dimensioni. Inoltre tutti i prodotti Atlas Copco danno elevata affidabilità, grazie a macchine in grado di lavorare continuamente, e per anni, con bassi fabbisogni di manutenzione.

Caratteristiche ideali per l’acquisto ma anche per entrare di diritto nelle flotte noleggio. “A tale proposito – sottolinea Maggioni – la piastra da compattazione è un prodotto che deve esserci in ogni flotta noleggio. I nostri prodotti trovano sbocco a tutti i livelli: dai grandi e medi noleggiatori, fino alle realtà di minori dimensioni. Il tutto in relazione anche alle distanze: attrezzature come questa devono trovarsi dal noleggiatore nell’arco di pochi chilometri. In linea di massima, quindi, le grandi imprese di costruzioni si affideranno ai grandi noleggiatori anche per evidenti condizioni economiche agevolate e un servizio assistenza più avanzato; mentre le imprese più piccole tenderanno a optare per il noleggiatore più vicino. Da parte nostra c’è quindi tutto l’impegno a far capire al piccolo noleggiatore come le nostre piastre siano macchine che non danno mai problemi, permettono di fare sempre bella figura e consentono un buon ritorno dell’investimento”.

La nuova piastra LF60 LA/LAT

TestoLanciata ufficialmente a fine agosto, la LF60 LA/LAT è la new entry nella gamma delle piastre frontemarcia per terreno e asfalto. Per Atlas Copco rappresenta il primo compattatore con piastra per asfalto da 60 kg ad essere dotato di sistema integrato di distribuzione dell’acqua. Un compattatore leggero che garantisce efficienza, prestazioni e qualità. “Questa nuova macchina dotata di serbatoio – riprende Maggioni – deriva da una specifica richiesta del mercato che ho trasferito alla fabbrica. In questo modo andiamo a coprire un tipo di applicazione, in cui non eravamo ancora sufficientemente competitivi. In sostanza ci rivolgiamo alle imprese che operano rattoppi sulle strade, una lavorazione a singhiozzo dove il camioncino sosta ogni centinaio di metri per chiudere il buco e compattare con la piastra. Evidentemente per fare questo tipo di lavoro serve una piastra il più possibile leggera perché viene tirata su e giù dal camion in continuazione e dev’essere, inoltre, una piastra con il serbatoio dell’acqua, per evitare che l’asfalto si incolli alla piastra durante la vibrazione. Il lancio di questa nuova piastra va a raggiungere proprio queste esigenze e promette volumi interessanti”.

Flessibile e maneggevole, permette una maggiore libertà di movimento e di trasporto: è dunque ideale per qualsiasi lavoro di ripristino e manutenzione. Il sistema di distribuzione dell’acqua integrato in questo modello, e già adottato su tutte le macchine di più grandi dimensioni, oltre a far risparmiare tempo per la pulizia della piastra di fondo o delle tubazioni, non lascia segni sull’asfalto; mentre il design e la forma della piastra rendono il compattatore facile da manovrare. Inoltre, grazie alla sua impugnatura antivibrazioni brevettata (vibrazioni mano-braccio: 1,9 m/s2), è facile e comoda da utilizzare.

Al pestello LT6005 l’iF Design Award

The Atlas Copco rammer LT6005Non solo affidabilità e prestazioni, la piccola compattazione Atlas Copco si fa apprezzare anche per l’estetica. Il pestello LT 6005 ha infatti ricevuto il premio internazionale iF Design Award 2015, un riconoscimento che da oltre 60 anni è sinonimo in tutto il mondo di eccellenza nel design. “I nuovi pestelli LT sono frutto della ricerca e della stretta collaborazione tra l’R&D e l’Industrial Design Team – ha commentato Fredrik Hägglund, Technical Development Mgr della linea di attrezzature per la compattazione leggera – individuando le esigenze dei clienti, siamo riusciti a migliorare il bilanciamento della macchina, rendendola estremamente facile da maneggiare”. Una delle più importanti migliorie dei pestelli LT è il design compatto che ne facilita la maneggevolezza. Anche la visibilità operativa è stata migliorata e richiede un’inclinazione laterale ridotta del 50%. Le dimensioni dell’impugnatura sono state inoltre aumentate del 300% per un migliore controllo.

Fassi sponsor di Superbike 2015

testoFassi Gru sarà l’Event Main Sponsor del round francese del Campionato Mondiale ENI FIM Superbike 2015, che si terrà questo fine settimana al Circuit de Nevers Magny-Cours, Francia.

L’azienda, leader a livello mondiale nel settore del sollevamento e delle gru articolate, fa parte della competizione da tre anni in qualità di Official Sponsor.
Fondata ad Albino, comune in provincia di Bergamo, Fassi Gru festeggia quest’anno il cinquantesimo anniversario della produzione della prima gru idraulica per autocarri.

Con il ruolo di Event Main Sponsor del penultimo round della stagione, Fassi Gru si assicurerà ulteriore visibilità in quello che è uno dei suoi mercati di riferimento, ma anche a livello mondiale, grazie all’importante copertura televisiva e mediatica offerta dal Mondiale Superbike.

per web“Cinquant’anni di storia sono una grande soddisfazione, ma anche una grande responsabilità” aggiunge Giovanni Fassi, amministratore delegato dell’omonimo gruppo industriale. “Un’azienda che nel tempo ha mantenuto gli stessi valori delle origini. Qualità, innovazione, coerenza, sicurezza, internazionalità: c’è tutta l’eccellenza di un marchio conosciuto in ogni parte del mondo.”

“Con questi tre anni di partenership a livello internazionale, siamo lieti di vedere come i nostri sponsor riescano ad ottimizzare la loro visibilità nei mercati chiave, scegliendo specifici eventi WorldSBK per aumentare ulteriormente le loro attività di comunicazione e promozione” ha aggiunto Marc Saurina, WSBK Commercial and Marketing Director.

In quello che è uno dei round in calendario più attesi e con la più grande cornice di pubblico, oltre alla presenza di una gru Fassi all’interno del paddock e dei billboard a bordo pista, il logo Fassi Gru apparirà inoltre sul materiale promozionale dell’evento.

Possiamo dire la nostra!

MADE_IN_ITALY (4)Risale l’indice di fiducia dei consumatori e, soprattutto, delle imprese.

Lungi dall’essere fuori dalla crisi è comunque un segnale positivo che, nonostante i numeri, è purtroppo passato quasi inosservato.

Nessun grande titolo sui quotidiani, ormai abituati ad essere sciacalli in cerca di sangue e disgrazie, nessun commento ufficiale.

Ho solo sentito qualche commento in cui, per fortuna, qualcuno si ricordava di ribadire che, nonostante la crisi, l’Italia rimane comunque la seconda potenza industriale europea con diversi primati in molteplici categorie merceologiche.

Ed è proprio questa grande capacità produttiva del “made in Italy” che ci permette ancora di rimanere a galla senza sprofondare nell’abisso.

MADE_IN_ITALY (2)Nel settore della meccanica siamo leader insieme alla Germania e, nel mondo, in buona compagnia con Giappone e Corea del Sud. Tutti gli altri, Stati Uniti in testa, ci inseguono anche e soprattutto per valore aggiunto.

Un onore per il nostro paese che dimostra di avere capacità tecniche e imprenditoriali di alto profilo.

L’ho detto e ribadito ben più di una volta: possiamo dire la nostra in ogni settore produttivo e le problematiche interne del nostro paese sono l’unico freno a una capacità innovativa che non ha pari nel mondo produttivo e industriale mondiale.

I problemi sono tutti interni. E lo sanno bene coloro che lavorano con il mercato nazionale. Non si riesce ancora oggi a trovare la strada per uscire dalle difficoltà.

E pensare che basterebbe davvero poco. Lo sanno bene le nostre imprese che lavorano con l’estero: talmente abituate a dover camminare nel fango in casa propria che, non appena le strade diventano pulite a casa altrui, battono la concorrenza senza particolari sforzi.

Possiamo dire la nostra.

Anche e soprattutto nel settore delle macchine agricole e industriali dove non solo abbiamo costruttori di alto livello che esportano in tutto il mondo ma, cosa ancora più importante, c’è un tessuto di aziende che operano nella componentistica meccanica e idraulica che farebbe invidia a qualsiasi altro paese.

MADE_IN_ITALY (3)Possiamo dire la nostra influendo maggiormente negli organismi normativi europei dove, lo so per certo, sono i costruttori stessi di macchine che fino ad ora hanno difeso gli interessi nazionali (ma non dovrebbero farlo i governi?) a fronte di proposte normative miopi.

Svolgendo il compito che, teoricamente, dovrebbe essere demandato a funzionari pubblici che, nella maggioranza dei casi, non hanno la minima idea di cosa si stia parlando.

Possiamo, e dobbiamo, dire la nostra.

Ne abbiamo sia le competenze che il dovere morale. Soprattutto dopo il crollo di alcuni miti produttivi che hanno fatto capire al mondo di non essere poi così differenti da tutti gli altri.

Usare oggi una macchina movimento terra significa usare tecnologia italiana. Collocata sotto i cofani di tutti i competitor presenti sul mercato. E soprattutto quelli stranieri.

Se tutti noi fossimo abituati a guardare con attenzione sotto i cofani della macchina che usiamo tutti i giorni ci renderemmo conto di quanto valore aggiunto viene fornito dal nostro paese.

Cerchiamo di esserne orgogliosi. Solo in questo modo possiamo avere quello slancio che ci permetterà di superare questo momento difficile per l’Italia e per tutti noi.

E buon lavoro a tutti!MADE_IN_ITALY (1)

Nuovi prodotti per GSR

per webLa GSR di Rimini esce da un periodo particolarmente intenso, sia dal punto di vista progettuale che produttivo, che non le darà modo di essere presente all’appuntamento del GIS (Giornate Italiane del Sollevamento) che si svolgerà a Piacenza l’1/3 ottobre. Proprio in questi giorni, infatti, sta lanciando sul mercato un nuovo prodotto: la piattaforma B200PX allestita su Nissan Cabstar, Renault Maxity e MB Sprinter Euro 6. Presentata in anteprima mondiale ai Platformer Days di Hohenroda, con il partner locale Rothlehner, ha raccolto un immediato consenso ed è partita per un tour promozionale, accompagnata dalla B230T.

testoA breve, la nuova B200PX si presenterà anche al mercato italiano, dove l’azienda riminese è sicura che verrà particolarmente apprezzata grazie alla maggiore compattezza e potenza – che non inficia la tradizionale rigidezza e solidità delle macchine GSR – e la semplicità di utilizzo, tanto nelle fasi di manovra che posizionamento.

Gli ingombri contenuti – la stabilizzazione è in sagoma – i 300 kg in cesta in tutte le posizioni dell’area di lavoro, i sistemi di sicurezza tra i più evoluti, la guida bilanciata su strada come una normale autovettura e l’intuitività immediata dei comandi, ne fanno un mezzo ideale per il noleggio a freddo. Segno preciso di una politica aziendale che mira alla realizzazione di modelli fruibili da uno spettro di utilizzatori sempre più ampio ed eterogeneo.

 

Dati tecnici

sinistraAltezza di lavoro 20m

Sbraccio max 8,7

Portata 300 kg

Rotazione torretta 450°

Rotazione cestello 70+70

PTT min (to) 3,5

 

 

Con Caromax 1800 carotaggi eccellenti

 

per webSoluzioni all’avanguardia, massima sicurezza e incomparabile efficienza. Sono queste le richieste del mercato di oggi in campo edile, per realizzare lavorazioni sempre più precise.

Maxima spa punta su Caromax 1800, il carotatore a secco più performante della sua categoria. Efficienza, velocità, affidabilità e prestazioni massime in un unico macchinario che combina 1800 Watt di potenza e micro-vibrazione. Il più venduto della sua categoria, è un punto di riferimento per i professionisti del settore.

Grande versatilità, sicurezza e durata, garantite dalla doppia frizione meccanica ed elettronica, sono le caratteristiche uniche di Caromax 1800. Dotato del sistema Aspiramax, esclusivo kit per l’aspirazione delle polveri che consente ordine e pulizia durante i carotaggi, il carotatore è adatto a ogni situazione lavorativa, in ambito sia edile sia idraulico, come l’installazione di impianti di condizionamento d’aria, e capace di perforare il cemento armato grazie ai foretti diamantati.

Eccellente tanto durante la costruzione di nuovi edifici, quanto per ristrutturazioni e operazioni di consolidamento strutturale, il Caromax 1800 è la soluzione ideale, veloce e sicura, per perforazioni nel cemento armato, che necessitano di estrema precisione, come preparare e praticare fori di passaggio per gli impianti attraverso muri e pareti, fori per tiranti e sedi di tasselli chimici o meccanici.

Leica Geosystems sceglie Case

 

per webLe macchine Case Construction Equipment sono state scelte dal team R&D Leica Geosystems per testare i sistemi di controllo macchine. Sono quattro mezzi: un dozer Case 1650M XLT, un escavatore cingolato CX210C, un grader 836C AWD e una pala gommata 621F, noleggiati per un anno. Alla fine dell’anno le macchine verranno sostituite con nuove unità e il leasing verrà rinnovato.

sinistraSten Kristensen, Director of Product Management di Leica Geosystems spiega: “Le soluzioni di controllo macchine di Leica Geosystems offrono ai nostri clienti una tecnologia all’avanguardia che si basa su un programma di ricerca e sviluppo interno. Parte fondamentale del programma sono i test e le verifiche sulle macchine movimento terra. Abbiamo scelto di utilizzare le macchine Case nel nostro principale centro collaudi in Danimarca per la tecnologia sofisticata e l’affidabilità per cui Case è conosciuta. Con la gamma di macchine Case a nostra disposizione possiamo effettuare test e acquisire un’esperienza preziosa per tutte le nostre principali soluzioni di controllo macchine.”

TestoI quattro mezzi sono stati consegnati al Centro R&D di Leica Geosystems di Odense, in Danimarca, dove verranno utilizzati in una serie di applicazioni con soluzioni di controllo macchine 2D e 3D. I mezzi verranno anche impiegati per le attività di formazione con i clienti di Leica Geosystems di tutto il mondo.

Questa collaborazione si inserisce nel quadro della partnership di lungo periodo con Leica Geosystems, che condivide la nostra visione di offrire le migliori macchine con tecnologia all’avanguardia per ottimizzare l’efficienza e il ritorno sugli investimenti dei nostri clienti,” conclude Mohamed Abd El Salam, Global Product Marketing Manager for Precision Solutions & Telematics.

Armofer: demolire in città

per webArmofer ha completato la demolizione dell’edificio multipiano lungo viale Boezio a Milano, operando con mezzi di grande potenza anche a filo strada, a pochi metri da auto e binari di tram in esercizio. In campo un escavatore a braccio lungo da 120 ton di peso e una squadra di tecnici professionisti degli interventi in ambiente sensibile

Il cantiere di cui raccontiamo è ubicato in zona residenziale della citta, nell’area dell’ex Fiera Campionaria milanese. Armofer è intervenuta su incarico di Sviluppo Residenziale Italia, la Società che per BNP Paribas si occupa dello sviluppo di iniziative immobiliari a Milano e  Roma.

TestoI tecnici Armofer hanno progettato l’intervento con l’impiego di mezzi meccanici, forti della competenza, della professionalità e dell’esperienza dell’azienda pavese nell’utilizzo dei mezzi speciali da demolizione (configurazione ultra high demolition) anche in contesti altamente sensibili.

 

Gli interventi di demolizione sono stati progettati fino al dettaglio esecutivo prima dell’intervento sul campo, tenendo conto degli altri interventi necessari nell’area e delle esigenze del Committente (scavi, realizzazione di pali e tiranti, necessità di trasporto e movimentazione, tempistiche di cantiere).

sinistraLa demolizione è iniziata dal cortile centrale, lungo viale Boezio impiegando un escavatore radiocomandato a distanza, classe 300 q, per ricavare lo spazio nel quale posizionare l’escavatore principale che ha eseguito la demolizione primaria.

La macchina, con l’operatore in sicurezza, a distanza, ha eseguito la demolizione del piano terreno e del sottostante piano interrato.

Per la demolizione totale dell’edificio multipiano (sono 8 piani fuori terra) in c.a. Armofer ha scelto la tecnica di demolizione con mezzi meccanici, escavatori cingolati a braccio lungo (ultra high demolition). Per la scelta del mezzo primario, la direzione tecnica di Andrea Cinerari ha privilegiato il Liebherr 974, macchina da 120 ton di peso operativo completamente allestita per demolizione e possibilità di braccio demolition fino a 42 m di altezza.

Per la demolizione del corpo centrale il mezzo è stato allestito con braccio retrofit e pinza per calcestruzzo da 14 ton.

Ulteriori due macchine, adibite a demolizione secondaria ed equipaggiate con frantumatore oleodinanico a rotazione continua, hanno proceduto alla riduzione volumetrica e deferrizzazione delle macerie.

Nuova sede europea per Hyundai

HyundaiHyundai Heavy Industries Europe (HHIE), leader ampiamente riconosciuto nel mercato europeo delle macchine movimento terra e dei carrelli  elevatori, ha inaugurato  una nuova sede  a Tessenderlo, Belgio.

Il nuovo complesso comprende un edificio per uffici di tre piani di 5.400 metri quadrati, un magazzino di 13.000 metri quadrati, un centro di formazione europeo, una sala eventi e uno showroom. Il completamento dei lavori è previsto per la fine del 2016 con un investimento pari ai 30 milioni di euro. Infrabo, nota società belga di architettura e design con una vasta esperienza nel settore del commercio interaziendale, ha progettato il nuovo edificio.

sinistraS.G. Rhee, direttore generale della Construction Equipment Division di Hyundai Heavy Industries (HHI), insieme a J.C. Jung, amministratore delegato di Hyundai Heavy Industries Europe (HHIE), hanno accolto ospiti VIP del governo belga, rappresentanti della comunità locale, nonché la stampa nazionale e internazionale. S.G. Rhee ha dichiarato: “Siamo molto felici di intraprendere i lavori di costruzione. Inoltre, apprezziamo il sostegno della comunità per il nostro impegno e ci auguriamo di creare un edificio all’avanguardia. Il consistente investimento in questa regione per far crescere la struttura serve ad aumentare il nostro successo in Europa”.

“La nuova struttura rappresenta un eccellente passo in avanti per la nostra sede in Europa. Sulla superficie di 81.000 metri quadrati possiamo raddoppiare il nostro assortimento ricambi, accogliere i nostri clienti e intensificare la formazione tecnica e commerciale della nostra rete di concessionari. I locali sono situati lungo l’autostrada E313 che offre un’ottima accessibilità. Tutto ciò dimostra che HHIE è un’azienda dinamica e in crescita. Questo investimento creerà più occupazione nella regione”, ha aggiunto J.C. Jung.

 

Sfide: incoronazione alla Romana Diesel

aperturaE’ il campionato del mondo dei 45.000 autisti TNT. Ogni anno si sfidano nel “Drive Me Challenge”, la competizione che premia non il driver più veloce, ma quello che ha saputo dimostrare la migliore attitudine ad una guida sicura ed ecologica.
Giunto alla nona edizione, il Drive Me Challenge mondiale quest’anno si terrà in Italia sulla pista di Balocco il prossimo 9 ottobre.
In attesa della grande sfida planetaria, si è tenuta presso la sede di Romana Diesel – storico concessionario Iveco – la finale del Drive Me Challenge italiano, organizzata in collaborazione con Iveco, main sponsor dell’evento, che ha fornito i 5 Daily su cui hanno gareggiato i piloti, e con HRX, società specializzata nell’organizzazione di eventi legata alla sicurezza dell’autoveicolo, in special modo del mondo dei veicoli industriali.
Dopo la prima tappa del “Drive Me”, tenutasi a luglio presso il concessionario Tentori Veicoli Industriali di Lecco, che aveva visto impegnati i driver TNT del centro-nord, ecco dunque la seconda e decisiva prova.
I migliori 40 driver del centro-sud Italia – selezionati sulla base dei “livelli di servizio” che indicano le loro performance – si sono sfidati in cinque prove, di cui quattro dinamiche, come il parcheggio e lo slalom in retromarcia, la capacità nell’ottimizzazione carico, il trasporto di merci delicate, e una teorica: le prove hanno valutato complessivamente l’abilità e lo stile di guida, la conoscenza delle regole del codice della strada e la capacità di gestire situazioni “limite” in tema di merce fragile.

Da sinistra Serghei Constantinov e Michele Carmellino
Da sinistra Serghei Constantinov e
Michele Carmellino

Al termine della giornata è stato individuato il vincitore, Michele Carmellino del partner TNT CO.RE.PA SOC. COOP. A.R.L. attivo a Foggia, che si è confrontato in uno spettacolare “one to one” con il migliore driver della prova di Lecco.
Al termine della gara si è imposto il “nordico” Serghei Constantinov, driver del partner TNT V.L. Express attivo a Venezia, che ha superato di pochissimo Michele, grazie all’abilità nella “frenata modulata” parallela, una sorta di “chicken game” in cui vinceva chi fermava il suo mezzo il più vicino possibile ai “coni” di delimitazione. I driver hanno dovuto ripetere la prova ben tre volte perché, incredibilmente, riuscivano ad arrestare i loro “Daily” esattamente alla stessa distanza dai coni. Alla fine, la freddezza di Serghei ha avuto la meglio sull’avversario, e – per un centimetro – si è guadagnato il diritto di rappresentare tutti i 2750 driver italiani a Balocco, dove sfiderà i rappresentati di altre dieci nazioni nella finale mondiale del 9 ottobre.
Il Drive Me Challenge quest’anno laureerà tre Campioni del Mondo in altrettante categorie: oltre al miglior driver di veicoli leggeri, si assegnerà infatti anche il titolo di miglior driver dei mezzi pesanti e di miglior “carrellista”, con altrettante prove dedicate sempre nel contesto della pista di Balocco.

Motori puliti?

DIESEL (3)C’è poco da fare…alla fine è emersa una situazione chiara: tutti quelli che “si intendono di motori” lo mettevano in evidenza da sempre nelle loro conversazioni.

La questione che ha coinvolto da vicino la prima casa automobilistica tedesca ha avuto una eco mondiale a cui non è possibile rimanere sordi e che, volente o nolente, avrà ripercussioni anche nel mondo dei motori Diesel per applicazioni industriali.

La semplice equazione che vede da un lato i consumi e dall’altro le emissioni in atmosfera non potrà lasciare dubbi a nessuno dopo quanto effettivamente verificato nel mondo automobilistico.DIESEL (2)

Non è un caso se, proprio nel mondo dei motori industriali, la limitazione dei fattori inquinanti segue fasce di potenza che derivano sia dalla diffusione sul mercato, sia dall’effettivo impatto che le emissioni potrebbero avere.

In poche parole è stato applicato il sano buon senso per cui è meglio un motore che inquini meno e che sia di uno step inferiore rispetto a un altro con alti consumi (e quindi con maggiori emissioni in valore assoluto) ma che sia conforme all’ultima normativa in materia.

Il problema sussiste quando, a mio avviso, si confrontano motori che stazionano nella identica fascia di potenza e che, per contro, hanno consumi nettamente diversi gli uni dagli altri. Esattamente come successo nel caso delle auto tedesche che sono al centro dell’attenzione mediatica di questi giorni.

Ho letto nei social anche molti commenti stizziti dei possessori di queste auto alle bonarie prese in giro da parte dei propri amici.

DIESEL (6)Le persone più intelligenti hanno reagito con grande senso dell’umorismo e con quella sana autoironia che li contraddistingue. Altri si sono scatenati in veri e propri panegirici a difesa della casa automobilistica interessata.

Di fatto, questi ultimi, avrebbero dovuto prendersela con il costruttore e non con i loro amici…perché in definitiva i truffati sono loro…e il truffatore è il costruttore stesso…non il loro amico del cuore. Ma si tratta di una sottigliezza che alcuni probabilmente non sanno cogliere.

Di fatto ci troviamo però oggi con macchine movimento terra che si pongono sul mercato con dei motori che sono sicuramente conformi rispetto ai valori limite delle emissioni. Queste ultime sono infatti misurate con dei parametri che valutano le quantità per volume di gas emesso…la sostanza è che non tutti i motori emettono la stessa quantità di gas.

DIESEL (4)Ovvio che le macchine che hanno un consumo superiore emettono più gas di quelle con un consumo inferiore.

E oggi le tecnologie che permettono ai motori di avere una resa ottimale sono veramente poche. E il campo lo ha dimostrato ben più di una volta e in settori industriali diversi dal movimento terra.

Nel recente passato avevo scritto una serie di articoli in cui, partendo dalla nascita del motore Diesel, mettevo in evidenza le tecnologie attuali per ridurre la presenza sia degli ossidi di azoto che del particolato.

GERMANY - CIRCA 1958: a stamp printed in the Germany shows Rudolf Diesel, Inventor, Centenary of the Birth, circa 1958
GERMANY – CIRCA 1958: a stamp printed in the Germany shows Rudolf Diesel, Inventor, Centenary of the Birth, circa 1958

A seconda delle fasce di potenza e degli utilizzi può convenire l’impiego sia dell’EGR con DPF, sia dell’SCR con DOC. Alcuni si sono complicati la vita (e l’hanno complicata ai loro clienti!) con l’EGR, il DPF e infine anche l’SCR leggero….perché ridurre gli ossidi di azoto solo con l’EGR non è così semplice…

Nel concreto i motori di grande potenza che usano l’SCR (ossia l’impiego dell’AdBlue) sono quelli che si stanno rivelando energeticamente più efficienti (ossia consumano veramente poco) usando una tecnologia semplice e affidabile per ridurre ossidi e particolato.

Qualche domanda, a mio parere, occorre oggettivamente farsela quando, a parità di macchina e di livelli di produttività, si riscontrano notevoli differenze di consumi.

A qualche costruttore del movimento terra fischieranno le orecchie?….chi lo sa….lo scopriremo con il tempo.DIESEL (5)