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Caterpillar acquisisce Marble Robot, Inc.

Caterpillar Inc. ha annunciato di aver acquisito  gli asset strategici e il personale della Marble Robot Inc. società basata a San Francisco (California), che fornisce soluzioni di robotica e guida autonoma.

L’acquisizione rientra nell’obiettivo di Caterpillar di entrare alla grande nel settore dell’automazione per rivoluzionare il mercato futuro delle macchine da costruzione,miniera, cava e movimentazione industriale, fornendogli tecnologie avanzate attraverso la competenza di team dedicati esperti in robotica che doteranno di soluzioni intelligenti, sicure, produttive ed economiche le macchine della prossima generazione.

Il commento

Siamo davvero felici di unire la nostre forze alla squadra di Caterpillar che si occuperà di automazione“, ha affermato Kevin Peterson, già CEO di Marble e ora responsabile tecnico per l’automazione in Cat.  “Per certi versi questa acquisizione per me completa un ciclo. Ho avuto il privilegio di lavoarre con Caterpillar all’inizio della mia carriera a Carnegie Mellon, dove Cat ha promosso lo sviluppo della prime generazione di software per la guida autonoma. Ora, con l’acquisizione del team Marble, guideremo insieme il percorso verso nuove soluzioni di tecnologia avanzata in varie applicazioni, dalle costruzioni al mining. dalle cave al riciclo e movimentazione industriale“.

Caterpillar è molto ben posizionata nello sviluppo di tecnologie innovative e di connettività e può ovviamente integrare la propria esperienza pregressa con quella di Marble Robot, ottimizzando le rispettive risorse, continuando  a investire in tecnologie emergenti .

I nostri clienti hanno bisogno delle migliori soluzioni per rendere produttivi i loro cantieri, abbassare i costi operativi e ottenere una maggiore efficienza“, ha aggiunto Karl Weiss, Chief Technology Officer di Caterpillar. “E in questa direzione andranno i nostri futuri  investimenti in automazione,  robotica, remote control e guida autonoma

In Francia si riparte con Suite Rapide

Ripartenza a pieno ritmo per i cantieri “Suite Rapide” francesi di GCF dopo il lockdown. Da qualche giorno tutti gli operai e gli addetti impegnati sui Lotti 2 e 3 assegnati a Transalp Renouvellement – raggruppamento di cui è capofila la Generale Costruzioni Ferroviarie – sono tornati sui binari, ognuno abbinando lo svolgimento delle proprie mansioni tecniche con le nuove prassi messe a punto per garantire la tutela della salute.

“A tutti gli operai – spiega dalla Direzione francese Sabino Carbonesono state impartire rigorose istruzioni per affrontare in sicurezza l’emergenza Covid-19. Ognuno, appena arrivato in cantiere, ha ricevuto un kit sanitario con mascherine chirurgiche, gel idroalcolico, visiere per le lavorazioni che per i prossimi mesi costituiranno parte integrante dei consueti DPI. I conduttori e i responsabili dei treni e delle macchine hanno ricevuto detergenti appositi e indicazioni su come sanificare gli spazi loro affidati”.

Scrupoloso e meticoloso il lavoro di preparazione per la “safety” in cantiere. Ogni addetto, a seconda del ruolo e delle mansioni svolte, ha ricevuto non appena raggiunto il cantiere una sorta di scheda sanitaria che, in considerazione della particolare tipologia di incarico lavorativo assegnatogli, illustra le misure di prevenzione generali e specifiche messe a punto dall’équipe di responsabili per la salute. Un prontuario di indicazioni, consigli e prescrizioni da applicare con metodico rigore e responsabilità per scongiurare l’eventualità di contagio e salvaguardare la salute propria e dei colleghi che va a sommarsi alle pratiche ordinarie di sicurezza in essere normalmente nei cantieri ferroviari.

“È uno sforzo davvero considerevole – continua Sabino Carbonedi attenzione e responsabilità che chiediamo a tutti. Peraltro non soltanto in cantiere ma anche oltre l’orario di lavoro. Molti operai sono qui in trasferta dall’Italia, alloggiano in hotel in camere singole dove vengono serviti i pasti e dove soggiorneranno senza poter prevedere il consueto rientro a fine settimana, per lo meno fintantoché non riprenderanno le attività degli aeroporti”.

I programmi dei due Lotti Suite Rapide

Nel primo cantiere, del Lotto 3, i lavori erano stati sospesi quando ormai si era arrivati ad un passo dall’ultimare il rinnovamento previsto lungo la linea 800 000 Givors – Grézan nella tratta da La Voulte a Pont St Esprit: circa 68 km di linea a doppio binario. Nei prossimi giorni sia il Treno di rinnovamento P95 di Transalp, sia la risanatrice C75 di GCF potranno finalmente concludere i lavori e spostarsi a Rennes per avviare, a metà giugno, il rinnovamento della linea 441.000, tratta Rennes – Dinge.

Per quanto riguarda il Lotto 2, invece, da pochi giorni ha potuto finalmente essere messa in lavorazione nell’ Île-de-France la linea 746 000, nella tratta compresa tra Corbeil-Lessonnes e Melun: circa 46 chilometri di ferrovia elettrificata a 1500V e a doppio binario. I lavori, di notte, nelle previsioni avrebbero dovuto durare fino al 18 luglio. Il convoglio Suite Rapide ora rimesse in opera la nuova risanatrice C75-2C di Transalp ed il nuovo treno P95 di GCF attraverserà il territorio di 8 comuni, incontrando 9 stazioni e numerosi passaggi a livello. Circa 500 gli addetti che si avvicenderanno sul cantiere. Nel complesso saranno movimentati 82.000 tonnellate di ballast, 77.330 traversine in calcestruzzo e 92 km di rotaia.

GCF  per il cablaggio in fibra ottica

Oltre 25.000 unità abitative raggiunte entro fine anno dalla rete in fibra ottica. È l’obiettivo dei cantieri che GCF ha avviato o ha calendarizzato per un’imminente apertura in una trentina di centri periferici per la maggior parte del bellunese e del vicentino. Piccoli centri e borghi nei quali il superamento del digital divide è condizione impellente per guardare al futuro. Ora più che mai.

Con il consorzio SAI scarl, costituito con Sirti, GCF è entrata nel mercato della banda utralarga da un paio d’anni, appaltando da Open Fiber progetti previsti dal Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) nel Piano di cablaggio del territorio nazionale in tecnologia FTTH (Fiber to the Home).

Due le macro-aree tipologiche previste dal Piano: i cluster A&B, comprendenti città ad alta densità abitativa, e i cluster C&D, insediamenti situati in zone periferiche (aree “a fallimento di mercato”, secondo la definizione dello stesso MISE) nei quali la dotazione di un’infrastruttura di rete a banda ultralarga è considerata strategica per uscire da condizioni di penalizzazione per lo sviluppo.

Mentre si stanno concludendo i collaudi delle reti cablate negli scorsi mesi da GCF a Salerno, Modena, Varese, Busto Arsizio e Ancona Nord e, contemporaneamente si stanno avviando cantieri in altri due cluster A&B (Cesena e Thiene), l’impegno più consistente della Divisione Fibra Ottica di GCF è concentrato ora sui lavori avviati o di imminente avvio in cluster a bassa densità di popolazione che per lo più sorgono nel territorio di Belluno nel vicentino oltre che nel varesotto.

Il cablaggio della fibra ottica

“Cablare questi centri – spiega  Fabrizio Carnevali, dirigente GCF comporterà effettuare 30-35 chilometri di scavo e posare all’incirca 250 chilometri di fibra. Fin dalla fase progettuale il criterio principe è di puntare a minimizzare al massimo l’impatto dei lavori. Pertanto, laddove possibile, si tende a sfruttare le infrastrutture esistenti, come linee e cavidotti dell’illuminazione pubblica che sono di proprietà dei singoli Comuni. In alternativa, quando non sia possibile sfruttare vie già esistenti, ricorriamo a tecniche di scavo che, a differenza dello scavo tradizionale, hanno un basso impatto ambientale, acustico, ed economico”.

Oltre alle mini-trincee larghe soltanto 10 cm – dunque, a ridotti costi di ripristino – e ricavate con macchine fresatrici in grado di aspirare i materiali di scarto, riducendo polveri e disagi per i cittadini, la tecnica privilegiata, la “no dig” prevede la perforazione del suolo a circa 2/3 metri di profondità con l’impiego di trivelle teleguidate capaci di scavare, a partire da un pozzetto di lancio, tunnel orizzontali per tratti da 100 a 200 mt: un sistema “invisibile” in superficie, che non richiede opere di ripristino e che ha un impatto acustico contenuto.

Continua Fabrizio Carnevali: “Queste due tecniche a basso impatto ad oggi hanno coperto circa l’80% dei tracciati di scavo, minimizzando non di poco l’impatto dei lavori di cablaggio per le persone. Un aspetto non secondario, se si pensa che riguarda le 31.000 Unità Immobiliari collegate con quasi 500 km di fibra ottica posata in 126.000 metri di cavidotti”.

Con questa nuova fase di intervento nei cluster periferici, oltre 25.000 famiglie potranno fruire entro fine anno della banda ultralarga. Un passo importante per il futuro di aree in cui lo sviluppo non può prescindere dal superamento dell’isolamento e del digital divide.

 

Genie sempre all’altezza (senza Apex)

Prima dell’annuncio che le fiere APEX e IRE di Maastricht, nei Paesi Bassi, sarebbero state rinviate a giugno 2021, Genie aveva programmato di utilizzare la fiera per presentare la sua gamma unica di tre linee di prodotti complementari, ma distinte, per i clienti in Europa, Medio Oriente, Africa e Russia (EMEAR) – la serie Genie ® XC™, la serie Genie FE e la nuova serie Genie J – adatte a specifiche esigenze di cantiere e applicazioni.

Anche se quest’anno non abbiamo potuto essere insieme di persona all’APEX 2020“, afferma Jacco de Kluijver, Vice Presidente Vendite e Marketing Genie EMEAR, Terex AWP, “volevamo portare un po’ della fiera ai nostri clienti. Siamo entusiasti di condividere le nostre ultime novità sui prodotti, oltre ad offrire un’idea di come la nostra strategia di prodotto sia ciò che i nostri clienti cercano per crescere ed espandere la loro attività“.

Secondo de Kluijver, ogni cantiere ha le sue sfide e le sue esigenze specifiche, il che significa che non può esistere un approccio “unico” quando si tratta di piattaforme mobili elevabili (PLE), tra cui le piattaforme a braccio, a forbice e le piattaforme verticali a colonna.

Una PLE per ogni lavoro

Nella nostra esperienza in Genie, c’è una PLE per ogni lavoro“, afferma de Kluijver. “Dando ascolto a quel che i nostri clienti del noleggio vogliono in termini di offerta di macchine e prendendoci il tempo necessario per capire quali sono le possibili soluzioni per le esigenze degli utenti finali in termini di macchinari, sapevamo che la famiglia Genie di piattaforme a braccio non poteva essere composta da un’unica soluzione di prodotto, ma piuttosto avevamo bisogno di espandere la nostra strategia di prodotto PLE per avere una gamma di soluzioni di piattaforme a braccio diversificate.”

Questa completa strategia per le piattaforme a braccio è in fase di sviluppo da oltre cinque anni, appositamente elaborata, progettata e prodotta per adattarsi alle esigenze specifiche del cantiere e alle necessità applicative “, continua de Kluijver. “E oggi, queste innovative soluzioni di piattaforme a braccio consentono alle società di noleggio di aiutare i loro clienti ad abbinare la giusta piattaforma a braccio alla giusta applicazione.”

Gamma Genie J: lavorare in quota

Di dimensioni adeguate per completare applicazioni di lavoro in quota, come le attività generali di costruzione, manutenzione, ispezione e verniciatura, le nuove piattaforme a braccio telescopico Genie® S®-60 J e Genie S-80 J offrono le prestazioni indispensabili di cui gli operatori hanno bisogno per svolgere il lavoro in quota.

Utilizzando un braccio con jib, questi modelli consentono agli operatori di arrivare dove è necessario – nella parte superiore dell’area di lavoro. Sono dotati di serie di quattro ruote motrici e di assali oscillanti attivi, che forniscono agli operatori effettive prestazioni su terreni fuoristrada. E il sistema oscillante rimane attivo anche durante la traslazione da elevata garantendo il corretto contatto delle ruote con il terreno.

 Gamma Genie Xtra Capacity™ (XC)

Con modelli telescopici e articolati disponibili, la linea Genie Xtra Capacity™ (XC™) (nella foto d’apertura), combina i vantaggi di un design a doppia area e garantisce una capacità in piattaforma senza limitazioni di 300 kg e con limitazioni di 454 kg per lavorare in un’ampia gamma di applicazioni che richiedono capacità di sollevamento del carico superiori. Questi modelli sono adatti per lavori pesanti, come l’edilizia commerciale, strutturale, elettrica e idraulica, così come per applicazioni speciali.

Gamma Genie FE ibrida

Eliminando la necessità per i clienti di gestire due flotte di macchine separate – una per l’uso al chiuso e una per l’uso all’aperto – le piattaforme ibride a braccio articolato Genie® Z®-45 FE e Z-60 FE rispondono alla crescente domanda mondiale di soluzioni per il sollevamento aereo “verdi” versatili ed economiche. Con due modalità di funzionamento, tutto elettrico o ibrido, questi modelli offrono una soluzione “2 in 1” versatile, sostenibile e performante, adatta ad applicazioni sia al chiuso che all’aperto, senza sacrificare le prestazioni su terreni fuoristrada. Per rispettare i requisiti specifici di bassa rumorosità o basse emissioni in cantieri sensibili, il modello Genie FE vanta un funzionamento a zero rumore per l’uso in ambienti urbani o notturni, così come un funzionamento a zero emissioni per l’uso in applicazioni al chiuso e con limiti di emissioni in ambienti all’aperto.

L’efficienza è la chiave alla guida del ritorno sull’investimento per le società di noleggio, così come la produttività per gli utenti finali,” conclude de Kluijver. “E a livello globale, è sempre più importante per i produttori di PLE come Genie offrire il giusto mix di macchinari specializzati, come le piattaforme a braccio, per rispondere all’esigenza del mercato EMEAR di PLE in grado di svolgere specifici compiti fornendo alle società di noleggio l’opportunità di aumentare il loro ritorno sul capitale investito (rROIC) inserendo nelle loro flotte una linea interamente Genie. Tenendo a mente tutte queste cose, con queste tre distinte proposte, ora c’è una soluzione di piattaforma a braccio Genie su misura per soddisfare ogni esigenza in cantiere “.

 

Il cantiere Wacker è a emissioni zero

Per un cantiere notturno nella zona pedonale di Copenaghen, alla fine del 2019 erano necessarie macchine e attrezzature per l’edilizia particolarmente silenziose. Durante la posa di nuovi cavi, è stata utilizzata quasi l’intera famiglia di macchinari a emissioni zero di Wacker Neuson: dal costipatore a batteria alle pale gommate elettriche fino al miniescavatore EZ17e.

Nessun compromesso nonostante la modalità operativa priva di emissioni: questo è ciò che promettono le soluzioni a emissioni zero di Wacker Neuson. Alla fine del 2019, tali funzioni sono state dimostrate nella zona centrale pedonale di Copenaghen durante la posa di nuovi cavi. Per garantire che non ci fossero restrizioni sugli orari di apertura per i negozi della zona e per non disturbare i residenti, i lavori sono stati svolti principalmente durante la notte e nelle prime ore del mattino. Con la linea di macchine a emissioni zero di Wacker Neuson, è stato possibile gestire l’intero cantiere a zero emissioni e in modo molto silenzioso. Durante la misurazione del rumore nella città di Copenaghen, non sono state registrate emissioni di rumore: soltanto i camion della spazzatura di passaggio con motori convenzionali hanno generato valori misurabili.

A causa del crescente problema delle emissioni, in particolare nelle aree urbane, e delle soluzioni sempre più economiche a disposizione, osserviamo una crescente necessità di soluzioni a zero emissioni”, afferma Alexander Greschner, direttore commerciale di Wacker Neuson Group. “Cinque anni fa abbiamo introdotto una novità mondiale con il nostro costipatore alimentato a batteria e da allora abbiamo ampliato il nostro portafoglio di macchine senza emissioni, che ora comprende un totale di 13 prodotti per l’edilizia.”

Emissioni zero per l’intero cantiere

Il noleggiatore danese  GSV ha fornito all’appaltatore i prodotti a emissioni zero di Wacker Neuson. Peter Fritzbøger, responsabile vendite e marketing di GSV, parla delle soluzioni di Wacker Neuson: “La nostra esperienza dimostra che le macchine a zero emissioni sono facili da usare, non è richiesta alcuna formazione specifica e funzionano in modo affidabile come lo fanno le macchine convenzionali.” Per prima cosa, si è provveduto alla demolizione del selciato nel centro di Copenaghen con l’escavatore Zero Tail completamente elettrico EZ17e e quindi si è scavata la terra, grazie al design compatto, la parte posteriore non sporgeva mai oltre il telaio. L’escavatore da 1,5 tonnellate non è in alcun modo inferiore ai miniescavatori a carburante della stessa classe: Tutte le funzioni idrauliche hanno le stesse prestazioni del modello convenzionale. Grazie alla gestione intelligente della ricarica, l’escavatore EZ17e può essere utilizzato in modo completamente flessibile con l’uso della batteria, in quanto la capacità di ricarica è sufficiente per un giorno lavorativo medio. Inoltre, l’escavatore è caricabile durante il funzionamento, quindi la macchina può essere caricata durante i lavori fissi, come per il settore della demolizione di interni. La batteria può essere caricata da una normale presa domestica (110-230 volt). Inoltre, è possibile anche una ricarica rapida con l’utilizzo dell’elettricità ad alta tensione.

Il materiale scavato è stato portato via con l’aiuto del dumper gommato elettrico DW15e con un carico utile di 1,5 tonnellate. Il dumper è equipaggiato con un proprio motore elettrico per la trazione e per l’idraulica di lavoro, per gestire le prestazioni in base al fabbisogno e in modo indipendente e per minimizzare il consumo di energia. Durante la frenata della macchina o in discesa, l’energia viene nuovamente generata nell’accumulatore e usata per la ricarica dell’accumulatore. La batteria esente da manutenzione viene fornita con caricabatterie integrato, che può essere facilmente inserito nella stazione di ricarica. Inoltre, la pala gommata WL20e è stata utilizzata per il trasporto di materiale in cantiere. La pala gommata ha una capacità benna di 0,2 metri cubi ed è dotata di serie di una batteria AGM di alta qualità (“Absorbent Glass Mat”), che si contraddistingue per un impiego particolarmente semplice e la facilità nella manutenzione.

E infine la compattazione

Dopo il completamento della posa dei cavi nella zona pedonale, il terreno è stato compattato con un costipatore a batteria e una piastra vibrante. La piastra vibrante AP1850e a batteria è stata utilizzata per aree più grandi, mentre il costipatore a batteria AS50e è stato usato per aree ristrette. Entrambi possono funzionare con lo stesso accumulatore modulare agli ioni di litio, che può essere sostituito in pochissimo tempo. Questo accumulatore è stato appositamente progettato per lavori edili difficili e fornisce l’energia sufficiente per tutto il lavoro che una macchina di compattazione deve svolgere in una giornata lavorativa media.

La gamma di prodotti a emissioni zero di Wacker Neuson comprende tre costipatori a batteria, tre piastre vibranti a batteria, l’escavatore dual power (ibrido), un miniescavatore elettrico, una pala gommata elettrico, dumper a catena e dumper gommati azionati elettricamente e un sistema di vibrazione interno per la compattazione del calcestruzzo.

 

CF 530 FAD 8×4: la cavalleria Orange si scatena

I camion vanno messi alla prova nel loro ambiente di lavoro naturale. Come ha fatto Macchine Edili con il DAF CF 530 FAD 8×4, testato in off-road nelle cave Merlini, situate a sud ovest della Provincia di Milano, nei comuni di Gaggiano e Trezzano sul Naviglio confinante con Zibido S. Giacomo, all’interno del Parco Agricolo Sud di Milano.

Il mezzo d’opera provato è un quattro assi dotato della motorizzazione top di gamma della Casa olandese, il sei cilindri in linea Mx-13 Euro VI D di 12,9 litri di cilindrata. Che è un 530 Cv multicoppia, capace di 2.600 Nm fra 1.000 e 1.460 giri al minuto negli ultimi due rapporti per i cambi in overdrive e di 2.500 Nm da 1.000 a 1.425 giri al minuto nelle altre marce. Il propulsore, che monta un sistema d’iniezione common rail capace di una pressione massima di polverizzazione del gasolio di 2.500 bar, è abbinato al cambio automatizzato ZF Traxon a 16 rapporti – con l’ultimo in overdrive – invece dei 12 previsti di solito sui veicoli stradali.

Un software su misura

In più il CF 530 FAD 8×4, è dotato di un software di cambiata specifico (Offroad) per i percorsi fuoristrada, attivabile mediante un pulsante sulla plancia. Con l’Offroad inserito le cambiate sono effettuate a regimi superiori, mentre i tempi d’innesto dei rapporti risultano drasticamente accorciati. Tutto ciò, insieme alla disponibilità della coppia massima già ai bassi regimi motore (a partire da 1.000 giri/minuto) facilita la guidabilità anche sullo sconnesso e non fa rimpiangere il classico ZF a innesto meccanico, che anni fa era considerato un must negli impieghi cantieristici. Sui percorsi stradali, invece, è possibile tornare alla modalità di cambiata standard, che permette di risparmiare carburante.

L’Mx-13 è dotato di freno motore potenziato ad azionamento idraulico (Mx Engine Brake), che funziona in abbinamento al classico freno motore allo scarico. La potente e ben modulabile azione di rallentamento (anche alle basse velocità) dell’MX Engine Brake permette di risparmiare l’impianto frenante di servizio, costituito da freni a disco sul primo e secondo assale e da tamburi sul tandem. Il CF 530 FAD monta assali da 9 tonnellate anteriormente (sono dei 187 N con balestre paraboliche), mentre sul tandem posteriore HR1670T con riduzione ai mozzi ci sono balestre trapezoidali. La gommatura è basata sulle classiche 13 R 22.5, prodotte dalla Goodyear.

Comfort e intuitività

La cabina corta Day del CF 530 FAD 8×4, è dotata di sedile conducente Luxury Air a sospensione pneumatica, che garantisce al conducente un elevato livello di comfort anche sui fondi accidentati. Facili e intuitivi i comandi (con sistema di sicurezza per prevenire un azionamento involontario) per l’inserimento dei bloccaggi dei differenziali. L’avvenuto azionamento è indicato da due spie luminose situate nella sezione superiore destra del cluster strumenti. L’allestimento del FAD 8×4 è costituito da un ribaltabile posteriore della Cantoni FV Dune di 20 m³ di capacità. La vasca poligonale è realizzata con acciaio anti-usura HB 450 da 8 mm sul fondo, da 6 mm in HB 400 sulle fiancate e da 5 mm (sempre HB 400) in corrispondenza dei pannelli sponda.

Le caratteristiche principali

• Marca e modello DAF CF 530 FAD
• Configurazione assi 8×4
• Passi 2.050+2.300-1.400 mm
• Sbalzo anteriore 1.460 mm
• Sbalzo posteriore 1.250 mm
• Capacità cassone 20 m³
• Motore MX-13
• Cilindrata 12,9 litri
• Potenza massima 530 Cv @ 1.675 giri/min.
• Coppia massima 2.600 Nm @ 1.000-1.400 giri/min.
• Cambio ZF Traxon 16TX2640 OD
• Numero rapporti 16
• Peso cassone 4.500 kg
• Tara veicolo 15.500 kg
• Portata utile 24.500 kg
• Massa totale a terra 40.000 kg
• Gommatura 13 R 22.5

Il Paese riparte con lo smart working

Dallo smart working all’IoT: la ripartenza è l’occasione per mettere a frutto quanto si è sperimentato in questi tre mesi di lockdown e anche per adeguare la propria visione del digitale. 

Siamo finalmente approdati alla Fase 3 della gestione emergenziale della pandemia da Covid-19, fatta di una ripartenza non solo produttiva-gestionale, ma anche fisica, con la libertà di spostamento interregionale.

Da adesso quindi tutto il Sistema paese, con le Pmi in primo piano, ha di fronte a sé un insieme di scelte da compiere che determineranno il proprio futuro e tutte riconducono a uno scenario tecnologico.

Sfide epocali

È chiaro a tutti che se il lockdown da un lato ha permesso di contenere il contagio da Covid-19, dall’altro ha comportato per milioni di lavoratori e piccole imprese una interruzione brusca e duratura delle proprie attività lavorative e professionali.  Le conseguenze del lockdown si sono manifestate con la Fase 2 e continuano ad avere effetto anche nella Fase 3: non poche difficoltà stanno accompagnando la faticosa riapertura delle attività sospese per decreto.  Le Pmi italiane si stanno confrontando con una sfida di portata epocale, in cui alla carenza di liquidità si vanno a sommare le non poche regole e misure sanitarie tuttora vigenti, e destinate ad accompagnare la nostra vita per lungo tempo. Non a caso si parla ormai sempre più spesso di “new normal”, la nuova normalità.

Sono molteplici le tematiche con cui i nostri piccoli imprenditori si sono dovuti confrontare in questi mesi, prima fra tutte quella legata allo smart working.

Infatti, fatta eccezione per le attività considerate essenziali dai vari decreti, per moltissime altre realtà solo il lavoro da remoto ha permesso una, seppur parziale, continuità operativa.

Problemi e…..soluzioni

Sono emersi problemi di diverso genere: prima di tutto ben poche piccole e medie imprese erano (e sono) strutturate per adottare lo smart working: per lo più si è optato per il lavoro da casa, da svolgere nel modo meno penalizzante possibile, senza tuttavia poter contare sui veri vantaggi dello smart working propriamente detto.

Da questo punto di vista, è fondamentale che le imprese, superata la fase emergenziale, anche grazie all’intervento di system integrator, sviluppino dei veri e definitivi piani di ripartenza basati sulla trasformazione digitale, facendo tesoro dei vantaggi e degli errori notati in questa esperienza. Senza dubbio, un posto di primo piano va quindi dedicato agli strumenti atti ad abilitare collaboration e smart working, pietre angolari della nuova normalità.

Le più importanti società nel mercato telco e software hanno avviato collaborazioni finalizzare ad accompagnare nel percorso di trasformazione digitale tutte le aziende italiane, comprese le Pmi.

Sappiamo bene come dal destino di queste ultime dipenda infatti la capacità di riprendersi del nostro Paese.

Si stanno attivamente sviluppando soluzioni che supportino le imprese nel processo di digitalizzazione delle modalità di lavoro, integrando armoniosamente soluzioni hardware e software per ufficio con servizi innovativi (IoT su tutti), declinati secondo le più moderne offerte commerciali di tipo as-a-service.

Al tempo stesso, si fa sempre più strada il cloud computing nella sua modalità ibrida, basata sulle migliori proposte di cloud pubblico e privato. Tutto questo nell’ottica di garantire alle aziende il massimo di flessibilità e scalabilità, senza mai perdere di vista la sicurezza informatica.

Affidarsi agli esperti

Peraltro nessun progetto di digitalizzazione dei processi di business può prescindere dalla gestione dei clienti e delle risorse con piattaforme CRM ed ERP e da soluzioni complesse di data analytics: anche in questo caso si rivela fondamentale per le imprese italiane affidarsi ad attori di grande spessore e competenza in grado di creare soluzioni specificamente indirizzare a settori verticali, le cui esigenze sono uniche e peculiari.

A monte di ogni soluzione di lavoro agile e della conseguente trasformazione digitale la pandemia ha evidenziato l’importanza strategica delle infrastrutture digitali. Declinata nelle concrete esigenze di una Pmi è importante poter contare su connettività a banda ultralarga, tanto sulla rete fissa quanto su quella mobile.

Solamente così è possibile affrontare il grande problema del digital divide, e le telco ne sono ben consapevoli.

L’evoluzione della rete mobile verso il 5G e della rete fissa con la fibra garantirà benefici immediati migliorando ulteriormente le prestazioni dei collegamenti.

Approcciare la ripartenza basandosi sulla trasformazione digitale implica, ormai è chiaro, apportare cambiamenti profondi nel modo di lavorare e gestire i processi produttivi e gestionali. Compito complesso in aziende strutturate, quasi arduo per una Pmi.

Sicuramente è preferibile scegliere partner commerciali in grado di erogare soluzioni chiavi in mano, che quindi richiedono pochi sforzi per essere implementate e gestite nel tempo. Il supporto di un system integrator è altrettanto importante, perché la regia di una trasformazione digitale va affidata a partner esperti e competenti.

Servizi innovativi

Oltre alla gestione della componente puramente digitale, le aziende italiane devono anche gestire spostamenti e presenze delle persone. In soccorso delle Pmi (ma non solo) viene l’Internet of Things: dispositivi connessi a internet e in grado di gestire una serie di situazioni senza l’intervento umano.

Un esempio calzante per la gestione corrente della ripartenza sono i termo scanner: abilitati da piattaforme dedicate all’ IoT, questi oggetti sono in grado di verificare automaticamente la temperatura corporea di un numero di persone contemporaneo, e di inviare idonei allarmi al personale preposto, evitando così alle aziende di dover avere una risorsa dedicata solamente alla misurazione della temperatura.

Si tratta di una tecnologia immediatamente comprensibile a chiunque: a nessuno, ad esempio, sono sfuggite le interminabili code ai supermercati (e non solo) durante il lockdown. Code che, con soluzioni di questo tipo, probabilmente avrebbero avuto dimensioni ben più contenute.

Distanti ma connessi

Sempre sul tema distanziamento sociale, sono reperibili dispositivi personali in grado di avvisare con allarmi sonori quando ci si avvicina troppo a un’altra persona, e lato software ricordiamo le app dedicate al booking di posti lavoro per le aziende in cui lavorare in presenza è talvolta indispensabile. In questo modo, un dipendente saprà subito a che ora recarsi in ufficio, con la consapevolezza di avere uno spazio sanificato in cui lavorare mantenendo il social distancing.

Ovviamente, oltre a questi esempi esistono una quantità di tecnologie che possono fare la differenza in un mercato globale e altamente competitivo: cloud, edge computing, intelligenza artificiale, machine learning sono solo alcuni esempi delle tecnologie che consolideranno la ripartenza. Anche in questo caso, giocherà un ruolo importante il gioco di squadra che verrà messo in atto fra le Pmi e il partner tecnologico scelto.

Tutte le benne proposte da Doosan

Doosan ha lanciato una nuova serie di benne ad alta prestazione per impieghi generali, con capacità da 2,0 a 6,7 m3 per le sue pale gommate leader del mercato. Queste nuove benne rappresentano la prima fase di un processo di ampliamento dell’offerta degli accessori da lavoro per le pale gommate Doosan.

Caratteristiche chiave della nuova offerta sono la grande configurabilità e le maggiori capacità delle benne disponibili che permettono ai clienti di scegliere la benna che meglio risponde alle proprie esigenze. Fabbricate in acciaio Hardox®, queste benne resistono meglio all’usura rispetto ai modelli equivalenti in acciaio temprato. Tutte le parti a contatto con suolo o materiali sono progettate per assicurare una penetrazione ottimale nei cumuli di materiale, riducendo così il consumo di carburante. I nuovi ammortizzatori migliorano ulteriormente il comfort per l’operatore e riducono le sollecitazioni trasmesse alla pala e al telaio della benna.

I nuovi ammortizzatori sono di serie su tutte le benne della nuova gamma. Doosan ha deciso di adottare quest’innovazione dopo 2 anni di test. Gli arresti sulle benne sono ora montati su un robusto cuscinetto di gomma che riduce le sollecitazioni e il rumore durante il richiamo della benna.

Benne totalmente configurabili

Damien Dambre, Product Manager di Doosan Infracore Europe per lo sviluppo degli accessori e le applicazioni speciali, ha dichiarato: “La nuova gamma di benne ad alta prestazione per impieghi generali, offre una configurabilità praticamente completa. Oltre a decidere tra denti o tagliente imbullonato, i clienti hanno una vasta possibilità di scelta in termini di sistemi di attacco, profilo del fondo, schermi antiversamento, protezione per la benna, profilo della lama e altro ancora.

Uno speciale strumento online, il Configuratore per le benne delle pale gommate Doosan, è stato messo a punto per aiutare le concessionarie, semplificando la procedura di configurazione delle benne destinate alle macchine Doosan dei loro clienti. Lo strumento agevola la configurazione della benna attraverso otto semplici passaggi, con consigli a ogni passo per aiutare la concessionaria Doosan a soddisfare alla perfezione le esigenze del cliente.

L’importanza del dettaglio

La benna scelta per la pala gommata top di gamma Doosan DL580-5 è stata venduta in Francia al Gruppo Cheval dalla filiale di Lione della concessionaria Doosan ITT Mach10. Questa nuova macchina viene utilizzata per prelevare il materiale dal fronte della cava e caricarlo nella tramoggia di un frantoio in uno dei siti gestiti dal Gruppo Cheval nel dipartimento della Drôme, nella regione Rodano-Alpi.

Confermata la scelta della pala gommata Doosan, si è proceduto a completare la configurazione della macchina attraverso uno studio dettagliato delle condizioni esistenti nella cava e delle preferenze dell’operatore, con particolare attenzione tanto agli pneumatici, quanto alla benna. Per il tipo di applicazione previsto nel sito nella Drôme, la concessionaria ha proposto una benna da 6,7 m³ e larga 3400 mm, le cui specifiche sono state decise in collaborazione diretta con l’operatore della macchina utilizzando lo strumento di configurazione delle benne per le pale gommate Doosan.

La benna messa a punto tramite il configuratore online è del tipo a profilo arrotondato preferito dall’operatore e monta piastre antiusura inferiori per il tallone della benna, taglienti laterali convessi e controlama in tre pezzi, dritta, imbullonata e reversibile. È inoltre dotata di schermo antiversamento superiore a protezione dei cilindri.

Le nuove benne ad alta prestazione per impieghi generali coprono integralmente la gamma delle pale gommate ad alte prestazioni Doosan che, con 13 modelli con peso operativo compreso tra 12 e 36 tonnellate e benne con capacità da 1,9 a 6,7 m³, sono pronte a soddisfare la più vasta gamma di applicazioni di movimentazione e carico di materiali. Le pale gommate Doosan® offrono di serie molte caratteristiche disponibili sugli altri modelli sul mercato solo come optional a richiesta.

 

Con CGT il consumo è garantito!

CGT propone risparmio garantito per gli escavatori Next Gen Quando un costruttore è talmente sicuro dell’innovazione tecnologica che consente ai suoi prodotti di essere praticamente perfetti, può anche permettersi di fare promesse che non tutti sarebbero in grado di mantenere.

Ma CGT mette la mano sul fuoco dell’affidabilità dei propri escavatori Cat Next Generation e garantisce la loro affidabilità mettendo nero su bianco. Vediamo come.

Il consumo è garantito!

Oggi gli escavatori Cat Next Generation, che nascono 4.0 e hanno contenuti tecnologici senza uguali sul mercato, consentono di aumentare l’efficienza del 45% e ridurre i consumi del 25% rispetto alle serie Cat precedenti. Si tratta di un valore eccezionale, soprattutto se consideriamo che i consumi rappresentano in media il 30% dei costi operativi di una macchina. Chi acquista un escavatore Next Gen entro il 2020, avrà il consumo medio garantito per tre anni. Se la macchina consumerà di più, CGT offrirà un rimborso sotto forma di note di credito per l’acquisto di servizi CGT. Per accedere al programma “consumo garantito”, valido anche su tanti altri modelli Caterpillar, basta sottoscrivere un contratto di manutenzione per cinque anni; questo perché, dato l’elevato contenuto tecnologico dei mezzi, CGT deve essere certa che la macchina sia sottoposta a tutte le manutenzioni previste con l’utilizzo di ricambi originali Cat.

 

In pratica, se consideriamo il 25% di consumi in meno, garantiti da CGT, il 45% di efficienza in più e le agevolazioni fiscali 4.0, l’investimento per l’acquisto di una escavatore Cat Next Generation si ripaga da solo.

Per saperne di più www.cgt.it/catnextgen 

Una generazione avanti

Come abbiamo detto gli escavatori Caterpillar Next Gen presentano tecnologie che portano i nomi di Cat Connect e Cat Grade, per esempio, soluzioni che consentono la guida in tempo reale delle macchine per profondità, pendenza e distanza orizzontale di livellamento mediante monitor touchscreen, con risultati davvero apprezzabili per precisione e sono già predisposti per l’aggiornamento a Cat Grade con Advanced 2D o Cat Grade con 3D. Altre soluzioni implementate sono il sistema Grade Assist, che automatizza i movimenti di braccio, avambraccio e benna consentendo di ottenere risultati costanti di livellamento, e Cat Payload, per monitorare con la massima accuratezza le operazioni di carico e aumentarne l’efficienza grazie alle funzioni di pesatura rapida e previsione in tempo reale del carico utile per prevenire il sovraccarico e il sottocarico. Completano le opzioni la nuova funzione antiribaltamento Lift Assist, la funzione E-Fence, che permette di mappare il perimetro operativo dell’escavatore consentendone l’utilizzo solo all’interno di quest’ultimo, e l’hardware e il software Cat Link per il collegamento e il monitoraggio in remoto della macchina. Sul fronte dei consumi, Cat annuncia risparmi fino al 20% per il modello 330 rispetto al modello 330F e fino al 15% per il modello 330 rispetto al modello 330D2 grazie a funzioni come la modalità Smart, che adatta automaticamente la potenza del motore e la potenza idraulica alle condizioni di scavo, e alla riduzione automatica del regime di rotazione in assenza di attività idraulica. Quanto agli intervalli di manutenzione, i dati sono ancor più impressionanti: un nuovo filtro dell’aria con prefiltro integrato e filtri primari e secondari offre una capacità antipolvere raddoppiata rispetto al modello precedente, il filtro di ritorno idraulico ha una durata di 3.000 ore, fino al 50% in più rispetto al filtro precedente, e i filtri dell’impianto di alimentazione sono sincronizzati per la manutenzione ogni 1.000 ore, un aumento del 100% rispetto ai filtri precedenti.

Anticipiamo che a luglio CGT organizzerà un evento in live streaming, per cui invitiamo i lettori a seguire la pagina www.cgt.it/catnextgen per tenersi aggiornati.

Red Dot all’ Energya MK28E di Cifa

La prima betonpompa ibrida al mondo, Energya MK28E,  ha ricevuto il Red Dot Award 2020 nella categoria Industrial Design. Con questo riconoscimento, Cifa ottiene ancora l’ambito premio internazionale, tra i più importanti nel settore del design, fregiando l’intera gamma ibrida Energya del Red Dot (Red Dot 2014 per la betoniera ibrida Energya E9, Red Dot 2017 per lo spritz elettrico Energya CSSE).

Energya MK28E: tutte le carte in regola

La giuria di Red Dot Award comprende circa quaranta esperti internazionali che basano la propria valutazione su numerosi criteri tecnici, sociali, economici ed ecologici. Energya MK28E ha dimostrato di rispondere a tutti i requisiti, essendo un prodotto dall’alto livello innovativo e un esempio concreto di sostenibilità data la sua natura ibrida-elettrica, in grado di adottare le ultime tecnologie per ridurre il consumo di carburante, le emissioni di anidride carbonica e il rumore, interpretando il presente e anticipando le esigenze di un mondo che sempre più dovrà integrare l’idea di progresso con il rispetto dell’ambiente.

Per i vincitori solitamente è dedicata una cerimonia di premiazione durante il Red Dot Gala in Germania, quest’anno invece – data l’emergenza sanitaria Covid19 – la premiazione si terrà online, durante la Red Dot Design Week dal 22 al 26 giugno 2020.

Un design all’avanguardia

Dal punto di vista del design, il processo di sviluppo ha voluto mantenere uno stretto family feeling con la prima betoniera ibrida. La struttura degli elementi creata appositamente per questo modello ibrido rispecchia nelle linee e nei colori lo stile dell’intera gamma Energya, rendendo il veicolo riconoscibile e inconfondibile. L’asimmetria dovuta alla natura del mezzo (betoniera e pompa per calcestruzzo in un’unica soluzione) ha determinato lo sviluppo di un layout diverso tra parte destra e parte sinistra, in cui si è dovuto tenere in considerazione la molteplicità dei componenti che caratterizzano Energya MK28E: il braccio articolato, la torretta, il sistema di stabilizzazione, la tubazione e il gruppo pompante. Lo studio del design non ha coinvolto solo la parte fisica del veicolo, ma anche l’interfaccia grafica, con targhe adesive dedicate e un sistema digitale sviluppato ad hoc composto da: display in cabina, display a bordo macchina, display posteriore e radiocomando.

Energya MK28E non è un prototipo, infatti è già operativo in diversi cantieri europei, dimostrandosi un valido alleato nel contenimento dei costi, grazie al risparmio del carburante, e nei cantieri cittadini in cui l’inquinamento acustico è un grave problema: il suo utilizzo in modalità elettrica azzera l’emissione dei rumori. È un prodotto che spicca per le sue caratteristiche uniche e per il suo stile inconfondibile, e proprio questa sua unicità è una delle ragioni per cui viene scelto dai clienti che vogliono trasformare un mezzo di lavoro in una bandiera di sostenibilità per il loro brand.

Il commento

Commenta Davide Cipolla, CEO di Cifa: “Ricevere un premio di prestigio come il Red Dot è sicuramente un riconoscimento per il lavoro fatto dal nostro Styling Center interno, e arrivare a vincerne quattro in pochi anni non è certo un colpo di fortuna, anzi, è la dimostrazione di come la sinergia tra i reparti e una visione progettuale strutturata siano prassi imprescindibili per la nostra azienda. Per Cifa il design non è un aspetto accessorio, è parte integrante delle nostre macchine; crediamo fermamente che il bello sia funzionale all’operatività e i nostri prodotti ne sono l’esempio.”

Bauma Service nuovo dealer Hyundai

Hyundai Construction Equipment Europe ha nominato Bauma Service come nuovo dealer. L’azienda ha sede a Verona, e distribuirà le macchine Hyundai in Veneto e Trentino Alto Adige attraverso una propria rete di vendita.

Bauma Service viene fondata nel 2001 e da quasi vent’anni si occupa di vendita e assistenza di macchine per il movimento terra. Da diversi anni vanta una grande professionalità nel Service.

I valori aziendali

Valentino Ceolini

La passione e il costante impegno sono i valori portanti di Bauma Service”. Così dichiara il titolare dell’azienda, Valentino Ceolini.La nuova partnership con il brand Hyundai ci permette di offrire un prodotto all’avanguardia, che trova nell’efficienza del servizio da noi offerto un’arma in più per sviluppare il prodotto sul territorio.”

Bauma Service è entrata a far parte della rete Hyundai lo scorso settembre, e in breve tempo ha già ottenuto risultati molto soddisfacenti. “La nostra clientela sta dimostrando un ampio interesse verso le macchine Hyundai e il nostro impegno è quello di farci conoscere sempre più sul territorio”.
Siamo orgogliosi che Bauma Service sia entrato a far parte della nostra rete”, ha dichiarato Luca Bellini, Regional Sales Manager Hyundai CE per il Sud Europa. “Questa partnership è in linea con la strategia che Hyundai Construction Equipment Europe sta perseguendo nel mercato italiano, un mercato in continua crescita ed espansione. Non abbiamo avuto dubbi con Bauma Service ed abbiamo subito trovato l’intesa grazie alla conoscenza del territorio e la forte competenza sia in ambito vendita ma anche assistenza, punto cruciale come sappiamo per supportare oggi il cliente finale nel migliore dei modi. “

Una lunga esperienza

Bauma Service mette a servizio di Hyundai cento anni di esperienza e professionalità nel settore movimento terra dei suoi tre fondatori.

Valentino Ceolini guida un team di lavoro mirato alla miglior soluzione per il cliente.

L’azienda è situata in una posizione strategica nella città di Verona, a pochi passi dall’autostrada, vicino alla Fiera, e ben collegata alle tangenziali che collegano Verona alle altre province.