Home Blog Pagina 865

Fassi Gru al Transpotec 2013

Fassi Gru, leader mondiale nel settore del sollevamento, sarà presente a Transpotec Logitec, Salone della logistica integrata e dei trasporti, in programma nel Quartiere Fieristico di Verona dal 28 febbraio al 3 marzo 2013 con un allestimento curato dalla sua concessionaria vicentina OMC GRU srl che, in collaborazione con le Officine BPM snc di Mantova, ha allestito un Iveco Stralis, con cassone e gru Fassi F295RA.2.26. Il veicolo, realizzato per l’impresa Carli Costruzioni srl di Malo (VI), è esposto nell’area delle Officine BPM padiglione 10, stand E4.

L’allestimento del carro Iveco Stralis “Truck of the Year 2013” è realizzato con una gru Fassi F295RA.2.26 a sei estensioni idrauliche, equipaggiata con argano idraulico e doppia attivazione supplementare per l’utilizzo di una benna per sgombero detriti e movimentazione sfusi (ghiaia, sabbia ecc). Si tratta di un modello di gamma media con una capacità di sollevamento di 25,79 tm e uno sbraccio di 16,70 m per un peso complessivo di 4290 kg. Molto versatile e potente, questa gru offre molteplici soluzioni per tutte le situazioni che possono presentarsi in cantiere. Asservita a un distributore proporzionale esclusivo, dialoga con l’operatore grazie alla pulsantiera interattiva del radiocomando. L’Iveco Stralis 480 è stato fornito dalla Concessionaria Industrial Cars spa di Thiene, in provincia di Vicenza, attiva sul territorio di Vicenza, Padova e Treviso dove rappresenta il marchio Iveco dal 1976. Industrial Cars fa parte del Gruppo Ceccato, presente da più di 60 anni sul mercato e la principale realtà del Nord-Est nel settore automotive con ben 16 sedi.
Il cassone BPM con le sponde di acciaio alleggerite da molle compensatrici è caratterizzato da una robusta costruzione per resistere ai rudi impieghi in cantiere. La sponda anteriore è stata lavorata al laser su specifiche della Carli Costruzioni, un plus che OMC GRU e Bpm offrono in esclusiva ai propri clienti.
La concessionaria OMC GRU nasce nel 1994, ma la collaborazione con Fassi Gru è un filo rosso ininterrotto lungo più di vent’anni nei quali è stato strutturato e si è formato l’attuale team costituito da 14 persone. Dalle sue officine sono usciti allestimenti particolarmente prestigiosi, uno per tutti quello realizzato per la Scuderia Ferrari di Formula 1. La sede odierna, insediata nel 2007, sorge a Montebello Vicentino, in provincia di Vicenza, su un’area di 2800 mq coperti.

Per Komatsu la sicurezza è di serie

Nell’anno dei festeggiamenti del 50° anniversario della sua fondazione, lo stabilimento produttivo Komatsu Utility Europe presenta un’importante evoluzione tecnologica, il pacchetto Komatsu Safety Program, grazie al quale  Komatsu si attesta protagonista di un nuovo, significativo primato: quello della sicurezza.

La nota azienda è infatti l’unica realtà, nel mercato delle macchine movimento terra, a proporre di serie il pacchetto di sicurezza per miniescavatori (a partire dal PC22MR3), midiescavatori e terne.

“Il pacchetto di sicurezza – afferma Andrea Pavan, marketing manager Komatsu – include una serie di tecnologie volte ad implementare ed ottimizzare la sicurezza dell’operatore e di persone o cose nei pressi della macchina. In particolare, il pacchetto propone le valvole di sicurezza, indispensabili per macchine con capacità di sollevamento superiore a 1000 kg, impiegate nella movimentazione di oggetti. Nel caso di guasto accidentale alle linee idrauliche, proprio le valvole di sicurezza hanno il compito di evitare movimenti potenzialmente pericolosi dei bracci.”

Il pacchetto di sicurezza Komatsu è inoltre comprensivo di avvisatore acustico di sovraccarico, che segnala quando il carico di lavoro raccomandato viene superato, di cabina ROPS, dotata di una

struttura ad elevata resistenza in grado di garantire una maggior protezione dell’operatore in caso di ribaltamento, e infine di KOMTRAX™, avanzato sistema di controllo remoto che assicura che la

macchina possa essere utilizzata solo in una determinata zona e in un determinato periodo.

“Komatsu Safety Program – conclude Andrea Pavan – non è altro che un’ulteriore, importante concretizzazione della mission che da sempre guida Komatsu: migliorare la qualità del lavoro di tutti i nostri clienti.”

Sandvik Italia entra in Ascomac

Sandvik Italia spa Construction è entrata a far parte di Ascomac.

“L’ingresso del Gruppo Sandvik, in un momento di grave crisi economica che ha “fermato” il settore dell’edilizia e in particolare delle macchine per le costruzioni, rappresenta un segnale importante di aggregazione e di fiducia nella ripresa del Sistema Italia”. Lo ha dichiarato la Presidente di Ascomac Elisa Cesaretti , esprimendo, a nome di tutta la Federazione, un “grande apprezzamento” per l’adesione ad Ascomac della Società.

Sandvik AB è un gruppo industriale globale di origine svedese, fondato nel 1852 e presente in 130 paesi con 50.000 dipendenti.

Negli ultimi 20 anni il Gruppo è cresciuto tramite sviluppo interno ed acquisizioni, con oltre 50 aziende rilevate in 20 paesi.

Il Gruppo Sandvik è leader di mercato nella produzione di utensili da taglio per la lavorazione dei metalli, nella fabbricazione di acciai inossidabili e leghe speciali e nella produzione di macchine ed attrezzature per l’industria mineraria e delle costruzioni.

Sandvik Construction è la divisione del Gruppo che si occupa della produzione e della distribuzione di prodotti alle imprese del settore delle costruzioni.

Anche per la divisione Construction, la crescita e l’ampliamento del portafoglio prodotto è dovuta in parte alle acquisizioni di importanti aziende del settore effettuate negli ultimi 15 anni come per esempio: Tamrock, Toro, Svedala, Voest Alpine, Rammer, Extec e Fintec.

L’offerta di prodotto di Sandvik Construction è oggi una delle più complete presente nel settore e spazia dagli impianti fissi e mobili per il trattamento e trasporto
di materiali inerti, alle macchine per lo scavo meccanizzato, dalle macchine di perforazione per lo scavo in tradizionale (drill and blast) alle attrezzature di perforazione, dai dumper e pale gommate da galleria alle attrezzature idrauliche per escavatori.

“La scelta di Sandvik Construction di aderire ad Ascomac – dichiara l’Ing. Paolo Vanden Heuvel, Vice Presidente Construction Italy – è stata dettata dalla volontà di dare un segnale in controtendenza all’attuale momento di mercato, di stabilire un dialogo produttivo con le diverse realtà che operano nel settore e sono già parte di Ascomac e, allo stesso tempo, di ampliare il panorama andando oltre al movimento terra nella speranza che qualche altra realtà possa a breve pensare nei medesimi termini.”

“In questa fase – ha aggiunto la Presidente Cesaretti – è ancora più importante rafforzare l’unità della rappresentanza degli Operatori, per consolidare, attraverso le capacità, competenze e serietà degli Associati, un serio confronto con le Istituzioni, per il rilancio delle Infrastrutture e delle Costruzioni a favore della Crescita e dello Sviluppo sostenibili del nostro Paese”.

Gru Manitowoc a Chernobyl

Cinque gru a torre Potain ed una gru cingolata Manitowoc per i prossimi quattro anni opereranno in una zona contaminata per realizzare un massiccio scudo di contenimento presso la centrale nucleare di Chernobyl.

Le macchine impiegate sono quattro gru MR 605 B H32 con braccio a volata variabile e una MD 345 B L12 di Potain oltre ad una gru cingolata Manitowoc 2250. Le gru lavorano otto ore al giorno per sollevare armature di metallo che raggiungono le 16 t di peso per realizzare la struttura ad arco da 29.000 t. Tutte le gru sono di proprietà di Novarka, joint venture tra Bouygues TP e Vinci Grands Projets.

Jean-Claude Guiter, direttore per i clienti-chiave di Manitowoc, spiega che questo progetto è completamente diverso da quelli sui quali ha lavorato finora l’azienda.

“Visti i pericoli costituiti dal lavoro in un cantiere radioattivo, l’attenzione ai dettagli è cruciale. Siamo certi che le gru, affidate alla scrupolosa assistenza fornita dai nostri tecnici di Manitowoc Crane Care, completeranno questo progetto unico in sicurezza ed entro i tempi previsti.”

A causa dell’immediata vicinanza del reattore numero 4, che presenta ancora elevati livelli di radioattività, il cantiere di costruzione di questa imponente struttura di contenimento dista 180 m dal reattore; una volta ultimata, la struttura verrà portata nella posizione definitiva mediante appositi binari.

Comprensibilmente, la sicurezza ha priorità assoluta in cantiere, soprattutto per quanto concerne la salute dei 300 operatori che costituiscono la forza lavoro. Pertanto, sono stati stabiliti dei limiti molto rigidi riguardo al tempo trascorso da ciascun operatore in cantiere. Tali limiti si sono estesi anche al montaggio delle quattro gru a torre e della gru cingolata che ha richiesto sei mesi di lavoro.

La protezione del personale ovviamente interessa anche le gru impegnate in questo progetto; tutte le cabine sono state rinforzate e dotate di protezione in piombo. Inoltre, i turni dei gruisti sono più brevi, per ridurre al minimo il tempo trascorso nell’area di maggiore pericolo. Le gru possono anche essere comandate a distanza con operatori che le guidano tramite le videocamere installate su ciascuna di esse.

Per risolvere il problema posto da turni di lavoro ridotti a fronte della richiesta di terminare la struttura nel più breve tempo possibile, Novarka ha optato per le gru con braccio a volata variabile, in quanto è possibile utilizzare più gru in minor spazio. Inoltre, la società ha preferito usare quattro gru dello stesso modello per garantire maggiore omogeneità nelle operazioni e maggiore familiarità con il prodotto da parte dei gruisti.

La MR 605 B H32 è il modello più grande di gru con braccio a volata variabile Potain, con portata massima pari a 32 t e raggio d’azione di 60 m. Infine, la gru cingolata Manitowoc 2250 ha una portata di 272 t.

Non è la prima volta che le gru Manitowoc vengono impiegate sul sito di Chernobyl. Nel 2005 è stata usata una gru per applicazioni speciali Potain MD 3200 per rinforzare il tetto del reattore numero 4. Il progetto è stato terminato nel dicembre 2006.

La preparazione del terreno per quest’ultimo progetto ha avuto inizio nel 2011 e il posizionamento definitivo della nuova struttura di contenimento sul reattore numero 4 è previsto per il 2015. La struttura dovrebbe contenere le radiazioni sul sito per i prossimi 100 anni.

Molto più che un semplice lavoro

Oggi si parte per Colmar. Si va nello stabilimento Liebherr France dove sono costruiti gli escavatori cingolati del gruppo tedesco.

Si tratta del terzo lungo viaggio in tre settimane a cui si aggiunge anche la copiosa nevicata che accompagnerà il sottoscritto e il suo compagno di lavoro da Torino fino in Alsazia. Di aerei che portino direttamente all’aeroporto di Colmar-Basilea-Friburgo non ce ne sono. Ne’ da Torino, ne’ da Milano.

Qui da noi abbiamo decine di aeroporti come vessillo di guerra del politicante di turno. Lassù ne hanno costruito uno che serve ben tre nazioni diverse….Francia, Svizzera e Germania…ma i nostri numerosi aeroporti del nord snobbano una mèta ritenuta a torto poco strategica.

Ma non è questo il succo della questione. Avremo tempo di parlare della mala gestio tutta italiana dopo l’esito elettorale.

La nevicata e i disagi sono poca cosa se penso che questo mio continuo itinerare per il mondo mi porta in contatto con persone di tutte le nazionalità e culture per testare macchine di nuova generazione, venendo in contatto con i nuovi mezzi in anticipo di molti mesi rispetto agli operatori che un giorno li useranno tutti i giorni.

Il mio pensiero va proprio a loro. Agli operatori.

Sarà che oggi viaggerò con Massimo Mollo, amico ormai di lunga data, collaboratore di “Macchine Edili”, dipendente in un grande gruppo estrattivo piemontese e a cui la definizione di “operatore di macchine movimento terra” va decisamente molto stretta.

La neve di oggi o del mio precedente viaggio a Praga con Doosan Bobcat, il gelo pungente dell’Alta Austria che mi ha accompagnato nello stabilimento Wacker Neuson di Linz, il vento, il fango, la polvere e il caldo afoso estivi, sono compagni di lavoro quotidiani degli operatori delle macchine movimento terra.

E se da un lato inorgogliscono il sottoscritto ogni volta che gli capita di stare fuori per lavorare e, tutto sommato, sono anche compagni spesso piacevoli perché rinverdiscono quello spirito di sana sopportazione degli elementi che spesso la vita comoda mette in soffitta, dall’altro sono spesso pesanti fardelli da portarsi in spalla tutti i giorni per coloro che sono costretti a viverli loro malgrado.

Non a tutti la definizione di operatore va stretta…non tutti hanno scelto questo lavoro per passione, per dedizione o per vocazione. In molti ci sono capitati loro malgrado ma coloro che si distinguono dal mucchio sono immediatamente individuabili.

Macchina da lavoro sempre perfettamente efficiente, agitazione immediata appena compare il minimo sintomo di qualche anomalia meccanica o elettronica, cabina intonsa da polvere o fango nonostante attorno a loro vi sia solo polvere o fango, nessun graffio sulle carrozzerie dei mezzi.

Gli unici punti in cui la vernice non è più visibile sono i cingoli, le guide di scorrimento dei rulli, la benna e appena appena la parte terminale dell’avambraccio dell’escavatore. Nel caso di una pala gommata avremo la benna e la sua zona di aggancio con i bracci.

Conosco alcuni operatori che fanno parte di questa famiglia di veri professionisti per i quali usare una macchina movimento terra è molto più che un semplice lavoro.

Massimo Mollo, Michele Ressia, Giuseppe Monteforte sono i primi che mi vengono in mente. Un po’ perché sono persone che operano in Piemonte e sono conosciuti nel loro ambito per la cura e la passione che dedicano al loro mestiere, un po’ perché hanno diversi aspetti caratteriali che però li portano a pensare il proprio mestiere alla stessa maniera.

Ho proprio detto “mestiere”. Qui non si tratta di lavoro ma di “mestiere”. E il “mestiere” richiede applicazione, richiedere di “sapere per saper fare”, richiede cura, richiede ragionamento, richiede voglia, richiede attenzione, richiede preparazione, richiede esperienza.

Quando parliamo di esperienza non parliamo per forza di cose di capelli bianchi in testa. Avere una certa età non significa per forza di cose essere saggi o fare l’operatore meglio di un giovane.

Ho incontrato decine di operatori anziani che si vantavano di aver passato quaranta anni sulle macchine. Per come le usavano avevano sprecato quaranta anni del loro tempo. Avessero fatto altro sarebbe stato meglio. Per loro e per gli altri.

Quando parlo di esperienza e quando questa si ravvisa in una persona fra i trenta e quaranta anni di età possiamo tranquillamente parlare di maturità professionale, di capacità analitica nel saper affrontare con coscienza le problematiche del proprio lavoro.

Quando parlo di Massimo, di Michele e di Giuseppe parlo di veri professionisti. Parlo prima di tutto di persone intelligenti che sono consapevoli di avere fra le mani uno strumento pericoloso che può essere fonte enorme di danni a persone e cose.

Parlo di persone che ogni giorno convivono con caldo e freddo estremi, con polvere e fango, con vento e neve, con ghiaccio e temporali.

Ma nonostante questo tengono il proprio mezzo in perfetto ordine perché sono orgogliosi della propria immagine, perché sanno che se la macchina è efficiente ne guadagna la loro sicurezza, perché sono consapevoli di essere dei professionisti e ci tengono ad essere considerati tali.

E alla fine la nevicata di oggi, per quanto possa rendere difficile il viaggio da Torino verso l’Alsazia, non è nulla se messa a confronto con quanto ogni giorno questi professionisti sopportano per svolgere il proprio lavoro con coscienza e alto valore aggiunto.

Perché anche il loro, come tutti coloro  – e ci metto anche il sottoscritto – che svolgono una professione con criterio e passione, è molto più che un semplice lavoro.

Il mondo vero

Sono appena tornato da una “tre giorni” a Praga in cui Doosan Bobcat ha presentato le sue ultime novità e in cui le strategie globali del costruttore coreano sono apparse molto chiare.

Un riassetto dei compiti dell’alta dirigenza, chiari obiettivi strategici a medio e lungo termine, il raggiungimento di quanto prefissato in precedenza, il lancio di nuovi modelli e l’ampliamento della gamma hanno consentito al gruppo coreano di raggiungere il quinto posto nella classifica mondiale dei grandi costruttori di macchine movimento terra con l’obiettivo dichiarato, nel 2015, di essere fra i primi tre big player alle spalle di Caterpillar e Komatsu.

Ma non sono tanto questi obiettivi a farmi riflettere, quanto lo spirito che ho potuto riscontrare nelle persone che operano a vario titolo nel gruppo.

Uno dei meriti che va assolutamente dato a Doosan è quello di aver saputo concretizzare al meglio il valore aggiunto dei brand storici che sono stati acquisiti.

Non acquisizioni di grandi brand come Bobcat, Montabert, Geith o Moxy per annullarne le identità ma la valorizzazione dei singoli punti di forza finalizzati alla riuscita globale del gruppo. Se Caterpillar è chiaramente nord americana, se Komatsu è chiaramente giapponese, se Volvo è chiaramente svedese, Doosan è chiaramente globale.

Una multinazionale coreana che ha il 61% dei dipendenti di ogni paese del pianeta e in cui un crogiuolo di lingue distingue le conversazioni nei suoi uffici. Inglese sicuramente…ma anche francese, spagnolo, italiano, inflessioni arabe…coreano, giapponese…tedesco…

Incontrare contemporaneamente concessionari libanesi, francesi, spagnoli, italiani, polacchi…che parlano dei problemi del lavoro…che si scambiano idee e opinioni su come combattere la crisi o cercare di evitare gli errori del passato…

La capacità di essere globali non è da tutti e non è solo data dalla presenza del marchio in tutti i paesi del mondo con dealer e clienti affezionati.

Si tratta di uno spirito di gruppo che traspare chiaramente da ogni tipo di azione e che qualcuno scambierebbe come una assenza di identità…ma che invece va percepita come reale capacità di dialogare con le identità di tutti unendole in un modo che pochi altri sanno fare.

Personalmente non ho mai percepito questo modo di essere in nessun altro costruttore. Non sto parlando di bontà dei prodotti, di capacità commerciale, di potenza produttiva, di presenza territoriale, di rete assistenziale…

…sto parlando di capacità di essere al di sopra delle frontiere e di saper interpretare in modo assolutamente neutrale le esigenze dei clienti con uno spirito, prima ancora che con un prodotto, che assommi tutto il meglio di quel che oggi il mondo può dare.

Mettere insieme i coreani di Doosan, i norvegesi di Moxy, i francesi di Montabert, gli irlandesi di Geith e gli statunitensi di Bobcat e creare un gruppo di crescente successo è una operazione che richiede incredibili doti di integrazione…e queste doti nascono solo dove c’è una chiara visione globale che va oltre la costruzione e il commercio di una macchina da cantiere.

Sarà che la Corea del Sud è giunta fra gli ultimi nel novero dei grandi paesi industrializzati, sarà che la sua necessità di rendersi visibile al mondo l’hanno portata a cercare una integrazione che altri non hanno mai deliberatamente dovuto scegliere….sta di fatto ogni volta che entro in Doosan ho la sensazione che quello sia il mondo come dovrebbe essere. Il mondo vero.

Ritchie Bros. asta a marzo in Italia

Alla grande asta di macchinari industriali che Ritchie Bros. terra’ il 7 Marzo presso la sede di Caorso, saranno in vendita oltre 900 macchinari e autocarri.
Saranno oltre  70 le aziende edili, agricole, di trasporti e di altri settori che hanno consegnato i macchinari in esubero per venderli al miglior offerente del mercato mondiale. Tra i pezzi in evidenza, da segnalare

  •      27 escavatori tra cui 2 Caterpillar 336DLN del 2010
  •      15 telescopici tra cui un  Dieci Hercules 120.10 4x4x4
  •      23 pale gommate e cingolate tra cui spiccano Caterpillar 938G, 2 Hitachi  ZW220 and a cat 972
  •    una vasta selezione di frantoi tra cui REV GCM100-43 e un Pegson XA400 del 2007
  •      11 gru tra cui una gru fuoristrada Bendini A600 60-ton 4x4x4 e un autogru Rigo RTT1200, 120 Ton
  •      una vasta scelta di autocarri e trattori stradali tra cui Astra HD8 88.48 8×8 del 2011 e un Man TGX18.480, 4×2, del 2010
  •      40 furgoni tra cui 18 Iveco Daily 65C18 4×2, anno 2007-2008

Una esclusiva dell’asta di marzo sarà inoltre una selezione di macchinari con sistema antideflagrante che comprende:

  •      Escavatori Hitachi uno ZX350 e uno ZX670, entrambi del 2006
  •      una pala gommata Fiat-Hitachi FR220
  •      3 Pompe semoventi Cifa Spritz System PAS307
  •      5 Iveco Eurotrakker 410, 8×4

Nel 2012 Ritchie Bros. ha venduto oltre 287.000 macchinari e registrato circa 390.000 offerenti alle sue aste di tutto il mondo.   In Italia Ritchie Bros. ha tenuto 5 aste nel 2012 vendendo oltre 5800 articoli.

L’asta del 7 marzo a Caorso (PC) sarà aperta al pubblico e l’iscrizione per fare offerte e’ gratuita.

Sarà  possibile visionare I mezzi nei giorni 5 e 6 Marzo. Tutti gli articoli saranno venduti il giorno dell’asta senza prezzo minimo o prezzi di riserva.

Le novità di Haulotte sui sollevatori

Haulotte Group, lo specialista del sollevamento di persone e carichi, ha più di 120 anni di esperienza e un unico obiettivo: la soddisfazione dei clienti, offrendo macchine tecnologicamente innovative per incrementare sicurezza, comfort, ergonomia e produttività. Per raggiungere questo obiettivo, Haulotte Group sta investendo in nuovi modelli, garantendo lo sviluppo a lungo termine della propria rete commerciale, e in R&S al fine di soddisfare meglio le aspettative del mercato.

Haulotte Group attende con un caloroso benvenuto clienti, partner e visitatori nel suo stand a Bauma  2013 (area esterna F9 – 903/5 ) per scambiare opinioni, comunicare le nuove strategie, e dimostrare la competenza Haulotte mettendo in mostra una vasta gamma di prodotti.

Per quanto riguarda i sollevatori telescopici HTL, Haulotte introduce una vasta gamma di innovazioni in termini di compattezza, sicurezza per l’utilizzatore, affidabilità, comfort, facilità d’uso e robustezza

Il sollevatore telescopico HTL 4017 con motore Tier IV Interim rispetta i limiti alle emissioni inquinanti grazie alla riduzione del tasso di ossidi di azoto e particelle emesse. Questo nuovo motore garantisce inoltre consumi più contenuti e una grande facilità di manutenzione.

Il sollevatore telescopico HTL 3510 è progettato per sollevare carichi ad un’altezza massima di 10 m, ed è concepito per i settori edilizia e industria. Questa macchina, parte della gamma di sollevatori telescopici Haulotte da 10 m, definisce nuovi standard in termini di prestazioni di sollevamento, aumentando portata massima e sbraccio entro i 5 m di altezza senza stabilizzatori.

Padiglione B5: l’innovazione Komatsu in scena

In anteprima mondiale, Komatsu al Bauma  lancerà innanzitutto due nuove macchine –  un dozer e un escavatore – valorizzate dalla rivoluzionaria tecnologia IMC (Intelligent Machine Control), in grado di offrire al prodotto un altissimo valore aggiunto; esibendosi in alcune performance live, durante la manifestazione, queste macchine mostreranno ai presenti come il sistema IMC sia fondamentale ai fini di un incremento della produttività, della riduzione dei costi operativi e del miglioramento della sicurezza sul luogo di lavoro.

All’interno del Padiglione 5B, nell’ampio  stand di 4500 m Komatsu esporrà un totale di 28 macchine tra cui l’innovativo HB215LC-1, primo escavatore con tecnologia ibrida al mondo, già al lavoro in centinaia di siti a livello internazionale e tre nuove macchine dotate di motori EU Stage IIIB (S3B) –  vale a dire le pale gommate WA320-7 e WA470-7 (che si andranno ad aggiungere alle pale gommate WA380-7 e WA500-7), nonché l’escavatore PC138US-10 – qui per la prima volta presentate al pubblico.Ampio spazio sarà inoltre dedicato da Komatsu ai servizi: il management dell’azienda sarà infatti in ogni momento disponibile a evidenziare tutti i vantaggi consentiti ad esempio dal sistema di monitoraggio satellitare Komtrax o da Komatsu Care, formula formula che garantisce a chi scelga macchine Komatsu dotate di nuovi motori Eu Stage 3B quattro tagliandi gratuiti (olio, filtri e analisi olii compresi) a 500-1000-1500-2000 ore entro tre anni, nonché la fornitura gratuita del filtro antiparticolato a 4.500 (max) e 9.000 (max) ore entro 5 anni.

Fuori dal padiglione, un’ulteriore area esterna di circa 1000 m2 ospiterà le due nuove macchine IMC; sempre in questa zona, un bar, un negozio Komatsu e un simulatore interattivo di un escavatore accoglieranno i visitatori.

Mr Fujiwara, Amministratore Delegato e CEO di Komatsu Europe International, ha dichiarato in merito all’imminente edizione del Bauma: “Stiamo attendendo la manifestazione come un evento eccezionale, in cui Komatsu potrà condividere le innovazioni messe a punto per migliorare la qualità del lavoro dei nostri clienti, con tutte le imprese del mondo.”

Un Traccess 170E al The Star di Sydney

Famoso luogo di intrattenimento di Sydney, il centro The Star ha ricevuto in consegna un Traccess 170E di CTE, piattaforma aerea cingolata con motore elettrico, adatta per operare negli spazi interni, grazie alla cooperazione con il dealer australiano Platform Sales.

Il complesso The Star è costituito da due alberghi, alcuni attici, appartamenti di servizio e oltre 20 ristoranti, bar e café nonché una day spa di lusso con 16 camere, il tutto con una splendida vista del porto e della città di Sydney.

Il ragno Traccess 170E è stato scelto oltre che per le sue prestazioni di lavoro anche per la presenza della batteria al litio: la piattaforma verrà infatti condotta attraverso numerosi corridoi, anche molto stretti, all’interno dell’edificio. Con una piattaforma a motore ciò non sarebbe stato possibile. L’altezza di lavoro di 17 m è anche perfetta per raggiungere i soffitti nel nuovo centro eventi (capienza 4000 persone).

Traccess 170E è la più compatta della sua categoria, infatti grazie alle sue ridotte dimensioni (78 cm di larghezza e 1,99 m di altezza) riesce a passare anche attraverso le porte. Ha uno sbraccio di 7,5 m e una portata di 200 kg.

Grazie alla forma a “Z” del braccio, la macchina ha zero ingombro di coda in tutte le posizioni di lavoro, e ciò la rende ideale per operare in spazi ridotti e sulle strade anche in condizioni di traffico.

La batteria garantisce un funzionamento autonomo della piattaforma di circa 5 ore di lavoro. Una volta terminato il lavoro, è sufficiente mettere sotto carica le batterie per 8 ore (attraverso il carica batterie incorporato nella macchina).

Come tutta la linea Traccess, anche il modello 170E propone molti vantaggi:

  • tutti i cavi e i tubi idraulici all’interno del braccio per evitare strappi o intralcio in fase di lavoro;
  • portata di 200 kg in tutta la sua area di lavoro, senza doppie portate e limitatori di carico;
  • jib che consente di avvicinarsi ai punti di lavoro più difficili;
  • verticalità nella discesa e nella salita che consente di operare, agendo con un solo comando, per chiudere e aprire il pantografo. Molto utile in fase di lavoro a parete, in modo da non dover più effettuare  manovre per poter lavorare;
  • altezza da terra inferiore ai 2 metri per consentire il passaggio sotto le porte anche di 1 m di larghezza.

Ecco la Piattaforma aerea semovente cingolata Traccess CTE >>>