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Dozer Cat: il traguardo dei 175.000

I modelli di dozer  D4H, D5H, D6H e D7H (H Series) di Caterpillar  sono stati i primi  nel 1985 a presentare il design ad alta trazione, e nel 1987, il modello D8L è stato aggiunto alla famiglia. Le migliorie apportate hanno contribuito a ottimizzare l’equilibrio delle macchine e la pressione del suolo per applicazioni specifiche.

Trentacinque anni dopo, Caterpillar ha celebrato l’ineguagliabile successo del design dei suoi dozer producendo tre modelli commemorativi per ricordare la produzione delle 175.000 unità nel maggio del 2020.  “Uno degli slogan originali per promuovere i primi trattori ad alta trazione è stato “Beyond Known Capabilities”, perché queste unità stabiliscono un nuovo standard per l’efficienza, la produttività e la facilità di funzionamento”, afferma Wes Holm, ingegnere capo dei prodotti di trattori medi Caterpillar. “Con la nostra linea dozer di nuova generazione, che include i nuovi modelli D5, D6 e D7, continuiamo a puntare sulle nuove tecnologie per portare la produttività e l’efficienza ad un livello ancora più elevato.”

I modelli commemorativi

A causa delle restrizioni conseguenti all’emergenza sanitaria Caterpillar ha dovuto annullare le celebrazioni per commemorare la storica pietra miliare delle175.000 unità per i suoi dozer medi. Tuttavia, i tre modelli sono stati già acquistati da tre clienti: i dozer commemorativi presentano decalcomanie speciali sui parafanghi che indicano la pietra miliare di 175.000 unità. Il numero 175.000 appare anche all’interno della cabina, dove è impresso sul poggiatesta e stampato su una targa che indica la matricola di ogni unità in edizione limitata.

Costruite a Peoria (Illinois), le prime due unità commemorative sono stati i dozer a trazione elettrica Cat D6 XE, con un elegante schema di verniciatura grigio scuro e nero. La terza unità, un dozer D6 con cambio a 4 marce e completamente automatico, è rifinita in giallo Cat tradizionale con speciali tracce nere.

Simbolo della lunga storia di innovazione della linea media dozer, il Cat D6 XE è il primo dozer elettrico che vanta una struttura robusta, ma leggera, che fornisce un bilanciamento ottimale della macchina senza la necessità di un attrezzo posteriore o di un contrappeso. Le tecnologie integrate Cat GRADE, come lo standard Slope Assist e Cat GRADE disponibili con 3D, contribuiscono ad aumentare la produttività complessiva del cantiere fino al 50%. Offrendo fino al 35% di miglioramento dell’efficienza del carburante, il dozer presenta un design durevole con componenti aggiornati, lunghi intervalli di servizio e manutenzione programmata estesa per ridurre i costi di assistenza e manutenzione fino al 12%.

I clienti

Goodfellow Bros., un’azienda a conduzione familiare di quarta generazione con sede a Wenatchee, Wash., ha ricevuto una delle unità D6 XE. Prima di mettere al lavoro la macchina alle Hawaii, Goodfellow prevede di presentare il nuovo dozer commemorativo nel centesimo anniversario della creazione dell’azienda, nel 2021.

Holt Cat di San Antonio, Texas, ha acquistato il secondo dozer D6 XE commemorativo. La relazione di lunga data Caterpillar-Holt risale alle origini dell’azienda quando Benjamin Holt inventò il trattore a binario Caterpillar nel 1904. Il design del  D6 XE  incarna 116 anni di innovazione continua dall’originale Caterpillar di Holt. La concessionaria prevede di utilizzarla per contribuire a promuovere Cat Next Generation Dozers in occasione di futuri eventi per i clienti.

Il dozer commemorativo D6 è stato spedito al rivenditore canadese, Finning Cat, dove è stato venduto alla Midwest Pipelines Inc., con sede a Spruce Grove, Alberta. L’attuale flotta di dozer dell’azienda conta quasi 100 modelli.

I dozer Cat D6 e D6 XE sono fabbricati esclusivamente a Peoria e Grenoble, in Francia, insieme ad altri modelli della linea media.  Inoltre, Caterpillar produce dozer a Piracicaba, Brasile, e Rayong, Thailandia, per soddisfare le esigenze del mercato globale.

Ecco la nuova SPX650 di Jekko

La nuova SPX650, poliedrica mini gru targata Jekko è finalmente arrivata ed è stata presentata ufficialmente il 30 luglio con una diretta streaming.
Jekko ha accolto l’ultima arrivata nella gamma, la SPX650, mini gru da 5 t e altezza massima di lavoro di 23.5 m (con jib) che presenta numerose innovazioni all’avanguardia e promette di diventare modello di punta dell’azienda trevigiana. Grazie all’esperienza maturata negli ultimi due anni con la SPX532 e la SPX1280, Jekko ha potuto concentrare in una macchina le caratteristiche migliori, le soluzioni tecniche più avanzate già applicate con successo ai due precedenti modelli best seller.

Poliedrica e funzionale

La SPX650 vanta un sistema idraulico e un sistema di stabilizzazione innovativi, un nuovo jib idraulico e un nuovo jib meccanico (entrambi con attacco plug & play), alimentazione con batteria a litio e pratico radiocomando. Oltre a ciò, la mini gru presenta altre importanti funzionalità, come la possibilità di lavorare sia a gancio che con verricello, i cingoli estensibili, la modalità pick & carry e il software per assistenza da remoto J- Connect. E tutto questo senza tralasciare il design e la qualità dei materiali, con una forte attenzione al dettaglio.
Il concetto alla base della nuova SPX650 è stato sviluppato partendo dalle esigenze del mercato – spiega Alberto Franceschini, Direttore Commerciale di Jekko – I nostri clienti cercavano una mini gru di dimensioni medie, con una lunghezza del braccio di oltre 20 m e un’ottima capacità di sollevamento. Gli addetti al settore chiedevano una macchina che potesse lavorare sia all’interno che all’esterno, adatta in molti contesti operativi: posa del vetro, installazione di facciate continue, installazione di strutture in acciaio, manutenzione industriale. Così abbiamo preso in esame sia l’offerta della concorrenza che la nostra gamma di gru, e il risultato è la SPX650”.

Un sofisticato sistema idraulico

La SPX650 può contare su un sistema idraulico digitale con distributore oleodinamico proporzionale PVG 16 di Danfoss, lo stesso della SPX532 e della SPX1280, il quale permette precisione e fluidità dei movimenti della macchina, con la
possibilità di compierne fino a quattro contemporaneamente. “Il cuore del sistema idraulico
è la pompa idraulica a pistoni in load sensing, regolata da un sistema di controllo della potenza sviluppato internamente: ciò garantisce all’operatore tutta la potenza, la velocità e il controllo della macchina di cui ha bisogno, con il minimo dei consumi” spiega Marco Zava, Direttore Tecnico R&D. Dalla sorella maggiore SPX1280, la SPX650 eredita
anche il nuovo sistema di stabilizzazione, direttamente e interamente controllato da
radiocomando.

La macchina è dotata di stabilizzatori a croce telescopici con doppia estensione (mediante cilindro idraulico e catena) per ridurre l’area minima di stabilità (2.9 x 2.9 m; 4.5 x 4.5 invece l’area massima). Gli stabilizzatori presentano rotazione
idraulica da 0° a 72° e doppia regolazione dell’altezza, per la massima flessibilità in aree
ristrette. Il sistema considera diversi fattori per determinare le possibili condizioni di lavoro: a seconda dell’apertura angolare e dell’estensione degli stabilizzatori, il software è in grado di determinare in tempo reale la capacità massima di sollevamento in uno specifico punto, con 5 livelli di stabilità complessivi.

Alimentazione ecologica ed efficiente

 

La SPX650 è dotata di pacco batterie a litio da 48 V progettato su specifiche Jekko con capacità 400 Ah, che alimenta un motore elettrico trifase da 16 kW.
Grazie al caricabatterie monofase da 220 V presente a bordo macchina è possibile lavorare sotto carica; come optional è disponibile inoltre un caricabatterie esterno trifase da 400 V. L’alimentazione con batterie al litio non richiede manutenzione e le batterie possono avere vita utile pari a quella della gru stessa. Inoltre, consente performance inalterate e constanti anche in caso di uso intenso con carichi pesanti, senza dimenticare la possibilità di lavorare in ambienti chiusi senza alcun tipo di emissione. “Questo testimonia l’attenzione di Jekko nei confronti delle tematiche ambientali” sottolinea Franceschini. Per soddisfare tutte le esigenze del mercato, dall’anno prossimo la SPX650 sarà disponibile anche con motore diesel abbinato ad un motore elettrico trifase.

Nuovo jib idraulico da 1.2 t

La macchina è equipaggiata con un nuovo jib idraulico da 1.2 t a tre sfili (uno idraulico, due a catena) per un’altezza massima raggiungibile di 23.5 m e un nuovo jib meccanico da 2 t, ideale nella posa del vetro. Il jib può essere stoccato in tre modalità, come avviene nella SPX532: a terra, riposto sulla colonna o sotto il braccio principale. La posizione di riposo sotto il braccio principale consente una significativa riduzione dei tempi di montaggio e smontaggio del jib. Infine, il jib può lavorare con un angolo negativo fino a 15°, per una grande versatilità di utilizzo.

Infine, il radiocomando user-friendly, che è lo stesso dei modelli SPX532 e SPX1280. Il dispositivo è dotato di display LCD e di software sviluppato internamente da Jekko; usando selettori che riportano a schermate intuitive consente di attivare e disattivare
direttamente tutte le funzioni della macchina: velocità del braccio e del verricello, configurazione della gru (pick & carry, sollevamento, salita e discesa degli stabilizzatori, cingoli) e manipolatore.

Il segmento di mercato

La SPX650 è stata progettata per entrare in un segmento di mercato non attualmente coperto, quello delle gru con capacità massima di sollevamento di 5 t, colmando il vuoto tra i modelli SPX532 e SPX1280. Il modello si distingue per la varietà di applicazioni alle quali si presta: installazione del vetro, edilizia, progetti di ingegneria, manutenzione industriale, settore marittimo, aviazione, settore chimico e petrolifero, e molti altri.
Crediamo che la SPX650 soddisferà le esigenze dei nostri clienti grazie alle numerose soluzioni tecnologiche all’avanguardia che la contraddistinguono, alle quali si aggiungono importanti caratteristiche come la versatilità, le alte prestazioni in combinazione con dimensioni compatte, un’area di stabilizzazione ridotta, la facilità di utilizzo, senza dimenticare l’alimentazione con batterie al litio” – aggiunge Franceschini – “Inoltre, la standardizzazione delle componenti idrauliche, elettroniche e del software, le stesse della SPX532 e della SPX1280, semplificheranno molto gli interventi del servizio post vendita. Le prime unità della SPX650 saranno disponibili a partire dalla fine del 2020, e per tutte le ragione elencate abbiamo delle elevate aspettative di vendita”.
Avremmo dovuto presentare la SPX650 alla fiera Apex lo scorso giugno ma la manifestazione è stata posticipata al 2021 a causa dell’attuale emergenza sanitaria, così abbiamo dovuto pensare ad una soluzione alternativa e abbiamo deciso di organizzare una presentazione in diretta streaming. E’ stata una scelta naturale: Jekko è un’azienda giovane, con uno stile di comunicazione fresco e una forte presenza nei social media. Coerentemente con questa immagine, la SPX650 è caratterizzata da un design grintoso e accattivante, perché riteniamo che una gru non debba essere solo utile, ma anche bella” ha concluso Chiara Bellina, Marketing Manager di Jekko.

Digital Twin? Il digitale che serve alle Pmi italiane

La lezione che abbiamo imparato in questi ultimi mesi: l’impresa che ha una doppia identità, fisica e digitale, ha anche le basi operative per il presente e il futuro

L’emergenza che abbiamo vissuto in questi ultimi mesi sta lentamente rientrando da un punto di vista strettamente sanitario; tuttavia come previsto da più parti stiamo ora assistendo all’insorgere di una non meno grave crisi economica, in cui si fa notare il peso del combinato disposto dei lunghi mesi di lockdown e delle regole imposte dalla nuova normalità, fatta di stringenti limitazioni atte a ridurre la diffusione del contagio.

A pagare il prezzo più salato sono state, purtroppo, le piccole e piccolissime imprese. Meno dotate di strumenti finanziari e meno resilienti a crisi di questa portata, sono centinaia di migliaia le Pmi italiane in grande difficoltà e sul cui futuro a breve e medio termine incombono pesanti nubi.

Eppure, in questa totalmente inedita situazione numerose attività sono riuscite a mantenere quote di mercato e fatturato, in alcuni casi perfino aumentando il proprio giro di affari.

Come hanno fatto? Semplicemente, sposando appieno le possibilità offerte dalle moderne tecnologie, e schierando un alleato formidabile: il proprio digital twin, termine che prendiamo a prestito dalla progettazione CAD 3D e dalla realtà aumentata, dove la traslazione in digitale di una realtà fisica consente di analizzare, correggere o anticipare le dinamiche.

Nel nostro caso, quello della piccola impresa, è un alter ego digitale, che si rivela in grado di sopperire alle oggettive difficoltà che un imprenditore può trovarsi ad affrontare in ogni momento, non solo in crisi gravissime per quanto sporadiche.

Fisico e virtuale: così un’azienda vale doppio

Gli esempi sono quasi illimitati: un valido ecommerce venderà i prodotti anche negli orari di chiusura dell’azienda, durante l’assenza dell’imprenditore, e (come negli scorsi mesi) quando le normali attività sono di fatto precluse da eventi imprevedibili.

Non solo: il digital twin dell’azienda fornirà al cliente tutte le informazioni sui prodotti, e accoglierà le richieste di offerte o ulteriori dettagli.

La realizzazione di un sito web professionale è altrettanto importante per un doppio digitale, e contribuisce a rafforzare la brand reputation di un’azienda.

Non avere una presenza online oggi è senza dubbio negativo per una realtà imprenditoriale, ma non meno grave sarebbe averne una di bassa qualità: chi infatti vorrebbe fare acquisti in un negozio sporco e disordinato?

Ecco, lo stesso principio è applicabile online, e appoggiarsi a realtà affermate e con solido background sarà vitale per la buona riuscita del progetto di ogni Pmi italiana.

Customer experience anche per le piccole

Il mondo digitale, inoltre, abilita la customer relationship ad un livello ineguagliabile dal tradizionale rapporto cliente-azienda.

Solamente grazie al doppio digitale è possibile far sentire i clienti al centro delle attenzioni, seguiti e compresi. Soprattutto, il web permette di mantenere vivi e aggiornati i contatti, fidelizzando i clienti, informandoli di aperture, consegne a domicilio e promozioni.

In questi primi mesi del 2020 non poche attività di ristorazione si sono confrontate con il nuovo (per alcuni) mondo del food delivery, ma come far sapere ai nostri clienti e prospect che la nostra attività offre questi nuovi servizi?

Nuovamente, con servizi web evoluti, e che, a differenza di molte piattaforme diffuse, permettono all’imprenditore di mantenere identità e controllo sul proprio business, senza farlo diventare semplicemente “uno dei tanti”, scelti da una app alla stregua di un prodotto sullo scaffale di un supermercato.

Allo stesso modo, per esempio, gli imprenditori attivi nel settore turistico, che genera direttamente più del 5% del PIL nazionale e il 13% indirettamente (lo scorso anno siamo stati il quarto paese più visitato al mondo) avranno modo di comunicare tutte le informazioni più aggiornate, come ad esempio le regole per il distanziamento sociale, oppure ancora l’adesione al Bonus vacanze, ed eventuali restrizioni imposte rispetto alla normale operatività.

I clienti apprezzano molto la trasparenza e la reattività delle informazioni, a tutto vantaggio dell’immagine della azienda e del valore del business.

L’azienda cresce per linee interne

servizi digitali non si limitano alla interazione cliente-azienda, ma anzi rendono molto più efficace la dinamica interna ad una impresa. I mesi del lockdown hanno messo a nudo una serie di difficoltà relazionali determinate dalla distanza geografica, in cui la comunicazione interna è stata frammentaria e ben lontana dall’efficienza auspicabile.

Le imprese più strutturate troveranno grande giovamento dalla adozione di app e software che abilitano le risorse umane alla gestione del lavoro agile, ripristinando l’operatività tradizionale anche in caso ampio utilizzo di smart working, e al tempo stesso facilitano ai dipendenti la comunicazione e la relazione interna, superando i limiti del lavoro fuori sede e permettendo di godere appieno degli indubbi vantaggi offerti dalla nuova normalità.

Soluzioni di smart mobility, gestione di ferie, assenze e timesheet sono possibilità concrete e che contribuiscono alla trasformazione digitale di un’azienda: in altri termini, ne migliorano flessibilità e redditività, temi sempre importanti ma in questi mesi diventati davvero essenziali.

Lavorare meglio è nell’interesse di tutti: dei clienti che sanno di potersi affidare a un’impresa moderna e customer centric, dei dipendenti che potranno lavorare meglio, con meno impedimenti e meno stress.

E, ovviamente, degli imprenditori che raccoglieranno i frutti di un investimento tecnologico dal sicuro ritorno.

Dietro ogni problema c’è un’opportunità, e con il supporto e la consulenza di partner tecnologici all’altezza del compito le Pmi italiane saranno pronte per fare il salto di qualità verso il mondo digitale.

Spesso anche un semplice, tradizionale, ma concreto, servizio professionale di consulenza telefonica, pronto a dare un consiglio personalizzato o un approfondimento dedicato può dare la spinta decisiva a un imprenditore, piccolo o grande che sia.

 

Derbigum ricicla 3000 ton di copertura ad Anversa

Dopo 85 anni di vita ha chiuso nel 2010 lo stabilimento Opel Belgio, ad Anversa, pietra miliare della storia nazionale. Da allora, il sito si è trasformato in una città fantasma. Nel 2014 l’area in disuso è stata acquistata dall’Autorità Portuale di Anversa – che in collaborazione temporanea con De Meuter, azienda del Gruppo Aertssen – è stata incaricata di costruire un nuovo edificio e demolire quello precedente. È qui che entra in gioco Derbigum, punto di riferimento per l’impermeabilizzazione di coperture, con il proprio programma “No Roof To Waste”, oggi al centro della strategia dell’intero Gruppo e fondato su un pilastro imprescindibile: il riciclo delle membrane bituminose, che altrimenti andrebbero sprecate. Primo step del programma è incoraggiare gli applicatori a unirsi al proprio approccio ecologico e a raccogliere gli sfridi di lavorazione in cantiere. È così che l’azienda è riuscita a riciclare 3000 tonnellate di coperture dell’ex edificio di Opel Belgio, facendo la differenza in termini di sostenibilità ed economia circolare.

Una demolizione gigantesca

“Abbiamo sempre avuto la tecnologia, ma l’afflusso dei materiali riciclabili era piuttosto basso. – afferma Koen Sneiders, Responsabile dell’impianto di riciclo di Derbigum – “Da fine anni ’90 abbiamo abbracciato la filosofia dell’economia circolare, a partire dalla gestione dei nostri rifiuti, reintegrandoli nel nostro processo di produzione. Il primo passo per ottenere questi risultati è stato installare negli anni ‘90 la prima versione del “Macalusor” nel sito di produzione a Perwez, che ha permesso di riciclare i rifiuti e trasformarli in nuove membrane impermeabili. Oggi con “No Roof To Waste” siamo passati a uno step successivo: gli applicatori aderenti ricevono un mini big bag gratuito, con cui recuperare gli sfridi bituminosi per riciclarli in una nuova materia prima. Il gigantesco progetto di demolizione del sito Opel Anversa ci fornisce già 21 ettari di rifiuti bitumonosi, equivalenti a 42 campi da calcio”.

A ottobre 2019 sono partiti i lavori di demolizione, che termineranno a settembre di quest’anno, su un’area totale di 90 ettari: “Ogni giorno siamo in cantiere con circa 70 persone e diversi macchinari. – spiega Sven De Meuter, a capo dei lavoriLa demolizione genera diversi tipi di rifiuti e una gran parte di essi viene eliminata tramite l’acqua. Le 3000 tonnellate di scarti bituminosi verranno portate presso lo stabilimento di Derbigum per essere riciclati e reinseriti nella filiera produttiva dell’azienda. Una quantità di materiale davvero enorme con cui poter realizzare nuove membrane per almeno 2 anni”.

Un circolo virtuoso

Tutto ciò significa per Derbigum economia circolare: un circolo virtuoso per il pianeta e per la stessa azienda. Con questo nuovo modello di sviluppo economico, è stata realizzata un’ampia gamma di prodotti denominata NT – New Technology che utilizza fino a 4 volte in più di risorse rinnovabili, permettendo di risparmiare notevolmente in termini di energia e impatto ecologicoConclude Koen Sneiders: “Eppure la quota di mercato dei prodotti DERBIGUM NT per il momento ha raggiunto solo il 15%. Forse perché non è facile convincere i clienti che è possibile ottenere da materie prime parzialmente riciclate, una membrana con le stesse proprietà e qualità di un manto prodotto ex novo, nonostante siano entrambe soluzioni certificate. C’è sicuramente ancora tanto lavoro da fare, ma la strada è sicuramente quella giusta!”

Conclusa la Summer Campaign di Schmitz Cargobull

Si è conclusa con successo la campagna promozionale Summer Campaign di Schmitz Cargobull Italia. Oltre 400 offerte per isotermici e centinati inviate alle aziende di trasporto nazionali. Tutti i contratti sottoscritti con i leasing della finanziaria Pafin-Alba.

La Summer Campaign era stata lanciata lo scorso giugno da Schmitz Cargobull Italia per sostenere le aziende di trasporto italiane in un momento di oggettiva difficoltà dell’economia nazionale e del mercato di riferimento.

Un interessante leasing

L’iniziativa, focalizzata sugli isotermici S.KO COOL “V7” SMART EXECUTIVE con unità refrigerante Schmitz S.CU e sui centinati della gamma S.CS “UNIVERSAL”, prevedeva un leasing con 60 canoni mensili d’importo fisso, un anticipo minimo pari all’ammontare di una rata, il pagamento della prima rata a sei mesi dalla stipula del contratto e un riscatto finale pari all’1% del valore del bene.

Nei due mesi di validità della Summer Campaign sono state inviate circa 400 offerte ad altrettante aziende di trasporto di medie e piccole dimensioni di tutta Italia, che si sono concretizzate in un elevato numero di contratti per l’acquisizione di semirimorchi isotermici e centinati, la cui consegna è prevista per il prossimo settembre. Un ruolo di primo piano nel lancio e nel successo della Summer Campaign è stato svolto dalla finanziaria Pafin-Alba, che ha sostenuto gli sforzi di Schmitz Cargobull Italia per venire incontro alle specifiche esigenze degli operatori del trasporto nazionali.

Dall’iniziativa di Schmitz Cargobull Italia hanno tratto vantaggio quelle aziende che, pur in un momento di scarsa liquidità del settore, hanno preferito non richiedere lo scorso aprile la ‘moratoria’ sul pagamento dei canoni di leasing prevista dal Decreto Legge Cura Italia.

Dopo la positiva conclusione della Summer Campaign, Schmitz Cargobull Italia ha allo studio altre iniziative di stimolo al settore, rivolte soprattutto alle grandi flotte. Ciò per permettere loro di sfruttare al meglio le opportunità offerte dal Decreto Ministeriale 203 del 12 maggio di quest’anno, che prevede contributi a favore degli investimenti delle imprese di autotrasporto.

Due W 210 Fi di Wirtgen in pole position in Alabama

Due W 210 Fi di Wirtgen hanno offerto una prestazione eccellente dal via al traguardo sul noto Barber Motorsports Park in Alabama. I proprietari delle macchine si sono mostrati entusiasti delle prestazioni e delle innovazioni tecnologiche della nuova generazione di frese grandi in uno dei loro primi interventi sul continente nordamericano.

Con i loro  766 CV, le due frese grandi Wirtgen non si sono sentite intimidite dalla potenza del motore dei bolidi e delle moto che normalmente lottano per le prime posizioni sul percorso di 3,7 km. In occasione del risanamento della pista ai margini orientali di Birmingham, l’attenzione si è concentrata soprattutto sulla precisione e sulla fresatura economica, oltre che sui cavalli vapore e sulla velocità. Per questo la scelta è caduta su due nuovissime W 210 Fi, che hanno lavorato a profondità di fresatura diverse a seconda del tratto di pista. Oltre ad aver asportato asfalto e strato di base a una profondità di 18 cm su una superficie di 14.500 m², le frese grandi hanno dovuto fresare l’asfalto solamente per una profondità tra 1,2 e 10 cm su altri 45.000 m².

Sosta ai box a tempo di record

I necessari cambi dei tamburi di fresatura sono avvenuti quasi alla velocità con cui si effettua un cambio delle gomme durante le gare. Grazie al nuovo Multiple Cutting System, infatti, i tamburi di fresatura con la stessa larghezza operativa ma con interlinee (I) diverse possono essere sostituiti in modo decisamente più semplice e rapido rispetto a quanto accade con altre frese a freddo. Per Kim Butler, titolare dell’impresa di fresatura incaricata Mill It Up, la sostituzione è stata incredibilmente rapida: “È fantastico. Non riesco a credere che siamo riusciti a cambiare i tamburi di fresatura in otto minuti”.

Le W 210 Fi sono tornate sul tracciato equipaggiate con i nuovi utensili di taglio. Rispetto ai tamburi di fresatura standard, le macchine per fresatura fine dispongono di più denti a codolo rotondo e presentano un’interlinea inferiore – in questo caso, 298 denti per fresatura e 8 mm di interlinea.

La fresatura fine fattore decisivo

Le macchine per fresatura fine sono impiegate ogni volta che, ad esempio, dal piano viabile devono essere rimosse ondulazioni e ormaie o deve essere ottenuta una maggiore aderenza della superficie. In molti casi, in questo modo è possibile evitare la stesa di un nuovo strato d’usura. Al procedimento di fresatura fine si fa tuttavia ricorso anche nella stesa di strati d’usura d’asfalto sottili. In questo caso, grazie alla produzione di una superficie fresata omogenea e piana, si ottiene la dentatura ottimale con il nuovo strato d’usura. In questo modo, la fresatura fine è decisiva per la qualità dell’asfalto steso. Questo vale anche per il Barber Motorsports Park.

Anche il sistema di livellazione ha un influsso decisivo sul risultato di fresatura. Anche in questo caso, gli utilizzatori hanno potuto contare sui sistemi sviluppati da Wirtgen. In Alabama è stato impiegato l’ultimo sviluppo Level Pro Active.

Precisione in pista

Grazie alla completa integrazione di Level Pro Active nel comando della macchina, delle importanti funzioni della macchina sono collegate tra loro e i risultati di fresatura precisi sono programmati in anticipo. I processi di lavoro, ad esempio, possono essere realizzati più rapidamente sollevando la macchina per superare gli elementi incorporati nel piano stradale. Sul Barber Motorsports Park, il sistema di livellazione ha svolto un ruolo importante anche nell’attacco della seconda striscia di fresatura, supportato in modo attivo e preciso da Level Pro Active. Il risultato è stato un chiaro aumento della qualità della superficie fresata.

Posto sul podio per due

Le due W 210 Fi hanno brillato anche sul circuito di 17 curve di Birmingham. Dopo la conclusione dei lavori di fresatura, Kim Butler si è mostrata entusiasta delle innovazioni presenti nelle frese grandi Wirtgen: “La tecnologia mi ha conquistata”. I piloti sono stati entusiasti del nuovo manto stradale. Commenti come “liscio come un biliardo” o “liscio come l’olio” hanno dimostrato che anche il secondo requisito superficiale più importante per i piloti, oltre all’aderenza, è stato soddisfatto.

Il ponte san Giorgio simbolo di ricostruzione

Qui il Paese ha mostrato la sua parte buona. Costruito in acciaio e forgiato nel vento, il  ponte adesso è vostro. Lunga vita al Ponte San Giorgio“. Così ha commentato l’architetto Renzo Piano durante l’inaugurazione del nuovo Ponte San Giorgio sul Polcevera a due anni dal suo crollo, mentre un arcobaleno simbolo di pace e collegamento tra cielo e terra, colorava il cielo plumbeo di una Genova sferzata dalla pioggia.

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha citato per l’occasione il frontespizio della rivista il Ponte (appunto), fondata da Piero Calamandrei nel 1945 che rappresentava un ponte crollato e “tra i due tronconi delle pile rimaste in piedi una trave lanciata attraverso, per permettere agli uomini che vanno al lavoro di ricominciare a passare“. Dunque un ponte distrutto dalla guerra, ma che riacquista la sua funzionalità per mezzo di una trave che permette alla vita civile di riprendere il suo corso normale. Un sostantivo altamente simbolico, allora come ora e ricco di significati antichi e nuovi al tempo stesso. Quindi sempre contemporanei e cioé eterni.

Un cantiere magico

Al ponte San Giorgio hanno lavorato ininterrottamente  migliaia di persone, cui è andato il grazie del sindaco Marco Pucci, che ha citato tutte le imprese che hanno reso possibile quest’opera.  Renzo Piano ha addirittura utilizzato l’aggettivo “magico” per definire un cantiere che si è fermato solo a Natale e che ha definito il più bello della sua vita. Sospeso tra cordoglio (per le 43 vittime) e orgoglio (per le competenze e le energie profuse). Un cantiere fatto per costruire (l’opposto di demolire): non solo un manufatto d’acciaio e cemento, ma un luogo che ha celebrato la forza del lavoro, in cui si sono dimenticate le differenze e in cui si è operato in piena solidarietà per raggiungere un obiettivo comune dopo una comune frattura che andava fisicamente (ma non solo) ricomposta e sanata.

Insieme a Renzo Piano ci auguriamo che il nuovo Ponte San Giorgio, con le sue 18 pile e i 43 lampioni che si illumineranno ogni sera per ricordare le vittime, sia amato, dai genovesi e dagli Italiani, anche se erede di una tragedia. E che l’opera abbia quindi il valore di un riscatto e serva a ricomporre qualcosa che si è spezzato. E che, come la rivista Il Ponte di Calamandrei, sia protagonista di quell’opera di ricostruzione economica (ma soprattutto morale) di cui il nostro Paese ha un tremendo bisogno.

Rinnovato il Consiglio Direttivo di Unacea

Con l’assemblea del 15 luglio e il successivo consiglio direttivo del 27 luglio Unacea,  l’associazione italiana delle macchine per costruzioni ha rinnovato il suo gruppo dirigente. La presidenza rimane in carico a Mirco Risi (Simex), mentre le vicepresidenze sono state affidate a Nicola D’Arpino (CASE Construction) e a Enrico Prandini (Komatsu).

Dopo l’ingresso in associazione a inizio anno, entrano in consiglio direttivo anche i rappresentanti delle aziende importatrici con Matteo Artioli (Vimatek), Domenico Matrone (Jcb Italia) e Ruggero Riva (Cgt).

Completano la squadra: Giorgio Cangini (Cangini), Alessandro Ditillo (Soilmec), Roberto Lorenzoni (Caterpillar), Paolo Salvadori (Imer Group), Enrico Santini (Fiori Group) e Michele Vitulano (Indeco).

Il commento

Mirco Risi

Associativamente abbiamo reagito alla crisi del Covid-19 con grande energia e spirito di partecipazione – dichiara Mirco Risi. “Con questo nuovo gruppo dirigente possiamo spingere ancora più avanti le nostre attività per rafforzare la piattaforma di lavoro e di affari pubblici che abbiamo messo a disposizione delle aziende di settore.”

Unacea è l’associazione di categoria italiana delle macchine e attrezzature per le costruzioni. Fondata nel 2010, conta 70 aziende associate e un tasso di rappresentatività in termini di fatturato dell’80%, sia nel comparto produttivo che in quello dell’importazione di tutte le tipologie di macchine: movimento terra, stradali, per il calcestruzzo, per la perforazione, attrezzature e gru a torre.

Carmix 3500 TC ora con motore Stage V

Importanti novità arrivano dal mondo Carmix. Da luglio 2020, il modello di punta Carmix 3500 TC è disponibile con motore versione EU Stage V. Introdotto dal Regolamento Ue 2016/1628, lo Stage V intende ridurre ulteriormente gli inquinanti gassosi e il particolato emessi da motori diesel e da motori GPL installati su macchine semoventi non stradali. La legislazione UE, infatti, consente la produzione o l’importazione di macchine di movimentazione con motorizzazioni comprese tra 19 e 56 kW e superiori a 130 kW non conformi a Stage V fino al 30 giugno 2020. Mentre, per la produzione e l’importazione di macchine di movimentazione con motorizzazioni comprese tra 56 e 130 kW non conformi a Stage V, la data ultima prevista è per il 30 giugno 2021. Per questo, Carmix 3500 TC cambia motore e passa dalla versione Perkins 1104 D-44 TA Turbo-Diesel Tier 3, con potenza nominale KW 83 (111 HP) a quella Europea Perkins 904 J-E 36 Turbo-Diesel STAGE V Tier 4F con potenza 90 KW (120 HP).

Impatto ambientale ridotto e prestazioni al top

A seguito di questo nuovo adeguamento, Carmix 3500 TC diventa una centrale di calcestruzzo mobile fuori strada “green” grazie alla riduzione delle emissioni per la tutela dell’ambiente. Un plus che si unisce a un design intelligente che regala all’operatore un confort unico e alle tecnologie innovative, sviluppate dall’azienda per offrire una macchina potente e versatile: dal gruppo betoniera con resa effettiva di 3,5 m3 alla doppia elica di miscelazione, dalla velocità di impasto e scarico indipendente dal numero di giri del motore diesel allo scarico del calcestruzzo per inversione di marcia. A questo si aggiunge la pala da 600 litri – controllabile con Joymix – con apertura a comando idraulico per scaricare direttamente nel bicchiere sabbia o ghiaia, senza dimenticare la capacità di affrontare, anche a pieno carico, pendenze superiori al 30%. Ogni componente nasce dalle esigenze emerse nel mondo delle costruzioni, un ascolto attento da parte di Carmix che da oltre 40 anni si impegna a risolvere le problematiche incontrate dagli addetti di settore.

Concrete-Mate, mix design manager

Carmix 3500 TC è inoltre dotata di Concrete-Mate, l’innovativo mix design manager con software di gestione RMC Plant standard level che, attraverso quattro sensori all’interno gruppo di mescolazione, garantisce un impasto di massima qualità, conforme agli standard internazionali di produzione del calcestruzzo (UNI 206-1  – ASTM – ACI etc) e un controllo totale del costo del prodotto. Il Concrete-Mate offre la possibilità di selezionare fino a 15 diverse miscele e 99 tipi di materiali. Grazie a questi elementi si possono ottenere molteplici combinazioni, eliminando qualsiasi possibilità di errore: il software, infatti, una volta memorizzato il mix design da realizzare, indica all’operatore le dosi per ciascun elemento, la sequenza delle operazioni da compiere e i tempi di esecuzione di ogni singolo step del processo. Con Concrete-Mate è possibile preparare in loco un calcestruzzo di eccellente qualità, pronto per l’uso in qualsiasi cantiere, a ogni latitudine, in tempi brevi e con la massima puntualità. Qualità assicurata dal certificato Legal for Trade, un accreditamento che garantisce la superiore precisione del Concrete-Mate in tutti quei paesi dove queste rigide procedure sono in vigore, quali, tra gli altri, Europa, Australia, Canada e Stati Uniti.

Quanti nastri tagliati per Renault Trucks!

Due importanti tagli di nastro per Renault Trucks che in pochi giorni ha aperto  una nuova concessionaria e inaugurato la nuova sede di un riparatore autorizzato. Iniziamo da Bergamo Trucks srl,  che serve la vendita e l’assistenza nelle province di Bergamo, Lecco e Sondrio. Nasce dall’evoluzione del gruppo formato dalle famiglie Carozzi e Gilardi che, con validi collaboratori, gestiscono altrettante officine autorizzate nella Lombardia settentrionale. È un importante segnale di ripresa per l’intero comparto del veicolo industriale dopo l’emergenza Covid-19. Il nastro  della sede di Brembate (Bg) è stato tagliato dall’Amministratore Delegato di Renault Trucks Italia, Pierre Sirolli, insieme con i titolari e lo staff della nuova concessionaria.


La nascita di un nuovo Distributore proprio al centro della zona più colpita in Europa dalla pandemia Covid-19 e, appena dopo la fine della fase più acuta dell’emergenza, è un segnale di rinascita molto importante non solo per il nostro Marchio, ma per l’intero comparto del veicolo industriale”, afferma Pierre Sirolli. “Ciò dimostra che i nostri partner credono fermamente nel Marchio e vi investono, nonostante l’incertezza di questo momento; è per me un motivo di grande soddisfazione che lo abbiano fatto due famiglie che da decenni operano nella nostra rete di assistenza”.

Ottima visibilità per Renault Trucks

Gli autisti dei veicoli industriali che transitano sull’autostrada A4 noteranno sicuramente il nuovo impianto, perché si affaccia per 35 metri sulla corsia ovest dell’autostrada e, chi vuole raggiungerlo, può farlo in pochi minuti, in quanto vicino all’uscita di Capriate. “Abbiamo completamente ripristinato un capannone posto nella zona industriale di Brembate per renderlo idoneo alle attività di assistenza, rifornimento ricambi e vendita dei veicoli industriali”, spiega Vincenzo Carozzi. L’edificio ha una superficie di 1500 metri quadrati, di cui mille per l’officina, trecento per il magazzino ricambi e duecento per uffici ed esposizione. Le attività operative e di post-vendita sono seguite da Gianluca Gilardi, che spiega l’organizzazione dell’officina: “Ha cinque postazioni di lavoro e oggi vi lavorano tre meccanici, con l’obiettivo di averne cinque quando saremo a regime. Uno di loro è formato e certificato per operare sui veicoli elettrici. Il magazzino dei ricambi rifornisce l’intera zona di nostra competenza”. Vincenzo Carozzi segue l’amministrazione e le attività commerciali: “Le nostre famiglie vantano una lunga esperienza nell’assistenza dei veicoli industriali e ora avviamo l’attività di vendita del nuovo e dell’usato. È una sfida importante, perché la sola provincia di Bergamo è tra le prime per immatricolazioni di veicoli industriali, ma riteniamo che la parte commerciale sia lo sbocco naturale del nostro percorso imprenditoriale. Nella fase iniziale, la vendita sarà svolta dagli stessi titolari e da due dipendenti, ma vogliamo aumentare in futuro l’organico perché il programma prevede una crescita progressiva ma continua delle vendite”.
Con la nascita di Bergamo Trucks, la rete della Losanga conta oggi 19 concessionarie e 61 officine.

Un nuovo riparatore per la Losanga 

Il 24 luglio 2020 la concessionaria Sicamion ha inaugurato la nuova sede del riparatore autorizzato a Casette di Funo (BO), posta nella parte settentrionale della cintura di Bologna. Aumenta, così, la qualità dell’assistenza offerta da Renault Trucks Italia nell’area che comprende l’Emilia orientale e la Romagna. Si tratta di Sicamion Service ed è un’emanazione diretta del Distributore Sicamion di Faenza, che serve la vendita e l’assistenza di Renault Trucks in un’ampia area che comprende le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini e Rovigo. L’officina ha una superficie di 700 metri quadrati, con un ampio piazzale esterno. Nella fase di avvio impiega due meccanici e un capo-officina, ma a regime l’impianto può ospitare fino a sette postazioni di lavoro. Nell’edificio c’è anche un ufficio che serve come punto di appoggio dell’addetto commerciale che Sicamion ha dedicato alla provincia di Bologna.

Oltre ai veicoli degli autotrasportatori locali, Sicamion fornisce l’assistenza 24/h a quelli che transitano sulle tre autostrade che solcano il territorio di sua competenza: l’A1, l’A14 e l’A13, oltre che l’importante superstrada Ravenna-Orte.

L’apertura di Sicamion Service nella provincia di Bologna, come quella del Distributore Bergamo Trucks, è coerente con la nostra strategia di aumentare la qualità della rete di assistenza coinvolgendo direttamente i Distributori”, spiega Pierre Sirolli, Amministratore Delegato di Renault Trucks Italia. “Abbiamo l’obiettivo di aumentare la nostra quota di mercato e ciò avviene anche attraverso la crescita dei Distributori. Sicamion è un importante punto di riferimento in Italia e ha la competenza per crescere nell’assistenza attraverso una solida e capillare rete di officine. Contiamo su questa inaugurazione per aumentare la presenza dei veicoli Renault Trucks in una provincia importante per il trasporto e la logistica come è quella di Bologna”.