E’ arrivata in redazione questa comunicazione di Assodimi Assonolo che riportiamo integralmente, seguita da alcune personali osservazioni.
Assodimi Assonolo, preso atto di quanto uscito recentemente su alcune trasmissioni televisive e poi ripreso da alcune testate di settore, crede necessario fare chiarezza riguardo la propria posizione in merito alla vicenda.
Va sottolineato che i presunti comportamenti irregolari di cui viene accusato, per di più con titoli sensazionalistici, uno dei nostri Associati non riguardano in nessun modo l’attività di noleggio ma un’altra business unit all’interno dell’azienda.
Ci preme sottolineare questo punto perché la professionalità di un intero comparto non può essere messa in discussione da un presunto comportamento irregolare compiuto in tutt’altro ramo di azienda.
Il noleggio professionale si basa su procedure chiare e ben definite che hanno lo scopo di tutelare sia l’azienda di noleggio che il cliente.
Il Testo Unico 81/08, in particolare negli articoli 72 e 73, indica la responsabilità per l’azienda di noleggio di attestare la conformità delle attrezzature al momento della consegna.
In assenza di una normativa ad hoc per il noleggio, l’Associazione ha da sempre posto la professionalità e la qualità del servizio come elementi distintivi di un’azienda di noleggio che opera in maniera seria e professionale.
Restando in attesa di capire l’evolversi della vicenda presso le sedi competenti, che ribadiamo non essere né i social né i mass media, era doveroso questo chiarimento a difesa dell’attività di noleggio professionale che caratterizza il comparto.
Un’osservazione a margine
Fin qui il comunicato di Assodimi Assonolo. Cui ci permettiamo di aggiungere una personale osservazione. Stiamo assistendo, complici social e alcuni mass media che hanno totalmente smarrito il senso della misura e la deontologia professionale, a una sorta di pornografia dello scandalo di cui si pasce l’osceno voyeurismo di chi frequenta compulsivamente siti, tv e giornali di gossip. Non è questo il nostro stile. I processi si fanno in tribunale e soltanto lì. E i giornalisti seri dovrebbero osare il silenzio (atto rivoluzionario quando si cercano solo i like) quando non dispongono di FATTI concreti su cui basarsi. Le illazioni, i “si dice”, i “pare che” non si addicono a un’informazione corretta e rispettosa di lettori, spettatori, naviganti. Ed innescano un deleterio effetto domino, come il famoso “venticello” di rossiniana memoria, che si trasforma in un “temporale che fa l’aria rimbombar”, in cui a disinformazione si somma disinformazione, a ignoranza si aggiunge ignoranza.
E la verità, come sempre in questi casi, piange