Manutenzione

Tre ponti in sei mesi

(foto lapresse)

Non è, purtroppo, l’ennesimo titolo di un film di Verdone. E’ una tragica realtà che sembrerebbe impossibile se non fosse tremendamente vera. Questa volta  a collassare è stato un viadotto sulla circonvallazione di Fossano, nel cuneese.

Dall’esame delle prime fotografie si potrebbe ipotizzare che il crollo sia dovuto allo strappo dei trefoli in acciaio in corrispondenza di un giunto tra due elementi prefabbricati.

Un’evenienza non impossibile poiché, in seguito alle dilatazioni termiche dovute al caldo e al freddo, al gelo ed al disgelo è probabile che,  tra il calcestruzzo prefabbricato e quello gettato in opera si siano create delle microfessure  attraverso le quali può essere passata l’acqua di pioggia con alto contenuto di sale, che viene oggigiorno utilizzato con funzione antigelo. Questa acqua salata potrebbe, con il passare del tempo, aver corroso irrimediabilmente i trefoli di armatura che, alla fine, non hanno resistito alle tensioni indotte dal ponte.

L’ingegner Adriano Scarzella, vicepresidente dell’Ordine degli ingegneri della Provincia di Cuneo e referente per le questioni strutturali ha affermato: “L’ipotesi più probabile, alla sola luce delle foto che ho visto, è questa: il viadotto pare in parte prefabbricato, cioè composto all’interno da cavi pretensionati. Mi pare abbia ceduto un giunto, nel quale si vedono cavi tranciati. La rottura potrebbe essere stata provocata da problemi di manutenzione”.

E’ proprio questo il punto: si dovrebbe comprendere che evitare  investimenti in manutenzione spesso non è un risparmio, ma un aggravio di spese, conseguente alla mancata gestione preventiva di ammaloramenti, guasti, avarie e malfunzionamenti. Nel nostro paese non c’è una corretta cultura della manutenzione e di conseguenza non si investono le risorse necessarie per assicurarla. E questo è vero non solo per le infrastrutture, ma anche per le macchine che utilizziamo nei cantieri. Perciò è necessario adottare e fare crescere una visione chiara e progressiva, una vera e propria cultura: l’ingegneria della manutenzione. Questo permetterebbe l’arricchimento dei compiti affidati agli operatori, in una prospettiva di crescita professionale e di conseguente riprogettazione delle mansioni. Cominciando dalla manutenzione preventiva e da quella ordinaria, per non essere poi costretti a ricorrere a quella straordinaria, costosa a livello economico e organizzativo. “Repair before failure“, recitavano in Caterpillar già molti anni fa. Condizione indispensabile per il mantenimento dei mezzi in perfetta efficienza e quindi fattore fondamentale di sicurezza e prevenzione degli infortuni. Su strada e in cantiere.

 

2 Commenti

  1. Buonasera Dr. Grancini, oltre ai ponti… stessa sorte toccherà alle costruzioni ante e soprattutto post anni 60.
    Le prime per motivi di vetustà o meglio di anzianità.. le seconde per “mancanza” di calcestruzzo.
    Qualcosa è già accaduto.. ma il “bello” ( si fa per dire ) no..

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