Sicurezza dei ponti: un problema europeo

Mettere in sicurezza i ponti stradali e fornire una soluzione innovativa ed ecocompatibile per il loro adeguamento strutturale. E’ questo l’obiettivo di SUREBridge, un progetto europeo finanziato con circa 875 mila euro, avviato nell’ottobre 2015 e con conclusione prevista nel marzo 2018. Al progetto partecipano come partner tecnologici  il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa, la Chalmers University of Technology di Göteborg in Svezia e, come partner aziendali, la FiberCore Europe di Rotterdam e la AICE Consulting di San Giuliano Terme (Pisa).

Come caso di studio è stato utilizzato e studiato proprio un ponte italiano, situato a San Miniato (PI), progettato dall’ingegner Francesco Lorenzi e costruito nel 1968.

Per fare una prima verifica sulle potenzialità della soluzione proposta, è stato selezionato come caso studio un ponte a San Miniato, in provincia di Pisa, costruito nel 1968 dall’ing. Francesco Lorenzi, che è stato sottoposto ad analisi strutturale per stabilirne la capacità portante attuale e formulare una proposta di ampliamento e rinforzo.

“L’adeguamento strutturale dei ponti stradali esistenti è un problema di fondamentale importanza per la sicurezza pubblica, come dimostrato anche da recenti fatti di cronaca riguardanti crolli di viadotti autostradali – ha spiegato il professore Paolo Sebastiano Valvo dell’Ateneo pisano – Non meno importante è la necessità di trovare una soluzione che sia non solo efficace, ma anche sostenibile da un punto di vista ambientale, tutti obiettivi che intendiamo perseguire con il nostro progetto”.

SUREBridge rappresenta infatti una valida alternativa agli interventi di recupero tradizionali che di solito prevedono lunghe opere di demolizione e ricostruzione con disagi per gli automobilisti, costi elevati, ingenti quantità di scarti di lavorazione e inquinamento acustico ed ambientale.

La tecnica proposta da SUREBridge sfrutta le elevate prestazioni dei materiali compositi fibro-rinforzati per ridurre al minimo le demolizioni e velocizzare le operazioni di cantiere. Più in dettaglio, la tecnica consiste nell’applicazione di pannelli di fibra di vetro all’impalcato esistente, cioè alle strutture di sostegno del piano stradale, e di laminati di fibra di carbonio nella parte inferiore del ponte.

“Questo tipo di intervento consente, inoltre, di allargare la sede stradale dove necessario, ad esempio aggiungendo marciapiedi e piste ciclabili – aggiunge l’ingegnere Erika Davini collaboratrice del progetto nel team dell’Università di Pisa.

Oltre a svolgere questa prima analisi, i ricercatori dell’Ateneo pisano hanno anche simulato, mediante complessi modelli agli elementi finiti, il comportamento di travi prototipo da testare in laboratorio e hanno quindi sviluppato un apposito software per consentire agli ingegneri professionisti di valutare rapidamente la capacità portante dei ponti rinforzati.

Una notizia importante, su un’attività altrettanto importante per la salute, la sicurezza e la durata non solo delle nostre infrastrutture, ma di tutte quelle europee.  Alla quale, come sempre, non è stato dato alcun risalto mediatico.

Che arriva solo, puntuale ma ormai inutile, quando i ponti crollano.