Impressioni a caldo

Samoter: l’edizione del coraggio

Primo giorno di Samoter, quest’anno in concomitanza con Asphaltica. I timori, le polemiche, le incertezze degli ultimi giorni lasciano lo spazio a una realtà che, pur ridimensionata, conferma un suo dinamismo e una sua voglia di “esserci”. Nonostante.

In una superficie espositiva ridotta, con sostanzialmente tre aree di interesse, il padiglione 6, il 9 e l’11 e un’area esterna abbastanza articolata, abbiamo notato un’affluenza di pubblico che non ci saremmo aspettata. E tanti, tantissimi componenti, dagli pneumatici ai filtri, dai motoriduttori ai motori.

In questo momento non serve paragonare questa ventinovesima edizione di Samoter alle precedenti o alle fiere internazionali europee consorelle (Bauma e Intermat), ma trasformare in positività un “downsizing” forzato (e per  certi versi anche non sufficientemente contrastato). In parole povere serve vedere e interpretare i segni che il mercato (e la sua importantissima base, cioè gli utilizzatori) stanno fornendo e cercare di capire quali siano i passi da compiere per ridare vigore e forza propulsiva a una manifestazione storicamente importante come il Samoter.  Che ha indubbiamente bisogno di essere ripensata e rinnovata.

Nuovi protagonisti si affacciano al mercato italiano (per il movimento terra Terex, per esempio), nuove soluzioni tecnologiche si prospettano, soprattutto in ambito componentistico, nuovi scenari distributivi si stanno delineando.

E in tutto ciò il leit motiv è costituito dalla parola “CORAGGIO“.

In primis degli espositori che hanno deciso di partecipare, da Mercedes a MAN, da Cifa ad Atlas Copco, da Komatsu a Mecalac, da Controls a Simex, da Mantovanibenne a BKT , da Assodimi a Unacea, da Ascomac a Siteb, a tutti gli altri che hanno fatto un grande sforzo organizzativo ed economico per “esserci”. Poi dei visitatori che, con la loro affluenza, hanno dimostrato di credere ancora nel settore. Infine degli organizzatori di Verona Fiere che hanno scartato le suicide ipotesi di spostamento della manifestazione a date improbabili quanto rischiose e hanno deciso di tentare il tutto per tutto e di aprire i battenti pur nell’incertezza del risultato.

Hanno fatto bene. Ma in futuro, se vogliono che questa manifestazione continui ad essere una delle tre grandi fiere europee del CECE, devono voltare pagina, cambiare il format, reinventarsi cose nuove, recuperare la spinta propulsiva che caratterizza le iniziative di successo.

Buon lavoro. E buona fortuna.