Sicurezza sul lavoro

#safetyanchio: perché la sicurezza è di tutti

L’hastag #safetyanchio è stato il filo conduttore della seconda edizione dell’evento IPAFAnch’io organizzato a Bologna da IPAF. Un convegno articolato in 4 aree tematiche (Manutenzione, Consapevolezza, Coinvolgimento, Azione) condotto da Maurizio Quaranta, segretario Generale di Ipaf Italia e che ha visto la presenza di numerosi esperti in materia di sicurezza.

Lo sdegno che immancabilmente suscitano le numerose morti sui luoghi di lavoro (l’edilizia gode di un triste primato ed è di poche ore fa quest’altra drammatica notizia) si esaurisce presto in una acquiescente rassegnazione, quasi che la cosa non ci riguardasse, come non fossimo ANCHE noi corresponsabili. Eppure questo avverbio riguarda tutti noi ed esprime nel caso della sicurezza non un’ansia di protagonismo, ma l’assunzione di una ben precisa responsabilità individuale e collettiva.

Consapevolezza e responsabilità

Nel corso del convegno sono state queste le parole più ricorrenti nelle relazioni presentate dagli ospiti. Giungendo alla conclusione che senza la prima è impossibile arrivare alla seconda. Consapevolezza è conoscenza, il rendersi conto delle cose (in questo caso dei pericoli legati a comportamenti non corretti), il sapere ciò che è bene e ciò che non lo è.  Solo con questa premessa si potranno poi intraprendere azioni virtuose che a loro volta ne genereranno altre. Nello specifico dei contenuti del convegno di IPAF, se in cantiere si verifica un incidente su una PLE, la responsabilità va condivisa da tutti, dal costruttore che ha prodotto la macchina, al noleggiatore che l’ha fornita, all’operatore che la sta utilizzando, al produttore dei software di controllo. Da questo punto di vista, si è rivelato estremamente esemplificatore l’intervento di Maurizio QuarantaBanca dati Incidenti IPAF, il primo passo verso il coinvolgimento“).

Invece…

Un insolito “grazie” prima dell’evento IPAF. Da sinistra, l’avv. Lorenzo Perino di Lext, Pier Angelo Cantù di Rental Blog, Marta Lucani e Maurizio Quaranta di Ipaf Italia.

Invece purtroppo, nonostante lo sdegno iniziale (a morto ancora caldo) e l’esecrazione generale, tutto poi resta com’è, immutabile. E’ curioso come la parola SICUREZZA in latino si dica Salus  (Salute) mentre l’aggettivo SICURO (sempre in latino) si esprima con Tutus, due radici diverse che veicolano però concetti strettamente correlati: quello di salvezza e quello di formazione (tutorial, tutore….), nel senso che non può esserci sicurezza senza conoscenza, quindi senza formazione. Le due cose vanno di pari passo. Se si conosce un pericolo lo si evita.

Sono andati in questo senso, tra gli altri, soprattutto gli interventi di Elena Bircolotti (Genie), “La fortuna non è un dispositivo di sicurezza” e di Piero Palmieri (GSR), “Dalla patente alla guida sicura: regole e consapevolezza nella lotteria dei near-miss” (i quasi incidenti, ndr).

Ma se tutti noi dobbiamo essere consapevoli e responsabili qual è allora il ruolo della comunicazione, sia aziendale che della stampa generalista e non? Introdotto dalla relazione “Influenzare le buone prassi di sicurezza con le azioni di Marketing” di Sara Bassetti e Alessandra Mainini (CTE) il talk show moderato da Pier Angelo Cantù di Rental Blog ha puntato il dito proprio sulle responsabilità della stampa arrivando a una sacrosanta verità: anche noi che scriviamo dovremmo essere influenzatori di comportamenti virtuosi perché anche noi siamo responsabili della sicurezza e suoi ambasciatori nel mondo.

Il nostro modo di raccontare le notizie ha la capacità di cambiare (in meglio) le cose? Questo dovrebbe essere l’obiettivo primario del giornalismo costruttivo, che non solo critichi e denunci ma riporti informazioni secondo modalità “costruttive”, orientate a mettere in luce soluzioni ai problemi denunciati, sensibilizzando e coinvolgendo i rispettivi target di riferimento.

Ne saremo capaci? Forse, dopo questo incontro, un po’ di più.