Sviluppo infrastrutturale

Perché dobbiamo sbloccare i cantieri

Negli ultimi 10 anni dalla grande crisi del 2008 l’edilizia in Italia ha perso oltre 400.000 posti di lavoro. Espellendo dal mercato 1 dipendente su 3.

Alla difficoltà di realizzare progetti approvati (300 sono le opere incompiute) si aggiungono i miliardi bloccati sulle grandi opere in corso. E il fatto che negli ultimi 3 anni oltre 10 miliardi di investimenti in infrastrutture, messi nero su bianco, non sono partiti.

I costi occulti

Tutto questo comporta costi occulti difficili da quantificare e il risultato è che le grosse imprese del settore stanno andando fuori mercato. L’agenzia di rating Standard&Poor’s ha appena definito il 2018 come “l’anno nero delle costruzioni”. La causa principale sarebbe nel mostro a cinque teste della burocrazia e, secondo alcuni, sul nuovo codice degli appalti. Che ha introdotto ulteriori controllo sulle imprese sottoponendole al visto preventivo dell’autorità anti corruzione.  Ma anche i ripensamenti hanno un costo: il continuo dilazionare delle opere in corso ha dato il colpo di grazia a un settore già in agonia.

Ma i soldi ci sono

Il Governo ha trovato in cassa 150 miliardi disponibili già stanziati di cui è stato speso meno del 4%. Soldi immediatamente utilizzabili grazie ad un accordo con la Banca Europea degli investimenti. Ci sono 60 miliardi destinati al Fondo investimenti e sviluppo infrastrutturale. 27 del fondo sviluppo e coesione. 15 di fondi strutturali europei.9,3 per Ferrovie dello Stato. 8 per il rilancio degli enti territoriali. 8 per il terremoto. 6,6 nel contratto di programma dell’Anas.

E come se non bastasse, la Commissione europea ha deciso di finanziare ancora di più le grandi infrastrutture europee transfrontaliere. Dall’attuale 40% del costo dei lavori al 50% nel prossimo bilancio 2021-2027, aumenterà i finanziamenti europei in arrivo per i cantieri  della Torino-Lione e il tunnel del Brennero di circa 1,1 miliardi di euro. E abbasserà la quota residua che l’Italia deve ancora stanziare da 1,2 miliardi a 366 milioni.

Ma nonostante ciò, si è preferito attingere da questo grande polmone di liquidità per attuare le riforme promesse in campagna elettorale.

Facciamo presto

15 delle prime 20 imprese di costruzione italiane sono in pre fallimento o in stress finanziario. Anche a causa delle opere pubbliche bloccate in attesa della valutazione costi e benefici. E dei cantieri che sono stati inopinatamente bloccati. E le uscite nei confronti dei fornitori che continuano ad accumularsi stanno costringendo molti piccoli imprenditori a chiudere.  Quanto ancora vogliamo aspettare per sbloccare i cantieri?