Sicurezza sul lavoro

Ma cosa vuol dire “cedimento strutturale”?

Una gru cade su una strada trafficata, via Genova, a Torino. Tre operai sono morti (uno di loro aveva 20 anni, anche se l’età conta poco, quando le vite spezzate sono di tutti), alcuni passanti sono stati  feriti. E dispiace chiudere questo 2021 per certi versi così complicato, con un resoconto di cronaca che mette i brividi e le cui cause, al momento, sono imputabili a un “cedimento strutturale” alla base della gru. Ma cosa significa?

L’incidente si è verificato all’altezza del civico 107, nel quartiere Nizza Millefonti, non distante dall’area del Lingotto. Il cantiere riguardava il rifacimento del tetto dell’immobile. La gru, per motivi ancora da accertare, ha ceduto durante l’allestimento del cantiere ed è collassata su un palazzo di sei piani. “La gru era già montata, non si riesce a capire che cosa sia accaduto“, dice un vigile del fuoco presente sul posto. Gli operai sono rimasti schiacciati sotto l’intelaiatura del mezzo: erano sulla piattaforma per montare il braccio del mezzo.

Da un primo accertamento c’è stato un cedimento alla base della gru che ha comportato a cascata il crollo della struttura reticolare che serviva per le operazioni di manutenzione della facciata – ha detto il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, Agatino Carroloma non escludo altri cedimenti localizzati lungo lo sviluppo della volata della gru“.

La gru è della ditta  Locagru, mentre l’autogru in azione sul posto è della Calabrese. Il cantiere appartiene invece alla Fiammengo Federico srl, che aveva l’appalto per i lavori sul tetto dell’edificio.

Stefano Lo Russo, sindaco di Torino, ha affermato:  “I luoghi di lavoro dovrebbero essere posti da cui tornare e dove essere sicuri. La morte di questi tre lavoratori è una grave ferita per la città“. E aggiungerei: non solo per la città, ma per un intero Paese che continua a registrare morti sui cantieri e non riesce a porre fine a questo ignobile stillicidio.

Una strage senza fine

Con l’incidente di oggi salgono a 40 gli incidenti mortali sul lavoro in Piemonte nel 2021. Il rapporto Inail relativo ai primi otto mesi dell’anno riporta 25.268 denunce complessive di infortuni. “E’ un bollettino di guerra. Una strage infinita, di fronte alla quale – a parte il doveroso cordoglio verso le famiglie delle vittime – le parole ormai sembrano inadeguate. Occorrono fatti concreti a partire da più controlli e più formazione, soprattutto in edilizia, tanto più in questa fase di forte ripresa del lavoro, dove la fretta spesso prevale su tutto. La sicurezza è un diritto e non un costo“, attaccano la Camera del lavoro e la Fillea-Cgil di Torino.

Siamo sconvolti e colpiti. Ci appelliamo a tutte le istituzioni: non si perda altro tempo e si mettano subito in pratica gli interventi previsti per la sicurezza nei cantieri, non è più accettabile assistere alle stragi quotidiane in edilizia e in tutti i luoghi di lavoro“, accusa Mario De Lellis, della Filca Cisl di Torino.

Una strage senza fine, appunto. Ecco perché limitare al “cedimento strutturale” (peraltro tutto da verificare) tragedie come queste, che continuano implacabilmente a ripetersi, serve a poco. La verità è che, ancora una volta, in questo Paese non esiste una vera e propria cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro. Che, prima di essere un obbligo di legge, deve entrare a far parte della mentalità delle imprese di costruzione, ed essere sentita quindi come un dovere primario, individuale e collettivo. Senza questa presa di coscienza, purtroppo le vittime continueranno inutilmente solo a farci indignare.