Prevenzione e formazione

La fortuna non è un dispositivo di sicurezza

Secondo il prof. Bruno Giordano, magistrato della Corte di Cassazione e docente di sicurezza del lavoro all’Università di Milano, il tema della sicurezza in Italia non è caro a nessuno. Perché nel nostro Paese i morti di lavoro negli ultimi anni sono così tanti e per giunta in crescita?

I costi della (non) sicurezza

In Italia si ferisce un lavoratore ogni 50 secondi e ne muoiono  tre al giorno. In totale  ogni anno gli infortuni oscillano tra i 650 e i 700 mila e, secondo i dati dell’Inail, nel 2018 si sono registrate 1018 vittime sul lavoro (+ 10% rispetto al 2016). I costi, per il sistema Paese, sono enormi: il 2,6% del nostro PIL ovvero circa quattro Finanziarie dello Stato.  Quest’anno, da gennaio ad agosto, si sono registrati 685 decessi di lavoratori, di cui 627 uomini e 58 donne. E non è consolante sapere che, rispetto ai primi otto mesi dell’anno scorso, le vittime quest’anno sono 28 in meno. E proprio nella Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro, con macabro tempismo, ecco un’altra vittima da segnalare, un agricoltore di 32 di Fossano (Cn) travolto da un trattore.

Troppo fatalismo

Ma perché si muore lavorando? Sempre secondo Bruno Giordano, perché ci sono pochissimi controllori. Gli ispettori della Asl in dieci anni si sono dimezzati  (mancano 1500 persone in tutta Italia) e non c’è stata formazione per competenze specifiche. In talune province ce ne sono soltanto due, per cantieri, fabbriche, campi agricoli, officine, gastronomie…Ma si muore anche perché spesso c’è più volontà di realizzare profitti che attenzione alla sicurezza reale.  Un clima di insicurezza su cui spesso chiudono un occhio gli stessi lavoratori, preoccupati di perdere il posto se denunciano irregolarità oppure, (se titolari di impresa) attenti a non rallentare i ritmi produttivi più che ad evitare infortuni. Una possibile soluzione sarebbe quella di introdurre un meccanismo di sanzioni e incentivi per le imprese, una sorta di patente a punti che, negli appalti, favorisca chi rispetta le norme e penalizzi chi non lavora in sicurezza. Le norme ci sono, ma non vengono applicate. E, tanto per iniziare, bisognerebbe emettere i 15 decreti attuativi che ancora mancano (dopo oltre 10 anni) alla legge 81 che nel 2008 fissò le regole per a sicurezza sul lavoro.

La verità è che manca la cultura della sicurezza, a tutti i livelli. Le morti bianche  sono tutte evitabili. Non esiste la fatalità. E affidarsi alla fortuna non serve. Perché purtroppo, non è un dispositivo di sicurezza. E non salva la vita.