Disastri italiani

Gallerie fuorilegge. Una mappa che fa paura

Le gallerie che nel nostro Paese non sarebbero affatto sicure sono tantissime e la mappa che le localizza fa davvero venire i brividi. Oltre la metà di esse si trova tra Piemonte e  Liguria. Il caso del crollo di 2,5 tonnellate di detriti (definiti dai colleghi “calcinacci”) dalla volta (definita, sempre dai colleghi, “soffitto”) del tunnel Berté sulla A26, sembrava un caso isolato. O, almeno, tutti noi ci auguravamo che lo fosse. Invece no.  Si sono verificati altri crolli e ora i tunnel fuorilegge sarebbero nientemeno che 200.

Interventi inutili?

Per dovere di cronaca dobbiamo dire che alcuni interventi preventivi erano stati eseguiti. Per esempio  drenaggio, osservazione delle stazioni di emergenza, controllo della geometria delle gallerie e delle vie di fuga, dei sistemi di comunicazione, dell’alimentazione elettrica e della resistenza al fuoco…..Ma, a quanto pare, non sono stati in grado di garantire il livello minimo di sicurezza.  Insomma, secondo la Commissione permanente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, le misure avrebbero contribuito solo alla mitigazione del rischio e non alla sua eliminazione. E, come è noto, per salvare vite umane occorre togliere radicalmente il rischio, non attenuarlo.

Numeri impressionanti

Nella rete ligure il 47,5% delle 105 gallerie è fuorilegge, il 41% nella sola provincia di Genova.  Non se la passa meglio il Piemonte dove sono 12 (cioè l’11,4%) le gallerie non a norma. Insomma, quando ci si mette in viaggio in Italia non è tanto importante arrivare, quanto arrivare sani e salvi.  Prendiamo ancora ad esempio la A6 Torino-Savona, autostrada inaugurata nel 1960, finita solo nel 2001 e definita l’Autostrada della Morte: una sequenza di strettoie, cantieri, deviazioni, frane da rimuovere, crepe, viadotti da ricostruire, semafori, cartelli che raccomandano “velocità massima 40 all’ora”. Un calvario che obbliga gli utenti a guidare in condizioni difficilissime, senza corsie di emergenza. Per non parlare delle gallerie, come la Millesimo e la Castellano. Nulla è scontato per chi deve muoversi sul territorio con la più alta concentrazione di gallerie e viadotti d’Italia. Eppure bisogna pagare comunque il pedaggio, come se questa fosse una vera autostrada. E gli Enti interessati si rimpallano le responsabilità, cercando di chiudere la stalla (cioè eseguire i lavori tutti insieme, dopo anni senza manutenzioni) quando i buoi sono scappati.

La verità è che queste gallerie pericolanti andrebbero tutte riviste profondamente. Non servono ritocchi di facciata. Sono state trascurate per troppo tempo. Bisogna “ripensarle”. Nel progetto. Nella struttura. Nei materiali. Con un unico, irrinunciabile obiettivo: la sicurezza di chi le percorre.