Cura Italia

COVID-19: le imprese sono colpevoli?

L’articolo 42 del decreto Cura Italia, al comma 2 prevede che se un lavoratore risulta contagiato dal COVID-19 il suo caso è iscritto nel registro dell’Inail come infortunio sul lavoro.

Il principio generale sarebbe quello secondo cui le malattie infettive contratte in circostanze lavorative sono considerate infortuni sul lavoro.Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: come si fa a stabilire che il lavoratore sia stato contagiato sul luogo di lavoro e non fuori?

Le imprese  (che hanno un unico registro degli infortuni) si stanno quindi chiedendo perché dovrebbero assumersi responsabilità che non hanno, soprattutto se rispettano tutte le regole per il contenimento del Covid 19.  Domanda che si sono posti anche gli iscritti all’Ance, Associazione Nazionale Costruttori Edili. Che in sostanza ritiene sia necessario fare salvi due elementi: tutela della salute della persona e tutela dell’impresa. Entrambi necessari per una ripresa armoniosa del Paese.

Insomma il Cura Italia, configurando il Covid 19 come infortunio sul lavoro, di fatto fa gravare responsabilità che non le competerebbero sull’impresa. Che dovrà dimostrare di aver applicato ogni cautela per garantire la sicurezza del lavoro del suo dipendente.Che però potrebbe contrarre il coronavirus nel tempo, assolutamente prevalente, vissuto fuori dall’azienda.

Augusto Romano, in un articolo a sua firma, apparso sul Foglio il 7 aprile scorso intervista a questo proposito Luca Failla, giuslavorista, founder partner di Lablaw, “il principio di tutela dei lavoratori è giustissimo, ma qui siamo di fronte ad un film già visto: la certificazione del contagio come infortunio sul lavoro automaticamente apre un’autostrada al contenzioso con l’azienda che, nei dieci anni successivi all’indennizzo Inail, è sotto scacco, sia dal punto di vista civile, sia da quello penale. L’iscrizione al registro dell’Inail è una sorta di ‘bollinatura’ che mette il dipendente in una condizione di forza ed è facile prevedere che nei prossimi anni fioccheranno le citazioni per danno differenziale (il danno patrimoniale non viene mai coperto al 100% dall’Inail) e per danno biologico”.

E Augusto Romano conclude: “L’imprenditore sarebbe colpevole anche senza responsabilità. Un paradosso, insomma, che fa pensare più che al Comma 2, al Comma 22, romanzo di Joseph Heller magistralmente omaggiato da Bonvi in Sturmtruppen. Il celebre “chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo” diventa così “se l’impresa rispetta le norme e il lavoratore contrae il Covid la responsabilità non è necessariamente dell’impresa, ma la responsabilità di tutti i lavoratori che contraggono il Covid è dell’impresa”. Un corto circuito giuridico che pone non pochi problemi“.