Periodo di vacanze. Periodo di riflessioni.
Molti cantieri sono chiusi per ferie ma il “problema sicurezza” è sempre aperto.
E voglio chiamarlo “problema” perché in Italia è vissuto come tale. Purtroppo. E me ne rendo conto ogni qualvolta, nei gruppi di professionisti che proliferano nei social network, si parla di questi temi.
Gli ultimi due spunti sono nati da una discussione in cui sono stato coinvolto in prima persona e da una foto di un incidente – per fortuna non grave – che è stata diffusa in rete in questi ultimi giorni.
In entrambi i casi i toni sono stati accesi, si è arrivati all’insulto e all’offesa personale per sostenere di avere ragione su temi in cui l’unica cosa che conta è il rispetto delle norme vigenti.
Tutto questo è segno di quanta impreparazione ci sia sul tema e su quanto sia sottovalutato il fatto che “lavorare sicuri” significa “lavorare meglio”.
Ma se posso ancora capire – anche se non lo tollero – che alcuni “operatori” (spesso non formati) vogliano per forza di cose dire la loro in modo del tutto improprio, non posso assolutamente passare sopra ad alcuni commenti assolutamente fuori luogo provenienti da dei volontari del Corpo Militare della Croce Rossa.
Mi ha infatti stupito il commento di un volontario in merito al fatto che lui non aveva bisogno di seguire i corsi per la conduzione delle macchine operatrici.
Ovviamente, dopo il mio intervento e dopo aver visto che svolgo docenza per alcuni enti di formazione, si è subito lasciato andare con commenti poco lusinghieri nei miei confronti. Ed è stato immediatamente seguito da un suo “collega”.
Non parlo poi dei tentativi infantili di screditarmi e che hanno causato la pessima figura di uno dei due con la sua completa scomparsa dalla discussione. Sono argomenti del tutto futili e che non vanno al centro del problema.
Entrambi, ovviamente, vantavano decenni di militanza e utilizzo delle macchine in imprese prestigiose e, ovviamente, si ritenevano “esonerati” da qualsiasi tipo di formazione inerente la sicurezza perché il loro commento più frequente era “…vengono a parlare di sicurezza a uno come me…”.
Ebbene, la gran maggioranza degli incidenti avviene proprio a persone che, ritenendosi assolutamente sicure e, quel che è peggio, assolutamente competenti in tema di sicurezza, sottovalutano i pericoli.
Posso capire che una persona che svolge volontariato nel Corpo Militare della Croce Rossa sia abituato al rischio ma, attenzione, è proprio l’abitudine al rischio che non lo fa valutare in modo corretto.
E soprattutto, proprio nel caso di persone che dovrebbero operare in gruppo, l’eccessiva sicurezza può diventare arroganza e il fatto di non saper fare un passo indietro e ammettere i propri limiti o semplicemente il buon senso di qualcun’altro, può mettere in pericolo non solo la propria vita ma anche quella di altri.
Per un militante di un corpo che dovrebbe intervenire per il salvataggio di persone si tratta di un limite di non poco conto. Ed è infatti per questo che alcuni miei amici che operano professionalmente nel Corpo dei Vigili del Fuoco diffidano sistematicamente di molti volontari che operano nel soccorso con l’atteggiamento degli “eroi mancati”.
E come diceva Luigi Pirandello, “…è molto più facile essere eroi che galantuomini. Eroi lo si può essere una volta ogni tanto, galantuomini sempre…”.
Professionisti formati e preparati occorre esserlo ogni giorno. Approssimativi e arroganti mai.
Ma non infierisco oltre. Sarebbe troppo facile sparare sulla Croce Rossa. Soprattutto con alcuni elementi.


