Un piccolo vaso di ferro

Vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro…il Don Abbondio di manzoniana memoria ricorda tutte le persone che vogliono vivere tranquille in un mondo di prevaricatori e vogliono passare inosservate per non essere annientate.

Al contrario ci sono quelli che, seppur piccoli, vogliono mantenere la propria identità puntando su una elevata specializzazione, su  prerogative uniche, sulla capacità di affrontare situazioni in cui altri fanno retromarcia.

In Italia, a Piacenza, c’è un costruttore di veicoli industriali che da sempre la pensa così.

Tanto da rappresentare un unicum a livello internazionale.

Molti avranno capito fin da subito che stiamo parlando di Astra, quel marchio così particolare che ha segnato tutti – e dico tutti – i cantieri più importanti della nostra penisola. E non solo.

La presenza dei veicoli industriali piacentini ha da sempre segnato i reportage fotografici che provenivano dai cantieri delle grandi dighe asiatiche e africane, dalle grandi strade, dalle ferrovie.

Una presenza costellata dai caratteristici veicoli a “mezza cabina” nati nelle officine di Piacenza negli anni ’60.

In realtà ASTRA è l’acronimo di Anonima Sarda TRAsporti e nasce a Cagliari nel 1946, per iniziativa di Mario Bertuzzi, con una mission comune a molti in quell’epoca: ricondizionare i veicoli militari ad un uso civile per iniziare la ricostruzione del nostro paese.

Solo nel 1951 avviene il trasferimento a Piacenza e nel 1965 si cominciano a produrre, in quella che è ancora la sede di oggi, gli antesignani dei veicoli attuali con i BM12, BM16, BM18, BM19, BM20, BM21, BM22, BM25 e il dumper BM35.

Il posizionamento del marchio in un settore così competitivo e specializzato portò Astra nel tempo a studiare soluzioni su misura, veicoli speciali e proporre la possibilità di avere sia la doppia motorizzazione Fiat-Iveco e Mercedes Benz che i cambi Eaton-Fuller e ZF. Una vera e propria antesignana che si conquistò passo dopo passo la fiducia dei clienti rimanendo in piedi anche nei periodi economici più difficili.

IVECO acquisisce Astra nel 1986 e, con una ottima operazione di marketing, mantiene vivo il marchio e lo rilancia in grande stile proponendo nel tempo continue innovazioni, sviluppando la gamma applicando tutti i vantaggi della razionalizzazione dei grandi gruppi industriali pur mantenendo la specificità che avevano fino ad allora caratterizzato il costruttore di Piacenza.

Mantenendo sempre viva la memoria della robustezza e della polivalenza dei BM21 mezza cabina che costellavano i cantieri italiani più impegnativi, in Astra vengono sviluppati i dumper articolati e ampliata la gamma di dumper rigidi.

Nelle immagini dei cantieri di mezzo mondo si vedono i veicoli Astra resi quasi irriconoscibili dagli spruzzi di calcestruzzo delle calotte delle gallerie. O al traino di pezzi di impianti petroliferi nei deserti africani a asiatici.

O anche nei cantieri alpini mentre si costruiscono impianti idroelettrici, strade e funivie.

Spesso e volentieri attrezzati con jumbo di perforazione, betoniere, posa centine, pompe per il calcestruzzo…mezzi che hanno fatto la storia dell’industria italiana e che ancora oggi portano alta la bandiera nazionale nei cantieri in giro per il mondo.

Il mondo è andato avanti, le esigenze degli operatori sono cambiate e anche Astra, per rimanere su un mercato sempre più competitivo, si è adeguata ai tempi con cabine confortevoli, cambi automatici Allison e sospensioni più efficaci.

Ma nel DNA dei nuovi veicoli che escono dalle officine di Piacenza una cosa non è mai cambiata: la memoria di quei camion “mezza cabina” e la robustezza che ha consentito loro di passare indenni nel tempo per arrivare intatti – e operativi – fino a oggi.

7 Commenti

  1. Grazie Costantino! Un evoluzione in posito e sinergica UNICA, é vero che i nuovi sono esteticamente e meccanicamente sempre piu simili ai fratelli Iveco-Magirus-Pegaso, ma i telai e la loro robustezza sono propri di queste macchine… E come dimenticare i Bm16 col loro ululato da fuorigiri del motore a 2 tempi? O i 21 e la loro mezza cabina esistita sino a non molto tempo fa (e avendo visto un Eurotech svizzero mezza cabina, non mi dispiacerebbe un HD9 in questa configurazione)? Ho i carri per gru 8840 col motore del 691, cambio ZF a innesti frontali a griglia sovrapposta? O gli ADT venduti come O&k, Bell e Case? Il resto a dopo

    • Ciao Marcella e buona serata…in effetti Astra è oggi un esempio unico nel panorama mondiale del movimento terra. Un costruttore di veicoli industriali da cantiere e per trasporti eccezionali che è sopravvissuto ai cambiamenti epocali del nostro tempo.
      Di questo possiamo ringraziare Iveco e il merito di aver valorizzato un marchio così specifico sapendo da un lato ottimizzare la produzione con i criteri della grande industrializzazione, dall’altro mantenere l’unicità di una gamma così particolare. Con in più la possibilità di personalizzare i mezzi come pochi altri permettono.
      Sui dumper ADT però si deve specificare che sono stati commercializzati, oltre che con il marchio Astra, solo con quello CASE. I Bell hanno infatti una gamma autonoma (la Bell è una azienda sudafricana che ha stretto accordi commerciali con Deere e Hitachi) mentre gli allora ADT (articulated dump truck) con il marchio O&K erano dei Faun e quindi “very original O&K”.

  2. I Faun li ricordo, ma io ho visto la foto di un Ad25 a colori e marchio O&K..e i Bell esteticamente uguali agli ADT…ho visto male? In effetti l’Astra nonostante appartenga a Iveco é rimasta parte a se stante…

    • Ciao Marcella…ho eseguito alcune ricerche e in effetti ci sono alcune immagini di una open house di un concessionario tedesco O&K in cui si vedono un O&K D25 e un O&K D30 ma non più Faun bensì Astra. Si tratta di quel periodo di transizione in cui il marchio, già di proprietà del Gruppo Fiat, era oggetto di ristrutturazione. Insieme alla serie Powerliner degli escavatori vennero lanciati anche i dumper e le nuove pale gommate compatte idrostatiche (macchine che sono ancora oggi in produzione riviste nella linea e nella cabina ma invariate nella loro validità progettuale). Gli stessi dumper – che erano gli omologhi Astra – facevano parte della gamma Powerliner. Dopo pochissimo tempo gli escavatori O&K uscirono di scena e intervennero alcuni modelli Fiat-Kobelco verniciati con i colori del marchio tedesco. L’RH6, per esempio, era l’E215…
      Di quei dumper Astra colorati O&K se ne sono perse le tracce e non si trovano altre immagini se non quelle riferite all’open house di cui ti dicevo.
      Riguardo la somiglianza fra Astra e Bell…ci sono alcuni punti in comune ma il muso Astra è molto più basso e rastremato (avevo fatto un test di un AD40 a Cerveteri qualche anno fa e la visibilità era sicuramente uno dei punti forti)…la telaistica è molto diversa con Astra fra i dumper con l’altezza da terra fra le più elevate e con un baricentro posizionato altrettanto in alto…fra i meno favorevoli del mercato – a dire il vero – per compiere lavori in certi contesti…per contro ha una mobilità nei terreni sconnessi che pochi altri concorrenti possiedono.

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