Un confronto che fa bene

La mia attività di giornalista tecnico non si limita solo al movimento terra e, più in generale, al mondo delle costruzioni, ma sconfina spesso e volentieri anche nell’universo delle macchine agricole.

Evidenti assonanze, comunanze tecnologiche, soluzioni tecnologiche a volte simili, diverso impiego di alcune macchine usate anche nel più classico movimento terra. Sono molte le motivazioni che mi portano a frequentare parallelamente questi due mondi così vicini per materia lavorata – la terra – e così lontani per formazione culturale e preparazione degli addetti ai lavori.

Ogni volta che partecipo a un evento del settore agricolo o mi trovo a frequentare un’azienda per qualche servizio, rimango sempre colpito dalla preparazione media molto elevata di coloro con cui vengo in contatto.

Sia ben chiaro…non voglio criticare gratuitamente il mondo che mi vede operare con soddisfazione da tanto tempo ma a mio avviso un confronto fra queste due realtà non è solo doveroso ma anche salutare.

L’Italia è un paese con grandi contraddizioni che, di fatto, si riversano completamente anche nel panorama lavorativo. Punte di grandi eccellenze bilanciate perfettamente da profonde sacche di ignoranza e improvvisazione.

Mi duole constatare come, soprattutto in rapporto a quanto si vede altrove, il settore nostrano del movimento terra navighi per lo più in queste sacche.

Una sorta di “mestiere per poveri” che, nel grande calderone nostrano delle costruzioni edili, è oltretutto collocato all’ultimo posto della scala gerarchica.

Sarà l’organizzazione economica italiana che vede soprattutto tante piccole aziende spesso mono personali confrontarsi con un mercato sempre più competitivo e complesso. Sarà una tradizionale ritrosia tipicamente italiana verso l’innovazione tecnologica (fatti salvi i telefoni cellulari….of course!) ma il livello delle nostre aziende si colloca nel gradino più basso delle nazioni europee.

Parlare di attacchi rapidi meccanici è ancora oggi quasi un argomento tabù….se poi il discorso si sposta su quelli idraulici si è quasi tacciati di stregoneria….peggio che andar di notte quando si accenna a prodotti come il Likufix di Liebherr….in pochissimi conoscono il Tilt-Rotator….o il VDS di Wacker Neuson….per non parlare di applicazioni idrauliche e adattamenti specifici.

Se altrove, partendo dalla Francia fino ad arrivare alla Finlandia, la norma è di avere escavatori accessoriati con linee supplementari, pale e mini pale con attacchi rapidi e attrezzature per usi specifici, in Italia siamo ancora ben lontani da questo elevato livello di dotazioni.

Parlando un giorno con il product manager degli escavatori gommati e cingolati di CNH, l’ing. Antonio Strati, mi spiegò che l’eccezione, nei mercati del nord Europa, era di vendere un escavatore in configurazione standard laddove, al contrario, la regola era di avere macchine con tilt-rotator, diverse linee supplementari, dispositivi di controllo satellitare, pattini specifici per ogni tipo di impiego, protezioni supplementari per le cabine portando i livelli di sicurezza al massimo possibile. In sostanza tutto un’altro mondo.

Esistono ovviamente le eccezioni che puntano alla massima innovazione tecnologica e sono, oggi, quelle aziende che stanno operando con successo in quel poco mercato rimasto. Ne ho visitate alcune recentemente e i titolari ammettono senza problemi che gli investimenti effettuati in innovazione tecnologica consentono loro di affrontare diversi lavori in modo diverso, rispettando le normative, a costi inferiori rispetto alla concorrenza che opera in modo tradizionale e guadagnando di più non solo in proporzione al materiale mosso ma, in alcuni casi, anche in valore assoluto.

Una mentalità che in agricoltura vige da tempo e che vede non solo i trattori ma soprattutto ogni singola attrezzatura rispondere all’imperativo di ottimizzare l’investimento in modo che la produttività sia sempre portata al massimo possibile. Soffermarsi su una nuova andanatrice, su una nuova seminatrice, su un nuovo dissodatore potrebbe sembrare una sottile filosofia da agricoltore ma, in realtà, così non è.

Le esigenze delle coltivazioni sono sempre più complesse e dissodare il terreno di due/tre centimetri in più o in meno può rappresentare una differenza sostanziale. Così come una rapida e corretta fienagione che consente di risparmiare carburante, spazio e fornire un alimento più completo al bestiame diventa un incremento di produttività vantaggioso già nel breve termine.

Considerazioni che è raro sentire nel settore del movimento terra “duro e puro” e dove si viene criticati se si usa una benna particolare senza pensare che, con quel semplice accessorio diverso dal solito, la produttività sale a dismisura.

In sostanza un settore che ha bisogno di un forte aggiornamento e di una forte iniezione di cultura tecnologica, della produzione e di un confronto aperto con le soluzioni che altrove, ormai, sono la norma e non l’eccezione.

Se questo non avverrà, a nulla potranno servire forti politiche infrastrutturali, aiuti, incentivi e quant’altro viene richiesto a gran voce…perché il livello culturale e tecnologico delle aziende continuerà a non crescere e a perdere di competitività. E quindi a trovarsi nuovamente impreparate di fronte alle nuove problematiche.