Svedese di sostanza (parte terza)

Non solo carpenterie e uno studio accurato delle forze ma anche motori e idraulica di alto profilo.

E non avrebbe potuto essere diversamente, visto il contesto operativo particolare in cui sono nati gli Akerman e per il quale si sono nel tempo sviluppati.

La partnership con Volvo – conclusasi con l’acquisto di Akerman da parte della prima – è nata sulla base di una storica fornitura di motori.

In realtà fino alla fine degli anni ’60 Akerman lasciava libero il cliente se scegliere motori Volvo o Scania in modo da consentire ampia scelta ai due schieramenti scandinavi.

Ma nel tempo la motorizzazione Volvo, grazie anche alla specializzazione del costruttore svedese nel movimento terra, divenne l’unica disponibile su questi apprezzati escavatori.

Motori in grado di assicurare quella longevità e affidabilità richiesti da macchine che operavano in contesti difficili come quelli del nord Europa e della Scandinavia in particolare.

Ma l’impianto idraulico degli Akerman non era da meno rispetto a tutto il contorno.

Forza e velocità. Due caratteristiche tipiche delle macchine moderne che gli escavatori svedesi avevano già alla fine degli anni ’60 grazie a impianti idraulici in cui tre o cinque pompe – a seconda della dimensione della macchina – garantivano portate e pressioni rilevanti. Soprattutto se confrontate con pari modelli dell’epoca.

Il modello al top della gamma, l’H25 (della classe 60 ton), aveva cinque pompe di cui una con priorità alla rotazione e le altre quattro per i movimenti dell’attrezzatura con sommatoria combinata in base alle effettive esigenze del momento.

Due erano a portata variabile e due a portata fissa con una soluzione del tutto originale ma eccezionalmente efficace e tale da assicurare pressioni e portate che non solo assicuravano grandi forze di strappo ma anche una velocità che non trovava paragoni nella concorrenza.

L’obiettivo era chiaro: garantire quelle prestazioni che i giapponesi, negli anni ’80, raggiungevano con l’elettronica.

Ma quest’ultima non mancava nemmeno sugli Akerman: le ultime serie, infatti, avevano tre modalità di lavoro a gestione elettronica denominate Eco, Cap e HLD.

La prima consentiva di ottimizzare il consumo di carburante, la seconda era indicata per avere produzioni elevate in scavo e carico, l’ultima aumentava le pressioni di lavoro del 15% con evidenti vantaggi in sollevamento e in strappo.

Ma Akerman non era solo un apprezzato costruttore di grandi escavatori adatti al lavoro nelle dure terre della Scandinavia.

Si distinse anche con macchine molto piccole, come il midi H3 dal peso operativo di 6,0 tonnellate, e con numerosi modelli gommati dalle prestazioni molto simili ai pari esemplari cingolati.