Se i carri degli Akerman avevano fondato una tradizione a cui molti grandi si sarebbero in seguito ispirati, le carpenterie non erano da meno.
Ma da un paese come la Svezia, di cui gli acciai hanno glorificato il nome tanto e forse anche più delle popolazioni Vichinghe, cosa ci si aspettava?
E infatti gli Akerman erano escavatori conosciuti e apprezzati per la loro robustezza e capacità di affrontare ogni tipo di situazione operativa spaziando dalla torbiera fino alla cava di roccia.
I bracci erano composti da scatolari la cui forma riprendeva pienamente le linee di trasmissione delle forze e ogni singolo elemento contribuiva a distribuire gli sforzi in modo corretto.
Quando ormai il doppio cilindro di sollevamento del braccio era consolidata abitudine progettuale anche su escavatori della classe 15 ton, Akerman continuava con il cilindro singolo – di dimensioni maggiorate ovviamente – anche su macchine dal peso operativo di 30 ton.
La motivazione era semplicemente ingegneristica: mantenere ralla e braccio sullo stesso asse senza cedere a compromessi di sorta.
L’avambraccio aveva una forma rastremata verso il fulcro del cilindro penetratore per indirizzare in modo uniforme gli sforzi nella sezione scatolare sottostante.
La zona di attacco fra braccio e avambraccio si presentava con le piastre di rinforzo laterali come gli escavatori attuali.
La benna – adottando una soluzione all’epoca impiegata da molti altri costruttori blasonati come, ad esempio, Orenstein & Koppel o l’italiana Laltesi – era incernierata su una forcella. Anche in questo caso la motivazione era legata all’ottimizzazione del comportamento strutturale.
I bracci monoblocco erano mirabili esempi di carpenteria.
Le versioni con un solo cilindro di sollevamento presentavano l’attacco superiore perfettamente allineato con le linee di forza del penetratore…esattamente come vorrebbero i manuali di ingegneria.
La base della torretta si presentava con un telaio scatolare di costruzione particolarmente robusta che aveva l’importante funzione di paraurti e proseguiva, nel retro, con un massiccio contrappeso.
La concezione indirizzata verso gli impieghi severi e la ottimale distribuzione delle forze aveva portato Akerman ad usare – per le articolazioni più importanti dei bracci – non dei semplici perni ma dei cuscinetti sferici in acciaio temprato.
Questo consente di assorbire le spinte asimmetriche a cui sono sottoposti i bracci in fase di scavo aumentando la durata complessiva di tutte le carpenterie e ottimizzando le prestazioni.
Ma le sorprese albergavano anche sotto i cofani.
E non erano sorprese da poco. Soprattutto rispetto alla concorrenza di allora.