Svedese di sostanza (parte quinta)

Nella gamma Akerman non potevano mancare – ovviamente – gli escavatori gommati.

Dico ovviamente perché per un costruttore del nord Europa l’escavatore gommato è una macchina fondamentale la cui assenza in gamma non consente di essere preso seriamente in considerazione.

Il primo gommato Akerman nasce nel 1974 e si tratta dell’H9M, versione su ruote dell’omonimo modello cingolato H9.

Fin da subito i gommati del costruttore svedese si inseriscono – e stabiliscono anche abitudini che si consolideranno nel tempo – in una fascia di peso medio-alta oscillando fra le 15 e le 16 ton di peso operativo.

Solo in seguito arrivano i modelli più piccoli H7M, H5M ed H3M (di cui abbiamo parlato nello specifico) ma l’ampliamento della gamma verso l’alto è ben più consistente e importante.

Arriva infatti – ma siamo già a inizio anni ’80 – il modello H10M da 18,6 ton e, negli anni immediatamente seguenti, viene messa in commercio la gamma EW con i nuovi modelli 130, 150, 200 e 230.

Gli ultimi due sono dei veri e propri pesi massimi che superano le 20 ton e portano Akerman nel mondo dei gommati ad alte prestazioni indicati anche per la movimentazione dei materiali e del legname.

Schema idraulico identico rispetto ai modelli cingolati con l’apprezzato impianto a tre pompe (mutuato oggi da molti altri costruttori sui propri modelli gommati), gli Akerman fondarono la cultura del “gommato alla tedesca” che ancora oggi detta legge in questa specifica fascia di macchine.

Attualmente oltre il 50% del mercato mondiale degli escavatori gommati è circoscritto ai paesi del nord Europa. E di questo 50% ben il 45% è localizzato nella sola Germania. Con la rimanenza sparsa fra Scandinavia, Francia e Benelux.

Chi non ha saputo o non ha voluto piegarsi a questa specifica cultura dell’escavatore gommato è stato tagliato fuori dal mercato in modo irrimediabile. A meno di fare retro front e mettere in campo macchine adeguate alle abitudini di questi paesi.

Si parla quindi di gommati con prestazioni del tutto simili ai cingolati, con torrette importanti e in grado di bilanciare le macchine anche in condizioni di lavoro critiche, di sopportare pesanti attrezzature e di far fronte a importanti produzioni in scavo e carico con la versatilità di un veloce trasporto autonomo su strada.

Akerman mise dei paletti importanti da questo punto di vista e anche la successiva gamma Volvo – nata dalla fusione con Samsung – si basò moltissimo su questi fondamentali assiomi.

Non mancavano – già dalle prime versioni – tutte quegli elementi che per il nostro mercato sono (ed in parte erano) considerate opzioni mentre per gli scandinavi sono dei must irrinunciabili da sempre: impianto per martello e attrezzature a doppio e triplo effetto come il tilt rotator, posizione flottante per il sollevamento, lama, posizionatore.

Macchine che, sotto una scorza da duri, nascondevano tecnologie di ottimo livello e cabine dal comfort allora inconcepibile se non per alcuni grandi player.

77 dB(A) la rumorosità in cabina ponendo le basi per i livelli di comfort che tutti oggi conosciamo e – giustamente – pretendiamo.

Ma la storia di Akerman non finisce qui. Le sue radici affondano, neanche a dirlo, nelle corde dei suoi primi escavatori.