Svedese di sostanza (parte quarta)

La reputazione di Akerman negli escavatori pesanti portò a risultati di un certo rilievo anche nelle fasce più piccole.

Fu apprezzato dal mercato del nord Europa – ma non abbastanza da giustificarne uno sviluppo successivo – il modello H3 e il successivo H3B.

Con un peso operativo di circa 8/9 tonnellate, fu un vero e proprio midi con tanto di brandeggio, lama e cabina chiusa con tutti i comfort dei fratelli maggiori.

Fu costruito sia in versione cingolata che gommata (H3BM) decretandone un buon successo soprattutto in Germania.

L’importanza di questo segmento di macchine per il mercato tedesco fu tale che Akerman preparò uno specifico depliant illustrativo molto più approfondito e descrittivo rispetto a quello – estremamente telegrafico e senza troppi fronzoli – per il mercato interno svedese o per i mercati generici internazionali.

Costruito in collaborazione con la svedese Broyt – costruttore ormai scomparso e che collaborò per i modelli gommati di taglia superiore anche con Case – l’Akerman H3 montava il motore Volvo Penta TD30A da 2,4 litri e quattro cilindri in linea. La potenza era di 49 kW (67 CV) a 2.600 giri/min.

Il peso operativo del modello cingolato completo di lama era di 8.100 kg mentre il gommato arrivava a 9.100 kg.

La larghezza di 2,30 m, l’altezza di 2,60 m, la lunghezza del corpo macchina di 2,80 m erano del tutto paragonabili ai modelli midi attuali e consentivano un impiego comodo dell’H3 in ogni contesto operativo. Il brandeggio aveva un angolo di 50° sulla sinistra e di 40° sulla destra.

La sua concezione era decisamente moderna per l’epoca tanto da avere la cabina sostanzialmente identica ai modelli superiori, una comodissima accessibilità agli organi meccanici e una versatilità sconosciuta ai modelli più pesanti.

Teniamo conto che, all’incirca in quel periodo, la FAI uscì con i modelli midi che diedero in seguito origine al grandissimo successo dei Komatsu PC95 e PC115. Sia cingolati che gommati.

L’impianto idraulico aveva tre pompe di cui una dedicata al sollevamento e le altre due per la traslazione, la rotazione, la penetrazione e la benna.

Le portate non erano assolutamente da sottovalutare anche rapportate ai modelli attuali.

Si trattava infatti di prestazioni non da poco: 32 l/min per la prima pompa e (45 x 2) l/min per le altre due per un totale di 122 l/min a disposizione dell’operatore. Le pressioni di lavoro erano di 25,5 MPa per la prima pompa e di 20,6 MPa per la seconda pompa.

La forza di trazione era di 76 kN con due velocità di traslazione: 1,4 km/h e 2,8 km/h.

Assolutamente non male.

Se confrontiamo l’Akerman H3B con il suo “sostituto” attuale, il Volvo ECR88 Plus, abbiamo 130 l/min attuali per una pressione di lavoro di 24 MPa. La potenza installata è invece inferiore: 37,5 kW (51 CV). La forza di trazione è di 47 kN.

A dimostrazione che l’H3B era un escavatore che doveva fare leva su prestazioni di tutto rispetto per affermarsi in un segmento allora ancora poco sconosciuto e lasciato vacante da parte di moltissimi costruttori. Con la ovvia diffidenza di chi usava normalmente i grandi escavatori non riusciva a concepire che una macchina così compatta potesse avere delle caratteristiche di questo tipo.

Questo piccolo gioiello aveva uno sbraccio che superava di pochissimo i 7 metri. Fondamentali se si voleva che l’H3B potesse trovare applicazione e consensi negli scavi per le canalizzazioni e nei cantieri urbani dove lo spazio era prezioso.

L’Akerman H3 rimase in produzione, sia in versione gommata che cingolata, dal 1984 fino al 1991.

La storia successiva vide entrare nel gruppo Volvo anche la francese Pel-Job, specialista in mini e midi escavatori.

Ci fu quindi l’abbandono definitivo di un progetto che presentava una quantità tale di elementi di modernità da – forse – essere troppo in anticipo sui tempi.