Sulle tracce degli ibridi

Tutela dell’ambiente, abbattimento dei consumi, controllo e riduzione dei costi di gestione.

Se questi temi erano già nel calendario normativo della corsa a tappe verso gli obblighi di riduzione delle emissioni inquinanti, la crisi di questi ultimi anni ha complicato le cose.

Da un lato l’obbligo da parte dei costruttori di adempiere agli obblighi. Dall’altra un mercato asfittico che contribuisce ad abbassare i ricavi e a mettere in crisi ricerca e sviluppo.

Non meno importante, infine, la questione inerente il costo del carburante che sta mettendo in seria difficoltà la gestione quotidiana delle aziende in un quadro operativo complicato che non permette il rinnovamento del parco mezzi anche a coloro che sono più attenti alle novità tecnologiche e all’impatto ambientale.

In tutto questo turbinare di eventi, molti costruttori procedono spediti con lo sviluppo di modelli ibridi che sono, di fatto, la prima frontiera per una riduzione di consumi di gasolio.

Le strade intraprese sono molteplici ma la linea principale è dettata dalla propulsione ibrida mista gasolio-elettricità in cui si recupera energia da alcuni movimenti della macchina e la si utilizza sotto forma di energia elettrica.

Il concetto è semplice: il recupero di energia consente di immagazzinare elettricità nei capacitori di cui è dotata la macchina e di usarla immediatamente per l’azionamento di pompe o trasmissioni limitando l’uso dei motori endotermici. I risparmi dichiarati arrivano anche al 20% e le emissioni nocive e sonore sono limitate anche grazie all’impiego di motori endotermici di potenze inferiori rispetto a quanto normalmente installato su macchine di pari capacità.

Komatsu è già arrivata alla seconda serie dei suoi escavatori ibridi con tecnologia mutuata dal settore automotive. Un successo commerciale che ha visto quasi 1.500 esemplari già venduti in oriente e che ha spinto l’azienda giapponese a impostare una vera e propria gamma autonoma, distinta da quella standard e con uno sviluppo autonomo. Il primo modello di questa gamma il Komatsu HB215LC-1 che, in Italia, è disponibile anche nel parco noleggio di Komatsu Italia.

Volvo, specialista delle pale gommate, ha invece sviluppato un modello ibrido, la L220F Hybrid, presentato nel 2008 che recupera energia con l’inerzia della macchina. L’elettricità prodotta, in questo caso, alimenta un motore che interviene nelle fasi di traslazione più critiche come lo spunto, la penetrazione in cumulo, le salite.

Sulla stessa strada dell’ibrido gasolio-elettricità ci sono i prototipi presentati da Hitachi con il ZH200, da CASE con il CX210 Hybrid, da Hyundai con il Robex 220LC-9 Hybrid.

Il progetto Hyundai si discosta dalla diretta concorrenza in quanto sfrutta, oltre all’inerzia della torretta, anche il movimento verso il basso del braccio ottenendo, sulla carta, un ulteriore vantaggio in termini di efficienza.

Caterpillar invece, dal par suo, ha scombinato le carte con un escavatore ibrido, il 336E H in cui il recupero dell’energia sfrutta l’impianto idraulico e non la conversione in energia elettrica. Si tratta di fatto del primo ibrido gasolio-idraulica.

Partendo dalla base di un escavatore di classe medio-alta come il 336E, il costruttore a stelle e strisce ha progettato un distributore idraulico che racchiude oltre 300 brevetti e che massimizza l’efficienza dell’impianto. Una vera e propria rivoluzione nel panorama degli ibridi e che, proponendosi su una macchina da produzione pura e non su un mezzo di classe media, può chiaramente fare emergere la convenienza di un mezzo ibrido.

Una storia che è appena all’inizio e che segnerà il prossimo futuro delle macchine movimento terra. Ne vedremo sicuramente delle belle e gli operatori del prossimo futuro si dovranno abituare a queste macchine così diverse rispetto a quanto siamo abituati.