Stato o non Stato…questo è il vero problema!

Le pantomime di fine estate della politica nostrana hanno nuovamente messo in luce l’incapacità cronica dell’Italia nel risolvere i suoi veri problemi.

Ogni categoria, ogni settore merceologico ha le proprie specifiche esigenze che in qualche modo entrano in conflitto con quelle di qualcun altro. E questo, per buona pace nazionale e per quel terribile atteggiamento mentale che deve per forza portare verso le “larghe intese”, diventa un immobilismo fastidioso, fangoso e putrido in cui sono avvinghiati e trascinati verso il fondo tutti coloro che lavorano.

Da un lato chi investe e crede ancora nelle attività che concretamente “fanno” e non vivono di mera speculazione finanziaria. Dall’altro tutti coloro che concretamente operano nelle aziende come dipendenti e che si vedono irrimediabilmente tagliati fuori dal mercato del lavoro a causa di imprese che falliscono, riducono il personale o trasferiscono altrove la produzione (chi può farlo).

Ma tutti coloro che sono legati al territorio e svolgono le attività tipiche del mondo delle costruzioni con dimensioni aziendali medio-piccole hanno grande difficoltà a togliersi di dosso quella melassa appiccicosa che lo Stato elargisce a piene mani giorno dopo giorno.

Si pretende legalità senza in cambio offrirne. Si pretende rispetto delle clausole contrattuali senza in cambio fare la stessa cosa quando si tratta di rispettare i tempi di pagamento.

Si pretendono costose garanzie che “tutelino l’opera pubblica” senza in cambio offrire altrettanto.

Un rapporto a senso unico in cui da una parte c’è chi dà e dall’altra c’è chi prende.

Stop.

Di libera concorrenza, di capacità imprenditoriale, di patrimonio aziendale umano e tecnologico nessuno parla più. Nessuno ha più voglia di parlarne.

Si preferisce parlare di altro: le questioni personali di chi fa politica e di chi “lavora” nella macchina pubblica sono i temi centrali degli ultimi anni. Segno di uno statalismo sempre più marcato in cui destra e sinistra sono uniti nella ricerca del metodo migliore per aumentare l’imposizione fiscale, per salvare stipendi assolutamente immeritati di funzionari e impiegatucci da quattro soldi che, forti di un potere loro garantito da una assoluta immunità, tartassano sadicamente – giorno dopo giorno – imprese e lavoratori del settore privato.

Siamo arrivati a un vero e proprio “muro contro muro” in cui chi sta dalla parte dello Stato ha la garanzia della “legittimità”.

Le legge è legge. Lo diceva anche Robespierre.

E sappiamo tutti che fine ha fatto.

In compenso di pagamenti regolari alle imprese non parla nessuno.

Di applicare seriamente i dettami del Codice degli Appalti non ricorrendo più al massimo ribasso ma facendo gare sensate in cui valore tecnologico e capacità organizzative siano valorizzate non parla nessuno.

Di introdurre norme che premino le aziende con un parco macchine aggiornato con le norme antinquinamento non parla nessuno.

Eppure in tutta Europa si tratta della assoluta normalità.

Mettersi al passo significa però rompere meccanismi perversi in cui l’accesso agli appalti sarebbe precluso a chi, invece, razzola ancora bene nel pascolo del contenzioso e della connivenza con la Pubblica Amministrazione.

Essere oggi in regola con il DURC, con le banche che tagliano teste a destra e manca e amministrazioni locali e centrali che pagano solo e soltanto quando ne hanno voglia e a favore “dell’amico di”, sta diventando un vero e proprio lusso a disposizione di coloro che negli anni scorsi hanno avuto il comportamento della virtuosa formica o, in molti eclatanti casi, di coloro che hanno a disposizione grandi flussi di denaro cash.

Si tratta di un problema molto sentito dagli addetti ai lavori e che oggi sta mettendo in croce le aziende migliori che nel tempo si sono costruite solide reputazioni tecniche.

A favore di alcuni elementi emergenti che, invece, stanno compiendo fantastiche arrampicate garantite da un sistema illegale in cui lo Stato è il primo a non rispettare le proprie leggi.

Di Stato si può morire…eccome!

E la domanda che assilla gli imprenditori oggi è ormai sempre la stessa: “Stato” o “non Stato”…questo è il vero problema!