Sono tornati i sorrisi…ma ci vogliono regole!

CAT_EXCAVATORNon si tratta solo di aridi numeri di mercato.

Quello che spesso conta di più è la sensazione positiva che le persone sono in grado di trasmettere.

In questi giorni sto nuovamente incontrando sorrisi e sguardi sereni. La sensazione che il peggio sia passato è chiara in molti attori del nostro settore e questo non può che rallegrarci.

Le ultime notizie di questi giorni ci stanno confermando che le problematiche del nostro paese sono in gran parte esterne al sistema produttivo classicamente inteso.

Ne è la dimostrazione l’ennesima crisi del sistema bancario che è continuamente soggetto a speculazioni da parte di personaggi senza scrupoli.

Manca ovviamente un’etica di fondo che permetta alle nostre banche – ma non solo alle nostre – di integrarsi in modo intelligente con chi inventa, fa ricerca e costruisce macchine, attrezzature e dispositivi di ogni tipo.

La sensazione positiva di quei sorrisi è chiara ed evidente. Chiunque abbia calpestato la polvere dei cantieri di questi ultimi anni lo nota e lo vede.

Persone che erano inattive da mesi sono tornate al lavoro.

Imprese che si sono pesantemente ristrutturate sono tornate ad essere produttive.

Le nuove norme fiscali hanno dato un bell’impulso al rilancio del comparto produttivo.

Ma dall’altra risulta evidente che tutti coloro che sono impegnati in attività di impresa chiedano a gran voce delle regole certe che evitino speculazioni da parte del sistema creditizio.

Ho sempre creduto che una economia sana si basi sul credito e non sul debito. La bolla speculativa che ha investito il mondo intero a fine 2008 ne è la dimostrazione.

Questo ha profondamente segnato le aziende che, oggi, preferiscono in certi casi tirare il freno a mano piuttosto che indebitarsi.

Nonostante tutto molti istituti di credito preferiscono aumentare i propri ricavi collocandosi in antitesi con il mondo produttivo e minando nuovamente alla base la ripartenza verso la crescita.

Sarebbe bello che le stesse regole ferree che spesso limitano il mondo del “lavoro reale” esistessero anche per chi opera con “la carta”.

Sono sicuro che molti tornerebbero con i piedi per terra.

E i sorrisi rimarrebbero per lungo tempo.

 

3 Commenti

  1. Buongiorno Radis,
    la leggo sempre con piacere, una penna “illuminata” e gradevole da leggere la Sua. Purtroppo siamo italiani e in Italia.
    Non cambieremo mai.
    Noi, i nostri politici, le banche sporche e corrotte ( vedi Banca Etruria.. ) le amministrazioni pubbliche in toto..
    Parlo al plurale.. non perchè io mi senta della “banda”.. ma non reagendo.. sono.. e siamo come loro. Collusi e mafiosi tutti. nessuno escluso.
    Perchè le parole.. le frasi.. gli articoli.. Non bastano piu anche se belli….
    Ci vorrebbe un sussulto di dignità..

    Vittorio Tavanti

  2. La classe politica italiana non è altro che un estratto della nostra società, non sono alieni venuti da un altro universo. Il loro modo di “manipolare” il sistema e’ lo stesso che la maggior parte della classe imprenditoriale italiana utilizza tutti i giorni giustificandosi con “o si fa così, o non si vive”. Il mondo dell’edilizia poi è la dimostrazione di come la nostra società sia completamente carente di regole ed etica.

    • Buongiorno Edoardo, lei ha ragione: le regole ci vogliono sempre, in qualsiasi ambito si operi. L’edilizia e, al suo interno, il microcosmo delle macchine da costruzione, non si sottrae a questo diktat. Io ritengo che non dobbiamo aspettare che le regole ci vengano da altri, ma noi stessi, in qualsiasi ambito lavorativo operiamo, dobbiamo iniziare a darci un codice di autoregolamentazione (etica certo, ma anche organizzativa, progettuale, operativa…) che ci metta in grado di lavorare con maggior trasparenza e anche con maggior profitto. Il business che cresce e che si mantiene nel tempo non è solo imputabile alla fortuna e non può prosperare in un mondo senza regole e senza scrupoli.

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