Siamo senza parole…

Chi opera nel movimento terra fa parte di una categoria già sufficientemente martoriata.

La crisi che si è abbattuta con furore più che in altri settori produttivi, alcune grandi opere sotto accusa perenne di una opinione pubblica tendenziosamente informata, la cronica mancanza di formazione alla sicurezza che sta portando un aumento esponenziale degli incidenti in cui sono coinvolte le macchine operatrici.

Ma sembra che tutto questo non basti ad alcuni addetti ai lavori tanto da far scatenare ulteriori e gratuite tragedie che nascono da una profonda ignoranza degli aspetti minimi della sicurezza nell’uso delle macchine movimento terra.

Ieri, a Cuggiono (Mi), durante una festa di compleanno di un ragazzino, il padre – titolare di una cava di inerti – ha deciso di portare a spasso nella benna della propria pala gommata un gruppo di quattordici bambini e si è puntualmente verificata la tragedia: sono caduti durante la stupida manovra facendosi molto male e tre di loro sono ora ricoverati in prognosi riservata. Gli altri sono stati giudicati guaribili in tempi certi.

Ovviamente la pala gommata è stata posta sotto sequestro e l’autore della stupida bravata è ancora sotto choc e non ha potuto essere interrogato dagli inquirenti.

Non vogliamo entrare nel merito dei fatti, di per se’ gravissimi e inauditi, ma la battaglia per la sicurezza, fatta in modo intelligente e non demagogico, è ormai entrata nel nostro modo di fare quotidiano.

Non mi stancherò mai di ripetere che le macchine movimento terra, prima ancora che strumenti di lavoro, sono armi potenzialmente pericolose e in grado di essere protagoniste di vere e proprie tragedie.

Come infatti è regolarmente accaduto ieri.

Da ragazzino mi divertivo a sfogliare i manuali di uso e manutenzione delle macchine movimento terra che si usavano nell’azienda di famiglia.

L’uso sicuro delle macchine era ben chiaro fin dalle prime pagine in cui si vietava chiaramente di trasportare persone all’interno della benna della macchina di turno. Lo stesso valeva per la cabina e i predellini.

Il quadro normativo, nonostante i media abbiano sempre fornito una informazioni quanto meno inesatta, era già chiaramente esplicito con il DPR 547/1955 che riguardava gli infortuni sul lavoro, con il DPR 303/1956 che riguardava l’igiene dei luoghi di lavoro e – elemento fondamentale per chi opera nel nostro settore – con il DPR 164/1956 che riguardava la sicurezza sul lavoro nelle costruzioni.

Proprio la costante mancata applicazione delle norme vigenti ha portato nel tempo allo sviluppo di un corpus normativo spesso sovrabbondante e confuso che non ha risolto i problemi di fondo – e quanto successo ieri sera è solo l’ultimo caso eclatante – e ha aumentato la già cronica insofferenza alle regole degli addetti ai lavori.

Per quanto successo ieri non abbiamo sinceramente parole.

Personalmente le ho finite.

Soprattutto dopo anni che personalmente mi batto costantemente per un uso coscienzioso e sicuro delle macchine rimanendo spesso “lettera non letta” o “voce inascoltata”.

Auguro con tutto il cuore a quei 14 bambini di guarire e tornare presto a giocare con serenità. Dimenticare non potranno sicuramente.

L’unica cosa sicura, però, è che ancora una volta si è contribuito ad aumentare l’ulteriore clima di sospetto, diffidenza e luoghi comuni verso chi opera con queste macchine.

Non ce n’era sicuramente bisogno.