La notizia è di quelle a cui purtroppo siamo abituati.
E l’abitudine è una brutta compagna, soprattutto quando si parla di incidenti sul lavoro. E soprattutto quando sono protagonisti, in negativo, le macchine movimento terra.
Tutto è successo nei primi giorni di settembre. pochi giorni dopo quanto accaduto a Luca Pellegrini.
Il luogo, questa volta, è Temù, a due passi da Ponte di Legno, appena sotto il Passo del Tonale.
Le notizie non riportano nemmeno il nome dell’operatore che, inavvertitamente, è stato investito dal suo stesso “escavatore” da cui era sceso “senza tirare il freno a mano e dopo aver posizionato i piedi per la sosta” (così riportano gli organi di informazione).
Sarà forse una terna e non un escavatore?…
Non è dato saperlo.
Dalle testimonianze dirette sembra che la macchina si sia mossa con le proprie ruote dopo che l’operatore era sceso e che lo stesso abbia tentato di risalirvi per fermarla rimanendo invece schiacciato contro un ostacolo.
Cercando notizie simili nel web, sui vari quotidiani online a carattere locale e nazionale di cui pullula la rete, ne ho trovate molte altre, sparse nell’arco di pochi mesi, di persone incorse in incidenti mortali usando macchine movimento terra di vario genere.
Nella maggior parte dei casi si tratta di incidenti dovuti al ribaltamento di piccoli mezzi, anche semplici motocarriole cingolate, che hanno schiacciato con il loro peso il malcapitato di turno.
L’uso di una macchina movimento terra è rischioso e tale rimane a prescindere dalle sue dimensioni e dal suo ambito di impiego.
I piccoli mezzi, a maggior ragione perché usati spesso e volentieri da persone meno esperte, sono delle armi mortali che, soprattutto nei lavori in pendenza, diventano delle piccole bombe pronte a fare vittime.
Con una piccola motocarriola o con un mini escavatore di pochi quintali diventa pericoloso anche semplicemente salire o scendere da un cumulo di terra di pochi metri cubi.
E il mercato del noleggio, portando questi giocattoli nei giardini di molti privati che si improvvisano giardinieri nel fine settimana, ha contribuito a diffondere ulteriormente un rischio consistente.
Ovvio che la responsabilità non sia da attribuire ai mezzi in se’ e per se’: nel momento in cui sono conformi alla Direttiva Macchine e che siano in corretto stato di manutenzione, la responsabilità è da attribuire interamente all’operatore.
Ma alla radice di tutto, laddove raramente le fatalità incombono, c’è un fattore culturale che vede l’Italia quale fanalino di coda in tutto ciò che riguarda la sicurezza.
Non sto parlando solo dei cantieri edili e delle industrie ma in tutto ciò che normalmente facciamo ogni giorno…anche per semplice svago.
Ascoltavo l’altro giorno la triste classifica che ci vede agli ultimi posti in Europa, insieme a Romania e Bulgaria, in merito alla sicurezza stradale per chi va in bicicletta. Con, ovviamente, i paesi del nord Europa ai primi posti non solo continentali ma anche mondiali per uso del “veicolo a due ruote a propulsione umana” e con il minor numero di incidenti. E nonostante il clima rigido…aggiungo io.
La stessa cosa per quanto riguarda gli incidenti nei cantieri e con le macchine movimento terra.
Si tratta quindi di una cultura della superficialità che porta a sottovalutare la pericolosità del “fare le cose”.
A tutti sarà capitato di vedere film o telefilm ambientati negli Stati Uniti in cui il protagonista di turno, nella sua villetta con il giardino perfetto, si accinge a svolgere delle operazioni di manutenzione attrezzato di tutto punto con caschetto dotato di visiera e protettori per le orecchie, guanti, tuta e scarpe antifortunistiche.
A molti viene da ridere ma non si pensa a quante persone, nei fine settimana, finiscono al pronto soccorso per piccole lesioni e ferite causate da schegge, schiacciamento di dita dei piedi, tagli profondi e così via…tutti causati in normali operazioni di lavoro casalingo e perfettamente evitabili con le adeguate protezioni.
Occorre ricordare che, ancora oggi, il luogo in Italia dove ci sono più incidenti gravi e mortali è l’ambito domestico: cadute, schiacciamenti, ferite profonde, folgorazione. Sono solo alcune delle cause di disattenzione e poca attenzione alla propria sicurezza che portano ad avere bilanci catastrofici ogni anno…sia in termini di vite umane che in termini di costi sociali da sostenere per invalidità permanenti anche gravi.
Numeri e dati che tutti dovrebbero ricordare e che dovrebbero far pensare di più ogni volta che ci accingiamo a fare qualcosa che ci potrebbe mettere in pericolo. A maggior ragione quando usiamo una macchina movimento terra.
Ricordo ancora oggi le parole che mi dissero il giorno in cui mi stavo accingendo a fare la mia prima giornata di lavoro con il camion in giro per Torino “Ricordati che questo non è un mezzo di trasporto ma una pistola carica. Cerca di non ammazzare nessuno”.
Mi venne la pelle d’oca e rimasi fortemente turbato.
Ma quelle parole, dure come le pietre che trasportavo, me le ricordo ogni volta che salgo su un mezzo di qualsiasi tipo.