Siamo alle solite…

FRANA_CADORE_02Siamo alle solite.

Dopo la frana in Cadore che ha, purtroppo, lasciato tristi notizie alla cronaca, si grida nuovamente allo scandalo e si fa dell’emergenza l’unica arma per arginare un degrado ambientale a cui è costantemente sottoposto il nostro paese.

Ora si parla di “piano straordinario” per il dissesto idrogeologico. A pochi viene in mente che la manutenzione deve essere effettuata in modo costante e non solo in via “eccezionale”.

Anche la distinzione fra manutenzione ordinaria e straordinaria, mi hanno insegnato alcuni bravi docenti al Politecnico di Torino, è del tutto fasulla e priva di fondamento.

Esiste la manutenzione…e basta. Se poi l’intervento va realizzato una volta ogni vent’anni ed è costoso non può dirsi straordinario solo per questo motivo. Si sa che va fatto e quindi va programmato in un ciclo manutentivo più ampio che serve per prevenire problemi di vario genere.

Ma si tratta di un ragionamento di stampo anglosassone che, purtroppo, non ci appartiene.

FRANA_CADORE_04Quando però i problemi arrivano in zone tradizionalmente conosciute per essere ordinate, vocate al rispetto ambientale e a una coesistenza intelligente con la natura – proprio come nel caso del Cadore – è evidente che non si può solamente inveire contro il maltempo e la “bomba d’acqua” che si è scaricata in un sol colpo sulla zona del dissesto.

Anche perché, come ha giustamente citato Gian Antonio Stella in un suo recente fondo sul Corriere, si parlava di forti e disastrosi temporali nella zona dolomitica già ai tempi dei longobardi.

E’ quindi evidente che ci siano problemi ben più ampi e che, molto probabilmente, un evento simile avrebbe provocato disastri ben più gravi in altre zone del paese.

Ciò nonostante ho purtroppo constatare, in un mio recente viaggio di lavoro in quelle zone, i segni di un iniziale degrado dovuto alla mancanza di manutenzione e al taglio dei fondi per far fronte a queste fondamentali esigenze.

Siamo nuovamente alle solite.

FRANA_CADORE_03La grave miopia che affligge la nostra classe dirigente non fa capire quanto sarebbe importante investire in costante manutenzione del territorio per avere evidenti vantaggi da tutti i punti di vista.

Lavorativi in primis. Con un indotto che andrebbe a specializzarsi in opere di tipo naturalistico dall’elevato valore aggiunto. E con tecnologie e metodi da esportare in quei paesi ancora arretrati da questo punto di vista. E con un mercato delle macchine movimento terra in continua e positiva evoluzione.

Organizzativi e di sistema, grazie a una maggiore sicurezza del territorio e una maggiore cura per la rete viabile secondaria. E con la possibilità di affrontare meglio eventi realmente imprevedibili come i terremoti.

Turistici e ricettivi, grazie a un ambiente più accattivante e dall’indubbio valore aggiunto per tutti coloro che ne vogliono beneficiare.

Produttivi ed economici, permettendo lo sviluppo di attività anche in luoghi che, fino ad ora, sono stati penalizzati.

Sarebbe troppo intelligente programmare una manutenzione del territorio che non sia soggetta ad alti e bassi e che sia fra le prime necessità del paese. I vantaggi sarebbero così elevati e così evidenti che il politico di turno che riuscisse a impostare un piano serio e ben fatto che vada in questa direzione avrebbe la gratitudine eterna del paese.

Però sappiamo che di gratitudine e intelligenza, nella nostra classe dirigente, non ne alberga molta.FRANA_CADORE_01