Il Bauma 2016 si avvicina e i costruttori, ormai, sono al rush finale per terminare nuovi modelli, definire gli ultimi dettagli, organizzare le ultime spedizioni.
Una fiera che richiede una organizzazione meticolosa e un impegno non da poco.
Alcuni, come ad esempio Liebherr (ma non solo…) sono all’opera ormai da mesi per costruire degli stand che sono già nella leggenda di questo salone che, oggi, si qualifica come il più importante e completo al mondo.
Anche la omonima esposizione di Shangai si sta avvicinando ai clamori della kermesse di Monaco ma, non dimentichiamolo, è situata in un continente e in un paese che continua a crescere con percentuali annue che, qui in Europa, ci sogniamo.
Il Vecchio Continente, nonostante tutto, resiste.
E lo fa grazie alla presenza di costruttori e di cultura tecnologica che, oggi, non sono ancora stati soppiantati.
Una “massa critica” che il Bauma mette in mostra in modo completo e dove una settimana di fiera non è spesso sufficiente per vedere e capire tutto quello che è realmente necessario vedere e capire.
Ogni volta che sono partito per tornare in Italia, di norma il venerdì pomeriggio dopo una permanenza iniziata il lunedì mattina, ho sempre pensato a tutto quello che mi ero perso o non ero riuscito ad approfondire in modo adeguato.
Questo sarà il mio primo Bauma “al di là della barricata” e sarà una esperienza sicuramente emozionante e che mi ricorderò per sempre.
Esattamente come il mio primo Bauma in età adolescenziale quando, con la testa all’insù, guardavo estasiato i colossi di Demag, O&K e Liebherr.
Alcuni di quei costruttori non ci sono più o, più correttamente, sono ora sotto l’egida di altri grandi marchi.
Tante cose sono cambiate.
Ma una cosa è certa: il Bauma è – e sempre sarà – il riferimento tecnologico del nostro settore. Solo qui si capiscono quali saranno le tendenze future. Solo qui è possibile confrontarsi seriamente con la concorrenza diretta per capire lo stato dell’arte.
Rush finale verso il Bauma 2016.
Arrivederci a tutti a Monaco di Baviera!