Opinioni

Perché bisogna vedere Expo 2015

Italiadi Daniela Grancini

Sono stata a lungo combattuta prima di scrivere questo post: che ci azzecca, mi sono chiesta, una fiera sull’alimentazione sostenibile con il mondo delle macchine e attrezzature per il cantiere?

E poi, quale categoria  di pertinenza avrei dovuto inserire nella pagina web?  Mercato? Aziende? Persone? Curiosità?

Poi ho deciso di veicolare a caldo le mie impressioni, premettendo che nei confronti di questa manifestazione sono sempre stata decisamente scettica. Per non dire ostile. Denaro pubblico che avrebbe potuto essere veicolato in altre più utili imprese, appalti non proprio trasparenti, corruzione più o meno velata ai massimi livelli, tempi troppo stretti per realizzare le cose davvero bene…insomma erano tanti gli elementi che concorrevano a un giudizio globalmente negativo della manifestazione.

Ma i filosofi insegnano che non si dà giudizio senza esperienza e che per esercitare la critica (in positivo e in negativo) la sperimentazione è d’obbligo. Inoltre sono tantissimi i protagonisti del nostro sito (dai noleggiatori ai costruttori) che hanno lavorato e tuttora lavorano nel polo espositivo, contribuendo a una manifestazione che impegna tutta la filiera progettuale e costruttiva. Un cantiere globale e “in progress”,  con la massiccia presenza di macchine e materiali, attrezzature e servizi che non si fermerà mai fino al 31 ottobre prossimo. Quindi parlarne (bene o male), non sarebbe stato affatto fuori tema.

Ebbene, devo ricredermi. Expo 2015 è splendido. Ed è un miracolo, viste le premesse.

Gli espositori che hanno saputo interpretare in maniera corretta il claim “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” e non si sono lasciati prendere la mano da suggestioni disneyane  o dalla tentazione del mercatino equo e solidale (che pure sono talvolta presenti, ahimé), hanno fatto un lavoro egregio, di grande impatto, di enorme valenza culturale. E’ d’obbligo citare per primo il Padiglione Italia (preparatevi a una coda di almeno 40 minuti che la sottoscritta, grazie al pass stampa è riuscita a dribblare), avveniristico e sostenibile grazie al calcestruzzo biodinamico (un merletto di grande forza strutturale che assorbe l’inquinamento) progettato da Italcementi.

CinaMa non si può dimenticare lo splendido Padiglione Cinese, un trionfo di giochi di luce inframezzati da momenti didascalici (ma mai noiosi) sulle colture del baco da seta e del té. Imperdibile quello del Giappone, per cui bisogna però mettere in conto parecchio tempo: una mezz’ora di coda più quasi un’ora di visita se si vuole partecipare al cerimoniale del té.

ApiFascinoso anche il Padiglione dell’Inghilterra, che obbliga a passare da un labirinto di piante per arrivare a uno spettacolare alveare in metallo che di sera si illumina di mille luci e dove è possibile ascoltare i messaggi che le api si lanciano incessantemente.

Padiglione zeroE come non citare il bellissimo Padiglione Zero, vera e propria introduzione all’Esposizione, che fornisce tutti gli elementi utili per coglierne gli aspetti salienti? E quello di Israele, dove spiegano come hanno fatto, grazie all’irrigazione goccia a goccia, a trasformare il deserto in un’oasi produttiva di primo piano? E ancora, quello di CNH Industrial con le meravigliose macchine New Holland in grado di aumentare la produzione agricola grazie a una meccanizzazione evoluta e intelligente?

E’ dove Expo 2015 si trasforma in mercatino che non convince, è dove l’intento documentale sconfina nel luna park che la manifestazione mostra la corda: perché di folklore sono piene le nostre piazze, perché il motivo per andare in fiera non sono gli assaggi etnici, le pashmine, i braccialettini, i dépliant turistici con le mete dei prossimi viaggi…Certo, i food corner e i cluster sono pieni di cose colorate da gustare e da comprare. Ma paradossalmente qui il problema non è il cibo che c’è, ma quello che manca. E l’obiettivo è quello di scoprire nuovi modi di nutrirsi, di fare agricoltura, di condividere, di sperimentare, di risparmiare (acqua, per esempio, la gestione della risorsa idrica è strategica!). In poche parole: di pensare.

Paradigmatico in questo senso il bellissimo Padiglione di Save the Children (qui mi sono lasciata convincere e ho acquistato un braccialetto. Ma era per una giusta causa.) in cui anche Pilosio è stata coinvolta.

Insomma questo Expo 2015 è da vedere. Ma bisogna andarci con uno spirito nuovo, non come si va a una fiera qualsiasi. Occorre varcarne la soglia con gli occhi aperti, con la voglia di imparare, di ricevere input utili perché ci trasformiamo, a nostra volta, in fautori della sostenibilità, con stomaco curioso ma non vorace, mente spalancata e senza pregiudizi, mani generose e cuore sgombro. Questo è l’unico pianeta che abbiamo, non dimentichiamolo. E speriamo che l’area occupata ora dal polo espositivo, una volta calato il sipario su questa kermesse lunga sei mesi, non si trasformi in luogo di degrado ma in cantiere dinamico e permanente del fare, in laboratorio di sperimentazione, in riscossa perché no, anche etica. Per Milano (e le persone di buona volontà che hanno contribuito, con mani pulite, all’organizzazione di Expo 2015) sarebbe una grande soddisfazione. E, forse, un punto di ri-partenza.