A piccoli passi il mondo del movimento terra ha spostato il suo baricentro lontano da Europa e Stati Uniti.
I miei ricordi di bambino mi portano a marchi italianissimi come Simit, Fiat e Fiatallis, Benfra, Benati, Hydromac, Laltesi, PMI, FAI…e presenze storiche di stranieri importanti come O&K, Caterpillar, Poclain, CASE, Massey Ferguson, Hanomag…sparuti Liebherr…Komatsu…Furukawa in alcune zone limitate di concessionari bravi ed efficienti….senza contare il boom delle piccole macchine grazie a Bobcat…
Una pletora di marchi che nel tempo sono usciti di scena, sono stati assorbiti dai big player o sono stati rilanciati in alcuni mercati di nicchia.
Nella seconda metà degli anni ’80 il baricentro si è poco alla volta spostato verso oriente grazie alla sempre maggiore organizzazione di Komatsu e alla joint-venture che ha contribuito a diffondere in modo capillare la tecnologia Hitachi in tutto il continente…tanto da far capire a tutti gli europei, ma soprattutto a noi italiani che siamo sempre un po’ indietro rispetto al mondo “vissuto”, che le macchine nate in Europa e negli Stati Uniti si stavano evolvendo nel lontano est in modo del tutto inimmaginabile…e spiegandoci il perché molti piccoli marchi stavano scomparendo: il solo mercato domestico non poteva bastare per prosperare e combattere mezzi, soprattutto escavatori idraulici, che avevano dalla loro grandissime prestazioni, comfort, tecnologia, velocità, precisione…
Di fatto il Giappone prese in mano tutta la tecnologia degli escavatori idraulici con cinque grandi aziende che hanno sviluppato tecnologie proprie: Hitachi, Koamtsu, Mitsubishi, Kobelco e Sumitomo.
Con l’outsider dal “vecchio mondo” rappresentato da Liebherr…unico marchio rimasto autonomo ancora oggi da questo sviluppo e che ha dovuto però adeguarsi a determinati canoni molto graditi ai clienti.
Tutti gli altri costruttori oggi presenti sul mercato mondiale si sono alleati con i grandi cinque e, anche nel momento in cui se ne sono andati per proprio conto, hanno derivato la propria tecnologia dall’ex-alleato.
Sumitomo, per esempio, ha scritto le pagine degli attuali escavatori JCB. Fornisce macchine a CASE e alla nord americana Link-Belt…vende in Asia con il proprio marchio.
Komatsu ha sempre corso da sola…Mitsubishi è alleata storica di Caterpillar con una partnership inossidabile…Hitachi ha condiviso una parte del proprio cammino con Fiat che, nel seguito, ha poi stretto una alleanza in costante evoluzione con Kobelco e che oggi sembra foriera di interessanti sviluppi.
Ma un altro grande protagonista ha iniziato a scrivere pagine interessanti del movimento terra a partire dagli anni ’90…si tratta della Corea del Sud.
La vendita di alcune linee di montaggio di Hitachi a Hyundai (non ultima ad acquisizioni di questo tipo nei fuoristrada con la Mitsubishi) ha portato il costruttore coreano ad avvicinarsi a tecnologie evolute (benché allora superate) che gli hanno permesso di affacciarsi ai mercati occidentali con macchine competitive in tema di prestazioni e prezzi.
Mi ricordo che circa vent’anni fa ho visto i primi esemplari della serie Robex – del tutto simili ai primi modelli Hitachi della serie EX – al lavoro sulle montagne francesi della Savoia.
Stesso percorso compiuto da Daewoo con Komatsu.
E con il colosso Samsung che iniziò a correre da solo su vecchie tecnologie Kobelco.
Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e i tre costruttori hanno attraversato la brutta crisi che ha colpito il sud-est asiatico a cavallo fra anni ’90 e inizio nuovo secolo ristrutturandosi o fondendosi con altri gruppi.
Ecco arrivare Volvo che ha acquisito Samsung.
Ecco l’emergente multinazionale coreana Doosan, impegnata nell’alimentare, nella metalmeccanica e nella moda (suo il marchio Ralph Laurent) che ha acquisito la divisione movimento terra di Daewoo.
Solo Hyundai ha continuato da sola.
Oggi questi tre costruttori si posizionano sul mercato con una tecnologia che, partendo dalla ottima base Giapponese di tre grandi big-player, sta camminando da sola e fornisce affidabilità, prestazioni e qualità a prezzi molto concorrenziali.
Proprio questi tre marchi, ognuno con le proprie strategie, stanno dando filo da torcere agli stessi big-player da cui avevano “imparato il mestiere” e hanno portato il nuovo baricentro del movimento terra al centro dell’oceano Indiano preludendo a un prossimo spostamento poco più in là…verso la Cina.