Merlo. Un’azienda da sempre in controtendenza

MerloMerlo da 50 anni è il punto di riferimento tecnologico nel settore dei sollevatori telescopici. Una realtà italiana che il mondo ci invidia.

Nel cinquantesimo dalla sua fondazione Merlo festeggia l’anniversario con molteplici riconoscimenti ricevuti a livello internazionale, i tre più significativi li ha ottenuti in Germania. Il più prestigioso è sicuramente la medaglia d’oro per l’innovazione, ricevuta all’Agritechnica del novembre scorso, alla quale hanno gareggiato 393 aziende provenienti da tutto il mondo; a significare non solo l’alto valore del riconoscimento, ma anche il numero delle novità tecniche sottoposte alla giuria. Ultimo, ma non per importanza il fatto che proprio un’azienda italiana è riuscita nell’intento, dando lustro e prestigio all’intero comparto della meccanizzazione nazionale, tra l’altro con una agguerrita presenza al salone, 293 aziende sulle 1.100 in rappresentanza di quelle estere. Merlo è stato riconosciuto come eccellenza, ma sempre parte di un tessuto industriale di primordine che desidera mostrare le proprie competenze, professionalità e propensione all’innovazione. Il secondo riconoscimento riguarda la «Macchina dell’Anno» – Machine Of The Year – assegnato dalla DLV al TF42.7 per il design innovativo, versatilità e manovrabilità. La terza è stata assegnata al Multifarmer 40.9, ritenuto tra i 12 pilastri delle macchine più innovative di tutti i tempi per i contenuti tecnologici e sistemi adottati, assegnato da LandTechnik. Il palmares si arricchisce di ulteriori premi ricevuti in Francia, Inghilterra e in altri paesi della UE, a testimonianza del livello tecnologico raggiunto dai prodotti Merlo, non a caso esportati per il 90%.

Dal boom economico alla recessione. La sfida dell’innovazione tecnologica.

Nel dopoguerra il mondo delle costruzioni è stato assieme ad altri comparti, come quello agricolo e industriale, a beneficiare di uno sviluppo rapido e per certi versi tumultuoso, tale da rendere la produttività per addetto inimmaginabili solo alcuni anni prima. I profondi cambiamenti economici e sociali hanno contribuito a un processo di crescita economica durata fino agli anni ottanta. Una notevole spinta all’urbanizzazione dovuta alla parallela trasformazione del mercato del lavoro ha contribuito al completamento dell’era di forte industrializzazione, dando vita a un periodo di terziarizzazione dell’economia italiana (servizi bancari, assicurativi, commerciali, commerciali e della comunicazione). Paradossalmente questa fase è coincisa con una crescita molto bassa, fino alla situazione dell’ultimo lustro di vera recessione, dopo un periodo di lunga stagnazione. Ora che i principali indicatori prevedono un PIL in leggera crescita, anche il comparto cantieristico/edile potrebbe riprendersi, forse ripercorrendo le medesime tappe che il paese ha vissuto negli anni del boom economico, ma con un diverso approccio al tema. La storia può ripetersi, ma con diverse modalità. Sicuramente quest’ultima fase ha portato le aziende e la società in generale – opinione pubblica compresa – ad affrontare le tematiche con maggiore professionalità, più attenzione alla sicurezza, con un maggior rispetto ai temi ecologici, all’ambiente; una crescita sostenibile, direbbero economisti e sociologi. Da non dimenticare che nel frattempo si sono affacciate nuove metodologie costruttive e macchine operative più versatili, innovative e ad alto valore aggiunto tecnologico che influenzeranno positivamente il comparto.

I primi anni pionieristici

dumperGli esordi della Società Merlo coincidono con il boom dell’edilizia, anche se a onor del vero l’attività famigliare era iniziata agli inizi del 900, tanto da poter affermare che Merlo potrebbe festeggiare i 100 anni, in luogo dei 50. Nel 1964 nasce la prima macchina, un dumper versatile e maneggevole in grado di movimentare il calcestruzzo in modo rapido e su qualsiasi terreno, grazie anche al sistema di trazione permanente 4×4. Il cassone era dotato di ralla girevole in grado di versare il calcestruzzo sia frontalmente, come i dumper convenzionali, sia lateralmente. Quest’ultimo vantaggio consentì alla Società Merlo di avvalersi di una piccola, ma tangibile novità tecnica, un «plus» nei confronti della concorrenza. Quest’aspetto innovativo ha rappresentato la pietra miliare e creato un «imprinting» che contraddistinguerà la Società Merlo fino ai giorni nostri, un vero filo conduttore, improntato sull’innovazione tecnologica. Una missione e visione di cui Amilcare Merlo è da sempre il promotore, assieme a un altro aspetto tipico del suo background culturale e sociale: la «Sicurezza», di cui è strenuo fautore. Al dumper seguirà la betoniera auto caricante nel 1966. Dotata di una trasmissione idrostatica e trazione 4X4, pratica e maneggevole, consentiva di produrre in loco il calcestruzzo, grazie al sistema auto caricante e di trasportarlo laddove serviva, con rapidità e su qualsiasi terreno. Medesima impostazione, sempre improntata alla versatilità ed efficacia, con un vantaggio tangibile per la sicurezza dell’operatore che poteva seguire tutte le operazioni dalla cabina, grazie al posto di guida reversibile. Un’idea che ha fatto scuola e che ancor oggi viene adottata sulle DBM. Betoniera auto caricante che incontra un notevole successo nei paesi emergenti, dove produrre il calcestruzzo in loco e lontano dai centri urbani è una realtà, quasi, ma non del tutto superata nei paesi del Sud Europa dove le DBM hanno ancora un mercato. Nel 1970 avviene il lancio del Carrello Elevatore Merlo «CEM», versatile e robusto, basava il suo punto di forza nella movimentazione fuoristradistica, sempre grazie alla trasmissione idrostatica, alla trazione 4X4 e al sistema a 4 ruote sterzanti per contenere il raggio di sterzo e migliorarne la maneggevolezza e la produttività. Le basi per offrire una vera «Full Line» da cantiere erano ormai gettate, quando nel 1974 Merlo mise in produzione una famiglia di gru mobile dotata di braccio telescopico e torretta girevole «GX», precursore di macchine innovative che vedranno la luce agli inizi degli anni 90.

Serie Panoramic: l’evoluzione permanente!

Un periodo fecondo durante il quale le idee venivano elaborate velocemente, tanto da dar luce a un vero sollevatore telescopico nel 1981. Sicuro, affidabile, dotato di cabina laterale e motore posteriore. La maneggevolezza e la rapidità di esecuzione del lavoro erano le principali caratteristiche del SM30, il vero antesignano del moderno telescopico, con cabina posta a sinistra, motore a destra e braccio telescopico posto al centro. L’uovo di Colombo che Merlo ha brevettato nel 1987 col nome di Panoramic, divenuto ben presto lo stato dell’arte, a cui tutti i costruttori si sono ispirati per i propri telescopici. Non a caso il Marketing Merlo lo aveva «battezzato» Panoramic. Dal posto di guida, infatti, l’operatore beneficiava di una visibilità ineguagliata in ogni direzione. I punti principali che hanno contribuito a tale livello di visibilità erano dati da un fulcro del braccio posteriore posto notevolmente più in basso rispetto al precedente SM30, cofano motore rastremato e posto di guida ampio e confortevole. Inoltre la cabina era dotata di protezioni del tetto e omologata ROPS e FOPS e un’ampia superficie vetrata, dotata inoltre di tettuccio trasparente per dare modo all’operatore di seguire il carico fino alla massima altezza. Il Panoramic offriva un basso baricentro che consferiva una notevole stabilità nei confronti di telescopici della concorrenza con architettura convenzionale e motore posteriore. La quadratura del cerchio, a livello di versatilità e maneggevolezza, la fornivano la trasmissione idrostatica, la trazione 4X4 e le tre modalità di sterzatura, a ruote sterzanti a ruote corrette e a granchio. Un concentrato di idee, ogn’una di esse semplice, ma sinergiche tra di loro che hanno contribuito a rendere il Panoramic il «bench mark» e standard nell’ambito dei telescopici, ulteriormente adeguati al mondo cantieristico/edile con l’adozione degli stabilizzatori anteriori che garantivano una superficie di appoggio più ampia per una maggiore sicurezza durante le fasi di sollevamento. Una nuova concezione che ha fatto scuola e proseliti, il Panormic è stato il capostipite di una gamma considerata la più ampia e completa sul mercato. Oggi, la gamma porta ancora il nome Panoramic, divenuto sinonimo di telescopico e vanta 14 modelli da 7 e 10 metri di altezza e capacità di sollevamento da 3,4 a 4,1 tonnellate. La cabina offre un posto di guida confortevole, tanto da essere definita come «la cabina dei record» per spazio a bordo ed ergonomia. L’operatore, tramite il joystick controlla le funzioni del braccio in modo sicuro e preciso. il telaio tipo Tilting dotato di traslazione laterale, consente di alzare il braccio perpendicolarmente anche su terreni posti in pendenza, per la massima sicurezza. Lo spostamento laterale del braccio «Boom Side Shift» consente di posizionare il materiale dal posto di guida, senza manovre ulteriori, incrementando la precisione e la produttività. Come accennato Merlo offre sistemi di sicurezza all’avanguardia, non solo superano le norme come la EN15000 previste dalla UE, ma essi vengono offerti di base, apportando un notevole valore aggiunto per l’operatore, come il sistema M CDC (Merlo, Controllo dinamico del carico). Questo sistema offre un’interfaccia user-fiendly costituita da un display a colori sul quale viene mostrato un diagramma di carico. Un puntino luminoso che funge da semaforo mostra la posizione virtuale del carico sul diagramma. All’avvicinarsi dei movimenti aggravanti esso si sposta verso il perimetro esterno del diagramma cambiando colore da verde a giallo, consentendo all’operatore, con un colpo d’occhio, d’intervenire prima del blocco dei movimenti aggravanti. Il sistema aumenta il livello di sicurezza e di produttività, in quanto l’operatore dispone di più informazioni per la gestione del lavoro e ha la consapevolezza che l’M CDC è pronto a intervenire in modo automatico e in tempo reale.

 

Dal Roto all’Ibrido
Il Roto 60.24 e il Roto 40.30 fanno parte della stessa famiglia ammiraglia dei Roto
Il Roto 60.24 e il Roto 40.30 fanno parte della stessa famiglia ammiraglia dei Roto

Dal periodo storico del lancio dei Panoramic si evince che si trattava di un momento magico per la Società Merlo, in quanto la visione e la missione originaria si stava concretizzando. Il dardo era tratto, Merlo aveva le idee giuste e le stava applicando con un team di tecnici all’altezza del compito, in un mercato pronto a recepire prodotti innovativi e di qualità. Il tocco di classe che assieme al Panoramic ha rivoluzionato il mondo delle macchine da costruzione, avvenne nel 1991 col lancio della famiglia Roto. Una gamma completa basata su braccio telescopico montato su torretta girevole da 10 a 30 metri, di cui il Roto 40.30 Mcss (rotazione continua della torretta) rappresenta oggi l’ammiraglia, coi sui 30 metri di altezza e una capacità di sollevamento di 4 tonnellate. Grazie al sistema Merlin e agli stabilizzatori indipendenti, l’operatore è in grado posizionare la macchina su ogni terreno, anche irregolare. Una volta stabilizzato e livellato, tramite un sistema automatico, il computer di bordo gestisce la sicurezza in tempo reale, in base all’impronta a terra e le fasi dinamiche dello sfilo del braccio e della posizione del carico. L’operatore ha un solo compito, concentrarsi sul lavoro da svolgere, il resto lo fanno i 50 anni storia Merlo, basata sulla tenacia, la determinazione e l’innovazione.

L'ibrido premiato con la medaglia d'oro ad Agritechnica
L’ibrido premiato con la medaglia d’oro ad Agritechnica

Una sfida che continua tuttora con nuove famiglie di telescopici basate su piattaforme modulari, versatili e flessibili che rappresenteranno l’architettura per future generazioni di macchine, tra cui l’Ibrido, il Turbofarmer 42.7, il Multifarmer 40.9 e il TF50.8 presentato lo scorso anno al Bauma, rappresentano i primi esempio tangibili. Uno scenario che consentirà alla Società Merlo di giocare un ruolo da protagonista nei mercati del futuro.    

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