Il ritiro di una raccomandata può riservarci sorprese del tutto inaspettate.
Mi trovavo in un grande ufficio postale alla periferia di Torino, famoso per convivere con un campo nomadi ormai ultradecennale, quando ho assistito a scene che, in un paese che si voglia definire civile, non avrebbero ragione di esistere.
Le forze dell’ordine, Polizia Municipale e Polizia di Stato, stavano portando via con l’aiuto di mezzi idonei, una lunga serie di auto rubate che si trovavano nell’accampamento o ai suoi margini. Tutto questo sotto gli occhi curiosi dei presenti ma, soprattutto, sotto una sequela di insulti, resistenze e proteste da parte degli “abitanti” del campo nomadi.
La mia curiosità si è immediatamente trasformata in sdegno quando le forze dell’ordine, per non passare seduta stante dalla parte del torto, hanno dovuto subire le ingiurie dei “resistenti” senza agire, come avrebbero fatto con un qualsiasi cittadino, con il fermo e l’identificazione dei “personaggi” protagonisti di quelle scene deprimenti.
Auto già caricate sui pianali dei veicoli di trasporto che venivano prese d’assalto dagli zingari che protestavano, in modo per nulla edificante, al sequestro dei mezzi. Insulti agli agenti che conducevano l’operazione. Minacce, resistenze fisiche alla confisca dei mezzi.
Ho immediatamente manifestato sul mio profilo Facebook il mio consenso per l’operazione e il mio contemporaneo disgusto per come venivano trattati i tutori dell’ordine innescando, senza volerlo, un dibattito molto acceso.
Alcuni miei amici si sono espressi in modo molto duro con la riprovazione di altri…anche proponendo azioni massive con dei dozer!
Da parte mia sto assolutamente dalla parte di coloro che si sono espressi in modo duro e senza possibilità di replica.
E lo faccio perché so molto bene che cosa significhi, tutti i giorni, subire continui furti e angherie da parte di queste persone che non rispettano le leggi del nostro Stato e non hanno il benché minimo rispetto della convivenza civile che dovrebbe essere alla base di un paese che si definisce “evoluto”.
Li capisco benissimo perché non ritengo giusto che una grande azienda come Fiat Power Train Industrial – sempre a Torino – sia stata costretta ad avere la vigilanza armata notturna per evitare i continui assalti da parte degli abitanti del campo nomadi di Lungo Stura Lazio.
E perché non trovo giusto che le aziende che all’epoca avevano lavorato nella costruzione del depuratore di Pianezza – paese confinante con Torino – dovessero pagare una tangente quotidiana per evitare che gli zingari del campo nomadi lì vicino derubassero continuamente batterie, gasolio, attrezzi per la manutenzione e compissero atti vandalici nel caso in cui non trovassero nulla.
E non trovo giusto che un’azienda del torinese, con deposito e cava non molto lontano dallo stesso campo nomadi in cui si è imbattuto il sottoscritto, debba lasciare tutte le sere in pagamento un fustino di gasolio da 25 litri per evitare di vedersi danneggiato un impianto mobile di frantumazione quando questo staziona direttamente nella piattaforma di riciclaggio.
Tutto questo non lo trovo giusto. Perché ogni volta che visito un cantiere è sempre la stessa cosa: turni di sorveglianza notturni, continui atti vandalici che si vanno a sommare ai controlli quasi quotidiani nei cantieri degli enti preposti e delle forze dell’ordine per verificare di continui documenti già ampiamente verificati presso aziende il cui lavoro serve per tenere in piedi un Sistema Stato che, quando deve esserci, è colpevolmente assente.
Tutto questo porta all’esasperazione…e io capisco perfettamente l’esasperazione e – devo dire – la giustifico pienamente.
L’esasperazione va ascoltata. E occorre dare una risposta!
…sempre che chi ha il dovere di farlo ne abbia realmente la voglia e non preferisca fomentare moti di odio per poi strumentalizzarli a proprio piacimento. Nel paese del “politicamente corretto” è una ipotesi assolutamente non priva di fondamento.