Un viaggio solitario di domenica permette di affrontare pensieri che, in compagnia, non sempre escono allo scoperto.
Tornando a Torino da un impegno di lavoro ho avuto la fortuna – complice un’autostrada sgombra e amica – di vedere con occhi diversi il nostro splendido paese.
Partendo dalla pianura bresciana ero circondato da un mare di mais in piena crescita e da archi d’acqua che gli agricoltori dispensavano senza sosta per la crescita della coltura.
Alcuni appezzamenti erano già sgombri del grano che li occupava in precedenza e le stoppie gialle, minacciate dal verde delle prime specie spontanee, marcavano il paesaggio trasformandolo in una grande scacchiera.
Alcuni agricoltori avevano già provveduto all’aratura dopo il passaggio delle mietitrebbie.
Passando sul Po, i riflessi del Sole sui sabbioni e sull’acqua mi hanno portato alla mente i libri di Giovanni Guareschi con le cicale ad accompagnare i bagni nel fiume quando ancora il mare si sapeva solo che, da qualche parte, esisteva.
Verso Pavia le colline del Riesling mi hanno ricordato che il vino è qualcosa che noi italiani sappiamo fare molto meglio di altri.
E verso Alessandria le curve del Monferrato hanno rafforzato ancora di più questa convinzione.
Quando l’autostrada ha iniziato a salire e scendere mancava poco a casa e le indicazioni verso Canelli, Alba e Canale erano una tentazione forte verso vigneti, nocciole, castelli e borghi che tutti ci invidiano.
Superata la salita di Villanova, ecco la collina di Torino che mi ha dato il benvenuto e mi ha confermato che il nostro è un paese bello per davvero.
Le montagne che coronano la mia città si sono legate, nei miei occhi, a quelle delle valli sopra Brescia che, negli ultimi giorni, hanno riempito paesaggi diversi ma amici.
E ho pensato che per consegnare questo immenso patrimonio, così vario in soli 300 km, occorre una costante manutenzione del territorio che non può esimersi dall’uso delle nostre amate macchine.
Più di una volta ho ribadito questi importanti concetti e non mi stancherò mai, ogni volta che capiterà l’occasione, di sottolinearli.
Macchine grandi e macchine piccole. Macchine speciali e macchine ordinarie. Ma sempre usate con criterio e per lo scopo, fondamentale per il nostro paese, di preservare un paesaggio unico e invidiato da tutti.
Fatico a vedere, anche solo nei prossimi programmi politici, uno sbocco che vada in questa direzione.
Parole ne ho, fino ad ora, sentite tante. Anche troppe.
Io sono uno abituato ai fatti. Mi piace la concretezza e mi piacciono le persone che si mettono in gioco con idee e lavoro.
E l’idea di riuscire a dare un futuro a questo paese mi entusiasma come non mai.
Bellissimo articolo… nel testo.. nei contenuti e nelle immagini. Non solo perchè siamo Concessionari Mecalac. Ma perchè siamo convinti che sia la migliore e perchè no, la più “bella” e veramente innovativa macchina del mondo. Tutte le altre a guardale bene sono… preistoricamente flinstoniane.