Prevenzione come strategia

Le macchine al servizio del territorio

per webNelle immagini catastrofiche che dal 24 agosto si susseguono sugli schermi televisivi e sui social media sono state proprio le macchine da costruzione ad essere riprese in primo piano, sullo sfondo di scenari lividi e apocalittici. Mezzi di tutti i tipi, dagli escavatori alle gru, alle prese con enormi quantità di detriti, impegnati in imponenti azioni di sbancamento e movimento terra, inerpicati su montagne di macerie, intenti a sollevare, spostare, frantumare, ripristinare…

E nell’immaginario collettivo queste macchine corrono purtroppo il rischio di essere abbinate a sciagure naturali di portata cosmica.  Che non si sono volute e sapute prevenire. E ha un che di macabro pensare che l’aumento delle vendite e del noleggio di macchinari per l’edilizia passi, come purtroppo succede, attraverso lutti e devastazioni.

centroIl messaggio da veicolare è invece un altro. Ed è decisamente positivo.  Perché attribuisce a tali mezzi un ruolo determinante nella cura del territorio e nella prevenzione dei danni causati da eventi naturali come i terremoti.

sinistraNon è più tempo di fatalismi e occorre impostare oggi quello che vogliamo ritrovarci in futuro.

Le strutture di protezione, le tecnologie predittive più avanzate perdono efficacia se le Autorità preposte non mettono in atto un serio programma di manutenzione mirata dell’esistente. Gli interventi straordinari sono necessari per la prevenzione della catastrofi idrogeologiche, ma devono essere accompagnati da interventi ordinari di gestione, salvaguardia e manutenzione del territorio.

In questo contesto le macchine potranno svolgere un ruolo di primo piano. A patto che sia finalmente adottata una politica del territorio che, nel nostro Paese, pochi hanno il coraggio di perseguire, e una cultura dell’ambiente, della storia e dell’identità collettiva e individuale non ancora condivisa da tutti.

testoOvviamente è utopistico aspettarsi esiti miracolistici da un’ azione preventiva che deve fare comunque i conti, come nel caso dei terremoti,  con la morfologia stessa del territorio. Che è chiaramente un fatto ineluttabile. Ma sono convinta che la conservazione delle risorse naturali, la cura dell’ambiente, la pianificazione (in un’ottica di sostenibilità) delle opere infrastrutturali e di edilizia civile e industriale, facciano parte di quelle strategie di gestione del rischio in grado di salvare tante vite. Macchine e attrezzature possono dare una mano. Oggi. Prima che sia troppo tardi.