Macchine multifunzione

L’altra Merlo


Merlo
di Costantino Radis

E poi c’è la Merlo che non tutti conoscono. Quella della polivalenza compatta del Cingo. Quella dei trattori forestali della TreEmme. Quella dei veicoli per l’igiene urbana della Tecnoindustrie. La capacità di innovare e differenziare si identifica anche con l’eccellenza in settori diversi dal core business dei telescopici per essere uno dei fiori all’occhiello dell’industria italiana

L’essenza del nome Merlo è legata a pochi ma solidi valori: voglia di progettare e innovare, tecnologica sviluppata completamente in house, capacità di attribuire al lavoro e all’ingegno quel valore etico che ormai sembra essersi perso nel nulla della finanza creativa.

Ogni volta che parlo di questo marchio, sarà anche per le comuni origini piemontesi, penso ad altre grandi famiglie che in Europa hanno saputo fondare dal nulla delle eccellenze produttive di respiro mondiale.

E non posso fare a meno di accomunare la famiglia Merlo a cognomi di spicco come Liebherr o Wirtgen. Amilcare Merlo. Hans Liebherr. Reinhard Wirtgen. Tre uomini che, nei rispettivi settori, hanno puntato su qualità ed eccellenza senza compromessi.

Ebbene, esiste una Merlo che non tutti conoscono ma i cui prodotti non sono da meno rispetto ai più famosi sollevatori telescopici. Si tratta di marchi minori che, però, hanno ottenuto il consenso del mercato grazie a una intuizione che ha spinto il costruttore a rispondere a specifiche esigenze di mercato.

Risposte che sono arrivate proprio perché la natura stessa di costruttore, e non di semplice imprenditore, ha spinto all’ascolto del cliente finale per dare delle soluzioni meccanizzate a dei problemi produttivi.

 

Il forestale che fa notizia

TestoQuesto tipo di approccio ha portato la Merlo a formare dei veri e propri brand che sono diventati dei riferimenti per gli addetti ai lavori.

Uno fra questi è la Tre Emme che, nata nel 1996 e partendo come branca interna di trasformazione e progettazione di applicazioni speciali, è diventata nel tempo una specialista dei trattori porta attrezzi con una particolare attenzione verso il settore forestale.

In totale ci sono cinque modelli con potenze che spaziano da 150 a 350 CV con tre linee di prodotto dedicate ad ambiti applicativi fra loro complementari. La serie B è composta da due modelli da 200 e 350 CV ed è indicata per i lavori forestali generici con trince, attrezzature per l’abbattimento e la deforestazione pesante. Decine di macchine del costruttore sono attualmente al lavoro in Russia, in ambienti proibitivi, per la pulizia delle fasce di rispetto dei gasdotti che arrivano dalla Siberia dopo una dura selezione con i migliori competitor del mercato.

La serie ND, invece, è equipaggiata in modo specifico per lo sgombero neve ad alta capacità con due modelli, sempre da 200 e 350 CV, che si differenziano dalla gran parte delle macchine concorrenti per gli ingombri compatti, l’elevato rapporto potenza/peso e la traslazione idrostatica che permettono di aumentare il livello di sicurezza grazie a una elevata manovrabilità, al peso contenuto e alla capacità di disimpegno nelle difficili situazioni tipiche di queste applicazioni.

Da alcuni anni, ormai, Merlo e Giletta, società piemontese specializzata nella costruzione di frese da neve, mettono gratuitamente a disposizione dell’amministrazione pubblica le loro macchine per l’apertura estiva del Colle dell’Agnello che segna il confine con la Francia, il terzo valico stradale più alto d’Europa con i suoi 2.740 m s.l.m., superato solo dal francese Col de l’Iseran con 2.770 m s.l.m. e dall’italianissimo Passo dello Stelvio con 2.758 m s.l.m.

La serie VR, infine, è composta da un modello con potenza di 150 CV ed è indicata in modo specifico per la manutenzione stradale grazie a una piattaforma e a un braccio porta attrezzi che permettono il suo impiego in lavori di pulizia di scarpate, deforestazione leggera, taglio dell’erba sui cigli delle strade.

Un mercato che vede il costruttore di Cuneo presente in modo importante soprattutto in Francia, paese in cui viene data grande importanza a questi aspetti e in cui viene valutato in modo attento il contenuto qualitativo delle macchine destinate a questi impieghi.

Tutti i modelli delle tre serie dispongono di quattro modalità di sterzo (anteriore, posteriore, integrale e a granchio), di sistema di lavoro bidirezionale e comandi multifunzione. Le opzioni sono molteplici con sollevatori anteriori e posteriori, possibilità di varianti per il lavoro strada/ferrovia e di utilizzo contemporaneo di più attrezzature.

 

Piccolo è bello!

CingoNon solo macchine potenti e in grado di muoversi in ambienti difficili e ostili, ma anche piccole attrezzature in grado di porsi al servizio di coloro che hanno bisogno di prestazioni in contesti in cui lo spazio non è mai abbastanza.

Con la serie Cingo, nata nel 2002, il Gruppo Merlo ha nuovamente dimostrato grande attenzione all’ascolto delle esigenze di un certo tipo di mercato che in Italia è sicuramente sviluppato ma che deve ancora dimostrare tutto il suo potenziale.

Spesso erroneamente confusi con delle semplici motocarriole cingolate, i Cingo sono una fortunata serie di trasportatori cingolati, diventati nel tempo un vero e proprio brand autonomo in seno al Gruppo Merlo, con una piattaforma di aggancio brevettata che permette di cambiare in pochi istanti attrezzature molto diverse fra loro.

Si passa quindi dal classico cassone ribaltabile a un mini escavatore di piccola capacità passando per betoniere, braccio frontale telescopico, sgombraneve compatto, multifunzione agricolo o per la manutenzione del verde.

DestraNove modelli con carreggiata variabile, elevato rapporto potenza/peso e impianti idraulici performanti. Le potenze installate variano fra gli 8,2 CV del modello M6.2 con motore a benzina fino ai 20 CV del M10.2 Plus con motore a gasolio.

La serie Cingo permette, con una sola macchina, di svolgere lavori fra loro profondamente diversi che richiedevano in passato investimenti differenziati e molto elevati con coefficienti di utilizzo spesso molto bassi.

I Cingo amplificano il concetto di macchina multifunzione alle piccole dimensioni declinando un modo di pensare che ha da sempre contraddistinto non solo la Merlo ma soprattutto il suo essere azienda italiana perfettamente calata nel mondo produttivo nazionale che richiede da sempre polivalenza e risparmio.

 

L’igiene urbana vista da Merlo

Igiene urbanaPolivalenza e risparmio sono anche il filo logico che vede la Merlo impegnata nella raccolta, compattazione e trasporto dei rifiuti solidi urbani.

L’attività di Merlo nel settore dell’igiene urbana deriva da una frequentazione dei suoi sollevatori telescopici negli impianti di smaltimento e riciclaggio dei rifiuti di varia natura.

Ovvio che il passo verso la progettazione e costruzione di compattatori per i rifiuti il passo sia stato breve.

La filosofia di base del Gruppo è stata applicata a macchine completamente diverse rispetto al campo d’azione dell’azienda ma il merito sta nell’aver compreso le reali esigenze dei clienti finali con un successo di mercato che vede i compattatori della Tecnoindustrie presenti nei parchi mezzi delle più grandi aziende di raccolta rifiuti sia italiane che estere.

Le linee di prodotto sono sei e si differenziano per dimensioni e portate con alcune specificità che le mettono in luce per contesti applicativi spesso molto diversi fra loro.

La serie Urbis è stata studiata per i centri storici e i piccoli paesi con cassoni a vasca ribaltabile da 2,5 a 8 m3. Sono i mezzi ideali anche nelle grandi città per le nuove modalità di raccolta porta a porta.

La serie Azimut è composta da piccoli compattatori con capacità da 5,5 e 8 m3 per ottimizzare la raccolta nei piccoli centri urbani e laddove gli spazi siano difficili. Per agevolare il lavoro nei centri storici è ora disponibile anche la serie Hybrid che permette di abbattere l’impatto ambientale.

La serie BVO va incontro alle esigenze di polivalenza – in piena filosofia Merlo – delle piccole realtà con un mezzo bivasca dotato di un compattatore da 5,5 m3 e di una vasca di raccolta da 3,2 m3.

Salendo di capacità si ha la serie Kuni composta da un mini compattatore satellite da 7 m3 a pala semplice di tipo progressivo. Lo scarico avviene tramite paratia di espulsione posteriore riducendo il rischio di ribaltamento della macchina vista l’installazione su mezzi di piccola taglia.

La serie Hornet si colloca a metà strada fra i piccoli e i grandi compattatori. Un modello da 10 m3 che somma la maneggevolezza dei mezzi medio/piccoli con le prestazioni di quelli più grandi.

Al top di gamma c’è la serie Zenit con tre modelli la cui capacità di carico varia fra i 14 e i 30 m3 con la possibilità di ricevere materiale dai mezzi satelliti e per un ambito applicativo che li vede operativi nelle grandi città e nelle aree urbane metropolitane di elevata estensione.

 

Un’altra Merlo

Tre linee di prodotti molto diversi rispetto ai sollevatori telescopici a cui siamo abituati ad associare il nome Merlo. Una azienda metalmeccanica dalle mille sfaccettature in cui il livello tecnologico va di pari passo con l’innovazione e la voglia di mettersi alla prova.

Un costruttore che non subisce la crisi in modo passivo ma sfrutta attivamente le opportunità che questa offre andando a capire quali siano le esigenze di un mercato in continuo cambiamento e offrendo prodotti capaci di risolvere concrete problematiche operative.

Tutto questo succede in Italia. Verso il resto del mondo.

 

UN CONCETTO DECLINATO IN TANTI MODI

SinistraIl successo dei prodotti Merlo, in qualsiasi ambito questi siano calati, è dato da un concetto di fondo che viene declinato in tanti modi diversi. Ma la filosofia di base non cambia e l’atteggiamento verso i problemi è quello che conta veramente. Questo tipo di atteggiamento progettuale, che è poi in linea definitiva quello corretto da utilizzarsi quando si vuole risolvere un problema di tipo produttivo con una macchina che sia in grado di svolgere un compito prestabilito, è vera parte integrante del patrimonio tecnico di Merlo. Due prodotti fra loro molto diversi come i grandi trattori della Tre Emme e i piccoli mezzi della serie Cingo nascono, in realtà da un concetto del tutto identico. La funzione di queste macchine è quella di risolvere problemi operativi molto diversi fra loro ma con una unica chiave di lettura: la multifunzionalità quale strada maestra verso la riduzione dei costi. DestraDa qui derivano i concetti di base quali la semplicità di guida, la semplicità di manutenzione, la possibilità di utilizzare quante più attrezzature idrauliche possibili. Precursore dell’impiego della trasmissione idrostatica nei sollevatori telescopici, Merlo ha ampliato e affinato questo concetto a tutti i suoi mezzi sia per una ovvia economia di scala che per una evidente semplicità di impiego da parte di operatori che, nel caso dei Cingo, si dimostrano spesso meno specialisti rispetto a chi impiega altri tipi di macchine. Un tipo di impostazione che porta la sicurezza anche a vantaggio dei più esperti che troveranno così dei mezzi più semplici e maggiormente sfruttabili in tutte le loro potenzialità. Quello della Merlo è un atteggiamento che nasce, come succede in tutti i veri costruttori che non siano semplici speculatori, dall’ascolto delle esigenze dei clienti. A prescindere dal tipo di macchina o di attrezzatura sviluppata dal costruttore di Cuneo. Un’altra Merlo da conoscere a fondo.  

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