La rivoluzione degli anni ’90 – parte sesta

Le novità introdotte da Caterpillar permisero al costruttore USA di tornare sulla cresta dell’onda con prodotti competitivi e graditi al grande pubblico ingaggiando una lotta senza esclusione di colpi con gli escavatori Fiat-Hitachi.

Nel frattempo il costruttore di Torino stringeva sempre più il legame con Hitachi tanto da mettere sotto stretto controllo di qualità tutta la gamma delle sue macchine e concluse un accordo con la nipponica TCM per la costruzione di pale gommate.

I risultati non si fecero attendere con una impennata delle vendite anche negli altri prodotti Fiat-Hitachi, storicamente più sofferenti, che andavano al traino del successo consolidato dei nuovi escavatori.

Ma la nuova serie 300 di Caterpillar mise i bastoni fra le ruote a Fiat-Hitachi.

Dicevamo delle nuove cabine, del nuovo design, della nuova idraulica, della nuova completa impostazione giapponese che metteva la parola “fine” agli escavatori “made in Caterpillar” con un progetto tutto giapponese concepito in casa Mitsubishi e che arrivava a maturazione dopo alcuni anni di test sul campo della serie E costruiti nel paese del sol levante e diffusi nei mercati orientali.

I primi modelli a comparire furono i 325, seguiti subito dopo dai 320. E poi verso l’alto con i 330, 350 e 375. E verso il basso con i 317, 315 e 312.

Tutti fra il 1991 e il 1992 e tutti con il nuovo “Caterpillar’s look”.

Le nuove macchine piacevano molto ma in casa Fiat non si fecero intimorire più di tanto. Anche se non erano affatto tranquilli.

I problemi li avevano anche i Caterpillar: il 325 era proposto a un prezzo decisamente più elevato rispetto al suo vero concorrente, ossia l’FH220. Per questo Caterpillar sosteneva che era in grado di affrontare produzioni del tutto simili a quelle dell’FH300. In questo modo i prezzi erano paragonabili e si poteva intavolare una trattativa con il cliente.

Alla prova dei fatti non era proprio così. L’FH300, benché avesse dei seri problemi di surriscaldamento dati dal motore eccessivamente sfruttato, era una vera macchina da guerra.

Mi ricordo che eseguimmo lo scavo per due bacini di raccolta di una discarica in un comune appena fuori Torino. Si trattava di circa 100.000 mc per invaso e il lavoro fu preso insieme a un’altra impresa della zona – amici di famiglia – che erano invece storici clienti Caterpillar.

Furono messi a scavare un nostro Fiat-Hitachi FH300 e un loro Caterpillar 235C. Nonostante la differenza di classe, l’FH300 risultò essere decisamente più produttivo sia grazie a una benna appositamente realizzata e che aveva una cubatura molto vicina a quella dell’altro escavatore, sia grazie a una velocità operativa senza pari. E ovviamente consumando meno…anche se non molto!

Una produttività talmente elevata che limitò in certi casi la diffusione del fratello maggiore FH400 che era più difficilmente trasportabile per via del peso operativo importante e del carro con carreggiata variabile meccanica.

Molte aziende preferivano investire in una macchina con carro da 3,0 metri e con una capacità produttiva come quella dell’FH300 piuttosto che andare su un mezzo molto più impegnativo da un punto di vista delle dimensioni e del trasporto. Oltretutto i metri di paragone erano ancora mentalmente i vecchi escavatori sia Fiat che Caterpillar e i nuovi Fiat-Hitachi aveva sbalordito tutti con produzioni impensate. Il cambio di mentalità che portò all’impiego di escavatori sempre più grandi era ancora lontano da venire.

Si trattava comunque di una bella battaglia in cui Caterpillar usò i suoi colpi migliori e tradizionalmente consolidati da una lunga scuola in fatto di macchine movimento terra di alta qualità.

Il comfort dell’operatore era decisamente superiore. Passare dieci ore su un Fiat-Hitachi o su un Caterpillar di pari categoria erano due cose completamente diverse. La cura per i particolari della cabina era elevatissima e l’ergonomia del posto guida dei primi serie 300 rimane cosa sconosciuta ancora oggi per molti costruttori cinesi che si vedono nelle fiere internazionali. E sono passati circa 25 anni.

La cura costruttiva era come sempre encomiabile e nel pieno rispetto di una tradizione che aveva portato Caterpillar a “essere Caterpillar”…ossia una vera e propria icona delle macchine movimento terra.

Il peso operativo giocava a loro favore con una differenza, negli escavatori della fascia 25-30 ton, di almeno un paio di tonnellate rispetto al diretto concorrente che, nelle applicazioni più severe, rappresentava un bel vantaggio.

Per contro la gestione del sistema idraulico Maestro era più involuta e forniva meno possibilità all’operatore obbligando a combinazioni di lavoro con priorità su alcuni movimenti che non si adattavano sempre a ogni tipo di applicazione. La velocità operativa, inoltre, era inequivocabilmente inferiore rispetto ai Fiat-Hitachi che, nelle normali applicazioni di scavo e carico, erano diventati il punto di riferimento del mercato.

Insomma. Era veramente un bel duello a punta di fioretto in cui Fiat-Hitachi, subito dopo l’arrivo dei nuovi Caterpillar, mise a segno la stoccata della Serie 2.

I nuovi FH.2 portarono a leggeri miglioramenti interni delle cabine, all’adozione dell’aria condizionata, alla regolazione della posizione dei manipolatori in modo meno macchinoso rispetto ai primi modelli, nuovi sedili, un affinamento del controllo elettronico dell’impianto idraulico, nuovi radiatori e maggiori aperture sui cofani per combattere il riscaldamento eccessivo dei motori, una nuova colorazione che “contaminò” anche tutte le altre macchine del gruppo con il definitivo abbandono del giallo Fiat a favore dell’arancio Hitachi. La percezione di qualità data da questo colore, mentalmente associato alle macchine del costruttore giapponese, era uno dei passi verso l’ulteriore consolidamento di posizioni di mercato.

E il duello riprese in modo ancora più agguerrito e senza esclusione di colpi.

Se da un lato chi vendeva Fiat-Hitachi batteva su una minore produzione delle macchine Caterpillar e su consumi elevati (difetto storico delle macchine Caterpillar). Dall’altra si metteva sotto scacco il minore comfort per l’operatore e lo sfruttamento eccessivo di alcuni motori.

E proprio da questi punti i due costruttori partirono per il successivo lancio della serie B di Caterpillar e della serie 3 di Fiat-Hitachi.

Con grandi novità soprattutto da parte di Fiat che, per la prima volta, abbandonava i motori di produzione nazionale a vantaggio di Isuzu e Cummins.

E con una rivisitazione della gamma da parte di Caterpillar che inseriva nuovi modelli per rendere più organica la sua offerta, aumentare la produttività ed essere più competitiva.

E il duello continuò ancora per lunghi anni.