L’ascolto dei clienti portò dei cambiamenti importanti.
Più che cambiamenti. Vere e proprie rivoluzioni.
Sugli escavatori uscirono di scena molti motori del Gruppo a favore di Cummins e Isuzu. In passato era già successo altre volte ma solo nei casi in cui la Fiat non produceva motori con potenza adeguata. Parliamo dei grandi dozer, scraper e pale gommate ereditate dalla Allis Chalmers.
In questo caso, invece, parliamo di fasce di potenza in cui Fiat era presente…nel bene e nel male.
Alcuni motori avevano infatti dato seri problemi di affidabilità, surriscaldamento e consumi. E quindi i “soci” giapponesi, di fatto i veri artefici della rinascita, imposero motorizzazioni più globali e che già conoscevano.
La serie 2 era di fatto composta da macchine sostanzialmente giapponesi. Il colore divenne il classico “arancio-rosso” Hitachi su chiara sollecitazione di molti concessionari europei che, già prima dell’accordo, commercializzavano gli escavatori del “sole che sorge” (Hitachi in giapponese ha questo significato).
Sparì il logo della Fiatallis dal braccio e sia la nuova livrea che il marchio Fiat-Hitachi conquistò anche tutte le altre macchine del costruttore. Che furono a loro volta sottoposte a un netto check-up da parte della dirigenza “made in Japan” al fine di eliminare tutti quei problemi di qualità che affliggevano dozer, pale gommate e pale cingolate a discapito degli escavatori idraulici la cui affidabilità e cura costruttiva erano diventati un vero e proprio riferimento.
A San Mauro il reparto di produzione dei cilindri idraulici con tecnologia Kayaba si ampliò e iniziò a fornire anche gli altri prodotti del gruppo. E finalmente sparirono le annose fuoriuscite di olio dalle guarnizioni di tenuta. Stessa sorte subirono i servocomandi, le raccorderie e i distributori.
Le nuove serie delle pale gommate finalmente potevano competere con la concorrenza più agguerrita.
Fu l’inizio di un gran bel periodo per l’azienda italo-giapponese con una gamma di prodotti apprezzata, una immagine finalmente solida, una rete capillare e concessionari efficienti e motivati.
Le percentuali di mercato salivano sempre di più e per la prima volta si sentiva parlare, in Fiat-Hitachi, di mercato domestico con riferimento all’Europa e non all’Italia.
Un successo crescente in cui molti grandi clienti stranieri si affidavano a Fiat-Hitachi per l’esecuzione di lavori sempre più impegnativi e dove nell’house-organ inviato a casa dei clienti si vedevano report di cantieri tedeschi, francesi, inglesi, spagnoli e olandesi.
I primi anni ’90 furono appannaggio di queste macchine che riempiono ancora oggi i ricordi di coloro che le usarono giorno dopo giorno. In realtà era solo l’inizio di una stagione che durò quasi vent’anni e che regalò grandi soddisfazioni sia al costruttore che ai suoi clienti.
Molti dei quali furono strappati a Caterpillar con la forza dell’evidenza: gli escavatori Fiat-Hitachi erano parecchi gradini più in alto della serie 200 e occorreva fare qualcosa.
All’epoca seguivo il mercato internazionale grazie alla rivista “Construction Industry” che, non ho mai saputo ne’ come ne’ perché, arrivava in azienda.
Ovviamente nessuno la leggeva. Meglio. Nessuno si degnava minimamente di aprire il cellophane che la ricopriva.
Da qualche anno si vedevano gli escavatori Caterpillar della serie E operare in oriente. Macchine completamente diverse rispetto alla serie 200.
Ancora molto squadrate rispetto agli Hitachi – che erano letteralmente su un altro pianeta sia come design che come tecnologia – ma con una impostazione chiaramente simile e che derivava dalla collaborazione fra Caterpillar e Mitsubishi. I primi modelli erano chiaramente dei Mitsubishi con le decals Caterpillar. La cabina con il classico disegno “made in Japan” tradiva chiaramente l’origine e accomunava questi modelli alla serie UH di Hitachi e alle prime serie Komatsu…per non parlare di Sumitomo, Kato, Kobelco…e tutti gli altri costruttori del sol levante che tendevano a uniformarsi fra loro.
Ma nessuno si aspettava, nel 1991, il debutto della serie 300 che aveva l’ingrato compito di fermare l’offensiva degli escavatori “made in San Mauro”. Fu grande la sorpresa quando si videro le linee dei nuovi escavatori.
Anche in questo caso una vera e propria rivoluzione. Che lasciò di stucco molti.