La rivoluzione degli anni ’90 – parte prima

Eravamo alla fine degli anni ’80 quando Fiatallis diede un annuncio così importante che, come sempre avviene in un mercato provinciale come quello italiano, passò del tutto inosservato.

Dopo l’accordo naufragato con Deere & Company, fu comunicata la joint-venture con la giapponese Hitachi Construction Machinery per la costruzione di escavatori idraulici da commercializzare in modo congiunto in tutto il mercato europeo.

La stragrande maggioranza degli addetti ai lavori non sapevano nemmeno che Hitachi costruisse escavatori.

Alcuni pensavano che l’alleanza si sarebbe limitata alla fornitura della dotazione di impianti stereo da installare sui nuovi modelli Fiatallis.

In pochi capivano la portata di quell’evento che da un lato apriva le porte del mercato Europeo al colosso giapponese con una rete capillare e consolidata, dall’altro consentiva al costruttore italiano, rimasto clamorosamente al palo con una gamma di escavatori che affondava radici nei primi anni ’70, di rimettersi in sella ad un mercato che era appannaggio di altri competitor.

Quando i primi modelli pre serie arrivarono nei cantieri di Torino e nelle cave del Piemonte per i test che anticipavano la produzione seriale, lo sgomento fu tale che la prima impressione di imprenditori e operatori era di trovarsi letteralmente di fronte a delle astronavi scese da Marte.

In casa mi arrivava, all’epoca, la rivista International Construction in cui già da un paio d’anni si vedevano gli Hitachi della Serie EX calcare i cantieri dell’Asia mentre in Europa imperversavano ancora gli ultimi modelli della Serie UH. Macchine dalla linea assolutamente rivoluzionaria che nulla avevano a che fare con i predecessori. Talmente moderni e rivoluzionari che mai e poi mai avrei pensato che i nuovi Fiat-Hitachi avrebbero ripreso quel progetto.

E invece i nuovi arrivati in casa Fiat erano proprio una costola della serie giapponese EX con quella cabina che rompeva schemi già visti, che forniva comfort fino ad allora impensabili, che aveva un posto guida con un comfort rivoluzionario, che aveva un impianto idraulico con una gestione completamente elettronica e tre modalità di impiego.

I pochi che si erano fino ad allora affidati a Komatsu, l’altro grande big player made in Japan, sapevano molto bene di cosa si stesse parlando. Anche e soprattutto tenendo conto che allora era in commercio la ancor oggi leggendaria Serie 3 e che di lì a poco sarebbe uscita la Serie 5.

Chi usava Liebherr aveva già capito che la gestione elettronica comportava enormi vantaggi ma si trattava di piccole minoranze. Tutti gli altri si affidavano a Fiatallis, Caterpillar o Laltesi e alcuni irriducibili intenditori, pur penalizzati da un servizio assistenziale approssimativo, sceglievano PMI, Rock, Benfra o Benati.

Nessuno di loro immaginava che la rivoluzione appena cominciata avrebbe prodotto un vero e proprio tsunami nel mercato non solo italiano ma addirittura europeo. E non solo.

I primi modelli ad arrivare nei cantieri furono i Fiat-Hitachi FH200 e FH220. Seguiti a ruota dagli FH300, FH150, FH120 e FH400.

Da lì in poi il mercato degli escavatori idraulici non fu più lo stesso e la concezione giapponese dell’escavatore idraulico entrò definitivamente nella mentalità degli operatori non solo europei ma di mezzo mondo.

Il perché lo immaginiamo tutti. Ma lo scopriremo insieme strada facendo…

 

2 Commenti

  1. Ciao io sto cercando fiat hitachi 200 fh150w se ai qual Che modelli contatarmi su email o ph:+393272230295

    • Deve rivolgersi a qualche rivenditore di usato oppure alle aste. La prossima di Ritchie bros sarà a Caorso (Piacenza) il 23 marzo prossimo.

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