La rivoluzione degli anni ’90 – parte ottava

Il duello di quel periodo era quanto mai infuocato e a ogni sostanziosa novità di un competitor…arrivava l’immediata risposta del concorrente.

Caterpillar esordì con la release B della serie 300 senza sapere che sarebbe diventata una vera e propria leggenda nella storia degli escavatori idraulici. Ovvio che ogni costruttore, nel momento in cui lancia un prodotto, si augura possa avere il massimo del successo ma, in questo caso, la ciambella riuscì con un buco tondo tondo.

Innanzitutto la nuova gamma si presentava molto più equilibrata rispetto alla precedente. Verso l’alto uscirono di scena – ma non subito – il 350 e il 375 per tre new entry che si assestavano in modo più omogeneo nella fascia pesante. Arrivò, contestualmente al lancio della nuova serie, il 345B e, dopo qualche tempo, il 365B e il 385B. Queste ultime anticipavano la cabina della successiva serie C.

Nel complesso erano però tre macchine che ancora oggi sono protagoniste di cave e cantieri ovunque in giro per il mondo.

Occorre inoltre sottolineare che nella fascia oltre le 45 tonnellate, Fiat-Hitachi non era presente con nessun prodotto fatto salvo i grandi modelli Hitachi importati direttamente dal Giappone.

Verso il basso rimanevano il 330B e il 325B che, però, venivano sottoposti a una cura di vitamine e proteine con pesi operativi, potenze e portate idrauliche superiori.

Grande importanza veniva data al 322B che si posizionava in una fascia in cui produttività e maneggevolezza raggiungevano un buon compromesso. Da noi, pur essendo una ottima macchina, non ebbe la diffusione che meritava per via del carro largo 3,0 metri che spingeva l’acquirente verso il 325B che, con ingombri di poco superiori, garantiva una produttività più elevata.

Il 320B divenne un cavallo di battaglia insostituibile grazie al peso operativo leggermente più elevato e alla versione S (nella prima serie veniva chiamata “Alpine”) dotata di carro heavy-duty.

Il braccio posizionatore era una opzione fondamentale per il mercato italiano (ma non solo) ed era presente nelle versioni VA fino al 325B.

Nella fascia medio-bassa la gamma acquistava il nuovo 318B che colmava il vuoto fra il 317B e il 320B e ora la nuova offerta era quanto mai variegata con il 312B e il 315B che la completavano in basso. Senza ovviamente contare i modelli short-radius 313B e 321 che, ben anche poco diffusi in Italia, andavano a inserirsi in una nicchia di successo nei paesi del nord Europa.

La sfida con Fiat-Hitachi divenne sempre più accesa perché, oggettivamente, le macchine erano di primo livello su entrambi i fronti.

Le differenze sostanziali erano date dalle solite e inconfutabili caratteristiche dei due marchi.

Fiat-Hitachi aveva una idraulica strepitosa, leggera e veloce. Rapidità e precisione erano le sue caratteristiche insieme a una forza di strappo eccellente in ogni condizione. Non per nulla gli FH330.3 e gli FH450.3 si affermarono nelle cave e nei grandi cantieri di mezza Europa. Per contro le finiture erano più approssimative rispetto ai Caterpillar con cabine meno accoglienti, cofani più leggeri e rumorosità complessiva superiore.

Caterpillar giocava la carta di una idraulica più rapida rispetto alla prima serie ma, soprattutto, quella di una macchina in cui la sostanza era avvertibile da tanti piccoli particolari. Una cabina che consentiva lunghi turni massacranti senza eccessivi patimenti, una cura dei particolari e una qualità costruttiva di alto livello, una maggiore propensione al lavoro negli ambienti più duri grazie a pesi operativi leggermente superiori a parità di classe.

Elementi che gli operatori più esperti riuscivano a valutare grazie a piccole sfumature soprattutto nelle applicazioni più severe.

Intendiamoci, ogni gamma aveva qualche modello che era più o meno riuscito ma in entrambi i casi si trattava sempre di macchine al top del mercato. Se il Fiat-Hitachi FH330.3 era forte, rabbioso e rapido ma più stancante per l’operatore, il Caterpillar 330B era una macchina più regolare, continua e costante. In pratica “un montanaro” con un passo più lento ma che usciva sulla lunga distanza anche nelle salite più difficili.

La nuova gamma consentì a Caterpillar di recuperare parecchie posizioni sul mercato sempre più combattuto degli escavatori idraulici e viaggiando sulle strade italiane (allora i cantieri c’erano ancora ed erano molto numerosi) i due colori che dominavano i “paesaggi lavorativi” erano il “giallo CAT” e “l’arancio Fiat-Hitachi”.

Ma il recupero di Caterpillar dovuto alla serie B non poteva lasciare indifferente i progettisti giapponesi e italiani che lavoravano in sinergia fra la “fabbrica madre” di Hitachi a Tsuchiura e lo stabilimento Fiat-Hitachi di San Mauro Torinese.

Tanto che il passo successivo fu lo “sbarco” in Europa dei serie EX prodotti a San Mauro…ossia gli Hitachi “original-version” sotto mentite spoglie.

E iniziò un’altra bella pagina di questa lunga storia.