Guardando avanti…senza dimenticare il passato

E’ ormai passato qualche giorno dall’ultima puntata della “saga” che ha visto come protagonista, nel bene e nel male, la joint-venture tra Fiat e Hitachi.

Una alleanza industriale che per vent’anni non solo ha stravolto il panorama del mercato europeo, ma ha segnato fortemente tutto il movimento terra segnando il passaggio dal periodo delle “macchine meccaniche” a quello delle “macchine meccatroniche”. Un processo che sicuramente sarebbe avvenuto ma, probabilmente, con tempi di maturazione più lunghi per l’Europa.

Dopo aver riordinato i pensieri che mi hanno portato a ragionare intorno a quel periodo, viene del tutto naturale riflettere sull’oggi, sulla situazione di salute dell’industria italiana, sull’attuale panorama dei costruttori di macchine movimento terra, sui super-manager che hanno causato più disastri che profitti (tranne che per i loro dorati conti in banca) e sulla evidente inversione di tendenza che, si spera, possa proseguire anche in momenti più favorevoli.

Tutto questo coinvolge inevitabilmente l’evoluzione che il “big one” nazionale ha seguito dopo lo scioglimento dell’alleanza con il partner giapponese.

Una storia travagliata che di fatto ha portato, dopo la nascita di Fiat-Kobelco, quella successiva di New Holland Construction e l’affiancamento con lo storico e apprezzato brand CASE, alla recente nascita di CNH Industrial.

Se le aziende sono di fatto costituite da uomini, molte cose sono cambiate da allora lungo una parabola discendente che ha toccato il minimo e ora sta nuovamente risalendo grazie a un equilibrio di prodotto finalmente ritrovato.

La valorizzazione dei giovani in forza all’azienda, una dirigenza composta oggi da persone umili e concrete, la consapevolezza di avere un background culturale che deriva dai vent’anni di lavoro con Hitachi e dai dieci successivi con Kobelco, sta portando la new company verso obiettivi ambiziosi che la vedono come uno dei big player dei prossimi anni.

Una strada di fatto obbligata per rimanere nel mercato ma, d’altro lato, una sfida seria e impegnativa che sarà possibile vincere solo con l’impegno e la consapevolezza dell’umiltà e dei passi giusti al momento giusto.

Ma oltre a questo c’è di più.

Il nuovo grande gruppo industriale che racchiude non solo il movimento terra ma anche altre branche strategiche non avrà sede legale in Italia.

E’ stata infatti scelta la city londinese inviando un chiaro segnale alla politica del nostro paese che, ormai sempre più miope e lontana dalle esigenze di un sistema produttivo legato mani e piedi alla voracità di un apparato pubblico e burocratico elefantiaco e obeso, non ha ancora capito che è il lavoro l’unico elemento positivo che può rimettere in carreggiata le sorti di questa Italia allo sbando.

Ovviamente, in un paese in cui si preferisce parlare e non fare, sono subito nate delle polemiche sterili e inutili in merito al trattamento fiscale più favorevole in vigore nel Regno Unito senza invece pensare che si tratta comunque di un paese europeo, che questo paese sta facendo di tutto per attrarre imprese e lavoro sul proprio territorio, che la situazione ingessata attualmente in vigore in Italia non consente alle imprese quei margini necessari per poter investire in ricerca e sviluppo e quindi crescere come sarebbe utile e necessario.

Da qui in poi, lasciati alle spalle gli errori di un passato travagliato, occorre solo guardare avanti senza ovviamente scordarsi cosa sia successo.

Le nuove generazioni che si sono costruite una professionalità lontano dall’Italia sono pronte per riprendere in mano un paese e un sistema industriale che finalmente sta facendo i conti con la concorrenza globale e avrebbe tutti gli strumenti per ben figurare.

Che piaccia o meno, le strategie industriali di un grande gruppo come CNH Industrial devono per forza di cose seguire la strada che porta verso i mercati più lontani e in piena crescita.

Se le condizioni al contorno saranno favorevoli sul territorio nazionale, sarebbe da sciocchi non investire qui. Ma se al contrario questi presupposti positivi venissero meno, sarebbe altrettanto sciocco perdere di competitività lasciando il campo agli altri solo per cedere al ricatto di forze politiche vuote di contenuti e di azioni.

Le polemiche pretestuose, come giustamente ha detto Sergio Marchionne dopo l’annuncio della nuova sede legale di CNH Industrial, lasciamole a coloro che non sanno fare nulla.

Perché noi siamo persone concrete per cui vale il detto “Chi sa fare, fa. Chi non sa fare, insegna. E chi non sa nemmeno insegnare, comanda”.

E tenendo presente che nell’ultimo anno ci ha comandati un professore universitario…vuol proprio dire che peggio di così sarà difficile.

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