Gli italiani…dove sono?

L’incapacità nel fare sistema è la principale lacuna dell’Italia.

Un campanilismo esasperato la cui rappresentazione più pittoresca è la presenza delle varie disfide cittadine di cui il Palio di Siena è forse il più conosciuto.

BANDIERA-ITALIA1Ma le centinaia di migliaia di turisti che ogni anno accorrono da ogni parte del mondo per assistere a queste gare senza tregua non sanno che sono un fedele e deprimente specchio dell’Italia.

Non nazioni. Non regioni. Non città. Ma contrade – o quartieri che dir si voglia – che si schierano gli uni contro gli altri per una supremazia che – fuori dalle mura cittadine – conta poco più di nulla.

Tradizioni culturali che sarebbero preziose se non fossero però parte integrante del carattere degli italiani con tutti i problemi che questo genera.

Disunione, invidia, ,mancanza di avere una visione che vada oltre il proprio minimo tornaconto, incapacità nel capire i propri limiti strutturali.

Tutto questo si traduce in una mancanza di crescita delle aziende e in un provincialismo che non sa capire le dinamiche di cambiamento del mondo economico e delle opportunità che i nuovi scenari offrono con generosità.

L’edizione del Samoter 2014 vede quali assenti colpevoli molte importanti realtà del nostro settore. Proprio le realtà che rappresentano un punto di riferimento per tutto il comparto e che – invece di prendere il timone saldamente in mano – stanno alla finestra a guardare passare le occasioni.

Si ha un bel da dire che occorre fare sistema – occorre difendere il comparto – quando poi i “pezzi buoni” si defilano e invece di prendere in mano la bandiera preferiscono non schierarsi.

Lascia parecchio amaro in bocca il forfait di grandi gruppi che hanno la testa pensante in Italia e che – ben anche la sede sia oggi spostata verso altri lidi fiscalmente più favorevoli – siano universalmente riconosciuti quali rappresentanti del “made in Italy” di alto livello.

Non stupisce se all’interno di un sistema paese ridotto a brandelli ci siano spazi di latitanza.

Si tratta di una cultura che fa parte del DNA nostrano e che non porta vantaggi a nessuno.

Spiace vedere come per alcuni una manifestazione importante come il Samoter sia passata sotto silenzio mentre – al contrario – era da leggere come l’occasione per fornire al mondo internazionale delle costruzioni la volontà di essere nuovamente protagonisti.

Posso capire le evidenti mancanze organizzative – e di questo ne ho ampiamente parlato – ma non posso capire la mancata unione degli attori del sistema per discutere insieme una strategia che assicurasse la copertura dell’evento – e si tratta pur sempre di una fiera del CECE – con dei costi accettabili e con un obiettivo condiviso.

Onore quindi alle aziende italiane che hanno deciso per la partecipazione e a cui bisognerà dare adeguata copertura mediatica affinché possano avere il massimo beneficio da un investimento i cui ritorni non sono assolutamente assicurati.

L’appuntamento è a Verona.

E faremo la conta di chi ha avuto il coraggio di credere in un paese che ha bisogno di certezze.