Forza d’urto

Il Bauma 2013 è stata una vetrina in cui i più attenti hanno avuto la possibilità di capire il livello tecnologico delle aziende presenti.

Al di là delle luci, degli spettacoli, del rumore, dell’impatto visivo che cerca di richiamare l’attenzione dell’operatore affezionato a quello o quell’altro marchio, erano moltissimi gli spunti per capire lo stato dell’arte delle macchine movimento terra e, più in generale, della meccanica pesante.

Se visto con gli occhi del tecnico, infatti, il Bauma non è stata solo la fiera delle macchine da costruzione ma la vetrina della capacità di costruire e di innovare. La capacità di segnare un trand e di traghettare gli utilizzatori verso tecnologie che saranno – crisi permettendo – il futuro di ogni giorno.

In un panorama di questo tipo emergono le aziende che, al di là degli effetti speciali, offrono tecnologia realmente utile.

Ancora una volta Liebherr ha dimostrato una forza d’urto che nessun altro costruttore è stato in grado di mettere concretamente in atto.

E non perché giocasse in casa o perché lo stand fosse – come ormai consuetudine – dimensionalmente fuori scala.

I perché sono tantissimi e vanno ricercati in un’offerta tecnologica di primato che spazia dalle gru a torre per arrivare agli attuatori di volo degli aeromobili.

Oltre allo stand istituzionale, una vera e propria “fiera nella fiera”, erano presenti altri spazi di cui quello della Liebherr Components, posizionato nei padiglioni della componentistica, era fra i più interessanti per i contenuti di altissimo livello.

Motori diesel ad alte prestazioni, motori a gas, componenti idraulici, componenti meccanici, soluzioni per il recupero di energia, sistemi elettronici di controllo.

Una chiara apertura al mercato che va al di là delle macchine da costruzione e punta a fornire componenti anche a diretti concorrenti che si trovano oggi sguarniti in alcuni settori fondamentali e che richiedono investimenti enormi.

Una leadership assoluta che si esprime oggi anche con il dominio mondiale del mercato mining grazie a una esperienza che ha trovato giusta valorizzazione nello stabilimento di Colmar che, costruito ex novo nel 2010, è oggi in corso di raddoppio perché prossimo alla saturazione.

Una ricerca che ha portato verso la estrema specializzazione nel settore della movimentazione dei materiali in ambito industriale, portuale e intermodale.

O che ha portato al massimo sviluppo l’applicazione di tecnologie – come la trasmissione idrostatica sulle grandi pale gommate e sui grandi dozer – ritenute da altri difficilmente applicabili.

Il 2012 è stato per Liebherr l’anno dei record e l’input della omonima famiglia proprietari è stato chiaro: il 10% del fatturato reinvestito nel 2013 in ricerca e sviluppo del prodotto.

Una marcia inarrestabile che aumenta come un onda che si autoalimenta la forza d’urto di questo costruttore che, per chi sa vedere oltre le apparenze dei marchi o dei risultati complessivi di vendita, è oggi il più tecnologicamente  avanzato.

E se a Liebherr bastava accendere i motori delle sue macchine per catalizzare l’attenzione di un pubblico attento ad altri non rimanevano che tamburi e chitarre per attirare nello stand qualche impressionabile operatore più attento al colore della vernice che non alla sostanza nascosta sotto i cofani.