Le pulizie di primavera non potevano risparmiare anche gli hard-disk dei miei computer.
Nessuna paura!
Non si butta via niente ma si deve fare un po’ d’ordine per trovare più facilmente il materiale, soprattutto quello indietro nel tempo, che sono riuscito ad accumulare in lunghi anni di lavoro.
In questo riordino generale ho trovato un servizio che, nel 2006, feci in Macmoter insieme a Paolo, un collega con cui ho condiviso tanti bei viaggi.
Quelle foto, insieme ad altre immagini di archivio, mi hanno fatto riflettere su quanto siano misteriose le strade dei nostri incontri e il futuro che questi ci possono riservare.
Purtroppo la Macmoter non c’è più ma riflettevo che, proprio la scorsa settimana, ero in visita alla PrimeTech, in Val di Non, in cui oggi lavorano due giovani progettisti che si sono formati in Macmoter nei loro primi anni di lavoro.
Quelle immagini mi hanno riportato alla memoria tante idee e tante nuove macchine che la vitalità di Alois Haringer, fondatore dell’azienda con sedi in Romagna e in Alto Adige, aveva in serbo per il futuro.
E quello che si intravedeva un tempo è oggi diventato una realtà – anche se molto diversa – nelle macchine costruite da PrimeTech.
Un segno che, anche se molte aziende italiane sono scomparse, il capitale umano che si è formato nei meandri dei loro uffici tecnici è stato in grado di portare avanti idee ed esperienza in altre realtà più dinamiche e maggiormente adatte ad affrontare le sfide globali che il mercato impone.
Mi ha fatto piacere vedere quelle immagini e pensare a tutti i giovani ingegneri della PrimeTech che, dall’alto della Val di Non, portano alto il tricolore con delle macchine di qualità, innovative e dal design assolutamente curato e accattivante. Tutti segni di un’Italia che funziona e che sa come essere competitiva.
Sto leggendo in questi giorni un testo molto interessante dal titolo “Il futuro del Marketing”, scritto dai fratelli Philip e Milton Kotler, due fra i maggiori esperti mondiali del settore.
I fratelli Kotler gestiscono uno dei più grandi studi di marketing al mondo e, insieme ai loro collaboratori, sono consulenti non solo di grandi aziende (di cui parecchie multinazionali), ma operano in modo diretto da oltre quindici anni in Cina, dove svolgono la funzione di consulenti di molti governi locali per mettere in atto dinamiche economiche di attrazione dei capitali, di forza lavoro e di aumento del PIL.
La lettura di questo piacevole testo fa emergere chiaramente un solo concetto: i paesi sviluppati potranno continuare a rimanere sul mercato globale solo se saranno in grado di esportare innovazione. Diversamente sono perdenti in partenza. Sentenza senza appello che condivido pienamente.
Cosa che le nostre aziende sono in grado di fare in modo eccellente.
La vista di quelle immagini, con gli sviluppi a cui hanno dato origine, mi ha confermato ancora una volta di come le competenze dei tecnici italiani siano eccellenti e di come la resilienza della parte sana dell’imprenditoria italiana sia in grado di competere sul mercato globale con grande professionalità e competenza.
Questo mi rende orgoglioso sia di frequentare assiduamente un mondo produttivo che è il fiore all’occhiello della nostra nazione, sia di conoscere tanti tecnici e progettisti che, anche dopo anni di lavoro, non sono mai paghi e continuano una ricerca costante verso l’innovazione di prodotto che permette a questo paese di rimanere a galla.
Un album dei ricordi che, dopo tutti questi anni di frequentazione del settore, non smette mai di stupirmi.
Ma soprattutto non smette mai di restituirmi idee e voglia di fare.
