Dal Giappone con furore

Nei vari social network presenti in rete – in modo particolare Facebook – ci sono parecchi gruppi di appassionati che discutono fra loro di macchine movimento terra.

Qualche utente – girovagando per la rete – trova spesso immagini di macchine marchiate in modo inusuale e da cui sorgono discussioni molto interessanti.

Emergono infatti aspetti insoliti che scatenano subito la curiosità degli addetti ai lavori e dove ognuno apporta qualche elemento di conoscenza propria e qualche notizia ripresa dalla rete stessa.

E poco alla volta si ricostruiscono aspetti importanti  di questo o quel costruttore, si capiscono dinamiche commerciali e industriali e nascono dibattiti proficui.

Di recente mi è capitato di assistere a un piccolo dibattito per alcune immagini di escavatori idraulici cingolati bianchi e rossi con il marchio Link Belt.

Tutti gli addetti ai lavori legano questo brand alle gru cingolate a traliccio, ai dragline, a macchine da sollevamento.

In pochi sanno che – per continuare a essere presenti nel mercato del movimento terra del nord America – la Link Belt iniziò a costruire escavatori idraulici per sopperire a un minor impiego degli escavatori frontali a corde.

Destino che accomunò questo costruttore insieme a Bucyrus – altro grande costruttore di escavatori a corde attualmente assorbito da Caterpillar – e che vede ancora oggi Link Belt proporre una gamma di macchine che spazia dai midi escavatori fino alla fascia delle 80 tonnellate.

Ma, vista la sempre maggiore competitività del mercato globale degli escavatori idraulici, Link Belt si costruisce da sola queste macchine così cruciali?

Assolutamente no.

Anche lei – come ben più blasonati marchi – si affida a un costruttore specializzato che produce le proprie macchine non solo per se’ ma anche per altri.

Ovviamente con tutti i vantaggi derivanti da economie di scala e da una forte specializzazione settoriale.

Nel caso specifico si tratta della giapponese Sumitomo che – oltre a vendere i propri escavatori con il suo marchio – li commercializza a livello globale anche con il marchio Case e con quello della Link Belt.

Potenza della globalizzazione.

La gestione dei rapporti commerciali in alcuni paesi – come ad esempio proprio il mercato nord Americano – è sicuramente oggetto di equilibri molto delicati in quanto il cliente finale può trovare contemporaneamente tre macchine identiche presso i concessionari di tre marchi differenti: Case, Sumitomo e Link Belt.

Ma noi sappiamo molto bene che il mercato del movimento terra – anche in paesi fuori scala e ben organizzati come Stati Uniti e Canada – obbedisce a regole non scritte in cui il rapporto personale e il servizio di assistenza sono i primi due must che fanno propendere un cliente verso un marchio o un altro.

A prescindere che sui cofani ci sia il marchio Link Belt, Case o Sumitomo, alla fine l’ultima parola spetta al binomio cliente/concessionario.

L’importante è che la sostanza sia quella che interessa.