Non arrendiamoci. Le notizie positive in effetti ci sono.
E per chi le sa interpretare non sono di poco conto.
Lasciando da parte i nefasti eventi degli appalti pubblici nostrani, occorre guardare verso altri orizzonti per capire quali siano i veri segnali da seguire.
È di oggi la notizia che il governo inglese ha varato un grande piano di appalti pubblici in cui si amplia la già fitta rete di ferrovie intorno a Londra con il rifacimento di tutte le stazioni attualmente esistenti.
Per rendere trasparenti gli appalti, il governo britannico ha deciso di affidare, tramite competizione internazionale, la completa informatizzazione delle gare rendendo pubblico ogni singolo passaggio grazie alla possibilità di libero accesso a ogni notizia e documento.
Guarda caso, ogni qualvolta si parla di tecnologia e competitività internazionale, gli italiani primeggiano. E non è un caso se il delicato compito sia stato affidato, tanto per cambiare, a una società italiana.
A dimostrazione che il nostro mondo del lavoro è in grado, messo alla pari con i principali attori internazionali, di essere competitivo, vincente e di grande spessore tecnico e culturale.
Una vocazione che le aziende italiane, di ogni settore, hanno sempre avuto.
Negli ultimi due decenni, complice una situazione di mercato interno quanto meno “distorto”, le nostre imprese di costruzioni hanno abbandonato la leadership che un tempo era loro saldamente in mano per abbandonarsi ai facili costumi nazionali in cui la concorrenza, quella vera, non è stata la reale protagonista del mercato.
Una situazione che sta repentinamente cambiando con la riscoperta di valori tecnici e culturali che ci hanno permesso di primeggiare nei tempi andati e che oggi stanno nuovamente portando il tricolore sulle insegne dei cantieri internazionali.
Ma non solo.
La tecnologia e i prodotti di alta qualità sono la chiave di volta del mondo delle costruzioni non tanto del prossimo futuro quanto dell’attuale presente.
L’unica crescita registrata nel “nostro” comparto nel 2014 è legata alle aziende con elevati contenuti tecnologici, legate all’edilizia di elevata qualità e mirata alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente.
La risorsa del nostro mondo produttivo è quindi legata alla capacità di saper evolvere le proprie capacità non solo sul mercato internazionale ma anche su quello interno.
La sfida si compirà proprio sul terreno di casa nostra.
Le recenti mosse della Banca Centrale Europea, lungi dal pensare che siano l’unica soluzione ai nostri problemi, stanno dando i primi segni positivi legati a una liquidità che poco alla volta entrerà nel circuito di famiglie e imprese.
Di sicuro la strada è ancora in salita ma le pendenze da superare stanno diventando sempre meno accentuate.
Quando si arriverà sul piano e, magari, inizierà anche la discesa, i nuovi protagonisti saranno coloro che avranno saputo muoversi in tempo utile e, soprattutto, avranno saputo innovarsi sia in termini di processi produttivi, che di aggiornamento nei macchinari, che di qualità complessiva dei prodotti immessi sul mercato.
Ovvio che tutto questo non possa bastare e che si debba agire su leve ben più importanti.
Ogni attore deve recitare la sua parte.
Le istituzioni, lo abbiamo ripetuto più volte, sono le grandi assenti.
E tocca alle associazioni di categoria, che vorrei vedere per una volta unite in fronte compatto, fare in modo che la politica svolga il proprio compito con serietà.
Ma le aziende e i lavoratori, da parte loro, devono compiere lo sforzo di aumentare il proprio livello tecnologico e professionale.
È possibile, tutti insieme, raggiungere traguardi di alto livello.
Ognuno di noi, compreso il sottoscritto, deve lavorare su se’ stesso in modo da aumentare la preparazione che le sfide future ci chiedono.
La continua formazione ci permetterà di essere competitivi proprio dove il valore aggiunto è superiore.
Non è difficile: ci vuole un po’ di curiosità, un po’ di voglia di crescere, la consapevolezza di non essere mai arrivati.
Coraggio ragazzi…il nostro settore se lo merita!
