Caro Luigi, io vivo di parole…ma da sole non mi bastano!

BOSTER 2014Un giorno sono stato ripreso da una carissima persona perché, in un noto social network, ho evidenziato l’inconcludenza dei governanti italiani.

Tante promesse, tanti proclami ma, alla prova dei fatti, la situazione permane immutata.

Questa persona mi ha ripreso perché – tutto sommato – la mia attività professionale non può definirsi “in crisi” visto che ho un calendario che, purtroppo, sta iniziando a impormi scelte ben precise. Non sono infatti clonabile e questo comporta la mia presenza in un solo posto alla volta.

“La tua attività va bene ma tu ti lamenti lo stesso”…sono stato apostrofato.

A queste parole la tentazione di rispondere in malo modo è sgorgata in modo del tutto naturale ma, conoscendo il buon Luigi (questo è il suo reale nome di battesimo), ho resistito volendo rispondergli da questo piccolo palcoscenico mediatico. Finalmente ne ho il tempo.

Caro Luigi, io vivo di parole. Ma queste, purtroppo o per fortuna, da sole non mi bastano.

Non mi bastano per una serie di motivi decisamente concreti.

In primo luogo le parole non mi bastano perché non ho mai avuto nessun tipo di invidia nei confronti degli altri (invidio solo il cervello di coloro che arrivano dove io non riesco) e perché non mi interessa vivere all’interno di una “oligarchia culturale” che si guarda allo specchio per potersi ammirare e pensare di essere migliore di coloro che la circondano.

BOSTER 2014 (6)Penso che questo sia spesso l’obiettivo di chi detiene il potere, a qualsiasi livello, in questo paese.

E che, anche all’interno di forze che si definiscono “progressiste”, in realtà voglia fermare il tempo a uso e consumo proprio, dei propri famigliari e dei propri “amici”.

So di dire cose banali e che tutti pensano ma la triste realtà è proprio questa. Non riesco a non essere “qualunquista”come piace dire ai signori della sinistra radical-chic con le parole sempre giuste in bocca e con il portafoglio gonfio nella tasca – e pensare che non vi sia assolutamente nessuna differenza in nessuna formazione politica che oggi siede in Parlamento.

Così come penso che i sindacati, dalla loro, non facciano nulla per difendere il “lavoro” ma si limitino a difendere solo alcuni “lavoratori” che, per ragioni anagrafiche, hanno dei diritti acquisiti che nessuna osa mettere in discussione. Ovvio che sia così. Senza la tessera di quei lavoratori non si percepisce lo stipendio di sindacalista e non è possibile condurre una vita che è sicuramente migliore di coloro che si difende.

Come si dice a Napoli…“piangono il morto e fottono il vivo”.

A me non interessa essere “tra quelli che stanno tutto sommato bene” (anche se questo è ancora da dimostrare) perché desidero con tutto il cuore il benessere di tutti e un livello di civilizzazione e cultura che sia in costante miglioramento. E in Italia abbiamo parecchia strada da fare.

Ho incontrato l’altro giorno, in una fiera del settore agro-forestale, un boscaiolo/falegname che stava leggendo il “Protreptico” (o “Esortazione alla filosofia”) di Aristotele. Mi sono fermato a parlare un poco con lui e ho capito chiaramente che il suo lavoro, ritenuto proprio dai “sinistrorsi radical-chic” come “faticoso” e quindi “indegno”, fosse una chiara e consapevole scelta di vita.

E’ stata proprio la vista di quel libro, insieme agli occhi brillanti di quell’uomo, a farmi andare verso di lui e ad “attaccar bottone” come avrebbe fatto lo stesso Arisotele nel suo “Peripato” seguendo gli insegnamenti di Platone e Socrate.

BOSTER 2014 (4)A me, caro Luigi, le parole non bastano perché voglio andare nei cantieri e incontrare tante persone – di alcuni di loro ho parlato in modo esplicito da queste pagine – che vivono bene, che non risentono delle scelte sbagliate di altri, che scelgono a ragion veduta una vita fatta di scomodità, sacrifici e passioni ma di altrettante soddisfazioni.

Sia economiche che professionali. Penso che le soddisfazioni economiche siano alla base per una vita piena e fatta di possibilità di miglioramento.

Inutile nasconderci dietro a un dito: senza soldi non si va da nessuna parte.

Non mi va di vivere in una nazione in cui le persone vivono male anche se io, in realtà, non avrei tutto sommato di che lamentarmi.

In certi casi provo imbarazzo per poter condurre una vita così piena di incontri, di amicizie, di interessi lavorativi, di viaggi in giro per il mondo. Ma poi penso che ce la metto tutta e la mia scelta a volte pesa sia in termini di sacrifici famigliari che in termini di fatica lavorativa.

Io lavoro tanto. Forse addirittura troppo. Il non avere la garanzia di uno stipendio fisso mi porta ad essere sempre con il cervello in movimento. Non mi posso permettere di ammalarmi come invece in tanti fanno in questo paese fatto di tanti diritti e nessun dovere.

Ciò nonostante mi viene sempre in mente Montanelli quando diceva che “…il giornalista non è un lavoro vero…”. E aveva ragione.

BOSTER 2014 (5)Da questa posizione privilegiata mi sembra quindi il minimo cercare di darmi da fare per tutti coloro che invece questi privilegi non li hanno e in questo momento fanno seriamente fatica ad andare avanti.

Ho la fortuna di lavorare in un settore dove le persone, per loro indole, tendono a darsi da fare più che altrove.

Non è una situazione generalizzata ma, nei fatti, l’abitudine alla fatica è un buon allenamento contro il “fancazzismo” (passatemi il termine) dei tanti luoghi in cui io stesso ho anche lavorato e in cui spesso venivo visto come un extraterrestre.

E tu, Luigi, sai benissimo di cosa parlo perché ci siamo conosciuti in un ufficio pubblico e abbiamo lavorato fianco a fianco…anche se non così vicini e anche se non troppo a lungo. E mi spiace perché il confronto con te è sempre stimolante. E queste poche righe dovrebbero dimostrarlo.

Ebbene, le parole non mi bastano, perché se tutto il resto non funziona, le mie rimangono frasi sospese nel niente.

Se le aziende non comprano e non usano le macchine, io non saprei cosa scrivere, cosa comunicare, cosa dire.

BOSTER 2014 (2)Se i lavori non si fanno, se il paese rimane al palo, se il confronto con quanto avviene oltre frontiera diventa ogni giorno sempre più impietoso, mi si chiude la testa e penso solo alle tante occasioni perdute.

Mi sto sforzando, nel mio piccolo, di mettere in luce tutte le storie positive che incontro sul mio cammino.

Ma la realtà generalizzata è ben diversa. E i responsabili sappiamo molto bene chi sono.

Tutti quei “parolai” che si compiacciono che i loro discorsi siano sospesi nel niente e, dall’alto della loro capacità di spesa assicurata da leggi e decreti che essi stessi approvano, sembra quasi che non vedano cosa succede attorno a loro.

Io non sono come loro. Sono diverso. E voglio che tutti possano stare bene. Voglio che tutti possano scegliere liberamente che vita fare.

Voglio che tutti possano avere l’opportunità di provarci e di migliorare la propria esistenza.

Tutto questo, oggi, in questo paese, non succede. E la cosa mi riempie di rabbia e di vergogna ogni volta che vedo come funzionano le cose altrove.

E da profondo amante della mia nazione – anche se oggi dire una cosa del genere mi etichetta quasi come un “fascista” – penso di avere il diritto di criticare tutti coloro che remano in senso opposto.

A me rimangono le parole per dirlo.

Caro Luigi, io vivo di parole…ma da sole non mi bastano.

Voglio di più…per me e per tutti coloro che lavorano onestamente e duramente.BOSTER 2014 (3)