Il tema degli adempimenti normativi in tema di motori è il nodo su cui molti costruttori giocano il proprio futuro.
Abbiamo già parlato di questo argomento con l’intenzione di approfondire quanto accennato e cercare di capire insieme in che modo l’evoluzione normativa, mirata a limitare le emissioni inquinanti, possa influenzare in modo diretto gli utilizzatori delle macchine movimento terra.
Le scelte compiute da ogni singolo costruttore hanno una ricaduta immediata sul cliente finale, sulle sue abitudini giornaliere, sulle impostazioni del processo di gestione delle macchine, sui costi che, nel medio periodo, andrà a sostenere per la conduzione dei cantieri.
Ogni costruttore ha fatto le proprie scelte dettate da considerazioni di vario tipo: convenienza immediata, progetti già avviati, soluzioni fornite dal mercato dei costruttori di motori, schemi collaudati e che non si vogliono più cambiare, accoppiamento con le pompe, sviluppo dei singoli progetti che comportano l’adozione di soluzioni diverse su macchine con la stessa tipologia ma con diverso peso operativo.
L’impressione generale è che il cliente finale non si sia ancora reso conto fino in fondo di cosa stia succedendo.
La cristi stringente e le relative problematiche aziendali quotidiane distraggono gli operatori del settore dall’informarsi in modo attento sui risvolti che, nel tempo, potranno avere le nuove motorizzazioni.
Un processo che vede quasi sempre “subire” le nuove soluzioni come se fosse un fatto ineludibile.
In pochi approfondiscono i veri effetti che i nuovi dispositivi possono comportare nel tempo sia perché manca una cultura di base che vada nel profondo delle nuove tecnologie, sia perché le spiegazioni di questi aspetti sono spesso demandate ai commerciali che deliberatamente omettono la descrizione accurata dei pro e dei contro. A volte senza nemmeno farlo apposta in quanto molte aziende, ai corsi di formazione della rete vendita, spiegano che la soluzione adottata, e solo quella, è la migliore in assoluto a prescindere da tutto quanto il resto del mondo sta facendo.
Le soluzioni che stiamo già vedendo e che vedremo sempre di più sono veramente tante e tutte molto differenti fra loro.
Ma qual’è questo principio di base che si dovrebbe seguire?…sarà banale dirlo…ma vale sempre il detto dei nostri nonni che “…tutto quello che non c’è…non si rompe”…
In poche parole la semplicità. Perché?
Perché tutto ciò che è semplice è affidabile. Perché di solito tutto ciò che è semplice è economico. Perché tutto ciò che è semplice è durevole ed efficace nel tempo. Si tratta di un principio fondamentale che dovrebbe sempre guidare la progettazione di qualsiasi componente.
Molto dipende però dalla base di partenza…questo perché molte aziende hanno investito risorse ingenti nello sviluppo di motori che, sebbene non perfettamente idonei ad ottemperare alle nuove norme, non è conveniente rivedere da zero.
Il loro adattamento, benché non ottimale e spesso foriero di problematiche future (a carico del cliente finale), è la strada che i più hanno deciso di percorrere per contenere i costi anche a discapito dei clienti.
Se è vero da un lato che il cambio di scala fra piccole e grandi macchine, fra piccoli e grandi motori, è una discriminante in tema di affidabilità a parità di tecnologia applicata, è anche vero che alcuni costruttori sembra abbiano voluto complicarsi la vita con l’impiego di tecnologie complesse, costose e poco pratiche.
Sono infatti comparsi dispositivi di riscaldamento dei gas di scarico per ottimizzare le temperature di funzionamento dei catalizzatori. Il tutto a supporto di una tecnologia di per se’ già costosa come il ricircolo esterno dei gas di scarico (EGR).
Altri ancora hanno aggiunto, ai catalizzatori, anche i filtri antiparticolato aggiungendo all’unità motoristica di base, tutto quanto il mercato offriva in tema di pulizia dei gas di scarico. Senza contare che tutte queste tecnologie, pur diminuendo la quantità di sostanze inquinanti per particella di volume di gas espulso, influiscono negativamente sui consumi complessivi con aumenti che spesso si rivelano sostanziosi.
E con il fatto che il calcolo dei consumi rapportati alla quantità di materiale spostato non è codificata, ogni costruttore difende a spada tratta la propria soluzione come dei piccoli “Cicero pro domo sua” argomentando spesso in modo fantasioso le proprie affermazioni.
Ci sono invece alcuni costruttori che hanno scelto la strada della semplicità rivedendo la motorizzazione in essere e compiendo anche scelte coraggiose viste sia da un punto di vista industriale che da un punto di vista del ritorno in tempi medio lunghi…un ritorno di immagine di cui il marchio beneficerà quando consumi e costi di manutenzione saranno tangibilmente inferiori rispetto ad altre soluzioni. Per ora…si va sulla fiducia!
Se da un lato la moda del momento sembra quella di adottare motori esistenti montando EGR, catalizzatore e filtro antiparticolato, c’è invece chi ha optato per la soluzione del post trattamento dei gas di scarico con l’urea tramite la Riduzione Selettiva Catalitica (SCR).
Soluzione osteggiata da alcuni con la motivazione che l’urea (AdBlue) non è facilmente reperibile nei cantieri…dimenticando però che ormai è di uso comune in quanto utilizzata per l’autotrazione. Altri la indicano come non adatta ai climi rigidi in quanto elemento di possibile congelamento…dimenticando però che cristallizza a -12° C e che i costruttori che ne prevedono l’utilizzo installano impianti anti congelamento.
Il vantaggio è di avere un motore sostanzialmente standard e composto dagli elementi di base che tutti conosciamo fornendo una efficienza nel processo di combustione che è senza pari: il fatto di non dover limitare le temperature di combustione ottimizza il funzionamento eliminando il problema del particolato e riducendo i consumi in modo sostanziale. Il trattamento dei gas di scarico con AdBlue elimina gli ossidi di azoto con emissioni in atmosfera di anidride carbonica e vapore acqueo…ovviamente nel rispetto dei limiti normativi imposti.
Semplice, affidabile ed economico.