Ricomincio dal Bauma

Siamo tornati dalla kermesse di Monaco di Baviera.

Un evento unico che ha raggiunto ormai dimensioni epiche e che ha assorbito gli sforzi giornalieri da mattino a sera.

Ingresso in fiera alle 8.00 (sulla puntualità e sull’anticipo abbiamo orgogliosamente battuto i teutonici), resoconto degli appuntamenti giornalieri e poi via verso gli stand dei costruttori con i quali abbiamo approfittato del tempo pre e post apertura per realizzare filmati, interviste e focus sui prodotti. Uscita spesso oltre le 22.00 con begli eventi serali organizzati da più di una azienda.

Un evento epico che ha raggiunto in questa edizione la superficie espositiva di ben 570.000 mq e a cui sono intervenuti circa 530.000 “spettatori” (mi piace chiamarli così perché il Bauma è un vero spettacolo tecnologico) di cui oltre 200.000 provenienti da 200 nazioni.

Un record che testimonia come la Germania sia oggi il centro del mondo della alta tecnologia a cui gli altri paesi fanno sicuro riferimento.

E l’Italia, nonostante le sue ben note vicissitudini, non è da meno essendo il secondo paese come numero di aziende espositrici staccando di un bel po’ la Cina collocata al terzo posto.

E se Germania e Italia hanno brillato per soluzioni, brevetti ed elevati contenuti tecnologici, è proprio la Cina che, con mia grande sorpresa, ha segnato il passo.

La rincorsa tecnologica a cui abbiamo assistito negli anni scorsi si è fermata con soluzioni già viste, un livello qualitativo che è rimasto fermo (in alcuni stand l’odore delle vernici era insopportabile) e con le uniche novità in tema di motorizzazioni che erano pieno appannaggio dei soliti noti fornitori esterni come Isuzu, Cummins, Yanmar, Kubota o MTU. Solo qualche rarissima eccezione (Liu Gong in primis) ha confermato questa regola.

La mia non vuole essere una critica ma solo una considerazione di uno stato di fatto in cui evidenti limiti strutturali dovranno porre ai cinesi alcuni interrogativi.

Dall’altro lato i costruttori europei, giapponesi, coreani e, dulcis in fundo, americani hanno messo in mostra soluzioni di ottimo livello sia per rispettare le disposizioni antinquinamento che per ridurre i consumi e facilitare la vita ad operatori e imprese.

Ci sarebbe molto da dire – e lo diremo – ma quello che è sicuro è che la Germania ha saputo ritagliarsi quel ruolo di nazione guida che altre realtà non sanno ancora affermare.

Non lo dico tanto da un punto di vista della tecnologia – che l’Italia ha da dire la sua con autorevolezza – quanto dal punto di vista infrastrutturale e organizzativo in cui, invece, la nostra nazione ha ancora molto da fare.

Di fatto mi piace pensare, dopo questa grande ventata di vitalità, che sia proprio dal Bauma che tutti insieme si debba ricominciare.